Il Reggiane Re.2002 238-4 e la M.O.V.M. Magg. Giuseppe Cenni: alcune riflessioni

RE.2002La ricerca sulle fonti inonografiche finalizzata alla riproduzione in scala può portare anche ad inediti ed interessanti esiti, che spesso possono anche travalicare l'ambito modellistico: in questa occasione prendiamo in esame il Reggiane Re. 2002 che per anni è stato infondatamente ritenuto come  riconducibile ad uno dei più prestigiosi piloti militari italiani, la M.O.V.M. Magg. Giuseppe Cenni

Testo di Gabriele Luciani

Non sono pochi gli appassionati ed i cultori di storia aeronautica come i modellisti che rivolgono le proprie attenzioni a quei velivoli che in un modo o nell’altro si possono ricondurre ad un determinato pilota militare che per la propria storia personale, emerge rispetto ai suoi coevi colleghi. Un interesse che stimola i ricercatori ad interessarsi della storia e dell’aspetto di tali aeroplani ma che in passato, durante i conflitti, veniva alimentato dalla propaganda e che spesso lasciava dei duraturi echi pure nella pubblica opinione : è il caso per lo più dei velivoli dei cosiddetti “assi”, di quei piloti cioè che secondo un criterio stabilito in Francia fin dai primissimi mesi della Grande Guerra, conseguivano almeno cinque abbattimenti riconosciuti di altrettanti velivoli nemici. Fino a non pochi anni fa, anche chi non aveva mai degnato di uno sguardo un aeroplano, sapeva bene chi era il “Barone Rosso” mentre in Italia i biplani della M.O.V.M. Magg. Cav. Francesco Baracca erano e sono tra gli aerei più noti ed esaminati…Anche molti piloti che pur non inquadrati in reparti da caccia, si sono distinti per doti particolari di comando e/o di ardimento nella conduzione delle missioni loro affidate (basti pensare alle M.O.V.M. Magg. Emanuele Buscaglia e Carlo Faggioni) , hanno risvegliato molte attenzioni sulla loro figura e sui velivoli da loro pilotati. Tutto questo si “traduce” in pubblicazioni, profili, modelli, ma anche in Italia, la stessa A.M.I. e gli enti preposti istituzionalmente a tramandare la storia della medesima FF.AA., cercano di valorizzare al meglio le vicende di tali personalità molto spesso conducendo studi sulle stesse ed individuando i velivoli che come detto si possono ricondurre ad un prestigioso pilota . In alcuni casi il compito è agevole per via di una buona documentazione iconografica e documentale , come per il C.R.DA. Cant. Z 1007 Ter della M.O.V.M. Magg. Cosimo Di Palma, il Messerschmitt (Erla) G.10 del Maggiore Adriano Visconti, l’Aer.Macchi C. 202 del più vittorioso asso della Regia Aeronautica durante la 2° G.M., il Serg. Magg. Teresio Martinoli. Molte altre volte purtroppo non lo è, anche quando esiste una pubblicistica già nota in passato ma che recenti e più approfonditi studi dimostrano essere infondata…E’ la situazione che riguarda il presunto Re.2002 sul quale la M.O.V.M. Magg. Giuseppe Cenni, carismatico e giovanissimo comandante del 5° Stormo d’Assalto della Regia Aeronautica, venne abbattuto il 4.9.1943 con altri due analoghi velivoli, ovvero un giorno dopo la firma (rimasta segreta…per modo di dire visto che i tedeschi erano al corrente di tutto!) a Cassibile dell’armistizio fra Anglo-Americani e Regno d’Italia. V’è da chiedersi fra l’altro per quale Italia è morto il Magg. Giuseppe Cenni nel mentre, sui cieli fra Villa S. Giovanni e Reggio Calabria, attaccava (a seguito di un ordine pervenuto in mattinata da Roma !) truppe che difficilmente si potrebbero definire “nemiche” dopo la firma di un armistizio proprio con loro…

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Tornando al velivolo in questione, per anni, sulla base di una foto pubblicata decenni orsono, sì è ritenuto di poter identificare l’Ariete II° della M.O.V.M. Magg. Giuseppe Cenni da lui pilotato nel Suo ultimo volo, in un Re.2002 con codici di linea rosso 4 della 239° sq. che come le altre squadriglie del 5° st (208° e 238° del 101° gr., mentre la 209° e la 239° erano del 102 gr.) dal 14.7.1943 erano di base a Manduria , nel salento tarantino. La foto in questione fu pubblicata ad esempio anche a pag. 72 de “Dal Re.2002 al Re.2005” di Sergio Govi , (Milano: Giorgio Apostolo Editore, 1984) con la testuale didascalia “Il Re.2002 del Com.te Giuseppe Cenni. Sotto il ventre è installato un serbatoio supplementare e sotto ogni semiala, un fascio di sette bombe Mtr. OF da 12 chilogrammi cadauna” . Esaminando in dettaglio questa foto emergono alcuni particolari quali:

  1. l’obliterazione dei fasci dalle varie insegne - come da direttiva dallo S.M. della Regia Aeronautica (telegramma n°01234 del 28/7/1943); le insegne alari erano quindi costituite dalla “semplice fascia circolare nera già esistente” (seguito del telegramma n°01234 del 28/7/1943) - mentre sul cofano motore il fascio policromo era sostituito da una inedita insegna di reparto costituita da uno scudetto bianco con un diavolo;
  2. L’ogiva aveva colore bianco e la punta di un altro colore
  3. Su entrambi i portelli delle gambe di forza del carrello principale c’è un numero 4

Oltre ai su citati particolari però non c’è nulla che identifichi, dal solo esame della foto e con esattezza, il reparto di appartenenza del velivolo essendo come detto il 5° stormo costituito da due gruppi con quattro squadriglie, non essendo visibili insegne o guidoncini di comando e il codice di linea se non i due numeri 4 sui copri carrello. Sulla base di questa foto il compianto Angelo Brioschi realizzò un profilo di un Re. 2002 con codici di linea 239-4 pubblicato a pag. 26 della monografia n. 6 della serie Ali e Colori – Caccia Reggiane (Torino: La Bancarella Aeronautica;2005). Nella didascalia a commento di tale profilo, gli stessi autori della monografia si esprimevano comunque solo in termini di probabilità in ordine ai codici di linea e sulla riconducibilità del velivolo alla M.O.V.M. Magg. Giuseppe Cenni…Sei anni dopo, sul Notiziario Modellistico n. 2/12 del Gruppo Modellistico Trentino di Studio e Ricerca Storica, i due noti autori Giovanni Massimello e Pierluigi Moncalvo, che per il periodico trentino da alcuni anni stanno realizzando degli ottimi e documentati studi inerenti l’araldica della Regia Aeronautica, pubblicarono un corposo articolo dal titolo “La 239 squadriglia e Giuseppe Cenni”. In questo intervento si prendevano in esame non solo le insegne del reparto (dapprima operativo con gli Junkers Ju-87 B e poi dal gennaio 1943 con i Re.2002) ma anche i velivoli pilotati nel corso della Sua carriera, dal c.te Cenni. Alla pagina 12 e 13 gli autori si soffermano sulla foto in questione ed essendo risaliti a chi ha fornito a suo tempo alla famiglia Cenni la stessa immagine, l’allora marconista Sebastiano Pascoli in servizio presso il 5° st. della R.A. , danno delle indicazioni a dir poco illuminanti…Il sig. Pascoli ha precisato che solo per dare un ricordo alla famiglia Cenni, si era consegnata una copia dell’immagine che è inerente NON al velivolo sul quale il c.te del 5° stormo era stato abbattuto ma in realtà solo ad un aereo dello stesso tipo! Quindi ad oggi non c’è nessun elemento che attesti che il velivolo in questa foto era quello pilotato dal Maggiore Cenni e, per di più, evidenziano sempre Giovanni Massimello e Pierluigi Moncalvo, sulla copia originale di questa immagine c’è unicamente la seguente dicitura “Aeroporto-Manduria (TA) 4 settembre 1943. Re.2002 della 238° Squadriglia – 101 ° Gruppo Tuffatori pronto per l’azione di volo, senza i tre fasci,ancora senza coccarde” senza alcun riferimento a nomi di piloti…Precisano inoltre Giovanni Massimello e Pierluigi Moncalvo che il Maggiore Cenni, volava preferibilmente su velivoli della 239° sq. (dal settembre 1940 ne fu infatti il comandante..) e che volò il 4.9.1943 sul RE.2002 M.M. 8663.

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Comunque sia, dall’ingrandimento di una foto di provenienza statunitense e ripresa durante la visita di Vittorio Emanuele III a Manduria il 21.10.1943 di un altro Re.2002 del 5° stormo Giovanni Massimello e Pierluigi Moncalvo hanno appurato che lo stemma (con il motto “faso tutto mi”) e quindi il velivolo, erano del 101° gruppo (ovvero 208° e 238°), fatto questo che coincide con quanto riportato sulla copia originale della foto del Re.2002 del sig. Pascoli. Al contrato la 239 sq. aveva già un suo stemma di reparto , ovvero uno scudetto con il grillo con chitarra del 102° gr. ed il motto Walzer! (applicato sui suoi Reggiane già dal febbraio 1943), ideato proprio da Giuseppe Cenni e che venne mantenuto fino al febbraio 1944 sulla parte fissa della deriva verticale: sarebbe difficilissimo pensare all’apposizione sui velivoli di tale squadriglia di un ulteriore stemma per di più di un gruppo cui non apparteneva la stessa 239° sq. … E’ poi da ritenere che la punta dell’ogiva non fosse in blu (colore del 102° gr.) ma nel verde oliva scuro 2 del resto del velivolo, tenuto conto che il bianco era il colore del 101 gr., o forse in rosso…

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Ma la foto apparsa a pag. 72 de “Dal Re.2002 al Re.2005” non è però l’unica relativa al velivolo in questione…Infatti a pag. 204 del volume a firma di Sebastiano Licheri “Il Raggruppamento Caccia nella guerra di liberazione 8 settembre 1943 – 8 maggio 1945 “ (Roma: Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri; 1978) c’è una foto di un Re.2002 che presenta su entrambi i portelli delle gambe di forza del carrello principale un numero 4 degli stessi identici formato e dimensioni di quelli del velivolo del libro di Sergio Govi: secono me si tratta con ogni probabilità del medesimo velivolo, tenuto conto anche del numero risicato di Re.2002 rimasti progressivamente in carico al 5° st. nel corso dell’estate-autunno 1943. Osservando meglio l’immagine pubblicata a pag. 204 del volume a firma di Sebastiano Licheri si vede chiaramente che sotto la semi ala destra dell’Ariete II° in questione c’è una coccarda tricolore, ovvero l’insegna adottata solo nelle settimane immediatamente successive all’armistizio ( dal 16.9.1943) …La colorazione uniforme della ogiva dell’elica (mentre nella foto del sig. Pascoli era per metà bianca) è in linea con l’aspetto che tutti i velivoli della R.A. ebbero progressivamente dopo l’armistizio in quanto agli stessi vennero tolti i precedenti distintivi di riconoscimento ottici di colore bianco (la croce in coda, la fascia bianca in fusoliera ed appunto le ogive delle eliche) degli aerei dell’Asse operativi nel teatro mediterraneo , mentre la mancanza dello stemma del 101 gr° sulla cappotta motore (dove invece è rimasto il segno della pregressa presenza del fascio policromo ) fa pensare che lo stesso sia stato ben presto eliminato. All’inizio del 2009 il Gen. Giuseppe Pesce, noto autore di testi sulla storia della aviazione italiane, nonchè ufficiale pilota del 5° Stormo nel secondo conflitto mondiale, con riferimento al "faso tuto mi" riferiva ad uno dei partecipanti al forum miles.forumcommunity.net che lo stemma del diavoletto e la frase fu un' iniziativa estemporanea in seno al reparto con lo scopo di coprire i fasci sulla naca motore, dopo il 25 luglio 1943 e che non ebbe poi un seguito. Visti gli alberi di ulivo che fanno sempre da sfondo ai Re.2002 fotografati a Manduria, si può asserire che anche l’immagine del libro di Sebastiano Licheri è stata ripresa mentre il reparto era ancora dislocato a Manduria dove rimase sino al 13.11.1943: l’abbigliamento estivo dell’aviere vicino all’abitacolo è compatibile con il notorio clima molto mite del Salento che si estende spesso e volentieri ben oltre la fine di ottobre...

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Perché dico fine ottobre ? L’8.9.1943 i Re.2002 rimasti in carico alla Regia Aeronautica erano solo 24, tutti concentrati sempre nel 5° st. e suddivisi fra le quattro squadriglie ovvero : cinque per la 208° e sette per la 238° sq. del 101° gr., lo stesso per la 209 e la 239° sq. del 102° gr. . Ma il 18.9.1943 viene abbattuto un Re.2002 della 239°sq ed uno della 238° sq.; il 22.9.1943 un Re.2002 della 209 sq. atterra a carrello retratto a Galatina, il giorno dopo un Re.2002 della 238 abortisce il decollo e tocca terra violentemente…Quindi il numero dei Re.2002 in poche settimane si era ulteriormente ridotto e comunque l’efficienza media non superava la dozzina scarsa di velivoli.

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Il 21.10.1943 Vittorio Emanuele III come detto si reca in visita a Manduria, “accompagnato” (il virgolettato è d’obbligo viste le clausole armistiziali e la sostanziale limitata sovranità del cosi detto Regno del Sud nei confronti degli anglo-americani…) da diversi ufficiali americani ed in tale occasione viene effettuato un congruo servizio fotografico da parte statunitense (una foto è stata già citata sopra ed è quella dell'ingrandimento), servizio che oramai è in rete da diversi anni, con i velivoli del 5° st. passati in rassegna.

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Dalle immagini dei pochi velivoli schierati durante la visita di Vittorio Emanuele III a Manduria si notano due  velivoli con lo stemma del 101 gr. sulla cappotta motore, uno ha l’ogiva a spirale ed un altro ha l’ogiva proprio come quello della foto apparsa a pag. 72 de “Dal Re.2002 al Re.2005” e scattata dal sig. Pascoli : molto probabilmente si tratta anche questa volta, sempre del velivolo con il numero 4. Come detto il 5° st. già a metà settembre disponeva di 20 Re.2002 e non tutti effiicenti ( il 13.11.1943 al momento del trasferimento a Galatina, il 5° stormo aveva solo 12 velivoli) e con un così ridotto numero di velivoli è arduo ritenere che il 21.10.1943 a Manduria oltre ai due Re. 2002 della 238° sq. visibili nelle foto dello sparuto schieramento di aerei, ci fossero altri velivoli ad avere ancora le ogive di colore bianco, tinta che come detto ben presto sparì dai velivoli della Regia Aeronautica dopo l’armistizio…E’ quindi ragionevole pensare che il velivolo fotografato da Sebastiano Pascoli il 4.9.1943, sia da identificarsi (per via di quanto scritto sull’originale della foto ed i numeri sui copri carrelli) con i codici di linea 238-4, che lo stesso sia poi presente sullo schieramento del 21.10.1943 ancora con l’ogiva in parte bianca e con lo stemma del 101 gr. ma che subito dopo la visita di Vittorio Emanuele III e molto prima del trasferimento a Lecce, sia stato fotografato senza più tali particolari ma con la coccarda tricolore (immagine pubblicata sul libro di Sebastiano Licheri). Certo è che da tutto questo emerge una sola considerazione sicura ovvero che il velivolo che da anni si è voluto identificare con quello pilotato il 4.9.1943 dalla M.O.V.M. Magg. Giuseppe Cenni NON è con certezza quello su cui il c.te del 5° stormo venne abbattuto. Non si tratta pertanto di un ipotetico 239-4 come raffigurato da Angelo Brioschi (profilo fra l’altro ripreso da Italeri nel foglio decals del suo modello in scala 1/48 ) e di conseguenza da tanti modellisti, una considerazione che oramai è fatta propria da molti appassionati che hanno letto gli scritti di Pierluigi Moncalvo e Giovanni Massimello (vedasi anche gli interventi nel forum del Gruppo Amici Velivoli Storici) . Alla luce di tali considerazioni, c’è da augurarsi che la fusoliera e la semi ala destra ad oggi sopravvissute del Reggiane Re.2002, proprio per la rarità di tali reperti storici che prima o poi dovranno essere esposti presso la prestigiosa sede del Museo A.M.I. di Vigna di Valle, ed anche per la visibilità che avrebbero in  tale sede, non vengano quindi erroneamente utilizzate per riprodurre un ipotetico velivolo della M.O.V.M. Magg. Giuseppe Cenni (intendimento già manifestato fin dai primi anni 80…), del quale come sopra dimostrato, ad oggi purtroppo non esiste alcuna immagine. Questa fusoliera fra l’altro è di un velivolo della serie con asse motore ribassato, ovvero l’esemplare N.C. 126 M.M. 8669, collaudato il 30.7.1943 e quindi non usato dalla R.A. ma dalla Luftwaffe con le cui insegne venne anche fotografato (vedi pag. 31 , de “Dal Re.2002 al Re.2005” di Sergio Govi , Milano: Giorgio Apostolo Editore, 1984); a questa fusoliera furono poi aggiunti i piani verticali e di coda di un Re.2001 della R.A.. La semi ala destra è di un altro Re. 2002 sempre impiegato dalla Luftwaffe ma con una colorazione diversa (vedasi pag.69-70 de Aerei Italiani del 1919-1945 : Cosa Rimane/Marco Gueli, Ed. Museum, 2011, Pomezia): sia la fusoliera che la semi ala furono conservati dopo la guerra presso l’Università di Bologna e poi portati nel 1984 presso il Museo Caproni di Vizzola. Per anni queste componenti sono state oggetto di vari interventi parziali di restauro (come ad esempio quello del G.A.V.S. di Alessandria che ricostruì il pianetto alare centrale del Re.2002 nell’ottobre 1989) ed oggi sono nuovamente presso il Museo A.M.I. di Vigna di Valle (erano lì dal 1992 fino al 2002, poi sono stato portate al 10°RMV di Galatina dove sono state tenute fino al novembre del 2012 per poi essere trasferite al Museo Volandia di Trento, da lì tornano a Vigna dopo qualche mese…). E’ invece auspicabile che come già avvenuto ad esempio per lo Spitfire IX, il G.55 (anche se su questo velivolo vanno corrette le insegne alari nella configurazione tipica dei velivoli nuovi di fabbrica consegnati alla A.N.R. , come più volte ho avuto modo di evidenziare in altri miei articoli inerenti la riproduzione modellistica del Centauro) , il CR.42, si presti attenzione alle più recenti e fondate scoperte evidenziate su questi velivoli negli anni dai vari appassionati, spessissimo riportate pure dal G.A.V.S.. Anche per il Re.2002 spero dunque anche io che si segua il criterio di raffigurare (una volta modificato l’asse motore nella configurazione dei velivoli della R.A. ) un velivolo “certo”, intendendosi con tale definizione, un aereo del quale si abbiano immagini tali da poter ricostruire con oggettività l’aspetto, senza lasciarsi andare a intendimenti celebrativi lodevoli ma almeno allo stato delle cose ad oggi purtroppo infondati...

Gabriele Luciani

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