Aermacchi C.202 SCALA 1/32 - Italeri cat. no. 2518
L’evento modellistico del 2023 (e forse non solo di questo anno) è certamente il kit in scala 1/32 dell’Aermacchi C.202 prodotto da Italeri : in questa sede una analisi dello stesso prima di passare al più presto al suo assemblaggio
Foto e testo di Gabriele Luciani
Nella storia dell’aeronautica italiana vi sono alcuni velivoli che certamente occupano posti di primo piano tanto da essere conosciuti non solo da chi si interessa delle loro riproduzioni in scala: fra questi, senza dubbio, la famiglia dei caccia progettati dall’ingegnere Mario Castoldi per la Aeronautica Macchi dal 1937 al 1943, nata sotto l’impulso delle esigenze di rinnovamento della Regia Aeronautica. Il capostipite fu il C.200 “Saetta” , prodotto dal 1938, la cui buona cellula era però penalizzata dal suo propulsore, il radiale FIAT A.74 R.C. 38 (dotazione comune a tutti i caccia italiani prodotti nello stesso periodo) che non era certo un mostro di potenza ed in più aveva il pessimo difetto di non poter essere ulteriormente sviluppato (nella storia aeronautica ci sono stati esempi di ottimi motori radiali come quelli montati sui Republic P.47, Focke Wulf Fw.190 , Mitsubishi “Zero” ma il FIAT A.74 non si può per nulla paragonare a questi …) : già nel 1939 alcuni ufficiali del Centro Sperimentale di Guidonia, anche a seguito alla dimostrazione, effettuata sulla medesima base nell’agosto dello stesso anno, dai Messerschmitt Bf.109 avevano posto in evidenza tali carenze del FIAT A 74 ed avevano caldeggiato l’urgente sviluppo di un motore in linea da adottarsi quanto prima per nuovi modelli di caccia. Contestualmente, lo Stato Maggiore della Regia Aeronautica si rense conto che le fabbriche italiane non erano in grado di realizzare in tempi brevi tale tipo di propulsore e l’unica valida ed immediata alternativa era quella procedere all’acquisto della licenza di produzione del motore in linea tedesco Daimler Benz DB.601A . Malgrado termini contrattuali economicamente non molto vantaggiosi per l’Italia, la licenza venne acquistata sempre nel 1939 e della costruzione di tali motori venne incaricata la Alfa Romeo che li realizzò presso il suo stabilimento di Pomigliano d’Arco , con un gettito mensile mai adeguato, a partire dal maggio 1940. La Regia Aeronautica riuscì quindi ad ottenere un risultato che invece non fu conseguito negli stessi anni dal Regio Esercito che, malgrado diversi disperati tentativi, non solo non arrivò alla produzione di carri armati di modello estero di qualità superiore a quelli nazionali in servizio ma non riuscì nemmeno a far realizzare un motore adeguato per i propri corazzati, grazie anche all’opposizione del quasi unico “canonico” fornitore (cfr. pagg. 349 e segg. , tomo I, dell’opera di Lucio Ceva ed Andrea Curami “La meccanizzazione dell’esercito fino al 1943 (Roma : Ufficio Storico S.M. E.I.; 1994). Nell’estate del 1939 quindici DB. 601 A di produzione tedesca furono consegnati all’Italia, alcuni dei quali vennero inoltrati anche a diverse ditte aeronautiche italiane per sperimentarne l’adozione su velivoli già in produzione con l’A.74: nessun DB. 601 A inizialmente fu destinato alla Aermacchi in quanto la ditta varesina era impegnata nel tentativo di sviluppare dal suo C.200 un velivolo denominato C.201 con una fusoliera più snella del Saetta e con il motore radiale FIAT A.76 R.C. 38: questo ultimo propulsore però non fu mai concretamente realizzato e per il C.201 alla fine fu adottato il solito A.74 con il risultato di non ottenere alcun vero incremento delle prestazioni rispetto al C.200 tanto che il C.201 venne abbandonato dopo la costruzione del solo prototipo. Fra la Aermacchi e la R.A. inoltre era sorto un contenzioso in ordine al prezzo del C.200 e il capo di S.M. della R.A. , il gen. Giuseppe Valle, invero con un certo intento punitivo, aveva negato sino al settembre 1939 la concessione di uno dei DB.601 A anche alla Aermacchi . Quando finalmente l’ing. Mario Castoldi ebbe a disposizione il motore in linea tedesco , lo stesso progettista ebbe modo di sviluppare una fusoliera ancora più snella rispetto ai precedenti C.200 e C.201 conservando quasi del tutto inalterata l’ala dei due predecessori , adottando un ampio ed efficace radiatore, ed arrivando così alla realizzazione del C.202 “Folgore” il cui prototipo spiccò il primo volo a Lonate Pozzolo il 10.8.1940, rivelando subito caratteristiche eccellenti. Dopo i collaudi e le prime valutazioni dalla R.A. al Centro Sperimentale di Guidonia , condotte sul prototipo, sempre con ottimi risultati, nel novembre 1940 fu avviata la costruzione in serie del C.202 che venne ordinato non solo alla Aermacchi ma anche alla Breda ed alla SAI Ambrosini che già erano state coinvolte nella produzione su licenza del C.200. A differenza di altri casi precedenti (vedasi il Breda 88) nei quali le installazioni militari sui vari prototipi avevano portato a scadimenti a volte eclatanti delle prestazioni di volo, il C.202 mantenne quasi inalterate le sue doti anche se come il coevo ed analogo Reggiane 2001, aveva sempre solo le due mitragliatrici da 12,7 mm in fusoliera (solo dal 146° esemplare, VII° serie, di C.202 fu predisposta l’aggiunta in ognuna nelle semi ali di una mitragliatrice da 7,7 mm , scarsamente adottate in operazioni in quanto tale armamento peggiorava le prestazioni del velivolo). Denominato “Folgore” , il nuovo velivolo aveva nelle prime serie di produzione un castello motore in tubi d’acciaio saldati che nelle successive serie fu sostituita da uno in travi. Altre differenze esterne fra le prime due serie costruttive e quelle seguenti furono la diversa radio (che dapprima era senza asta per la stazione solo ricevente ARC.1 ) e l’adozione del pacchetto Anti Sabbia. A partire dalla III° serie costruttiva dei C.202 infatti, tutti i Folgore prodotti dalla Aermacchi, Breda e SAI Ambrosini avevano le installazioni antisabbia che, oltre alla modifica della presa d'aria del motore sull'esterno della sinistra della fusoliera, erano caratterizzate all'interno dei velivoli anche da delle apposite paratie per chiudere la parte centrale dei pozzetti dei carrelli. Le installazioni antisabbia vennero poi mantenute anche nella successiva produzione del Veltro e sono le stesse che sono visibili nella Tav. 26 del Manuale di "Istruzioni e Norme per il montaggio, la regolazione e la manutenzione del velivolo Aer.Macchi C.205V" . Dopo un incidente occorso il 14.7.1942 al Tenente Giorgio Bertolaso del 4° st. (il C.202, a seguito di una picchiata a velocità altissima attuata dal pilota italiano per disimpegnarsi da un impari combattimento, perse tutto il piano di coda destro), dalla serie IX furono modificate le parti mobili dei piani coda: alle estremità di questi deflettori furono applicati dei compensatori a becco. Rispetto al Saetta, il Folgore fu dunque un sostanziale passo in avanti non solo dal punto di vista tecnologico (la sua fabbricazione però rimaneva abbastanza complessa tanto da non superare mai la soglia di cinquanta esemplari al mese…) ed operativo: fu una pessima sorpresa per gli inglesi quando i primi Folgore con le insegne del 4° st. ct, a fine novembre 1941 ebbero il loro battesimo del fuoco sul fronte libico. Nel corso del 1942 il C.202 è stato uno dei protagonisti principali da parte italiana degli scontri aerei sul teatro nord africano e sui cieli di Malta e del Mediterraneo; alcuni esemplari furono presenti in Russia e nel 1943 a Rodi, in tutti i casi disimpegnandosi sempre in modo ottimale e quando la guerra investì direttamente il territorio nazionale, il Folgore continuò ad essere usato contro i pensanti bombardieri statunitensi, venendo progressivamente affiancato dal suo successore C.205. Nel luglio del 1943 la produzione del C.202 presso la Aermacchi fu bloccata passando a quella del Veltro mentre presso la SAI Ambrosini si completava la commessa della V serie costruttiva (cessando la produzione alla proclamazione dell’armistizio) e alla Breda quelle delle XII°e XV° serie, commesse molto consistenti tanto che entro l’8.9.1943 furono consegnati alla R.A. ancora ben 80 Folgore sugli 88 prodotti dalla stessa Breda: la ditta milanese fu poi autorizzata dai tedeschi a produrre non solo il bimotore da bombardamento C.R.D.A Cant. Z. 1018 ma anche altri 82 Folgore la cui costruzione fu ostacolata dalla irreperibilità dei DB-601 A tanto che alla fine vennero realizzati una quarantina di Folgore consegnati alle scuole di volo tedesche e all’aviazione croata prima del devastante bombardamento del 30.4.1944 che in pratica bloccò del tutto la produzione del C.202 (cfr. Giovanni Massimello “Gli Ultimi C.202”, su Aerofan n. 87 ott.-dic. 2003) . Dopo l’armistizio pochi esemplari furono usati dalla A.N.R. come addestratori, molti di più dalla Regia Aeronautica tanto che alcuni furono aggiornati con il DB-605 (http://www.modellismosalento.it/it/modelli/aerei/1018-aermacchi-c-202-con-motore-db-605-a-mm-9695-21-gr-51-st-regia-aeronautica-da-kit-italeri-scala-1-48.html ) sorte analoga per molti dei Folgore sopravvissuti al conflitto che ritornati alla Aermacchi furono per lo più rivenduti all’Egitto , alcuni finirono la carriera del C.202 nell’aeronautica italiana come addestratori. Nell’ estate del 1943 ( vedi Gianni Cattaneo “Aerei Italiani per la Svizzera 1943” su su Aerofan n. 63 ott.-dic. 1997 ) veramente per poco non si completò l’iter contrattuale che avrebbe portato alla fornitura alla Svizzera anche di alcuni C.202 che quindi oltre ai citati esemplari tedeschi e croati, non ebbe organicamente altri utilizzatori stranier. Sulle vicende inerenti la produzione non solo dei velivoli della Aermacchi ma dei vari caccia italiani realizzati e progettati dalla fine degli anni trenta agli anni quaranta un’ottima fonte è il volume dell’Ing. Giulio Cesare Valdonio “Frecce, Saette, Folgori e Veltri : Storia critica dei caccia italiani della Seconda Guerra Mondiale” (Roma: Edizioni Rivista Aeronautica , 2019), un testo la cui lettura dovrebbe essere obbligatoria per i tanti leoni da tastiera che con le loro dabbenaggini, frutto della agiografia imperante negli anni passati sulla stampa aerospaziale italiana, oggi infestano i gruppi social sulla R.A. …Queste note storiche comunque non sono ultronee per la costruzione in scala di un modello del C.202 ma al contrario sono indispensabili per evitare errori, ed anzi sarebbe opportuno anche tenere in considerazione il fatto che le varie livree mimetiche e l’araldica applicate ai Folgore nel tempo, non furono frutto di estemporanee decisioni ma in realtà rispondevano a delle precise disposizioni ufficiali tanto che dalle stesse si può risalire di volta in volta al costruttore di un determinato C.202 ed al periodo in cui lo stesso fu costruito. Un primo analitico e completo studio sulle mimetiche dei C.202 venne redatto dall’ing. Giovanni Massimello e pubblicato su Aerofan n. 76 Gen.-Mar. 2001 , corredato dai fantastici profili a colori del compianto Angelo Brioschi. Come evidenzia Giovanni Massimello “studiando le carte AerMacchi e Breda relative alla produzione del Folgore si scopre un filo logico che si dipana con una cera frequenza; gli aerei prodotti nello stesso periodo dalla stessa fabbrica uscivano tutti con la medesima colorazione” e “si stabili la regola consuetudinaria di consegnare ad ogni squadriglia aerei prodotti dalla stessa casa”; se poi nei reparti si vedevano velivoli con mimetiche diverse ciò era dovuto alle vicissitudini operative non certo ad una presunta confusione di schemi mimetici che invece non c’era...Oltre allo studio di Giovanni Massimello sarebbe poi opportuno avere almeno le monografie dedicate al C.202 , n. 22 della Serie Ali d’Italia (riedizione aggiornata della n. 2 della stessa collana) , la n. 4 e 5 della Serie Ali e Colori, oltre alle parti II e III della Serie Colori&Insegne (tutte serie edite dalla Bancarella Aeronautica di Torino) prima di mettere mano a un qualsiasi modello in scala del Folgore, figurarsi poi se si deve affrontate il recentissimo kit in 1/32 dedicato a tale velivolo dalla Italeri…Malgrado il suo ruolo da protagonista , non sono stati molti i kits di C.202 usciti nel corso degli anni così come per quasi tutti i velivoli italiani, complice anche il fatto che la pubblicistica aerospaziale italiana dei decenni passati, con poche eccezioni come la rivista Aerofan , non era di quella qualità raggiunta solo negli anni novanta per lo più dalle pubblicazioni della Bancarella Aeronautica che pure per il fatto di essere scritte con il testo a fronte in italiano ed inglese, hanno contribuito enormemente a diffondere una esatta conoscenza anche all’estero, sugli aerei italiani degli anni trenta-quaranta: il primo Folgore in scala fu nel 1963 un basico modello della inglese Frog, afflitto dalle ali sotto dimensionate; con il fallimento nel 1977 della Frog, alcuni degli stampi furono rilevati dalla Revell e questo nel 1996 fu riproposto con il marchio Matchbox. A metà anni sessanta la veneziana Artiplast ebbe modo di produrre un pessimo modello in 1/50 , praticamente sembrava tratto dagli approssimativi disegni di propaganda di Gino Boccasile; ben presto questo kit sparì senza lasciare alcun rimpianto (non venne neanche ripreso dalla SMER che dopo il 1982 aveva acquistato gli stampi Artiplast ). Nel 1975 apparve il kit della Supermodel: la ditta bolognese aveva realizzato infatti in quell’anno il C.205 e poco dopo, basandosi sulla presunta quasi identità fra i due velivoli, anche quello del C.202 ma i due kits erano inficiati da diversi e pesanti errori nella riduzione in scala di forme e dimensioni delle ali e delle fusoliere dei due velivoli, difetti che hanno costretto per decenni i modellisti ad impegnative correzioni e alla sostituzione integrale dell’ala con quella del C.205 della Delta, kit che dopo il 1975 divenne sempre più raro. Nella scala 1/48 la prima riproduzione fu quella uscita nel 1990 da parte della torinese Tauromodel, attesissima in quanto annunciata già al Salone del Giocattolo di Milano del 1980: è in pratica uno short run, molto esatto nella riduzione in scala ma consigliabile a modellisti abbastanza esperti per via di un montaggio non molto semplice. Nel 1992 Hasegawa finalmente ha dato una degna riproduzione del Folgore in 1/72 anche se con qualche imperfezione e soprattutto con il pessimo difetto di avere le gambe dei carrelli principali con metà forcella (!) , oltre ad essere molto caro (la ditta giapponese fin dai primi anni settanta è stata distribuita in Italia dalla Sticktoys che però, sino al suo fallimento, ha condotto una insensata politica dei prezzi, tanto che risultava sempre più conveniente, anche con l’aggiunta delle spese postali, comprare kits Hasegawa all’estero ! ). Sempre la giapponese Hasegawa nel 1995 ed in scala 1/48 ha prodotto un'altra buona riproduzione del Folgore creando un certo entusiasmo nei modellisti italianofili che fu via via consolidato dalle successive uscite di confezioni con decals diverse . Dal 2000, Italeri, offre una adeguata riproduzione del C.202 in 1/72 che con pochi aggiustamenti si può perfezionare al meglio. Nella scala 1/32 esistevano alla fine degli anni novanta un modello stampato sotto vuoto della inglese ID Models ed un kit in resina della Craftworks stampato negli U.S.A. con un prezzo d’acquisto che già ai tempi era stratosferico ; nel 2006 il negozio californiano Pacific Coast in collaborazione con il gruppo ceco MPM ha offerto un buon kit in plastica short run del Folgore che dopo la chiusura della stessa firma è divenuto molto ricercato; ancora da segnalare un die cast già semi assemblato della Ultimate Soldier-Xtreme Wings: tutti questi prodotti in 1/32 non sono da anni più reperibili divenendo oggetto di ricerche estenuanti e quindi di compravendite con prezzi altissimi nel mercato dell’usato. L’uscita del modello Italeri in 1/32 li fa passare tranquillamente tutti nel campo del collezionismo …La ditta italiana dopo aver proposto diversi ed interessanti modelli in scala 1/32 di velivoli a reazione, agli inizi del 2023 ha annunciato l’intenzione di realizzare nel medesimo rapporto il C.202: i tempi infatti sono ormai maturi per una buona risposta commerciale per dei kits in plastica iniettata in scala 1/32 e forieri di ulteriori sviluppi, anche di un velivolo italiano della 2° g.m. ( vedasi quanto già successo per l’ottimo CR.42 della ICM ) . Dopo le pubblicazioni ad inizio estate dei disegni al computer delle parti del kit la attesa dei modellisti è cresciuta insieme anche alle solite critiche che non tenevano conto che comunque si trattavano di anticipazioni grafiche; in alcuni casi si continuava sempre ad evidenziare la presunta mancanza della riproduzione delle strutture, tubazioni e cablaggi che erano visibili dai vanni carrelli e la chiusura degli stessi con le paratie che come detto erano presenti sugli esemplari prodotti dalla III° serie in poi…Finalmente ad inizio agosto il kit è stato messo in distribuzione e chiaramente chi come lo scrivente si è sempre interessato alla riproduzione in scala di aerei italiani non poteva rimanere indifferente a questa ghiotta novità di Italeri !
La scatola del C.202 riporta fra gli altri il logo del centenario della costituzione come arma indipendente della aviazione militare italiana : il 23.3.1923 nasce la Regia Aeronautica, dizione che rimase inalterata sino al 18.6.1948 quando le tre FF.A. assunsero le attuali denominazioni; credo che meglio di così Italeri non avrebbe potuto meglio celebrare questo evento…Il modello pur essendo in scala 1/32 è abbastanza semplice nella sua scomposizione pur presentando componenti per l’abitacolo, il gruppo motore e i carelli. Il C.202 poi non era un gigante con i suoi 10,58 metri di apertura alare e 8,85 metri di lunghezza , misure che in scala 1/32 diventano rispettivamente 33,06 cm e 27,65 cm.. Per come il kit rispetta in pieno forme e misure dell’aereo reale, si possono prendere i piani in scala 1/48 di Angelo Brioschi pubblicati sulle citate monografie sul C.202 della serie Ali d’Italia e fotocopiarli ingranditi del 150% per portarli alla 1/32 e confrontare così le varie componenti del modello: si avrà modo di riscontrare che piani di coda ed ali sono perfetti, lo stesso per altri particolari del velivolo solo la fusoliera davanti ha un millimetro in più di lunghezza, uno scarto che può essere tranquillamente trascurato…
Il kit è composto da cinque telai, più una stampata per i trasparenti ed una piastra di foto incisioni in ottone; a queste parti si aggiungono dei tubi in plastica, del filo di rame, un piccolo foglio con decals in rilievo per la riproduzione della strumentazione presente sul cruscotto del pilota, e due altri grandi fogli decals, uno per otto velivoli usati da diversi reparti della R.A. fra la primavera del 1943 e il 1944, l’altro con per gli anelli di fumo della mimetica dei circa 240 C.202 di produzione Aermacchi delle serie VII, IX e XIII, realizzati a partire dal maggio 1942. La stampata A contiene le due semi fusoliere, l’abitacolo realizzato con il sistema “della vasca” analogo a quello dei kits Hasegawa ; ci sono poi anche le componenti del castello motore (è quello con le fusioni in electron) e i cofani motore, la presa d’aria con il filtro antisabbia, componenti interne del radiatore ventrale.
Da notare che all’esterno della fusoliera le incisioni dei portellini d’accesso alla radio ed alla cassetta del pronto soccorso, posti alla base della carenatura dell’abitacolo che sono appunto quelli del Folgore ben diversi da quelli poi adottati sul C.205: come Marco Gueli ha evidenziato per primo e molto tempo fa in un suo articolo su Ali Antiche n. 39, l’ottima rivista del Gruppo Amici Velivoli Storici, la posizione di tali portellini sui Veltro prodotti nel 1943 e nel 1945 (serie I, III e IV) era diversa e più arretrata ed anche da questo particolare si possono distinguere le fusoliere dei C.205 costruiti in tempo di guerra da quelle del C.202. Guardando però all’interno delle fusoliere del kit però , troviamo degli scassi che corrispondono se aperti ai portellini delle fusoliere dei Veltro: è chiaro , anche vedendo altri particolari del kit e la scomposizione dello stesso che Italeri sta già pensando ad usare questo stampo con le opportune modifiche per realizzare quanto prima anche il C.205…
le incisioni che raffigurano le poche pannellature della stessa fusoliera sono come profondità abbastanza realistiche e pure quelle sui vari cofani riproducono in modo idoneo le rìvettature presenti sugli stessi cofani, anche queste non molte in realtà . Alla base della radice anteriore della semi ala sinistra, ci deve essere un piccolo foro (era un condotto per il raffreddamento del filtro dell'olio)
La stampata B contiene le ali che presentano flaps ed alettoni separati cui si aggiungo alcuni particolari del vano carrello principale fra cui le paratie centrali tipiche del corredo anti sabbia; queste nella faccia rivolta all’esterno del velivolo, presentano dei segni dell’estrattore di stampa che andranno carteggiati; le varie paratie del vano carrello si uniscono senza difficoltà al pezzo inferiore delle ali ed anche le due semi ali superiori si uniscono perfettamente al medesimo pezzo inferiore. Così come le parti mobili dei timoni di coda , anche gli alettoni hanno delle costolature troppo evidenti e dai contorni non ben delineate , vanno rifatte per essere più simili a quelle vere. Anche la parte mobile del timone ha queste costolature troppo evidenti e pure in numero inferiore di due …
In generale le incisioni sulle ali raffigurano correttamente quelle deI C.202 con la predisposizione per l’arma da 7,7 mm.: anche qui si devono considerare le differenze sia con il predecessore (il C.200) che con il Veltro serie III e IV… Rispetto a quelle del Saetta le ali del C.202 avevano le luci di posizione di forma diversa e una compensazione dinamica del bordo d’attacco degli alettoni mentre nei C.205 con i cannoni da 20, mm sulle superfici superiore delle ali, si aggiungevo, alla precedente pannellatura rettangolare altri quattro piccoli sportelli di ispezione delle stesse armi alari . Dal bordo d’entrata delle semiali vanno eliminate delle incisioni perpendicolari che non c’erano in realtà, una è limitrofa all’esterno delle incisioni parallele alla volata dell’arma,la seconda, solo su quelle sinistra è più esterna in mezzo alle due più vicine alle luci di posizione;
Anche sulle superfici inferiori delle ali ci sono delle differenze nelle aperture per lo scarico dei bossoli fra i Folgore e i Veltro con le mitragliatrici alari e i C.205 con i cannoni da 20 mm.: nei primi c’era solo un piccolo orifizio quadrato nei secondi invece due in parallelo di cui uno rettangolare più grande cui si affiancavano due piccoli rigonfiamenti laterali a forma di goccia. Per come Italeri ha realizzato il pezzo che riproduce la parte inferiori delle ali, si capisce che questo stampo sarà presto sfruttato anche per i Veltro della I, III e IV serie: infatti il pezzo in questione presenta i due piccoli rigonfiamenti ma al suo interno ci sono le predisposizioni per i vari tipi di estrattori dei bossoli .
Le istruzioni di questo kit giustamente indicano che i due piccoli rigonfiamenti vanno abrasi e va aperto l’orifizio più piccoli ed in basso: è la soluzione migliore in quanto è il compromesso più semplice per il modellista per realizzare un C.202 e per la ditta per sfruttare al meglio lo stampo evitando di complicarlo con l’inserimento di quattro ulteriori pezzi piccoli per realizzare le ali dei C.205 della III e IV serie.
La stampata C riporta tutta una serie di componenti più piccole del velivolo fra cui le gambe di forza del carrello principale , il sistema dell’armamento in fusoliera , le pale dell’elica…Le ruote sembrano più piccole del dovuto e con un effetto peso da accentuare con un po' di stucco
…gran parte del blocco del motore DB-601; molti pezzi sono veramente piccoli malgrado siano in scala 1/32 e quelli filiformi vanno staccati con una maggiore attenzione dall’albero di stampa.
Il telaio D è quello dove sono concentrati i particolari propri del C.202 che lo differenziavano dal 205 come l’asta dell’antenna radio, il tronco di coda di fusoliera con il carrellino posteriore fisso , il cofano inferiore del motore con il radiatore dell’olio singolo , l’ogiva dell’elica che non sembra proprio corretta al 100% con il raffronto con i piani in scala di Angelo Brioschi, i copri carrelli, alcune componenti peculiari del DB.601 ed anche i piani di coda tipici degli esemplari delle prime otto serie di produzione.
Un’ultima stampata è dedicata infine ai piani di coda dei Folgore dalla serie IX in poi , pezzi anche questi comuni al C.205 ma che presentano sulle parti mobili delle costolature (peraltro errate di numero in quanto ne manca una) con delle rivettature che personalmente trovo tutte poco realistiche e che credo sarebbe meglio sottoporre ad una adeguata carteggiatura quanto meno per diminuire la citata ondulatura…
Le parti trasparenti sono molo limpide, raffigurano le luci di posizione alari, il collimatore San Giorgio, la parte ribaltabile della cappottina e il parabrezza con il blindovetro applicato in fabbrica a partire dalla serie IV ed anche retroattivamente ad alcuni esemplari delle serie precedenti.
Alle componenti in plastica si aggiunge una corposa lastra di foto incisioni inerenti fra le altre parti, le quattro piastre esterne di rinforzo poste alla radice alare che finalmente vengono riprodotte e non solo raffigurate con semplici incisioni, le griglie del radiatore ventrale (che si montano bene nelle parti in plastica che raffigurano lo stesso radiatore) , i vari rivestimenti delle cerniere degli attuatori degli alettoni (ma dall’immagini delle foto d’epoca risulta che forse solo l’attuatore più interno e quello più esterno avevano questa piastra , gli altri no, ma sul C.202 conservato negli U.S.A, presso il museo Smithsonian la disposizione è diversa) e delle parti mobili dei timoni (non vanno usati per i piani con la compensazione aerodinamica la pedaliera, la piastra posta a protezione del pilota hel posteriore dell’abitacolo…
Gli elementi di questa lastra sono molti e sarà certo molto laboriosa la loro applicazione ma altrettanto certo il maggiore realismo del modello .
Per la riproduzione della strumentazione del cruscotto Italeri ha optato per delle decals in 3d che hanno delle caratteristiche molto notevoli : presentano infatti i vetri dei vari indicatori che si notano in particolare se le si vedono di lato . Già con quanto presente nel kit si può veramente realizzare quindi con certezza un abitacolo degno di nota ma con una buona documentazione si può ancora dettagliare di più la zona anche tenendo conto delle varie aggiunte introdotte con le varie serie costruttive.
Sia per il montaggio che per gli schemi di colorazione sono forniti due rispettivi album di istruzioni : sono molto chiari, con ben quarantasette fasi della costruzione la cui descrizione è affidata a disegni. Non è un kit complesso da montare ma vista la scala è chiaro che dovrà essere massima l’attenzione ai particolari e alle differenze anche piccole fra un esemplare e un altro dei Folgore (stante la quasi artigianalità della produzione degli stessi…) . Alcune delle indicazioni sulla colorazione degli interni vanno sempre raffrontate con la documentazione anche fotografica dell’epoca anche se è difficile basarsi sui chiaro scuri delle foto in bianco/nero…
Anche per quanto riguarda invece gli schemi di colorazione si deve ritenere che gli stessi siano pur sempre una base di indicazioni e che sia sempre meglio basarsi su foto d’epoca ad esempio sul corretto posizionamento delle insegne alari con i fasci sulle ali ….
Il foglio decals inerente le insegne di nazionalità e di reparto nonché le scritte di servizio dei vari velivoli che con lo stesso foglio si possono realizzare (ben otto e con diversi schemi mimetici ) si inserisce nell’elevato livello che da molti anni ha ormai raggiunto Italeri in questo specifico settore grazie anche alla qualità della produzione Cartograf che ha realizzato lo stesso foglio. Colori saturi e soggetti pienamente a registro il tutto nell’ambito di preventive ricerche storiche su foto d’epoca o sui profili dell’Ing. Angelo Brioschi comparsi sulle monografie nn.4 e 5 della serie Ali&Colori edita dalla Bancarella Aeronautica di Torino dedicate ai C.202 ed anche loto basati su documentazione iconografica del periodo bellico, anche se c’è da fare qualche rilievo.
Il C.202 raffigurato sulla copertina della scatola del kit Italeri è il primo soggetto proposto dal suo foglio decals, è un Folgore abbandonato, in quanto inefficiente, a Catania Fontanarossa dove poi era stato trovato dopo il ritiro delle ff.aa. dell’Asse nel luglio 1943 dallo stesso sedime aeroportuale e fotografato dagli anglo-americani: tale foto di riferimento è conservata nell’archivio di stato canadese ed è stata pubblicata a pag. 356 del volume di Antonio Duma dal titolo “Quelli del cavallino rampante : storia del 4. Stormo caccia” (Roma : Edizioni dell'Ateneo, 1981); era un esemplare codice 10 rosso della 96° sq. 9° gr. 4° st. di produzione Aermacchi quindi con la colorazione ad anelli di fumo in Verde Oliva Scuro 2 su fondo Nocciola Chiaro 4 e al momento della sua cattura aveva ancora le insegne con i fasci su ali e fusoliera ; su quanto indicato dalle istruzioni e sulle decals per questo velivolo e sul secondo soggetto proposto nulla da dire se non che la foto del velivolo (produzione Breda come si evince dalla mimetica “a macchie ramificate” in Verde Oliva Scuro 2 su fondo Nocciola Chiaro 4) codice 12 rosso della 84° sq. 10° gr. 4° st. è stata pubblicata da Nicola Malizia sul suo “Aermacchi : bagliori di guerra : Macchi MC.200 - MC.202 - MC.205/V” (Roma : IBN, stampa 2006). Anche questo velivolo era usato in Sicilia nell’estate 1943.
Il terzo Folgore è uno degli ottanta velivoli costruiti e consegnati alla R.A. prima dell’8.8.1943 dalla Breda e caratterizzati dallo schema a macchie molto fitte di Verde Oliva Scuro 2 su fondo Nocciola Chiaro 4 codice nero 2 della 70 sq. 23° gr.3° st. basato a Cerveteri nell’agosto 1943 : le foto di questo velivolo sono sul libretto fotografico “C.2 Immagini : Caccia assalto” della collana Dimensione Cielo edita negli anni settanta dalla Bizzari-Dell’Ateneo di Roma; dalle immagini si nota che a differenza di quanto suggerito dalle istruzioni l’ogiva è interamente in bianco ma soprattutto non si capisce perché nel foglio decals sono stati inseriti dei cerchi grigi e non neri per le insegne alari… Va evidenziato infatti che con direttiva del 28.7.1943 emessa dallo S.M. della Regia Aeronautica venivano obliterati tutti i fasci dalle varie insegne e quelle alari erano costituite dalla “semplice fascia circolare nera già esistente” (seguito del telegramma n°01234 del 28/7/1943); anche se quindi le insegne fossero state obliterate in reparto il cerchio rimaneva inalterato, mentre se applicate in fabbrica erano dipinte direttamente in nero e sembrerebbe che questo velivolo sia stato costruito dopo il 27.7.1943 in quanto dalle foto dello stesso in reparto non c’è alcuna traccia del fascio in fusoliera a differenza di quanto indicato da Italeri che suggerisce di usare una decal riproducente un distintivo con il fascio obliterato. In questo caso pure lo stemma di stato sulla croce di Savoia non riportava più i fasci in coda ma le decals previste per questo velivolo li hanno ancora mentre manca il numero 2 riportato sulle carenature delle gambe di forza del carrello principale…Manca inoltre l’antenna circolare del radio goniometro sotto la fusoliera…
Uno dei soggetti proposti è un mio modesto suggerimento alla ditta bolognese, si tratta di uno dei C.202, mimetizzato ad anelli di fumo in Verde Oliva Scuro 2 su fondo Nocciola Chiaro 4, di costruzione Aermacchi, M.M. 9454 codice 3 rosso della 369 ° sq. del 154° gr. di stanza a Rodi durante il 1943: alcuni anni fa venne pubblicato un articolo sul numero 2/94 del Notiziario di Plastimodellismo del C.M.P.R. dove vennero descritte le varie fasi dell’evoluzione della codicistica applicata al velivolo che in un primo tempo ebbe solo i numeri di linea, neri quelli di squadriglia e il numero individuale sulla fascia bianca di fusoliera, poi ricevette l’insegna di reparto ridipinto sopra i numeri della squadriglia (con la parte terminale di alcuni che si intravedono da sotto lo stemma) davanti alla fascia dove venivano spostati i numeri di squadriglia che erano in questa configurazione di colore azzurro ed arretrato quello individuale sempre rosso; infine l’aereo (come altri della stesso reparto) ricevette un nome sul muso (Mirka) e i codici di squadriglia vennero ridipinti di nero…Le decals del kit Italeri seguono questa evoluzione ma le insegne di reparto hanno il problema che sono speculari nella riproduzione delle propaggini dei numeri sotto il distintivo…Vanno quindi corrette e rifatte con un pennarello acrilico di colore nero a punta fine (si trova nei negozi di belle arti) .
Il quinto Folgore proposto dalle decals è un velivolo di costruzione Breda con colorazione “a macchie ramificate” quasi a forma di stella in Verde Oliva Scuro 2 su fondo Nocciola Chiaro 4: si tratta del velivolo 6 rosso della 363° sq. del 20° gr. 51° st. fotografato a Ciampino nel febbraio 1943 (foto su “Macchi C.202 in Action” Carrolton: Squadron Signal, 1980) il cui profilo a colori è sulla monografia n. 5 della serie Ali&Colori dove si precisa che il colore dei codici di reparto era forse celeste: nel foglio decals Italeri dà i numeri sia in celeste che in nero lasciando al modellista la scelta che si ritiene più opportuna.
Sesto C.202, mimetizzato ad anelli di fumo in Verde Oliva Scuro 2 su fondo Nocciola Chiaro 4, di costruzione Aermacchi codice individuale 8 bianco della 356 sq. del XXI° Gr. Aut. a Sciacca nel giugno 1943 , immagine pubblicata sul n. 1/2002 del Notiziario di Plastimodellismo del C.M.P.R., velivolo il cui profilo a colori è sulla monografia n. 5 della serie Ali&Colori e che all’epoca venne catturato dal 31st Fighter Group statunitense ; dalle foto degli aerei di questo reparto quando lo stesso in precedenza era sul fronte Russo si evince che il distintivo di reparto era portato solo sul lato sinistro del timone direzionale e molto probabilmente tale pratica venne mantenuta anche dopo…Su foto successive dei C.202 del medesimo reparto si nota sul copri carello un tondo bianco che nel foglio decals comunque non c’è…
Ultimo velivolo della R.A. pre armistizio che viene proposto dalle decals è un altro C.202 di produzione Aermacchi mimetizzato ad anelli di fumo in Verde Oliva Scuro 2 su fondo Nocciola Chiaro 4, appartenuto alla 368 sq. del 151 ° gr. 53° st. sia di base in Sicilia nella primavera del 1943 ( la foto di questo Folgore è su Macchi C.202 in Action” Carrolton: Squadron Signal, 1980) ; dalla foto si nota l’indicazione sulla deriva del peso del velivolo che fa capire che lo stesso era predisposto per l’armamento alare.
Completa il quadro una ottava proposta: si tratta di un velivolo rimasto in carico alla R.A. dopo l’armistizio; Perché poi Regia Aeronautica "anche" dopo l'8.9.1943 ? perché le tre FF.AA. del Regno d'Italia, rimasero "Regie" ininterrottamente dopo l'armistizio e sino a qualche giorno dopo la proclamazione delle Repubblica Italiana. Fu infatti solo il 18.6.1946 che la R.A. divenne Aeronautica Militare Italiana ma in precedenza non vi furono cambi . Negli anni 70 su alcune riviste dell'epoca ebbi modo di leggere denominazioni e/o sigle come ICAF ed altre ma gli stessi acronimi sono tutti privi di fondamento così come l’indicazione riportata dal foglio istruzioni delle decals di Co-belligeran Italian Air Force …Il Folgore con le coccarde tricolori (introdotte su richiesta dell’AMGOT il 21.9.1943) apparteneva alla 90°sq. del 10° gr. del 4° st. ed era basato a Torre Pinta-Galatina nel 1944, foto apparsa anche sulla monografia n. 2 della serie Ali&Colori edita dalla Bancarella Aeronautica di Torino; la mimetica è ad anelli di fumo in Verde Oliva Scuro 2 su fondo Nocciola Chiaro 4 ma con diversi pesanti ritocchi sulla coda e in fusoliera segno delle obliterazioni della fascia bianca in fusoliera e dei cambi della numerazione di linea.
Ultime considerazioni infine sul secondo foglio decals del kit e che riproduce gli anelli di fumo della mimetica dei velivoli prodotti dalla Aermacchi. Come dissi in un altro mio intervento Realizzare in scala queste o altre macchie dei vari schemi di colorazione dei caccia Aermacchi e di quelli prodotti su licenza dalla Breda e dalla SAI Ambrosini ( come evidenziato a seconda del produttore c’erano macchie a forma di serpentelli, cuoricini, macchie rade , ramificate, molto fitte.., sui vari schemi che in realtà erano del tutti standardizzati, ripeto c’è un ottimo studio a cura di Giovanni Massimello su Aerofan n.76 del 2001) si può considerare un passaggio cruciale nella esperienza di qualsiasi modellista che si interessa dei velivoli italiani degli anni 30-40…In particolare per riprodurre questi anelli di fumo è indispensabile una particolar abilità se si usa il pennello o l’aerografo e nel secondo caso, oltre a usare uno strumento fra quelli più sofisticati come quelli a doppia azione e con ugello fine, bisogna non solo saper miscelare bene il colore ma anche dosare al meglio la pressione dell’aria da far uscire dall’ugello dello stesso aerografo, una combinazione di fattori diversi che non è semplice imbroccare…Per ovviare a tutto questo Italeri ha inserito nel suo modello la riproduzione in decals appunto dei singoli anelli di fumo e vista la forte adesività e la trasparenza del film di sostegno delle decals Cartograph tutto queste sarebbe un buon aiuto ma salta subito agli occhi il colore degli stessi anelli che è in un verde azzurrognolo…
Nelle istruzioni viene precisato che una volta a contatto con la base verniciata in nocciola, gli stessi anelli avranno la giusta tonalità di verde scuro: che dire ? bisognerà provare e vedere se effettivamente si avvera quanto detto dalla ditta felsinea . Comunque sia per le macchie anche degli altri schemi mimetici che per le insegne alari si può ricorrere alle maschere della ditta svizzera Orlee (sito orlee.ch) o alle decals a foglio unico della Tauromodel .In conclusione : è un kit che va montato subito e che appaga in particolare il modellista più anziano che ricorda come negli anni passati e fino a non poco fa un kit in 1/32 ed in plastica iniettata prodotto industrialmente di un velivolo italiano non solo era un miraggio ed era anche oggetto di …scherzi…Sul numero 7-8/1976 di Aerei nell’ambito della rubrica Plastimodellismo, venne pubblicata la foto di una copertina taroccata da Vittorio Pandolfi e Carlo Tripodi un modello in scala 1/24 della Tamiya con un disegno che riproduceva un C.202 appunto in 1/24…I redattori dissero immediatamente che era uno scherzo sulla falsariga di analoghe celie messe in atto nei confronti dei loro lettori dei mensili anglosassoni ma anche dopo mesi molti non si erano affatto convinti che il fantasioso Folgore in 1/24 fosse purtroppo solo una bufala…Oggi abbiamo finalmente l’opportunità di avere un degno modello in scala 1/32 di uno dei più noti velivoli italiani e non abbiamo più scuse per montarlo, anzi, dovremmo pure affrettarci perché è evidente che presto sarà affiancato da altri analoghi kit , scommetto che nel 2024 uscirà un C.205 !!!
Gabriele Luciani
P.S.Proprio mentre finivo di scrivere questa recensione con la chiusa sullo scherzo della scatola Tamiya in scala 1/24
del C.202 (la foto che fu pubblicata su Aerei 7/8-1976 è questa ) partecipavo a Gioia del Colle agli inizi di ottobre alla giornata per i fotografi e gli appassionati nell'ambito della periodica esercitazione dei reparti N.A.T.O. che hanno come proprio emblema la tigre: in questa occasione ho incontrato Carlo Tripodi, uno dei miei miti da assiduo lettore delle riviste specializzate dell'epoca (Aerei, Aviazione&Marina, Aerospazio Mese...) di cui lo stesso professore Tripodi erano dei più preparati redattori...
Poterlo finalmente conoscere è stato un grandissimo onore, un'immenso piacere pure ricordare con lui questo scherzo e parlare con lui di quei tempi in cui si poteva solo immaginare un kit in scala grande di un velivolo italiano...
Gabriele Luciani