I.A.I. Shahak con motore Snecma Atar C 9 del 253° Squadron "The Negev squadron" Heyl HaAvir –1981- Eitam AF Base- da kit Eduard scala 1/48 del Mirage III CJ Cat. no. 8102 con conversione P.J. Production
Nel 1969 l'aviazione israeliana attuava un programma segreto di prolungamento della vita operativa dei propri Mirage IIl C J, dotandoli anche di un propulsore più potente : una elaborazione che in scala 1/48 si può riprodurre facilmente usando il kit in plastica short run della Eduard ed una semplice ma efficace conversione in resina della belga P.J. Production
Modello, testo e foto di Gabriele Luciani
La Israel Aircraft Industries Ltd., nata nel 1953, era nel corso degli anni progressivamente cresciuta anche con l'assistenza tecnica ai velivoli della Heyl HaAvir: l'ammodernamento nel tempo delle dotazioni militari aveva chiaramente una positiva ricaduta per le competenze della I.A.I., tanto che negli anni sessanta la stessa fabbrica era arrivata a produrre su licenza della Dassault, parti per il Mirage e per il suo motore Snecma. Nello stesso periodo infatti, i Dassault Mirage III C J erano fra i migliori velivoli della Heyl HaAvir che oltre all'impiego come intercettatori e caccia da superiorità aerea, li utilizzava, sia pure con qualche limite, anche come bombardieri tattici. Dopo la vittoriosa guerra preventiva del 1967, Israele venne però a perdere il suo principale alleato e fornitore di armi fin dai primi anni 50, la Francia, che piegata dal ricatto petrolifero arabo, dichiarò un embargo unilaterale e rifiutò di continuare anche la collaborazione industriale con la I.A.I.. Questo clamoroso voltafaccia, convinse la dirigenza israeliana a svincolarsi maggiormente dalla dipendenza dall'estero nel campo della difesa, procedendo a diversi programmi segreti: uno di questi era la autonoma manutenzione dei superstiti dei settantadue Mirage III CJ e quattro IIIBJ della H.H.A. già ribattezzati Shahak (i primi erano entrati in linea nell'aprile del 1962 e tutti erano stati pesantemente sfruttati) in occasione delle revisioni più impegnative, grazie anche alla notevole conoscenza maturata in precedenza presso la Dassault da molti tecnici israeliani.
Contemporaneamente fu deciso l'ammodernamento degli Shahak, con lo Snecma Atar 9 C-3 installato sui Mirage III E francesi, ovvero con un propulsore più potente di 200 kg rispetto a quello dei Mirage III C, lo Snecma Atar 9B-3 , questo ultimo caratterizzato all'esterno dal tipico cono di scarico a "farfalla". Per riuscire ad aggirare l'embargo francese e produrre autonomamente l'Atar 9 C-3, fu condotta una operazione di spionaggio industriale in Svizzera dove venivano prodotti su licenza i caccia Mirage III E per l'aviazione elvetica: un ingegnere aeronautico, Alfred Frauenknecht fu convinto a "passare" i piani di costruzione dell'Atar 9 C-3 che venne messo in produzione dalla I.A.I. nei suoi stabilimenti di Bet-Shemesch nel corso del 1969 e installato negli anni successivi a tutti i Mirage III CJ ed i IIIBJ della H.H.A.. L'ing. Frauenknecht fu scoperto e condannato a quattro anni di reclusione ma gli israeliani non si dimenticarono di lui tanto che dopo aver scontato la pena nel giugno 1973, venne invitato al primo volo dello I.A.I. Kfir...ma questo è il passo finale dei vari programmi israeliani...Tornando al primo step, ovvero all'installazione dell'Atar 9 C-3 sugli Shahak, si deve dire che la modifica in questione all'esterno dei velivoli si nota per lo scarico del motore circolare e il cono della fusoliera più corta rispetto alla analoga zona del Mirage IIIC ; fin dai primi anni 70 i velivoli con il nuovo motore rientravano in linea nella H.H.A. anche se venivano sempre più destinati al solo ruolo di intercettatori. Gli Shahak furono in linea con quattro reparti dell'aeronautica israeliana ovvero 101° "First Figther Squadron" dal 1962 al 1975, 117° "First Jet Squadron" dal 1962 al 1980, 119° "Bat Squadron" dal 1964 al 1970, 253° "The Negev Squadron" dall'ottobre 1979 al giugno 1982: come si nota dall'elenco il 117° Squadron, dopo il 1975 fu il solo reparto con in dotazione gli Shahak, fino alla loro sostituzione con gli F-16 A nel 1979. Con i superstiti Mirage IIIC J e IIIB J, oramai tutti rimotorizzati con l'Atar 9-C3, fu costituito un nuovo reparto il 253° "The Negev Squadron" che li mantenne in organico, sia pure in seconda linea e maggiormente con compiti di addestramento, sino al 1982, quando gli ultimi esemplari furono venduti all'aviazione argentina, chiudendo così una pagina gloriosa della storia della H.H.A.: sono infatti ben 252 gli aerei arabi abbattuti dai piloti israeliani ai comandi dei loro Shahak dal 14 luglio 1966 all'aprile 1974...
Nel modellismo il famoso velivolo francese, malgrado la sua diffusione planetaria con le diverse versioni della serie III e V, non ha goduto di particolari favori da parte delle ditte, solo da pochi anni e per lo più grazie alle cottage industries (AML, PJ production, High Planes Models) sono finalmente comparsi dei buoni modelli in scala 1/72, rapporto dove i due soli kits decenti in precedenza erano i Mirage III E della Revell e della Heller. Per la scala 1/48 fino agli anni 80 non c'è stato un kit veramente all'altezza...La francese Heller chiaramente non poteva non prendere in considerazione il Mirage III C cui ha dedicato (dopo alcune mediocri riproduzioni in scala 1/50) un modello in scala 1/48 inerente, nella stessa confezione anche il biposto del Mirage III B (molti dei kits della Heller, specie in 1/72 come il Jaguar o l'F-104, avevano questa possibilità), un kit che a parte la riproduzione della pannellatura in positivo, non ha avuto una adeguata diffusione in Italia e comunque con un assemblaggio molto ostico. Nel 1979 la Ente Scambi Coloniali Internazionali ha prodotto, una serie di confezioni dedicate alle diverse versioni del Mirage III (C ed E) oltre alla V, sempre con pannellature in rilievo e molte parti in comune (fatto questo ostativo alla riproduzione della versione III C J caratterizzata dall'impossibilità di installare il motore razzo e quindi con una differente carenatura nella parte inferiore posteriore della fusoliera). Dopo la chiusura della Ente Scambi Coloniali Internazionali agli inizi degli anni 90, questi stampi sono comunque scomparsi dal mercato per essere da poco ripresi inalterati da Italeri.
La giapponese Fuijmi ha prodotto intorno agli anni 80 due kit rispettivamente per il Mirage III C ed il Mirage III E R, entrambi di scarsa qualità e per di più in 1/50, ripresi poi da Academy...In ultimo dalla francese Fonderie Miniatures ci sono due kits in plastica short run in 1/48, rispettivamente per il Mirage VF e il III R/RD, modelli però difficilmente reperibili...All'inizio degli anni 2000 la ceca Eduard si è inserita in questo panorama non certo esaltante, con un buon kit in scala 1/48 e della migliore produzione in plastica short run del Mirage III C , un modello che ha avuto un buon riscontro commerciale, confermato anche dall'attenzione che gli è stata rivolta da diversi produttori di set di miglioria e dettaglio, nonché da quella di un'altra firma modellistica asiatica che sembrerebbe essersi..."inspirata" per la realizzazione del suo Mirage III C J in scala 1/48 al modello della ditta ceca...Questo come detto è un buon prodotto cui manca veramente poco (in pratica solo gli spinotti guida all'interno dei pezzi più grandi) per paragonarsi ai migliori kits in plastica iniettata...E' stato poi coniugato in diverse confezioni che volta per volta presentavano o meno alcune stampate e accessori, decals differenti...insomma un vero best seller!!! . Ristampato più volte, il kit della Eduard è stato riproposto nel 2010 con numero di catalogo 8102, nella confezione con decals israeliane ed è una ottima base di partenza per realizzare la variante israeliana C J ed anche quella rimotorizzata dalla I.A.I. con l'Atar 9 C-3, procurandosi per questa ultima opzione uno dei sets in resina disponibili per questa semplice conversione, come ad esempio il set 481205 della PJ Production ( set PJ Productions).
Nella confezione cat. No. 8102 prodotta nel 2010 i pezzi in plastica sono oltre 190 suddivisi in nove alberi di stampa (uno per le parti trasparenti); ci sono poi un lastra di fotoincisioni colorate (in questo caso sono inerenti alla strumentazione dell'abitacolo e alle cinghie del seggiolino), due set di mascherine adesive (ottime per proteggere le parti trasparenti durante la verniciatura), due fogli decals rispettivamente per le scritte di servizio presenti all'esterno del velivolo (sia in lingua francese che in ebraico) e per cinque esemplari di Shahak in servizio con la H.H.A. fra il 1967 ed il 1974, ovvero
1) Mirage IIICJ Nr 745, 117 Sqn, 1967, velivolo in alluminio con un fregio rosso lungo i due lati della fusoliera
2) Mirage IIICJ Nr 768, 119 Sqn, 1968, velivolo in alluminio con un fregio rosso lungo i due lati del timone verticale
3) Mirage IIICJ Nr 764, 117 Sqn, 1970, velivolo mimetizzato
4) Mirage IIICJ Nr 176, 113 Sqn, 1963, velivolo mimetizzato e con i grossi triangoli giallo neri su ali e timone verticale
5) Mirage IIICJ Nr 101, 101 Sqn, 1974, velivolo mimetizzato e con i grossi triangoli giallo neri su ali e timone verticale
Le decals sono prodotte dalla Cartograf e solo questo da l'idea della loro qualità ! Buona l'offerta dei carichi alari con due diversi tipi di serbatoi supplementari, due lanciarazzi (con l'opzione carico/scarico !!!), missili aria aria AIM-9D e Matra 530; del tutto inusale per un kit di produzione moderna, la presenza in uno dei telai di pezzi per raffigurare un pilota in tuta di volo ed in piedi da collocare all'esterno del velivolo ed in piedi accanto alla scaletta di accesso all'abitacolo anche essa riprodotta dal kit. Buono anche il foglio istruzioni abbastanza chiaro sia nel descrivere i pezzi che il loro assemblaggio e i vari schemi mimetici. Le pannellature del velivolo reale sono state riprodotte con delle incisioni finissime ed estremamente realistiche, una vera gioia per gli occhi di qualsiasi modellista !!! Il modello Eduard è quindi un prodotto completo che non bisogna che di poche migliorie quali ad esempio la sostituzione del seggiolino offerto con quello in resina della PJ Production 481212 che oggettivamente è molto più particolareggiato e che una volta dipinto e ricevuta l'aggiunta della riproduzione delle maniglie d'espulsione con del filo di rame ridipinto in giallo e nere, inserito nell'abitacolo lo "riempie" in modo ottimale. Nel corso della costruzione di questo modello poi si deve sempre ricordare che anche se di ottima qualità, è sempre un kit in short run e la mancanza di spinotti di riscontro costringe ad una maggiore attenzione nell'unione dei pezzi più grandi come le due semi-fusoliere.
La costruzione parte sempre dall'abitacolo, tralasciando in pezzi inerenti il seggiolino originario che come detto ho preferito sostituire; la strumentazione è affidata alle foto incisioni, con il panello anteriore riprodotto da ben vasca due foto incisioni colorate da sovrapporsi uno sull'altra: dalla Eduard, una delle prime ditte produttrici in ordine di tempo (iniziò nella prima metà degli anni 90!) di foto incisioni, non si può non aspettare che ottime soluzioni con le medesime foto incisioni ed il kit del Mirage III C J non tradisce le aspettative anzi...La vasca dell'abitacolo è completata da una paratia posteriore che funge anche come parete del vano carello anteriore la cui vasca è costituita da tre altre pareti laterali ed un soffitto tutti particolareggiati dalla riproduzione delle strutture e delle tubazioni. Il tutto si inserisce all'interno delle due fusoliere senza problemi ed anzi funge da ulteriore rinforzo dell'unione delle stesse. Nell'abitacolo del pilota il colore predominante è il nero mentre nei vani carrello l'alluminio.
Avendo deciso di rirprodurre uno Shahak con il nuovo motore e di utilizzare il set PJ Production n. , 481205 prima di unire le stesse semi fusoliere, ho tagliato via la loro parte terminale seguendo le istruzioni del set in resina che poi si unisce alla fusoliera senza alcun problema e proprio con un minimo di stuccatura. Interessante come la Eduard ha riprodotto la parte retrostante delle due grandi prese d'aria laterali del motore con due cupolette che una volta dipinte di nero danno una ottima idea di profondità. Per via della sua configurazione, non è necessario appesantire il muso del modello che una volta finito sta sulle tre gambe del carello senza problemi. Fase successiva è quella della costruzione della particolare ala a delta del Mirage: anche le pareti ed il soffitto dei due vani del carello principale sono riprodotti da pezzi separati che vanno assemblati e poi posti sul grosso pezzo che riproduce le superfici inferiori dell'ala. Avendo deciso di finire il modello in configurazione "pulita" non ho aperto i fori previsti per tali aggiunte ; le superfici superiori delle due ali vanno unite con attenzione alla parte inferiore in modo tale che successivamente non si crei nessun scalino con le radici alari della fusoliera. La giunzione fra i due complessi (ali e fusoliera) in tutti i kits di Mirage a delta è un passaggio delicato e anche il kit Eduard non fa eccezione e se tutto si fa bene si evita di usare carta abrasiva e stucco per pareggiare il tutto...In più c'è da evidenziare che la fusoliera limitrofa al vano anteriore del carello e la parte inferiore delle due grandi prese d'aria in fusoliera sono solidali con il pezzo inferiore delle ali: la loro unione alla fusoliera richiede stucco ed accortezza nelle varie fasi di carteggiatura dello stesso per eliminare i segni della giunzione di tutte queste parti. Altro stucco va impiegato nel punto di unione posteriore fra ali e fusoliera e in quelle inerenti le carenature sempre delle prese d'aria del motore al resto della fusoliera. Un ulteriore fastidioso passaggio è quello dell'aggiunta dei sei elementi mobili delle ali : questi alettoni non si amalgano bene fra loro e con le ali e quindi stuccature e carteggiature saranno purtroppo necessarie. La Eduard nel suo Mirage III C J offre giustamente il serbatoio supplementare con una pinna filiforme terminale che era fissato nel centro fusoliera subito dopo i vani carelli principali ma al suo posto, in alcuni dei Shahak rimotorizzati con l'Atar 9 C 3 (come detto lo stesso motore del Mirage III E) c'era la più corposa carenatura ventrale di un più capiente serbatoio che era sui Mirage III E. Questi Shahak si distinguono facilmente se visti da sinistra per la presenza su tale carenatura di un foro rettangolare : questo elemento è da tenere in considerazione per la scelta dell'esemplare da riprodurre...Il resto dell'assemblaggio in pratica carrelli e parti trasparenti non pone problemi e si può posticipare per comodità al termine della fase della colorazione.
I Shahak rimotorizzati forono tutti mimetizzati con lo schema a tre toni introdotto dalla H.H.A. subito dopo la guerra del 1967 (denominato "1970's desert color"). Il 14.10.1973, nel corso della cosiddetta Guerra dello Yom-Kippur, anche dei Mirage V libici contribuirono all'aggressione dello stato di Israele con dei bombardamenti: per meglio identificare i propri velivoli con ali a delta, la H.H.A. applicò su questi velivoli dei grandi triangoli giallo-neri mantenuti sino alla 1978 quando vennero eliminati. Nel 1980, infine tre Shahak del 253° Squadron (codici 103,144e 153) furono riverniciati con gli stessi due grigi degli F.15. Per la mia riproduzione ho scelto un esemplare che non ebbe il serbatoio ventrale identico a quello dei Mirage III E, ovvero l'esemplare 171 sempre del 253° Squadron, fotografato nel 1982 (nella mia documentazione ho due di queste immagini, di cui una a colori ) poco prima della sua cessione all'aeronautica militare argentina; lo stesso non aveva più da alcuni anni i grossi triangoli giallo-neri . La prima operazione per la colorazione è stata quella di usare le mascherine presenti nel kit Eduard per proteggere le parti trasparenti del canopy che dovevano appunto rimanere tali. Passata quindi su tutti il kit la solita mano di grigio chiaro Testor's a smalto per dare una migliore base alle successive vernici, ho applicato il pre shading con del nero opaco passato lungo le varie pannellature.
Per lo schema mimetico ho colori smalti tutti stesi ad aerografo, in modo irregolare e senza coprire del tutto il pre shading per ottenere fin da subito un effetto di invecchiamento. I colori usati sono stati i seguenti:
Superfici inferiori : erano in F.S. 35622 tradotto in scala con l'Humbrol 122
Superfici superiori: fondo in giallo F.S. 33531 = Testor's 1706 ; bande di colore verde F.S. 34227 = Testor's 1716 e di colore marrone F.S. 30219 = Testor's 1742
Le bande dello schema mimetico non erano sfumate ma anzi da un esame attendo delle immagini dei vari velivoli israeliani sembrano avere dei contorni abbastanza netti fra loro. In alcune zone come gli interni di alcune della pannellature più grandi, ho ripassato i vari colori, specie il giallo sabbia, con l'aggiunta di bianco.
I velivoli del 253° Squadron avevano la parte mobile del timone verticale dipinta di blu con una fascia bianca divisa da una striscia nera: con mascherine ho riprodotto questi elementi araldici ed ho completato questa prima fase della colorazione con la riproduzione del radome esterno del radar in nero, mentre i conetti delle due grandi prese d'aria del motore e le loro pareti in terne sono in bianco opaco, il prolungamento anteriore della deriva e la sommità della stessa, sono in grigio chiaro con bordi in nero (nelle decals ci sono degli elementi per riprodurre queste ultime due zone ma ho preferito riprodurle con mascherature). In alcune zone poi (scarichi e volate delle due mitragliatrici ad esempio) ho passato ad aerografo del nero molto diluito sempre per dare l'idea dell'usura operativa del velivolo.
Una mano di trasparente acrilico lucido ha preparato la superficie per le decals che sono state prese, comprese le scritte di servizio in lingua ebraica, dall'ottimo foglio del modello Eduard ad eccezione dello stemma di reparto. Questo è costituito da un cerchio rosso con sovra imposto un aereo a delta di colore bianco e con il becco di un aquila; sullo stesso aereo c'è un tratto di colore nero che molti produttori di decals hanno erroneamente interpretato come il profilo di un F.16... Io ho quindi prelevato lo stemma in questione dal foglio Almark A 48-20 modificandogli il trattino nero sbagliato con un pennello 00 intinto nel bianco. Il codice di linea 171 l'ho ricavato da quelli degli altri velivoli proposti dal foglio decals Eduard, così come le cinque coccarde relative ad altrettanti abbattimenti di velivoli arabi conseguite usando questo velivolo.
Dopo la posa delle decals, con un passaggio di cera acrilica Future su tutte le superfici del modello ho sigillato i colori e le decals per dare dopo qualche giorno la mano finale dell'invecchiamento: a tal fine anche in questo caso ho usato il semplice ed economico ma molto efficace metodo del colore a tempera nero diluito con acqua e fiele di bue, steso con il pennello, sul quale poi dopo qualche minuto ho passato uno straccio imbevuto d'acqua. Tutte le fini pannellature e le varie incisioni sulle superfici esterne del modello, ed anche i diversi interstizi, hanno così trattenuto il colore ed anche questo ha contribuito a dare una realistica la riproduzione dell'invecchiamento del velivolo.
Il passaggio finale di trasparente acrilico opaco ha terminato la fase della colorazione: ho quindi aggiunto le varie parti che ho tralasciato per aver una maggiore libertà durante le fasi della colorazione, come i carrelli le cui gambe di forza vanno in alluminio, le ruote con gli pneumatici in grigio scuro, le coperture dei vani carrelli, il canopy che si colloca senza alcun problema nel suo alloggio (alla parte mobile vanno aggiunte le riproduzioni degli specchietti retrovisori e dei braccetti di sostengo per l'apertura, tutti elementi che si prendono dal set di incisioni fornito con il kit), il tubo di pitot e una sonda sotto la parte sinistra anteriore dell'abitacolo del pilota.
Le due luci laterali sulle ali sono ben riprodotte da due dei pezzi trasparenti del kit (da verniciare rispettivamente la destra in verde e la sinistra in rosso), mentre i trasparenti dei due oblò sulle ali e sotto il muso del velivolo invece li ho riprodotti con il Sintaglass della Toffanol, operazione che ha concluso la costruzione di questo bel modello della Eduard.
La configurazione pulita e la palpebra posteriore più lunga del motore danno al modello di questo Shahak una volta montato una sensazione di eleganza e di slancio non indifferente, la colorazione ed il suo invecchiamento mi hanno poi del tutto soddisfatto, un modo molto piacevole di fare del modellismo !!!
Gabriele Luciani