F.I.A.T. BR. 20- Italeri – cat. No. 1143Kit 1/72 in plastica iniettata
Modello testo e foto di Gabriele Luciani

Ringrazio la ltaleri  e particolarmente il sig. Amos Gabrielli per il kit gentilmente fornitomi in recensione
 Ringrazio altresì  l’ing. Angelo Brioschi per la fattiva collaborazione per la  stesura di queste note

Il terzo stampo realizzato dalla allora Italaerei, fu quello del kit del bimotore metallico F.I.A.T. BR. 20 “Cicogna”, modello che comparve sul mercato italiano durante l’estate del 1970 e che dopo essere uscito e rientrato più volte dal catalogo della ditta bolognese, è stato riedito ancora una volta nel 2005. Il BR.20,  fu impiegato come bombardiere medio in un congruo numero di esemplari dalla Regia Aeronautica nella guerra civile spagnola e nei primi due anni della seconda guerra mondiale: dapprima contro la Francia, poi contro l’Inghilterra e la Grecia, oltre che sul fronte libico-egiziano. Dal 1941, fu gradualmente impiegato come aereo da osservazione, per lo più sui Balcani ed in Russia; ne vennero prodotti 512 e all’armistizio ne sopravvivevano ancora 81 esemplari , di cui  pochissimi furono poi utilizzati dalle due aviazioni italiane per compiti di collegamento. Alcune fonti parlano anche di esemplari catturati dai tedeschi e impiegati con le loro insegne: di queste particolari Cicogne non ci sono però immagini ad eccezione forse di tre foto (pubblicate a pag. 459-460 del secondo volume de L’Aviazione Nazionale Repubblicana di Nino Arena Ed. STEMM Mucchi 1975) del BR.20 MM. 24129 usato dal S.Ten. Albani, in carico al 3° gr. Ct. della A.N.R.. Di queste foto solo una (quella scattata dopo la distruzione del medesimo velivolo dopo l’attacco aereo del 21.6.1944) mostra la superficie superiore di un mozzicone dell’ala superiore con una porzione di croce tedesca posta su una obliterazione della precedente insegna della R.A.. All’inizio della produzione vennero realizzati anche dei velivoli sperimentali per tentativi di record e per gare (come l’A o l’L) ma furono comunque due le principali versioni prodotte di questo velivolo: oltre alla prima serie, fu realizzata la versione M (con maggiore lunghezza della fusoliera, muso e timoni di coda differenti). Nel 1943 vennero prodotti alcuni esemplari della serie “bis” (con motori diversi, postazioni difensive laterali a goccia ed una configurazione del muso radicalmente diversa). Fra gli utilizzatori delle  “Cicogna” della prima serie ci furono anche l’aviazione giapponese che nel 1938 ne acquisì 85 esemplari impiegandolo in Manciuria e quella venezuelana (un solo esemplare, con livrea in alluminio).

Dalla sua uscita questo modello della Italeri è rimasto l’unico in scala 1/72 a riprodurre il BR.20 ed è stato più volte oggetto di articoli editi su pubblicazioni oramai rinvenibili solo su cd (come i notiziari CMPR 21, 27, 1/85,2/85 , 2/97, i Notiziari IPMS 3-1970 e 3-4 1996 ) e su Aerei Modellismo 5-1980 e 6-1995. Come documentazione non si può non rilevare che è stata pubblicata nel settembre 2006 dalla Bancarella Aeronautica la monografia n. 23 della serie Ali d’Italia, dedicata alla prima versione della Cicogna, con piani in scala 1/72 e profili a colori dell’ing. Angelo Brioschi: un ottimo punto di riferimento per chi vuol realizzare un modello del BR.20, cui presto seguirà il fascicolo dedicato al BR.20 M . In precedenza sulla storia di questi bimotori c’erano anche i numeri 55 e 56 delle Monografie Aeronautiche Italiane, i numeri D 4, D 5, D 6  di Storia Modellismo, il numero 1/78 e il fotoalbum n. 2 di Aerofan, il 12/79 di Aerei,  i numeri 4 ed E 4 della collana Dimensione Cielo, tutte pubblicazioni oramai presenti solo nelle emeroteche di molti modellisti oramai sugli “anta” come me e comunque molto difficili da reperire.

Rispetto alle prime uscite, il kit Italeri è rimasto  inalterato mutando solo il colore della plastica (dapprima giallina, poi verde ed oggi grigia) , e conservando quindi invariati pregi e difetti, anche la riproduzione di tre dei componenti dell’equipaggio oggi oramai desueta.

Solo all’interno dei pezzi riproducenti le semi fusoliere, in prossimità del vano piloti, fu aggiunto nella seconda riedizione un accenno della struttura interna: sempre in tale occasione fu eliminato il piedistallo per il modello finito e fu variata la configurazione del cielo del canopy dei piloti.

Questo pezzo infatti presentava all’inizio una incisione a croce che successivamente venne variata in una x: effettivamente su un disegno ditta del BR 20 M pubblicato sul Notiziario CMPR 2/85 c’è la configurazione del tettuccio come riportata dai primi modelli Italeri ma non ho comunque trovato rispondenza fotografica di questo particolare…Anche il foglio istruzioni ha subito delle modifiche, divenendo sempre più corposo; dalla seconda riedizione venivano precisati i colori delle parti interne del velivolo.
E’ interessante anche l’evoluzione del foglio decals del kit che si è stato progressivamente arricchito seguendo l’evoluzione della pubblicistica specializzata. Nella prima “uscita” del modello le decals erano dedicate agli esemplari  276-6 (con il disegno sulla scatola e le istruzioni che suggerivano uno schema a chiazze verde scuro su fondo verde chiaro, oggi ritenuto improbabile) e 4-1 (un M e senza l’insegna di reparto; in questo caso le istruzioni suggerivano uno schema a chiazze verdi su fondo giallo sabbia ) entrambi della R.A: già  all’epoca (vedi Notiziario IPMS 3-1970) si riscontrò una certa confusione fra le versioni, le mimetiche e i reparti...Nella prima riedizione,l’Italerei seguì in parte quanto pubblicato sul Notiziario CMPR n. 21 (dove c’erano due profili a colori di altrettanti BR.20) e cambiò le decals e gli schemi mimetici proponendo gli esemplari 48-1 e 220-4 (un M) ; per entrambi le istruzioni suggerivano uno schema a chiazze verdi e marroni su fondo giallo sabbia a differenza di quanto indicato dal suddetto Notiziario CMPR. In questa confezione (che aveva come disegno della copertina un anonimo esemplare tedesco in Verde Oliva scuro 2 uniforme sulle superfici superiori il tutto per evidenti ragioni di marketing : il mercato tedesco è da sempre quello più appetibile…) furono inserite anche le croci tedesche per un BR.20 M e quattro cerchi rossi (gli Hinomaru) per un esemplare giapponese del 12° Sentai del 7° Hikodan con la mimetica prebellica della R.A. ripreso pari pari da un trittico retinato apparso sul Notiziario IPMS 3-1975 e ripubblicato anche su  Aerei Modellismo 5-1980 (la foto del medesimo velivolo è su Dimensione Cielo n. E 4 pag. 33 e su Storia Modellismo D 4; i colori sono Verde Mimetico 1, Marrone Mimetico 1, Giallo Mimetico  1 per le superfici superiori, Grigio Mimetico per le inferiori). L’attuale riedizione ripresenta il suddetto velivolo tedesco ma varia tutti gli altri soggetti con decals di produzione Zanchetti, con contorni precisi e colori saturi che sembrano aver finalmente risolto il problema della loro intrinseca scarsa adesività. Abbiamo quindi:
- BR 20 M 3-8 : questo soggetto comparve già alla fine del 1970 in un foglio decals suppletivo (il D.109  allora prodotto dalla Italaerei e dopo il 1972 ripreso dalla Supermodel in una gamma di una quindicina di fogli (per aerei italiani in 1/72, carri tedeschi in 1/35 e auto da ralle in 1/43 che  il compianto Giorgio Radicchi, allora uno dei soci della Italaeri, decise di far produrre); nel D. 109 c’erano ben quattro distintivi della 3° sq. al tempo dell’impiego della stessa contro l’Inghilterra, ovvero un Gambadilegno che brandisce una bomba con la mano destra ed una pistola con la sinistra. Nell’attuale foglio decals Italeri il distintivo è stato rimpicciolito ed ha quindi perso un po’ della definizione che aveva nel 1970 e viene fornito, giustamente, solo per il lato sinistro della fusoliera. Al lato destro però c’era il distintivo del 13° st. che non è incluso nel foglio decals del modello (in effetti questo distintivo è presente solo nel foglio decals Tauro 72-513, quello riveduto e corretto, di ultima produzione) e molto spesso, per via di foto non chiare, la sua presenza sulle fusoliere dei BR. 20 di questo reparto è stata scambiata con quella di un finestrino; inoltre da alcune foto edite su un recente libro francese sul BR.20 si può constatare che il 3-8 aveva sul lato sinistro della fusoliera sotto gli ultimi due finestrini i simboli delle missioni compiute (quelle sull’Inghilterra  con le rondelle RAF e quelle sulla Jugoslavia con i simboli della aviazione balcanica; le istruzioni suggeriscono le nache di colore gialle e la banda bianca in fusoliera particolari però che apparvero in occasione dell’impiego sul fronte est; corretta l’indicazione dello schema mimetico (chiazze Verde Mimetico 3 e Bruno Mimetico su fondo Giallo Mimetico  3 per le superfici superiori, Grigio Mimetico per le inferiori)
- BR 20 23-14 del XXV° Gruppo Autonomo Misto dell’Aviazione Legionaria impiegato durante la guerra civile spagnola; una foto di tale velivolo è stata pubblicata su Storia Modellismo D 4: da questa si può desumere che lo schema mimetico suggerito dalle istruzioni  per le superfici superiori (chiazze Verdi Mimetico 1   su fondo Giallo Mimetico  1) è corretto così come le insegne, anche se le due sbarre nere sotto le ali secondo me vanno posizionate più ravvicinate fra di loro;
- BR 20 del 2°Chutai del 98° Sentai dell’aviazione giapponese: a differenza del primo velivolo giapponese viene qui proposto un esemplare con uno schema simile all’esemplare spagnolo ma su Ali d’Italia n. 23, il relativo profilo a colori lo  raffigura nel solito schema  (chiazze Verde Mimetico 3 e Bruno Mimetico su fondo Giallo Mimetico  3 per le superfici superiori, Grigio Mimetico per le inferiori) degli altri esemplari della Regia Aeronautica e lo assegna al 3° Chutai; nella monografia c’è anche una foto di un analogo esemplare, immagine  la cui didascalia precisa che alcune di queste Cicogne, forse le ultime consegnate all’aviazione giapponese seguivano questo schema mimetico;
- BR 20 del 12° Sentai dell’aviazione giapponese: lo schema è sempre quello a bande dell’esemplare giapponese della prima riedizione ma a differenza di questa è cambiato l’esemplare; la foto del velivolo ora proposto si trova sempre su Storia Modellismo D 4 ed è ripresa a pag. 33 della citata monografia di Ali d’Italia ; l’andamento dello schema mimetico a bande sembra  seguire quello proposto dalle istruzioni.
Per chi vuol andare oltre alla decals del kit c’è il  foglio Tauromodel  72-510 per le insegne alari di nazionalità (queste sono però di un tipo idoneo per gli ultimi BR. 20 prodotti e per i BR. 20 M) e per le insegne di reparto di squadriglie della Regia Aeronautica che avevano in dotazione velivoli da bombardamento come il BR. 20 quello Sky Models 72-019 e quello Tauromodel 72-513 . Questi due ultimi fogli hanno pregi e difetti vari in quanto a volte non riproducono al meglio le insegne reali portate di volta in volta dai nostri bombardieri… 

Il modello è costituito da oltre 90 pezzi in tre stampate più una per i trasparenti: questa comprende i due rispettivi “musi” per il BR.20  ed il BR.20 M ma tali particolari non erano le sole differenti fra le due versioni in quanto la fusoliera dell’M  era più lunga ed erano più alti i timoni verticali dello stesso BR.20 M .

Stante la attuale sussistenza dei recenti disegni in scala 1/72 di Angelo Brioschi sul solo BR.20 ho proceduto alla costruzione del modello di un esemplare di questa serie, riservandomi di realizzare il BR 20 M una volta uscita la prevista monografia di Ali d’Italia sul medesimo soggetto con i relativi piani. Questo perché il kit Italeri purtroppo ha tutta una serie di difetti dimensionali di una certa entità nella fusoliera che possono essere pazientemente corretti proprio con un continuo raffronto con i piani in scala…

Già dai primi esami  si riscontrò che il kit Italeri aveva una fusoliera più corta anche per il BR.20: negli articoli modellistici sullo stesso soggetto si suggeriva giustamente  di procedere ad allungare la parte terminale della fusoliera allungandola di 2,4 mm;  per il BR.20 M si parlò in un primo tempo di due distinti allungamenti: uno analogo a quello del BR.20 ma di 8 mm ed anche di un ulteriore allungamento di 5 mm da realizzarsi fra la parte vetrata che riproduce il muso del BR.20 M e la parte in plastica della fusoliera ma successivamente di questo secondo allungamento non se ne parlò più…meglio quindi aspettare che Angelo Brioschi ci “illumini” con i suoi prossimi piani in scala sul BR.20 M..
Ho quindi iniziato la costruzione del mio BR.20 con l’allungamento della fusoliera per poi effettuare altre modifiche sempre sui pezzi riproducenti la fusoliera, come la chiusura su entrambi i lati del secondo finestrino a partire dal muso che va riprodotto 11 mm in avanti, il rifacimento sulla fusoliera sinistra del generatore e la realizzazione dello alloggiamento dell’arma della torretta dorsale quando questa mitragliatrice era in posizione di riposo.

Le varie stuccature necessitano anche di una rifinitura con carta abrasiva e questo consente pure di eliminare dall’esterno delle due semi fusoliere  (operazione da farsi anche sulle ali e sui piani di coda) la bullonatura che non è per niente realistica e che fu realizzata all’epoca dal creatore dello stampo, l’ing. Gurioli, uno dei quattro soci fondatori nel 1969 della Aliplast, poi divenuta Italaerei, con un “attrezzo” usato per le tagliatelle (aneddoto riferitomi da Giorgio Pini attuale direttore nazionale dell’IPMS Italia e testimone diretto del fatto)…Gli interni  per l’epoca in cui uscì il kit  potevano considerarsi più che validi (i coevi kit inglesi in scala 1/72 erano molto spesso dei gusci vuoti al loro interno…) mentre oggi possono andare bene solo come base di partenza per un ulteriore dettaglio che è meglio però circoscrivere alle sole zone visibili una volta assemblata la fusoliera, senza spingersi oltre determinati limiti considerando che dall’esterno è infatti comunque molto difficile vedere ad esempio fin nei minimi particolari la struttura interna della fusoliera. Un congruo aiuto in questo caso può venire dal set di fotoincisioni specifico per il kit Italeri a suo tempo prodotto dalla milanese RCR e da pochi mesi rimesso in produzione da Italian kits.
La torretta dorsale tipo M 1 non è ben riprodotta ma modificarla non è una faccenda semplice e quindi l’ho conservata come era. Tempo addietro uscì un set di tettucci in acetato trasparente termo formato della neo-zelandese Falcon per diversi velivoli italiani della 2° g.m. con anche una cupola della torreta M 1 più rastremata: un set oggi divenuto irreperibile…Non ho usato i trasparenti per i finestrini laterali ritenendo opportuno rinviare a colorazione ultimata la loro realizzazione con il Syntaglass della Toffanol. Malgrado le varie riedizioni, l’Italeri non ha eliminato lo scalino che si crea assemblando i due pezzi trasparenti che riproducono il muso del velivolo, al resto della fusoliera: per fortuna che stuccatura e relativa lisciatura con carta abrasiva sono lontane dai finestrini dello stesso musetto. L’uso dello stucco purtroppo non si limita a questa fase ma sarà necessario per  altri punti della costruzione, come l’eliminazione dei segni di giunzione delle due semi fusoliere e del loro allungamento (che si può ottenere inserendovi del plasticard), delle incisioni che dovrebbero riprodurre le pannellature del velivolo reale (sono troppo profonde), nell’assemblaggio della “mandibola” della mitragliatrice al di sotto della fusoliera  ed anche di alcuni ritiri della plastica (oramai lo stampo ha oltre 35 anni di vita…).

Le ali almeno corrispondono perfettamente ai disegni in scala della monografia di Ali d’Italia ma vanno ripannellate seguendo i trittici in scala della monografia di Ali d’Italia. Un  problema serio delle ali sono i cofani motori, anche per i loro flabelli che sono malamente riprodotti in posizione aperta e devono quantomeno essere lisciati fin quasi a raso…L’ideale sarebbe sostituire integralmente questi cofani e gli stessi motori del kit (anche loro una riproduzione affatto precisa di quelli reali) con quelli del set di miglioria e dettaglio in resina a suo tempo prodotto dalla RCR per questo modello Italeri, ma anche questo set da tempo non è più reperibile sul mercato…Ho cercato di ovviare a questa situazione tagliando i cofani dalle ali del kit Italeri, assemblandoli fra loro rifinendoli il più possibile, con carta abrasiva e stuccature, stuccando anche le loro incisioni troppo profonde e riproducendo lo scasso per le prese d’aria superiori dei motori prima di innestarli nuovamente sulle ali, non prima di aver chiuso con stucco le prese d’aria subito dopo i flabelli del motore ed aver inserito un disco di plasticard all’interno della gondola motore per evitare che dal cofano motore si vedesse il vuoto fino al vano carrelli. Ho eliminato le prese d’aria presenti sulle gondole motore appena dietro i cofani in quanto il kit le riproduceva in modo del tutto errato e le ho rifatte con lo stucco …

Il vano dei carrelli, oltre ad essere del tutto spoglio, ha i contorni della sua apertura errati in quanto non c’era come nel kit solo la lunetta per il passaggio della ruota del carrello ma i contorni devono essere rettilinei.
Ancora stucco per la giunzione di ali e fusoliera, fase in cui si deve porre attenzione pure alla esatta riproduzione del diedro alare del vero BR.20.

Si arriva così all’assemblaggio dei piani di coda che non creano problemi a differenza invece dei timoni verticali che alla base sono carenti in altezza di due mm abbondanti; hanno inoltre un errore nella parte più alta fra parte mobile e sezione fissa in quanto il becco di compensazione della prima era più esteso.

Ho quindi unito i tre pezzi in cui sono divisi rispettivamente i due timoni, stuccato il solco che si crea nell’unione delle varie parti, ho corretto con stucco l’altezza e reinciso in modo corretto, seguendo i piani in scala, la linea di separazione fra parte mobile e sezione fissa dei timoni verticali, fissandoli infine sui timoni verticali con l’uso di altro stucco…
L’esemplare che ho scelto da riprodurre (la MM. 28317, velivolo n. 11 della 9° sq, la cui foto è sul n. 1/85 del Notiziario C.M.P.R.) non aveva la cupoletta che proteggeva lo sportello sul cielo della cabina per vista posteriore mentre il carrello era del tipo con ammortizzatori oleopneumatici. Ho voluto riprodurlo nella configurazione che il velivolo aveva prima dell’adozione delle croci bianche sui timoni verticali (insegna di nazionalità utilizzata dopo qualche giorno dall’entrata in guerra dell’Italia e ricavata riutilizzando il bianco centrale del precedente tricolore e mascherando sul campo con gli stessi colori della mimetica del velivolo le due fasce rossa e verde).

L’assemblaggio giunge così alla fine e per via di tutti i passaggi correttivi, ho ritenuto  quanto mai opportuno passare una mano ad aerografo di grigio chiaro opaco per vedere se tutte le operazioni di stuccatura e relative abrasioni hanno lasciato qualche segno o soluzione di continuità. Ho usato per questo uno smalto Humbrol  140 che è lo stesso che si usa per riprodurre il grigio mimetico adoperato per colorazione delle superfici inferiori di tutti i velivoli della Regia Aeronautica sino al 1941 inoltrato.

Sono passato quindi alla colorazione delle superfici superiori che erano nel classico schema F.I.A.T. dell’epoca, ovvero fondo in giallo mimetico 3 (Humbrol 63) con macchie in verde mimetico  3 (Humbrol 117) e Marrone Mimetico 2 (Humbrol 107) . Le superfici delle pale delle eliche erano nere quelle rivolte verso i piloti e celeste quelle frontali.

Dopo aver passato a colorazione ultimata una mano di trasparente lucido acrilico Gunzee Sanyo su tutte le superfici, sono passato alla riproduzione delle insegne di nazionalità e di reparto del velivolo da me scelto; ho quindi utilizzato i seguenti prodotti:

  1. fasci alari e stemma di stato in fusoliera: foglio decals del kit Italeri sul BR.20
  2. stemmi di casa Savoia : foglio Tauromodel 72-510
  3. tricolori in coda (usandoli da due fogli in quanto come ho detto  sopra l’altezza dei timoni è stata aumentata), Matricola Militare e stemma di reparto:foglio Tauromodel 72-513 
  4. numerazione di reparto : foglio Sky Model 72-019

Ho preferito usare lo stemma di reparto (il Gatto Felix) riprodotto dalla Tauromodel in quanto è più preciso di quello analogo della Sky Model (questo ultimo infatti non ha il corpo e gli arti del gatto contornati di bianco come nella realtà). Da evidenziare che lo stemma di reparto subì una evoluzione in quanto al Gatto Felix fu aggiunta una piccola bomba in posizione verticale e di colore bianco: questa variante dovrebbe essere riprodotta dalla Sky Model ma su uno dei profili a colori realizzati da Angelo Brioschi per la monografia edita dalla Bancarella, l’insegna risulta avere anche un piccolo cerchio rosso trasversale. Ho posizionato tutte le decals con l’ausilio del Mark Softer della Gunzee Sangyo; tutte le decals da me utilizzate hanno rilevato un buon potere adesivo ed un film di sostegno molto sottile. Ho dato quindi una mano di trasparente opaco acrilico Gunzee Sanyo su tutte le superfici; una volta asciugatosi ho riprodotto i vetri dei finestrini laterali con il Syntaglass della Toffanol, ho unito la torretta dorsale, e, con filo di nylon sottile, ho riprodotto l’aereo dell’antenna radio e quelli che andavano dai lati della  fusoliera alle ali.

Certo una volta terminato, il modello Italeri rende abbastanza bene le fattezze della Cicogna reale, ma arrivare alla fine della costruzione non è certo una passeggiata, considerato che quasi tutti i passaggi dello stesso assemblaggio richiedono quasi sempre l’uso dello stucco con la relativa carteggiatura, con i tempi che chiaramente si vanno quasi a raddoppiare. Lo stampo di questo BR.20 insomma è proprio figlio dell’epoca in cui è stato concepito: le rilevate difformità delle dimensioni sono infatti dovute allo stato della ricerca storico e tecnica in campo aeronautico come era in Italia più di 35 anni fa, quando cioè lo studio e la documentazione sui nostri velivoli della seconda guerra mondiale era  appena all’inizio…

Non è proprio un piacere correggerle ma non sono neanche di una difficoltà mostruosa (sempre però se si hanno dei validi piani in scala a disposizione)  e comunque almeno per il momento non c’è alcuna alternativa in scala 1/72 a questo kit…
Una ulteriore nota conclusiva: la L.B. Italian Wings realizzò una conversione in resina per poter riprodurre uno dei due B.R.20 A (numeri I – 8 ed I -10) che parteciparono senza successo alla corsa Istres-Damasco-Parigi del 1937 vinta dagli S.79 dei “Sorci Verdi”. Questa conversione era composta da una fusoliera (vuota all’interno) e il relativo tetto. Le ali del kit Italeri si assemblavano con relativa facilità a questa fusoliera che all’esterno presentava in coda delle incisioni abbastanza marcate. Bisogna adattarle la cappottina  del kit in quanto questa ultima era troppo larga. La cosa buffa è che anche questa conversione risulta avere la  necessità di essere allungata di 4-5 mm in coda come la fusoliera del kit Italeri…


Gabriele Luciani