Santa Maria
Kit Amati scala 1/75

Testo e foto di Sandro Savina

Santa Maria: Era una caravella ? No! Era un “Nao”

A seguito di vari studi si concorda oramai che la Santa Maria, ammiraglia della prima spedizione colombiana, fosse  un “Nao”,  un bastimento che a differenza delle caravelle Pinta e Nina, era caratterizzato da un tonnellaggio e una superficie velica maggiore, nonchè dotato del castello di prua e del casseretto a poppa.

Aveva un equipaggio di 45 uomini e una lunghezza fuori tutto di 35 m.

Dopo tre mesi di navigazione, la spedizione, all’alba del 12 ottobre 1492 avvistò i primi lembi di terra del nuovo continente; si trattava di un isola delle Bahamas che Colombo battezzò San Salvador.

Nelle settimane successive le tre navi approdarono nell'attuale Cuba, che Colombo chiamò Juana, e a Hispaniola (oggi divisa tra la Repubblica Dominicana e Haiti), tutte isole che Colombo riteneva fossero situate nei mari dell'Asia.

Nel mese di dicembre la Santa María fece naufragio al largo di Hispaniola. Con i resti del relitto fu costruito un fortino, chiamato La Navidad, che fu affidato a una guarnigione formata da 40 uomini. La Niña, comandata da Colombo, e la Pinta iniziarono il viaggio di ritorno nel gennaio del 1493 e raggiunsero la Spagna nel marzo successivo.

La Santa Maria di Colombo è una delle più famose navi della storia. Tuttavia pochi sanno che non si sono conservati né piani né date di costruzione della nave originale.

Una precisa ricostruzione fu resa difficile, inoltre, dal fatto che, non solo in Spagna, ma anche tra gli studiosi di altri Paesi non era ancora definito il concetto fondamentale di caravella: ossia se essa era armata solo da vele latine oppure a vele quadre.

E’ noto che le indicazioni sulle navi erano, da tempo immemorabile, imprecise: erano chiamate caravelle tutte le navi inferiori alle 100 tonn. Si sa, in particolare, che vi erano delle differenze tra nao e caravella; nao era usato per indicare navi di grandi dimensioni (tre alberi di cui due con vele quadre), mentre caravella era invece una nave leggera utilizzata essenzialmente per il cabotaggio. La caravella, con attrezzatura latina pura, poteva raggiungere anche i cinque nodi, mentre le grandi naos non superavano i sette.

Il progetto ufficiale spagnolo come pure quello italiano indicano concordemente la Santa Maria come nao e Colombo stesso indica sempre come nao la sua nave e come caravelle le altre due. Nel mondo si diffuse soprattutto il risultato degli interessanti studi del Governo Spagnolo e di Duro e di Monleon sulla Santa Maria, oltre che del progetto italiano delle tre caravelle i cui modelli sono esposti al Museo Navale di Genova.

Dai disegni di Duro e Monleon il governo spagnolo fece costruire dei modelli, uno dei quali si trova allo Science Museum di Londra.

Molte sono le riproduzioni dell'ammiraglia di colombo, ma tra di esse tutte divergono. Mentre la Nina e la Pinta fecero ritorno in patria e di esso furono prese tutte le misure in modo da tramandarne le fattezze, nulla si conosce della Santa Maria. L'attenzione su di esse si focalizzò solo dopo la storica scoperta del nuovo continente, prima erano null'altro che semplici mercantili, comuni a tanti altri.

Ogni modellista propone una sua versione di Santa Maria basandosi sui diversi studi storico-navali compiuti nel corso del tempo procedendo anche ad una comparazione degli elementi di architettura navale più comuni sulle navi del tempo.

Su questo modello, realizzato in base ai piani costruttivi elaborati dal De Albertis, l'incappellatura delle sartie è stata realizzata al di sotto della coffa. Su di essa è stato posizionato un sistema per il trasferimento di vettovaglie e di archibugi (sulle unità destinate ad usi bellici) dal cassero alla coffa. La gomena è legata all'ancora dal nodo a gherlino, in uso fino alla prima metà del XVI secolo e poi continuato ad usare solo dalle navi di ridotto tonnellaggio.

Sulle vele di maestra in corrispondenza delle bonette, parti staccabili della vela, erano frequenti dei contrassegni o parole fra loro corrispondenti che servivano per facilitare l'allacciatura delle bonette alle vele, senza correre in rischio di commettere errori nelle fasi concitate di detta manovra; quasi sempre erano presenti delle invocazioni divine o passi di preghiere: il marinaio, a causa dei pericoli che caratterizzavano tale mestiere, era particolarmente devoto. 

 Sandro Savina