Carro armato P. 40
Scuola Truppe Corazzate dell’Esercito Italiano – Caserta 1947
Da kit Italeri scala 1/35  - cat. No. 6476        
Testo e foto di Gabriele Luciani  
Si ringrazia la ltaleri S.p.a.  per il kit gentilmente fornito  in recensione

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 PRIMA PARTE
Cenni Storici sul Carro Armato P. 40

L’industria italiana di fine anni trenta non era per nulla paragonabile a quella del Terzo Reich o a quella inglese, per non parlare di quella statunitense che già raggiungeva livelli impressionanti. Questa situazione era dovuta non solo alla costante scarsità di materie prime ma anche a tutta una serie di fattori, prima fra tutte l’incapacità delle classi dominanti all’epoca: in campo militare inoltre, le varie avventure belliche intraprese dal Fascismo e l’erronea interpretazione degli esiti positivi delle stesse, avevano acuito l’impreparazione delle forze armate italiane le cui dotazioni erano sempre meno adeguate al confronto con quelle delle altre nazioni. La meccanizzazione del Regio Esercito in particolare poi, era ancora appena abbozzata alla vigilia della seconda guerra mondiale e i pochi carri armati in dotazione erano per lo più i piccoli Carri Veloci delle varie serie (adatti al più solo ad un uso contro la fanteria) e il FIAT 3000 (un derivato italiano del Renault FT.17 nato in Francia durante la prima guerra mondiale), già in servizio dagli anni 30. Anche i vertici dello Stato Maggiore del R.E. si resero conto che questi mezzi erano orami del tutto sorpassati e chiesero all’Ansaldo, che in effetti riuscì ad essere sempre l’unica principale fornitrice di carri armati del R.E. sino al 1943, di produrre qualcosa di più pesante e meglio armato: il risultato fu l’M 11/39 (la sigla significa carro medio da 11 tonnellate prodotto nel 1939) un controverso carro armato con l’armamento principale (il cannone da 47/32) in casamatta. I primi M 11/39 arrivarono ai reparti solamente nel maggio del 1940; la produzione venne presto abbandonata in favore dell’M 13/40 che conservando il cannone da 47/32 spostava quest’arma in una torretta girevole per 360°: fu con questo carro ed con il suo derivato M 14/41 che venne costituita la maggior parte dei reparti corazzati italiani poi impiegati in Albania e sul fronte libico. Anche i carri M erano mezzi ancora abbastanza leggeri e non risolvevano del tutto il problema, tanto che fin dal 1938 si pensava alla realizzazione di un carro definito “pesante” . Malgrado questi intendimenti, la concreta realizzazione di questo disegno non fu affatto lineare ed immediata: solo dopo diverse progettazioni a volte in contraddizione fra loro, nel novembre del 1941 l’Ansaldo propose finalmente un carro armato che sembrava un mero ingrandimento del precedente M e con un motore, un diesel FIAT  da 330 cv, che palesava dei seri problemi di messa a punto mai risolti del tutto forse a causa della sua insufficiente lubrificazione. Per quanto strano possa sembrare, fu la possibilità di esaminare un T 34 russo catturato dai tedeschi e portato in Italia, a convincere i progettisti dell’Ansaldo a modificare profondamente il carro pesante realizzando nel luglio del 1942 un nuovo modello che sarà poi il definitivo P 40 (la sigla testimoniava la speranza che il 1940 doveva vedere l’entrata in servizio del carro in questione…) ma sempre con il medesimo motore FIAT (l’intenzione di usare un propulsore tedesco si scontrò con gli interessi industriali del gruppo Ansaldo-FIAT, vedi Lucio Ceva e Andrea Curami, La Meccanizzazione dell’Esercito Italiano fino al 1943 tomo I pagg. 380 e segg., edito dall’Ufficio Storico dell’E.I.) armato con un cannone da 75/34 ed una mitragliatrice coassiale cal. 8 mm. Testato favorevolmente nell’agosto del 1942 il prototipo del P.40, ne venne decisa la produzione in serie per la fine sempre del 1942: i bombardamenti alleati e ulteriori modifiche di dettaglio posticiparono al giugno del 1943 la costruzione dei primi P.40 tanto che all’8.9.1943 sembra che solo cinque esemplari  siano stati effettivamente prodotti ma mai consegnati al Regio Esercito venendo confiscati dai tedeschi (Bruno Benvenuti- Andrea Curami “La chimera del RegioEsercito:il carro P.40” Storia Militare 6-1994). Questi ultimi   ritennero opportuno autorizzare la produzione del P.40 non tanto per la bontà del carro  ma anche per tenere in qualche modo occupate e quindi tranquille le maestranze operaie italiane, un metodo impiegato per molte altre produzioni belliche sia in Italia che in altri paesi occupati dai tedeschi) .

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Il carro armato P. 40 a Lecce nel 1995 N.B. La colorazione del carro in foto  è ERRONEA

Le fonti sono concordi nel ritenere che la produzione   totale di P.40, realizzati durante il 1944 ed il 1945, sia di 101 esemplari, di cui solo 61 completi di motore e che mai venne impiegato sui P.40 il motore tedesco Maybach HL 120 ma sempre e solo con il motore FIAT- SPA “342” V 12 diesel; gli scafi senza motore furono usati come fortini interrati sulla linea Gotica gli altri completi furono distribuiti (fonte Guido Ronconi “Il P.40 dopo l’armistizio” - Storia Militare agosto 2000) per lo più a tre compagnie corazzate tedesche, ovvero la 10° Polizei-Panzer –Kompanie di base nel 1945 a Verona (15 carri mai impiegati in combattimento e poi consegnati agli americani a Bolzano il 6.5.1945), alla 15°  Polizei-Panzer –Kompanie di base sempre nel 1945 a  Novara (i cui 13 P.40, usati sporadicamente poco tempo prima contro formazioni partigiane, vennero lasciati intatti agli stessi partigiani sempre a Novara nel maggio del 1945), alla Panzerkompanie della 24 Waffen-Gerbis Brigade der SS Karstjager presente nell’estate del 1944 in Friuli al confine slavo  (20-22 esemplari che furono usati non solo contro i partigiani nel gennaio del 1945 ma durante la ritirata in Austria anche negli ultimi giorni di guerra vicino il fiume Torre in un breve scontro contro la 6° Armoured Division in cui furono persi due P.40; le foto che mostrano i P.40 in Austria sono relative a mezzi di questo reparto); 5 P.40 erano a disposizione del Panzer Ausbildung-Abteilung-Sud at Lonigo, una unità d’addestramento per i soldati tedeschi destinati all’impiego di mezzi corazzati italiani (fonte: Guido Ronconi, “…come il diamante: i carristi italiani 1943-45” Ed. Laran; sembra fossero i carri catturati all’atto dell’armistizio); altri mezzi erano a disposizione dell’ Hochster SS und Polizeifuhrer Italien e due ancorain Germania presso l’Heesswaffenant (uno nell’ottobre del 1943 venne mostrato ad Hilter) . Altri P.40, (almeno due o tre ), erano usati dal Gruppo Corazzato del “Leoncello” dell’Esercito Nazionale Repubblicano di base a Milano fino all’aprile del 1945 ma sembra altamente probabile che altro qualche esemplare sia stato  utilizzato da altri reparti corazzati dell’E.N.R.: fonti tedesche riportate nell’articolo di Guido Ronconi riferiscono che i P.40 in servizio con la 24 Waffen-Gerbis Brigade der SS Karstjager provenivano da un reparto della R.S.I. di stanza a Palmanova in Friuli: in questa zona era operativo il Gr.Sq.Cor. “San Giusto” ma ad oggi non si ha alcuna conferma della dotazione di P.40 al reparto italiano. Nell’aprile del 1945, a Milano un P.40 venne catturato da partigiani che ebbero anche il tempo di verniciare sulla piastra frontale del carro a fianco dello sportello del pilota una falce e martello presumibilmente di colore rosso: lo stesso carro venne fotografato in via Marina almeno due volte e queste immagini vennero pubblicate una sul numero 6-1994 di Storia Militare e l’altra sul numero 10-1994 dello stesso periodico in risposta ad una mia lettera che chiedeva delucidazioni sulla asserita precedente proprietà da parte di un reparto della R.S.I. di questo carro (la stessa foto è a pag. 10 del libretto fotografico allegato al kit Italeri) anche in base alla mancanza di qualsiasi emblema tedesco. Questo carro sembra essere appartenuto al Gruppo Corazzato del “Leoncello” (Guido Ronconi, “…come il diamante: i carristi italiani 1943-45, pag. 48).
Tutti i resoconti tedeschi sull’impiego del P.40 riferiscono sempre e comunque delle gravi difficoltà nell’uso di questo carro dovute alla scarsa affidabilità tecnica, di un mezzo paragonabile al Panzer IV nel 1944 ormai passato da altri tipi più potenti, il migliore comunque fra tutte le prede belliche ed ottimo nelle operazioni anti guerriglia.

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Altra immagine del carro armato P. 40 a Lecce nel 1995 – N.B. La colorazione del carro è ERRONEA

 

Dopo la fine della guerra, nel 1948, presso lo stabilimento Ansaldo-Fossati, insieme ad altri mezzi di progettazione nazionale, erano giacenti 18 scafi di P.40 (fonte: Nicola Pignato – Filippo Cappellano, Gli Autoveicoli da combattimento dell’Esercito Italiano Vol.III° -1945-1955- Ed. Ufficio Storico - S.M.E. pag. 127) in precedenza ordinati dai tedeschi e che purtroppo non si ritenne opportuno di completare per l’Esercito Italiano…Solo un esemplare, la cui provenienza è del tutto dubbia, venne organicamente preso in carico dall’Esercito Italiano, utilizzato insieme ad un semovente su scafo M, presso la ricostituita (1947) Scuola di Carrismo presso Caserta. In questa struttura il P.40 oltre a ricevere due targhe regolamentari dell’E.I. venne riverniciato e fu oggetto di un servizio fotografico di almeno otto scatti, purtroppo mai edite tutte insieme: due foto vennero pubblicate sul primo volume edito in Italia espressamente dedicato ai corazzati italiani, ovvero la monografia di Benedetto Pafi-Cesare Falessi – Goffredo Fiore, “Corazzati Italiani 1939-45”, D’Anna Editore Roma, 1968. Altre quattro foto, pubblicate in un modo molto più chiaro (in effetti si vedono bene anche le targhe ed i loro numeri, ovvero E.I. 404904) sono state  molto più recentemente edite in una monografia del Prof. Nicola Pignato ( I Mezzi Blindo-Corazzati Italiani 1923-1943, ed. Storia Militare). In precedenza, Benedetto Pafi e Cesare Falessi in una loro opera edita nel 1976 da Intyrama, Mezzi da combattimento dell’esercito italiano dal 1939 al 1945 pubblicarono foto dello stesso P. 40 e di altri corazzati italiani, utilizzati come monumenti, all’interno della caserma del c.do della Scuola di Caserta. Il P.40 nel 1949  venne appunto posto come monumento e venne ritargato ma anche riverniciato(fonte Nicola Pignato op. cit. dove c’è anche una foto del carro oramai monumento e ritargato E.I. 101904). Nella seconda opera citata di  Benedetto Pafi e Cesare Falessi ci sono tre foto del P.40 – monumento, di cui una a colori: da queste e dalle analoghe degli altri mezzi utilizzati come monumenti a Caserta si evidenzia che i carri purtroppo, oltre ad essere mezzi all’aperto e sotto gli alberi vennero riverniciati con mimetiche a macchie di due colori (verde e marroni) su giallo sabbia, mimetizzazione che si estendeva anche agli elementi in gomma delle ruote dei cingoli ! Alla fine degli 70 probabilmente, il P. 40  e  gli altri vennero ulteriormente riverniciati in un giallo sabbia uniforme rimanendo sempre (una foto del P.40 tutto giallo è sul libretto allegato al kit Italeri dove si nota anche che il carro è stato spostato dalla precedente posizione per essere ricollocato in una posa analoga ma più inclinata verso l’alto). 

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Il P.40 sfila in piazza Sant'Oronzo a Lecce nel 1993 al termine del raduno arma dei carristi a Lecce 

 

Si giunse così sino al 1988 quando (vedi Panorama Difesa luglio 1990) il c.te della Scuola di Caserta, il gen. Terrullo, decise di far restaurare il P.40 dalla Officina Speciale della Scuola: le operazioni durate almeno un anno, riguardarono anche il motore originale che però (se non funzionava all’epoca figuriamoci dopo 40 anni di fermo!) venne sostituito da un motore FIAT da 190 cv, ma i risultati di questo “restauro” (le virgolette sono d’obbligo…) se consentirono al carro di tornare a muoversi non furono affatto lusinghieri per quanto riguarda la colorazione esterna che aveva le macchie troppo grandi rispetto a quelle realmente applicate al mezzo sia in fabbrica che a quelle dello stesso esemplare nel 1947. Del tutto erronea ed anti storica, l’applicazione in torretta di due scudetti della scuola: c’è da chiedersi il perché di tali aggiunte o per quale motivo i “restauratori” non ritennero opportuno rivolgersi ad esperti come il Prof. Pignato o il ten.col. Cappellano, o avere l’intelligenza di consultare le associazioni nazionali di modellisti che certo li avrebbero messi in condizioni quanto meno di non realizzare certi obbrobri tecnico-storici…

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 Altra immagine del P.40 in piazza Sant'Oronzo a Lecce nel 1993 – Notare la targa posticcia…

 

Errori che vennero perpetrati nuovamente, e non solo sul P.40, quando la Scuola nel corso del 1991 venne trasferita a Lecce, portando nel capoluogo salentino anche i mezzi storici conservati a Caserta.  A quanto ebbe a riferirmi l’allora M.llo F.Carr. Amerio Febbraro (vedi il mio articolo su Storia Militare luglio 1995) il P. 40 venne smontato a Caserta e rimontato a Lecce, dove venne portato anche il suo motore originale: molto probabilmente è in questa occasione che il carro venne riverniciato una ennesima volta ed in un modo ancor più irrealistico, con l’applicazione di una targa del R.E. del tutto irrealistica…Durante questa mia visita autorizzata del 1995 ebbi modo di visionare da vicino questo P.40, anche entrandoci dentro e di rilevare che questo mezzo aveva diverse punzonature con incisi sulla ruota motrice sinistra i numeri 23795, sul copri cambio differenziale i numeri 100/102 e le lettere ALC, sulla feritoia del pilota i numeri 2-11, sul maniglione anteriore i numeri 40072 . Malgrado avessi riportato questi numeri sul mio articolo sul citato numero di Storia Militare, nessuno riuscì ad identificare la provenienza di questo carro…Il P.40 venne più volte utilizzato nel corso di giuramenti solenni nonché durante un raduno dell’Arma dei Carristi che si tenne a Lecce nel 1993, spostandosi sempre in modo autonomo e tenuto al coperto insieme agli altri corazzati italiani prodotti negli anni ’40 sotto un capannone della caserma sede del c.do della scuola che qualche anno dopo divenne Scuola di Cavalleria.

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Il P.40 a Lecce nell’agosto del 2009

Purtroppo, nella primavera del 2005 poco prima del raduno dell’arma di Cavalleria, l’allora c.te della Scuola, il gen. Vladimiro Alexich, decise di radunare  ed utilizzare  nuovamente come monumenti, tenuti ancora all’aperto e sotto gli alberi, il parco veicoli storici della scuola compreso il P.40 che così è tenuto ancora…
Ai giorni nostri è sopravvissuto un altro P.40 anche lui dalla misteriosa provenienza: è un esemplare incompleto e senza il suo motore, con il cannone avente matricola 64033 ed il numero 40054 presso i maniglioni (fonte Nicola Pignato – Filippo Cappellano, Gli Autoveicoli da combattimento dell’Esercito Italiano Vol.II° -1940-1945- Ed. Ufficio Storico - S.M.E. pag. 289) oggi tenuto a Roma presso il Museo della Motorizzazione dell’E.I. alla Cecchignola: le sue attuali condizioni sono certo molto migliori di quelle in cui versava quando fu fotografato negli anni 60 ( vedi Benedetto Pafi – Cesare Falessi – Goffredo Fiore, Corazzati Italiani 1939-45, ed. D’anna – Roma 1968), in quanto è stato posto al coperto dopo essere stato ridipinto in un verde oliva scuro. Immagini dello stesso sono nel volumetto fotografico a corredo del kit Italeri e la mancanza del motore, delle marmitte, dell copri ruota motrice destra con la scritta FIAT Ansaldo e di altri particolari esterni potrebbe far pensare ad un carro destinato ad essere utilizzato come fortino ma potrebbe essere anche uno dei citati 18 P.40 incompleti e presenti nel 1948 preso lo stabilimento fossati all’Ansaldo…

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Il kit in resina in scala 1/35 del P.40 della Cri.EL. Model assemblato da Gabriele Luciani   posto sul vero P.40 di Lecce

 

Il P. 40 nel modellismo


Prima del 1994 chi voleva realizzare un P. 40 Nella scala regina del modellismo “terrestre” ovvero la 1/35, doveva procedere alla autocostruzione come spiegato dal Prof. Pignato nel suo articolo sul Notiziario IPMS Italy 2-1984 (n.b. il trittico del carro è in 1/32 e non in 1/35 come scritto). I due P.40 sopravvissuti sono stati utilizzati appunto nella metà degli anni 90 dalla Cri.El.Model per riprodurre lo stesso mezzo nella sua estesa ed apprezzata gamma di kits in resina. A questo realizzazione ho contribuito in parte anche io con le foto che ebbi modo di scattare all’esemplare conservato a Lecce: ricordo ancora quando Maurizio Bartoli, il titolare della ditta romana, mi raggiungeva telefonicamente pregandomi di fotografare in particolare e nel modo più ravvicinato possibile le lettere FIAT ANSALDO presenti sulle ruote motrici del carro.

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Il kit Cri.El.Model, scala 1/35, del P.40 assemblato da Gabriele Luciani

 Il risultato fu un buon modello sia pure con la torretta  un pochino sotto dimensionata al perimetro della base e con le marmitte altrettanto scarse come dimensioni. La costruzione del kit è veramente semplice (come in generale quella di tutti i kits della Cri.El.Model) anche se il materiale impiegato per questo modello impone sempre delle cautele in particolare per l’uso del collante ciano acrilico necessario per l’unione delle varie componenti. Non ci sono foto incisioni ed i cingoli sono riprodotti in parte maglia per maglia . L’unica aggiunte da fare sono le riproduzioni dei predellini sui parasabbia laterali, da farsi con filo di rame.

 

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Altra immagine del kit Cri.El.Model del P.40 assemblato da Gabriele Luciani

 

 

Nella confezione non si trovano decals ma se si vuol riprodurre un carro dell’Esercito Nazionale Repubblicano questo non è un problema in quanto dalle foto del mezzo catturato a Milano dai partigiani e che come detto sembra essere appartenuto al Gr. Sq.Cor. del “Leoncello”, non aveva alcuna insegna o targa. E’ l’esemplare che ho ritenuto opportuno raffigurare con questo kit, sia pure senza la falce ed il martello dipinto sulla piastra frontale accanto alla feritoia del pilota: non mi sembra per nulla il caso di realizzare un modello di un mezzo italiano, così emblematico delle vicende nazionali durante la seconda guerra mondiale con le insegne di un reparto tedesco ed inoltre di realizzazioni di Panzer “originali” ce ne sono già abbastanza, forse troppe ! La colorazione è quella tipica del Regio Esercito del 1943 che ho riprodotto usando smalti Humbrol: l’83 (per il giallo sabbia scuro di fondo più scuro rispetto all’Humbrol 93 che uso per la riproduzione del giallo sabbia chiaro uniforme usato durante il 1941 ed il 1943, vedi gli articoli, entrambi a firma di Nicola Pignato, sulle colorazioni dei carri italiani e dei carri su scafo 15/42 apparsi rispettivamente sul  Notiziario n. 21 dicembre 1972 e n.27  Novembre/Dicembre 1975 del C.M.P.R.),   il 149 (per la macchie verdi) ed il 107 (per le macchie bruno rossiccie).

L’annuncio ad inizio 2009 da parte di Italeri di un suo modello ha naturalmente bruciato del tutto il mercato al kit della Cri.El.Model che, se non altro da un punto di vista strettamente commerciale, non può reggere certamente il confronto con un prodotto industriale in plastica in inettata. La ditta bolognese che ormai sta completando il panorama dei mezzi corazzati italiani degli anni 30/40 (oramai manca solo il CV.33…) ha immesso il suo P.40 nel mercato a settembre sempre del 2009 e per tutti gli italianofili è certo una ghiottoneria da non lasciarsi sfuggire anche se molti come lo scrivente avevano già montato il kit della Cri.El.Model: il problema che può sorgere in tale situazione è quale altro esemplare italiano si può riprodurre ? ad eccezione del prototipo (un po’ diverso da quelli di serie in quanto aveva due portelli sul soffitto della torretta e a volte dei parasabbia con delle costolature a forma di x) in un giallo sabbia chiaro, cosa altro c’è ? ma il P.40 dell’Esercito Italiano a Caserta nel 1947 naturalmente, oggetto della seconda parte di questo articolo…

Gabriele Luciani