Leopard 1 A 1 del Gruppo Squadroni Carri Cavalleggeri di Treviso (28)
Da Kit Italeri Scala 1/35 cat. No. 374
testo e foto di Gabriele Luciani
Il carro armato Leopard 1, grazie ai molti
anni di servizio in tanti reparti dellEsercito Italiano, per chi si interessa della riduzione in scala di mezzi corazzati con
le insegne nazionali allo stesso livello che lF.104 occupa per
lappassionato di velivoli dellA.M.I. ! Questi due
sistemi darma, nellimmaginario collettivo, sono ancora oggi due icone delle
nostre FF.AA. tanto che sono in molti a ritenere che entrambi siano ancora
operativiGi agli inizi degli anni 60, analogamente a quanto stava avvenendo
in altri paesi aderenti alla N.A.T.O., lo Stato Maggiore dellE.I. si rese conto della obsolescenza degli M.47, allora i
carri standard degli eserciti occidentali: la risoluzione del problema fu per
tipicamente allitalianaNel 1965, dopo due anni di prove ed esami, al termine
dei quali il Leopard 1, prodotto dalla tedesca Krauss Maffei, si rivel essere la migliore risposta alle
esigenze italiane, venne scelto lamericano M.60, di cui ne vennero ordinati 700 della versione A 1 di cui ben
600 da assemblare da parte dellOTO Melara: a
produzione avviata e solo allora, ci si rese conto ad un tratto che le
dimensioni dellM.60 erano incompatibili con il trasporto ferroviario nazionale
! Bloccata cos lacquisizione del carro americano, dopo ben cinque anni si
ritorn sulle scelte fatte ma di nuovo il Leopard
1 si rivel essere sempre la migliore opzione, tanto che finalmente nel 1971
ne venne formalizzato
lacquisto di 800 esemplari di cui
196 prodotti in Germania (targhe comprese fra E.I. 115650 ed E.I. 115850), i
restanti sempre da parte dellOTO–Melara.
Cerano alcune peculiari differenze allesterno degli scafi fra i Leopard 1 di produzione tedesca e quelli costruiti in
Italia, tanto
che si pu parlare di due sottoversioni distinte, rispettivamente denominabili
1 A 1 ed 1 A 2; le particolarit pi evidenti erano :
Krauss Maffei Leopard 1A1 OTO Melara Leopard 1 A 2
Cuffie
copri telemetri in torretta Portello
espulsione bossoli in torretta Maniglie
dappiglio in torretta Manicotto
termino sul cannone Supporti
ramponi da ghiaccio sulla piastra frontale Disco
guida cingolo ruota motrice Staffa
porta faro destro fanaleria anteriore Guscio
di protezione dellIposcopio centrale pilota Cavi di
traino Cingoli |
Forma
rotonda Cerniera
in rilievo Tutte e
tre parallele allo scafo Assente Assenti Presente
ma eliminata dopo le prime revisioni Dimensioni
identica a quella sinistra Identico
agli altri due Terminano
allaltezza delle cassetta porta cavi per la messa
in moto demergenza Inizialmente
di tipo T84 E1 |
Forma
ovale Cerniera
a raso Maniglia
posteriore inclinata Presente Presenti Assente Maggiore
lunghezza rispetto a quella sinistra Parte
superiore sporgente Continuano
sino alla mezzeria dellanello di torre Tipo D
640 A con pattini estraibili |
Allinizio della loro carriera operativa in Italia, i Leopard
1 A 1 vennero distribuiti alla
Scuola Truppe Corazzate, al 132 RGT. Carri della Div. Cor.
Ariete nonch al RGT. Genova Cavalleria (4) che
prese parte alla sfilata del 2.6.1971, fregiandosi cos di essere il primo
reparto di Cavalleria in ordine di tempo a partecipare a questo importantissimo
evento nazionale con il nuovissimo carro. Nei ventanni successivi lE.I.
ebbe contemporaneamente in linea ben tre diversi tipi di corazzati, ovvero
circa 1200 fra M.60 A 1 e Leopard 1 A 1 ed 1 A 2 , ed
ancora 1500 vetusti M 47 che
fu solo ai primi anni 90 che con ladozione delle blindo Centauro si incominci finalmente a sostituire. Anche gli altri carri con
il passare del tempo, si invecchiarono
progressivamente ma la loro sostituzione con materiale pi moderno, ovvero il
Carro Ariete, venne sempre procrastinata per le solite ristrettezze di
bilancio, poi per via del mutamento della situazione internazionale dovuta alla
caduta del Muro di Berlino, ed incominci solo nella met negli anni 90. Sulla vita
operativa dei Leopard 1 A 1 ed
1 a 2 italiani cՏ quindi ben poco
da dire essendo stata circoscritta
al solo territorio nazionale: solo nel 1982 si pens ad un loro impiego nella missione di pace in Libano, impiego
che per non si concretizz mai. Per il resto vita da caserma, esercitazioni
in bianco o a fuoco come quelle nei poligoni di Capo Teulada in Sardegna o di Torre Veneri a Lecce, un impegno addestrativo teso alla difesa della famosa soglia di
Gorizia. Come detto fra i primi
reparti operativi con il Leopard 1 A 1 ci fu il mio
reggimento, il Genova Cavalleria (4) che per nel
1975 venne contratto a Gruppo Squadroni Meccanizzato, rimanendo solo sui V.C.C. 2 , M 113 ed M 106, perdendo laliquota carri, con la quale venne costituito il Gruppo
Squadroni Carri Cavalleggeri di Treviso (28) : questo reparto rimase in vita
fino al 1993, restando sempre di stanza a Palmanova, ma
spostandosi in una caserma posta poco al di fuori delle mura della famosa
citt fortezza friulana, mentre
Genova rimaneva allinterno e sempre alla Caserma Durli.
Poich mi sono riproposto
di realizzare i modelli dei vari mezzi di tutti i reparti dellArma di
Cavalleria, la scelta di un mezzo di Treviso non poteva non essere che un Leopard 1 A ma per una fortunata circostanza, tale scelta,anche
se obbligata, stata
abbastanza interessante. Oggi infatti, su face book
attivo un gruppo di ex appartenenti al Gruppo Squadroni Carri Cavalleggeri di
Treviso (28) che ha pubblicato diverse immagini di questo reparto ed anche dei
suoi Leopard 1 A 1 , fra cui una foto realizzata alla
fine di una esercitazione svoltasi nel 1984 sul greto del torrente Cellina Meduna (Ud): anche se pubblicata alla rovescia, limmagine in questione molto chiara
raffigurando un mezzo aggiornato con i cingoli Tipo D 640 A ma con ancora la
ruota motrice con il disco guida cingolo, per di pi con laraldica reggimentale posta sulla piastra
frontale. Non si trattava quindi di un carro anonimo ma di un corazzato la
cui riproduzione in scala 1/35 pu offrire diversi spunti interessanti...
Le pi importanti case costruttrici di modelli di mezzi corazzati non
hanno trascurato la famiglia dei Leopard ma i kits dedicati alle prime versioni costruite dalla Krauss Maffei sono pochi: nei primissimi anni 70 la Tamiya propose uno stampo dedicato agli esemplari di preserie, stampo poi aggiornato per riprodurre i Leopard A 1 con i cingoli T 84 E 1 e con le griglie motore divise
in quattro colonne verticali, configurazione tipica anche dei primi esemplari di serie. Nel corso del 1977
la F.lli Fabbri Editore stamp le prime due dispense de La storia dei mezzi
corazzati ed accluse alle stesse i pezzi, in plastica
iniettata, di un kit scala 1/35 dedicato al Leopard 1:
ancora oggi non si conosce chi stato a produrre questo stampo cos come
quello del FIAT 3000 allegato ad una successiva dispensa della stessa opera, ma
mentre lo stampo del FIAT 3000 stato recuperato da Tauromodel,
quello del Leopard sparito lasciando molti
rimpianti in chi non aveva fatto in tempo a procurarseloLunico altro modello
in 1/35 uscito alla fine degli anni 70 fu il kit della Heller
che oltre ad essere molto costoso e di difficile reperibilit in Italia aveva
il non trascurabile difetto di presentare le ruote dei cingoli senza i bulloni
!!! Molti per riprodurre un carro italiano erano perci costretti ad usare la
torretta del kit francese e lo scafo dei coevi modelli Italeri
e Tamija dedicati alla versione 1 A 4 , un connubio
pi realistico ma molto dispendiosoPer la scala 1/72 la situazione non era
migliore in quanto negli anni 70 cerano solo il kit Airfix
in una scala pi vicino all1/80 che alla 1/76 dichiarata e lo stampo Polistil, un kit rarissimo ! Solo a met degli anni 80 usci
il kit E.S.C.I. , un
prodotto valido credo riproposto oggi da Italeri. La stessa
ditta bolognese ha poi da tempo offerto finalmente un modello
espressamente dedicato al Leopard 1 contraddistinto
dal numero di catalogo 374: attualmente fuori di catalogo ma auspicabile che in futuro torni in produzione, anche
perch si tratta di una buona base di partenza per realizzare un modello in
scala di un mezzo dellE.I..
Tre sono le stampate principali che costituiscono il modello, esenti da sbavature e da segni degli estrattori sulle
superfici dei pezzi che dovranno rimanere allesterno del modello: la prima stampata,
contraddistinta dalla lettera, A inerente per lo pi al treno di rotolamento
dei cingoli, ruote di rinvio e motrici, sospensioni, oltre ad un figurino di un
carrista. Purtroppo la prima cosa che si nota dei cingoli sono le scanalature delle
parti in gomma dei cingoli (inesistenti sui mezzi
italiani) e la mancanza dei fori
di alleggerimento sul dorso delle ruote principali dei cingoli. Il primo
problema si pu risolvere ad esempio spennellando le parti in questione con
della trielina o della colla liquida che sciogliendo la plastica crei una
superficie levigata e senza scanalature, e comunque una ulteriore
passata di carta abrasiva contribuir a rifinire il lavoro, invero un po
noioso viste le tante ruote su cui si deve intervenire. Ben pi difficile
ovviare al secondo problema in quanto i fori in questione, in scala, sono molto
ma molto piccoli e la superficie interessata molto risicata La ruota motrice
presenta il disco guida cingolo e nella stampata ci sono gli attacchi per i
ramponi da neve .
La seconda stampata relativa alla parte superiore dello scafo,
contenendo anche i pezzi per i grembiuli laterali proteggi cingoli che in
pratica non sono stati usati sui carri dellE.I.; ci sono gli attrezzi da zappatore
che invece molto spesso i Leopard italiani hanno
portato sulle fiancate laterali: nel kit la loro posizione indicata con delle
fini incisioni che ne ridisegnano la sagoma, una soluzione che pu andare bene
quando si montano gli stessi attrezzi ma che invece obbliga ad una stuccatura
delle stesse quando si sceglie di non usarli ed alla riproduzione dei vari
ganci di tenuta degli stessi atrezziNella stampata
per fortuna sono presenti anche due parti (pezzi nn.
100 e 101) che riproducono i parafanghi anteriori nella tipica configurazione
senza i grembiuli laterali. Il pezzo che riproduce la parte superiore dello
scafo ha due aperture in corrispondenza del vano motore e del vano pilota: se
per il secondo il kit non d nulla per il primo cՏ una griglia di chiusura in
vinile ed un tappo in plastica (pezzo n.32) con raffigurata la parte
superiore della ventola del motore. Da notare che la fanaleria anteriore del
kit quella della versione 1 A 2 mentre il guscio di protezione dellicoscopio centrale quello della versione 1 A 1...
Ultima stampata quella relativa alla parte passa dello scafo ed ai
pezzi raffiguranti la torretta. Ci sono anche le griglie frammentate tipiche
dei primi esemplari prodotti: tolto il Leopard
testato a Capo Teulada nella primavera del 1964, i Leopard
italiani non hanno avuto altro che le griglie di tipo lineare (nel kit Italeri riprodotte dai pezzi nn.
38 e 39 B) a differenza di quanto suggerito dalle istruzioni del modello
(errore ripetuto anche in quelle del recente kit del Leopard
1 A 4 !). Il montaggio delle maniglie dappoggio in torretta quello della
versione 1 A 1 .
Esaminando in modo pi specifico questa stampata, si nota che i pezzi riproducenti le cuffie corazzate copri telemetri sono di
forma rotonda e quindi idonee alla riproduzione di un mezzo di costruzione Krauss Maffei, ovvero un Leopard 1 A 1 .
Quelli relativi al cannone riproducono
laggiunta del manicotto termico, una configurazione inusuale per i Leopard 1 A 1
ma tipica della versione A 2
I cingoli del modello sono in vinile di buona qualit, riproducono i Tipo
D 640 A con pattini estraibili. Sempre in vinile sono riprodotti i pattini da
ghiaccio presenti sui carri della OTO Melara.
Le decals del kit consentirebbero oltre alla
riproduzione di un carro della Bundeswher, un mezzo
di un reparto carrista della Divisione Corazzata Centauro dellE.I.: la targa
per errata in quanto come detto, gi quelle pi vecchie dei Leopard italiani sono comprese fra i numeri 11560 e 115850Dalla
disamina delle componenti del kit emerge la commistione dei vari elementi del
versioni Leopard 1 A 1 e 1 A 2 in servizio con lE.I.
italiane ed quindi necessario procedere alla razionalizzazione degli stessi
una volta scelto lesemplare di Leopard da dover
riprodurre. In questa occasione, prendo in esame un Leopard 1 A 1
aggiornato con i cingoli Tipo D 640 A con pattini estraibili, una
configurazione che ritengo la pi semplice da riprodurre senza modifiche
impegnative con il modello Italeri che comunque
necessita di alcune aggiunte comuni alle
stesse due citate versioni del Leopard .
La costruzione del modello si pu avviare seguendo inalterata la prima
sequenza suggerita dal foglio istruzioni del kit ovvero quella dellassemblaggio
di perni delle ruote dei cingoli , fase nella quale
non si evidenziano anomalie di sorta ma anzi si assembla un complesso
abbastanza solido: lunica accortezza quella di seguire la numerazione dei
pezzi per evitare spiacevoli confusioni.
La seconda fase quella dellunione delle ruote ai relativi perni:
personalmente preferisco farlo dopo aver completato almeno la costruzione dello
scafo per poter essere cos pi libero nella fase di colorazione dello stesso
scafo. La parte in gomma delle ruote del kit Italeri
poi come detto presenta delle scalanature che
andranno eliminate; non va eliminato invece per il carro in questione il disco
guida cingolo. La terza fase della costruzione lassemblaggio dei cingoli in
vinile (sono abbastanza realistici ed una volta dipinti sono idonei a
rappresentare quelli reali) che come per le ruote preferisco installare
successivamente
Quarta fase della costruzione lunione della parte superiore dello scafo
a quella inferiore del medesimo, preceduta da quella del pezzo riproducente la grossa ventola del motore e la griglia
dareazione posta sul soffitto del vano motore. Sul mercato fino ad alcuni anni
fa era presente una buona riproduzione delle parti superiori del gruppo
propulsore: realizzata in unico blocco di resina consente di tenere aperto
tutto il soffitto del vano motore ed un peccato che questa conversione non
sia pi reperibileLa griglia fornita dal kit riprodotta in vinile: per una
riproduzione di base buon andar bene ma per un
dettaglio migliore va certo tenuto in considerazione il set di foto incisioni
che la ceca Eduard produce espressamente per il Leopard
1 di Italeri (reperibile in Italia ad esempio da MBL
Modellismo) e che contiene oltre alla griglia moltissimi particolari utili ad esempio
se si vuol realizzare un carro senza gli attrezzi da zappatore (quando non ci
sono questi sulle fiancate dei mezzi sono in bella evidenza i loro fermagli che
invece nel kit Italeri non ci sono). Tornando
allunione dei due pezzi inerenti lo scafo, va
rilevato che non si rendono necessarie stuccature fra la zona di giunzione
anteriore dei due pezzi, ma che invece vanno tappati gli orifizi previsti per i
pezzi raffiguranti i ramponi da neve che non vanno utilizzati per questa
versione .
In questa fase vanno aggiunte le griglie degli
scarichi motore: come gi precisato non vanno seguite le istruzioni del
kit Italeri che suggeriscono di utilizzare i pezzi riproducenti quelle frammentate; vanno montate unicamente
quelle di tipo lineare.
Nella quinta fase vanno uniti allo scafo diversi particolari esterni del
mezzo: i grembiuli posteriori parafango non vanno assemblati mentre alcuni
degli attrezzi da zappatore come per i cingoli meglio unirli dopo la
colorazione generale.
Nella sesta fase, fra laltro, vanno uniti allo scafo gli iposcopi di
guida e le loro protezioni: quello centrale per un esemplare di produzione
tedesca deve essere di forma uguale a quella degli altri due. Sul carro dei Cavalleggeri
di Treviso che ho riprodotto, gli attrezzi da zappatore erano montati sulle
fiancate del mezzo ed erano montati anche gli specchi retrovisori.
Nella settima fase delle istruzioni cՏ un altro passaggio inerente una
delle caratteristiche della produzione tedesca, ovvero la staffa porta faro destra
che nel kit Italeri invece quella lunga tipica
della produzione OTO Melara: il pezzo in questione
dovr quindi essere accorciato e reso simile a quello che riproduce la staffa
porta faro sinistra. Non vanno utilizzati i pezzi che riproducono i ramponi da
ghiaccio e le relative staffe; i parafanghi anteriori da utilizzare sono quelli
pi piccoli come giustamente indicato dalle istruzioni.
Le fasi 8 e 9 sono inerenti ai due cavi da
traino: nella versione tedesca terminano allaltezza delle cassette contenenti
i cavi per la messa in moto demergenza; di conseguenza va seguita solo la fase
9 delle istruzioni, utilizzando sulle griglie degli scarichi motore solo due
dei ganci per i cavi di traino.
Si arriva quindi alla torretta: come gi evidenziato il kit Italeri fornisce le cuffie corazzate copri telemetri di
tipo tedesco e quindi per il Leopard 1 A 1 dei
Cavalleggeri di Treviso vanno benissimo.
Vanno per riprodotti alcuni particolari esterni della torretta carro
che stranamente non sono stati presi in considerazione della stessa Italeri e che sono presenti nelle due varianti produttive. Mancano
cio i quattro grossi pomelli per il sollevamento della
torre presenti quelli anteriori sono posti poco davanti alle cuffie
copri telemetri
quelli posteriori fra
gli attacchi del telaio cestello della torre. Questi pomelli hanno laspetto di un grosso chiodo con alla base un rinforzo circolare.
Io li ho autocostruiti utilizzando degli
spilli per le teste dei pomelli e dei pezzetti di sprue per la base dei pomelli
di sollevamento.
Subito dietro i copri telemetri sono presenti
degli agganci : anche questi vanno auto costruiti in quanto non riprodotti dal
kit. Basta usare pezzettini di filo di rame e altri in plastica
provenienti dai telai del kit Italeri .
Essendo un carro della versione 1 A 1, le due maniglie esterne
posteriori ai lati della torretta vanno montate in modo parallelo allo scafo.
Si deve ora prendere in considerazione il cannone :
quello del kit presenta il manicotto termico e va quindi radicalmente
modificato. Non si pu lisciare a raso la parte
terminale della canna in quanto il pezzo molto sottile e va quindi anche lei
auto costruita utilizzando ad esempio una parte del telaio del medesimo kit Italeri.
Questa naturalmente va sagomata e carteggiata fino ad assumere laspetto
della canna in questione; innestata sulla parte originale rimasta, deve essere completata
con il rinforzo terminale alla volata.
La costruzione quindi termina senza ulteriori
aggiunte e si pu quindi passare alla colorazione del kit non senza aver dato a
tutto il modello una mano di fondo (sempre meglio usare un grigio chiaro a
smalto) sia per evidenziare qualche problema di stuccatura sia per dare una
migliore superficie dappoggio alla successive mani di vernice che dovranno
riprodurre il tipico verde oliva dei mezzi dellE.I. e la relativa usura della
stessa. Ho steso ad aerografo ed in modo non uniforme una mano generale di Humbrol 66 sul quale ho poi effettuato dei passaggi dello
stesso colore schiarito con del grigio chiaro.
Ho infine aggiunto tutti quei particolari che avevo in precedenza omesso
di installare sullo scafo del carro (come gli attrezzi), le ruote dei cingoli
(le cui parti in gomma sono state riprodotte con un grigio scuro ) ed i cingoli
in vinile (che sono stati dipinti anche loro dapprima con un grigio scuro e poi
lumeggiati con del grigio chiaro).
Ho messo in atto una serie di procedure di
invecchiamento quali lumeggiature di grigio chiaro su
diversi punti dello scafo per riprodurre la polvere che si depositava sullo
stesso, passaggi di nero opaco
molto diluito sugli scarichi del motore per simularne leffetti dei fumi, ho
dato anche diversa polvere di colorificio di colore marrone chiaro su cingoli,
ruote e scafo per una ulteriore e generale patina di sporco .
Devo dire che alla fine il risultato stato abbastanza realistico se
raffrontato alla foto che mi ha dato lidea di riprodurre in scala questo carro
ed anche allaspetto di alcuni carri Leopard 1 A 5 in dismissione
che ho recentemente visto presso il poligono dellE.I. di Torre Veneri .
La raffigurazione delle insegne di reparto sono come al
solito uno dei principali problemi che si deve affrontare ogni qualvolta si
deve riprodurre un mezzo dellE.I.Infatti tolti la
riproduzione del rettangolo rosso in fusoliera (si pu prelevare da un foglio decals che anni fa la RCR ha dedicato alle insegne dei
carri italiani in 1/35), il disco della classe ponte e le due bandiere
nazionali (recuperabili dal foglio decals del kit Italeri), il resto va auto costruito
Sulla piastra anteriore dei carri dellE.I. erano sempre presenti l tricolore, il
disco ponte, la targa rettangolare, lo stanag
(ovvero il rettangolo entro il quale era posto anche lo scudetto divisionale,
in questo caso quello della Brigata Meccanizzata Mantova): stanag
e targa vanno auto costruiti cosi come la cornetta con il numero 28 che era
laraldica tipica dei Cavalleggeri di Treviso.
Stesso problema per lo stanag e la targa
posteriore: se si ha a disposizione un programma grafico per pc, una stampante laser a colori ed un buon scanner, si
possono riprodurre tutti queste insegne usando ad esempio il foglio decals trasparente Tauromodel
Vista la natura artigianale di alcune delle decals
utilizzate su questo modello, la loro applicazione ha richiesto luso di parte
delle tecniche utilizzate per le decals industriali (ovvero
passaggio di un trasparente lucido prima della posa delle decals
e poi il trasparente opaco, senza la fissazione delle stesse con liquidi
emollienti che avrebbero potuto danneggiarle) .
Ho completato cos questo modello di un mezzo dellArma di Cavalleria
dellEsercito Italiano, con un assemblaggio quasi da scatola. Il kit Italeri in buona sostanza un prodotto abbastanza valido
ed un peccato che lo stesso questo anno sia uscito
di catalogo anche perch con lo stesso si possono riprodurre le altre versioni
dei Leopard in servizio in Italia, sia pure con
alcune aggiunte, modelli di cui si parler presto su Modellismo Salento !!!
Si ringrazia la Italeri
S.p.a. per il modello gentilmente fornito in
recensione.
Gabriele Luciani