Model Victoria – Autocarro Militare Unificato F.I.A.T. 626

Modello in resina scala 1/35
Testo e foto di Gabriele Luciani
Ringrazio la Model Victoria per il kit gentilmente fornito in recensione


La definizione “gioiello” ricorre spesso negli articoli che hanno come oggetto un prodotto della ditta di San Daniele, non tanto perché il titolare Paolo Marcuzzi è anche un orafo, ma quanto perché la qualità dei suoi modelli è oggettivamente al top della produzione mondiale. Un livello raggiunto dapprima con una gamma di figurini in resina in scala 1/35, con pose frequentemente originali, poi mantenuto con la serie di mezzi , sempre in resina e nel medesimo rapporto di riduzione. Da convinto italianofilo, ritengo  una fortuna che la produzione Model Victoria sia esclusivamente dedicata a soggetti italiani della seconda guerra mondiale, con l’eccezione dei due kit che riproducono rispettivamente le due versioni delle moderne blindo Centauro e di un set per le corazzature addizionali in torretta della medesima.

Nel 2006, un ultimo arrivo eclatante, ovvero il kit completo del F.I.A.T. 626, uno dei protagonisti della storia militare nazionale. Questo camion a due assi infatti, fu prodotto dalla fabbrica torinese dal 1939 al 1948 e venne fornito al Regio Esercito in circa 8000 esemplari, in varie sottoversioni; anche la Regia Aeronautica ne ebbe, così come, dopo l’armistizio, le forze tedesche. Il 626 fu presente per lo più nelle campagne militari in Africa Settentrionale e di Russia, nonché nelle forze armate della neo nata Repubblica Italiana:per tutto questo  si può dire che la scelta da parte della Model Victoria di riprodurlo in scala è invero molto azzeccata, sia da un punto di vista commerciale che modellistica, potendolo sfruttare questo suo modello per tutta una vasta serie di ambientazioni, se si vuole anche abbastanza particolari. Su questo autocarro, come buona fonte iconografica, suggerisco il tomo secondo de “Gli autoveicoli tattici e logistici del Regio Esercito fino al 1943”, opera a firma del noto esperto Prof. Nicola Pignato e del Ten. Col. Filippo Cappellano, edita nel 2005 dallo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano . Dal raffronto con i trittici e le foto sul 626 presenti su questa Opera, si può trarre la netta impressione che il modello friulano riproduca più che adeguatamente le forme e dimensioni del mezzo reale.
Il kit è contenuto nella solita confezione utilizzata dalla Model Victoria per i suoi kit dove sono riportate anche utili foto del modello finito ; pure in questa occasione i vari pezzi sono divisi in sotto insiemi e posti quindi in varie bustine. Oltre ai pezzi in resina c’è una consistente serie di foto incisioni (fra cui le targhe posteriori dei mezzi italiani) , un piccolo rettangolo di plastica trasparente (per la riproduzione delle parti vetrate della cabina), un foglio decals per quattro esemplari del Regio Esercito (sia per la campagna di Russia che quella in Nord Africa) ed altrettanti tedeschi e un foglio istruzioni. Quest’ultimo è costituito da una serie di fotografie che, pur precisando la colorazione esterna dei vari mezzi con riferimenti alla gamma Humbrol, non descrive quella di alcuni particolari (in specie quelli degli interni della cabina di guida), ed illustra le varie fasi dell’assemblaggio dei vari gruppi delle componenti del modello, indicando i numeri dei pezzi presi in considerazione. Questo però è l’aspetto meno “simpatico” della costruzione anche perché la numerazione indicata dei pezzi nel foglio istruzioni e quella effettiva sui supporti di stampa e quelli delle foto incisioni, a volte non corrispondono. Più che in altri modelli quindi, è necessario in questo caso studiare bene tutte le componenti del kit e le varie immagini sia sul foglio istruzioni che sulla scatola, prima di lavorare sulle stesse, iniziando a liberarle dagli alberi della colata di stampa con l’uso di un seghetto da traforo. Malgrado però l’elevato numero dei pezzi e in qualche caso le loro dimensioni, nel mio kit ho rinvenuto solo una bolla da dover riempire con lo stucco Milliput (era in uno dei pezzi che riproducono una delle sponde laterali del cassone), segno di una elevata qualità della resina utilizzata e di un buon procedimento di stampa.

Sono veramente notevoli poi alcuni particolari del kit come la riproduzione del pavimento della cabina guida, delle cinghie di ritegno del cofano motore, delle maniglie delle portiere o delle nervature del cassone di carico e delle sue sponde. E’ anche degno di rilievo la riproduzione della cabina di guida: questa è realizzata in un solo pezzo che si completa con un  pezzo che riproduce il fondo interno/esterno della stessa e il cofano motore e con due altri per le portiere che possono essere assemblate in posizione chiusa o aperta per far vedere il dettaglio interno.

Il fondo del vano di carico presenta due pannelli che volendo si può evitare di incollare ed ulteriore nota positiva, c’è anche un ottimo figurino di un autista con tuta da meccanico,naturalmente in una posa non banale...Peccato solo che questo è già  unito al sedile di guida, escludendo così la possibilità di una posizione alternativa; nel kit comunque c’è un secondo sedile lato guida, libero dal figurino che quindi se si vuole si può anche omettere. Sono poche le sbavature da ripulire e altrettanto limitate le difficoltà nella costruzione del kit: si nota subito che c’è stata una adeguata  progettazione dei pezzi e del loro assemblaggio che procede così veramente con molta rapidità. Bisogna solo prestare un po’ di attenzione nell’utilizzazione delle parti foto incise, specialmente nel distacco di quelle che raffigurano la cornice dei due finestrini anteriori e dei loro sistemi di apertura e dei due tergicristalli.

ici poi vanno utilizzate per ricavare dal piccolo foglio di plastica trasparente i contorni delle parti vetrate anteriori della cabina guida  mentre le sagome di quelle dei finestrini posteriori e di quelli laterali vanno ricavate seguendo le indicazione del foglio istruzioni: da rilevare che sulle portiere c’è gia il solco dove inserire il finestrino laterale...

E’ chiaro che il motore,la scatola del cambio e il collettore di scarico saranno in metallo brunito, la parte terminale della marmitta sarà anche lei in metallo brunito ma con una invecchiatura in ruggine.

Su suggerimenti di Paolo Marcuzzi (persona invero sempre cordiale e  disponibile) ho riprodotto il volante e il cruscotto in nero, mentre i i cuscini dei sedili in cabina li ho riprodotti in cuoio che poi ho pesantemente invecchiato (naturalmente più quello del guidatore).

Ho ritenuto poi che il colore generale dell’interno della cabina dell’esemplare da me scelto era uguale a quella degli esterni, ovvero il grigio verde  del Regio Esercito che ho realizzato con lo smalto Humbrol n.102 ; ho naturalmente sporcato il fondo prima di “chiudere” la cabina, non incollando pero lo sportello destro. Il modello si assembla quindi  con una discreta rapidità ma è preferibile evitare di assemblare la cabina guida e di unire questa e il vano di carico al telaio prima di aver verniciato singolarmente tutte queste componenti con la colorazione definitiva dell’esemplare che si è scelto di riprodurre. Io ho optato per un 626 certo un po’ insolito…

A pag 111 della  monografia “L’Esercito Italiano dall’armistizio alla Guerra di Liberazione”, edita sempre nel 2005 dallo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, a firma del Ten. Col. Filippo Cappellano in collaborazione con il Ten.Col. Salvatore Orlando, ci sono due immagini  di due F.I.A.T. 626 usati nella primavera del 1944 dal Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.). Questi camion sono molto interessanti per diverse ragioni, prima di tutto perché si tratta di mezzi di produzione italiana, organicamente ancora in mano a un reparto di forze nazionali dopo l’8.9.1943. Inoltre, questi 626 hanno la caratteristica di avere le insegne alleate ed italiane, all’esterno della cabina guida: le prime consistono in tre stelle inserite in un cerchio, due piccole (una sulla portiera destra ed una dal diametro di poco più contenuto sopra il fanale anteriore destro) e una più grande sulla portiera sinistra, che ho ritenuto essere sempre di colore bianco mentre dalle foto non si evidenzia la presenza anche sul tetto della cabina di un'altra stella analoga.

no le usuali targhe del R.E. e il  distintivo del C.I.L., uno scudetto rosso con croce e contorno bianchi a fianco della stella piccola sulla portiera destra. Visti i chiari scuro delle stesse immagini, è molto probabile che per applicare queste nuove insegne, si sia proceduto quanto meno a lavare le cabine di guida di questi 626 se non proprio a riverniciarle, mentre il resto dei camion è rimasto particolarmente sporco come d’altronde dovrebbe essere un mezzo da trasporto militare impiegato da tempo in operazioni belliche.

Ho scelto il mezzo la cui targa inizia con le cifre R.E. 116 (le restanti sono coperte da una macchia ma mi sembra di aver visto i numeri 477 anche se comunque credo sia una targa rifatta sul campo) che non aveva il parafango sulla ruota posteriore destra, i due faretti anteriori esterni alla carrozzeria e lo specchio laterale sinistro mentre le due cassette laterali anteriori sinistre erano alla stessa altezza. Dopo aver dato una uniforme mano generale di verde, ho passato un lucido acrilico Gunzee Sangyo solo sulle superfici esterne della cabina di guida per meglio posizionare con il liquido emolliente Mr.Mark Softer della Gunzee Sangyo, le decals con cui ho riprodotto tutte le insegne .

Le tre stelle (quella sinistra in scala ha un diametro di 10 mm,  5 mm le altre due) le ho tratte da un ottimo foglio decals di insegne US ARMY WWII in scala 1/72 della ditta Techmod, no.cat. Tech-D72809 Allied Star Insignia White, procuratomi da Mister Kit che ringrazio sentitamente. Lo scudetto del C.I.L. l’ho ricavato dall’insegna caudale di nazionalità dell’aviazione militare danese, presa da un foglio decals di un kit E.S.C.I. sull’F.100 in scala 1/72; la cornice celeste dello scudetto l’ho rifatta a pennello. La targa anteriore è basata su una decals tratta dal foglio RCR sui mezzi italiani della 2° g.m. in scala 1/35, dove alle lettere R.E. già presenti ho aggiunto i numeri tratti dalle targhe presenti sul foglio decals del kit Model Victoria.

Sempre da questo ultimo foglio ho tratto lettere e cifre della targa posteriore che ho posto sul fondo bianco dipinto sulla foto incisione liscia e senza numeri che riproduce appunto la targa posteriore. In ultimo ho applicato le scritte indicanti tara e portata del mezzo, ricavate sempre dal foglio decals del kit Model Victoria.

Passato il trasparente opaco acrilico della Gunzee Sangyo ancora sulle superfici esterne della cabina di guida del 626, ho invecchiato  leggermente la stessa sulle sue zone laterali ed un po’ di più sulle sue zone basse e sul tetto.

 Ho quindi assemblato definitivamente fra di loro telaio, cabina e cassone, e ,per riprodurre la polvere posatasi sulle zone inferiori dei camion ed in prossimità delle ruote,  ho dato ad aerografo una mano di grigio chiaro, scarsamente diluito, su tutte le analoghe parti del modello, unendo infine le sei ruote (sono solito realizzare i pneumatici con un grigio scuro e poi invecchiarli con il grigio chiaro passato a spruzzo sul loro battistrada e in prossimità del cerchione ).

Ho poi usato diversi vecchi tensocrom della Lifecolor e polveri di gessetti colorati, passati con pennelli a spatola, per sporcare pesantemente e sbiadire in modo non uniforme la vernice del cassone. Dopo pochi passaggi di alluminio sui cerchioni delle ruote sui rinforzi delle sponde del cassone, ho messo sugli stessi i ganci ad anello (presi dalle foto incisioni del kit) presenti sugli stessi concludendo così l’assemblaggio  di questo bel modello con il solo rimpianto (visto che le forze cobelligeranti non avevano mezzi corazzati eccetto alcune cingolette Bren Carrier) di non poterlo ambientare ponendo sul suo piano di carico con un carro L 6/40, sempre tratto da un altro ottimo modello della   Model Vittoria…