ITALERI  – Autoblinda AB-40 Ferroviaria             
modello in plastica iniettata scala 1/35 – No.cat. 6456


Testo e foto di Gabriele Luciani
Si ringrazia la Italeri S.p.a.  per il kit gentilmente fornito in recensione


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Nel corso delle operazioni in Spagna ed in Abissinia, il Regio Esercito non ebbe a disposizione una valida autoblindo, ma solo mezzi obsoleti.  Nello stesso periodo,   la nascente Polizia Africa Italiana, milizia alle dipendenze del Ministero delle colonie, aveva pure essa necessità di reparti motorizzati destinati alla ricognizione. Per soddisfare queste esigenze, nel 1937 venne commissionata alla F.I.A.T.–Ansaldo la realizzazione di una nuova autoblinda i cui prototipi (rispettivamente per il R.E. e la P.A.I.) vennero realizzati nei primi mesi del 1939. Dopo un periodo di prove nel quale i due mezzi rivelarono delle buone caratteristiche, si decise la produzione in serie di un modello migliorato ed unico per i due enti in questione, denominato AB-40. L’armamento era costituito da tre mitragliatrici da 8 mm , una nella parte posteriore dello scafo, due abbinate in una bassa torretta; la produzione venne avviata ai primi del 1941 ma in poco tempo venne modificato l’armamento con l’adozione di una torretta simile a quella del coevo carro leggero L.6. Nel gennaio 1942 lo Stato maggiore del R.E. commissionò la trasformazione di alcune di delle prime autoblindo prodotte, per poterle impiegare nell’ambito di una apposita Compagnia, anche su ferrovia a scartamento ridotto e nelle zone ex-jugoslave affidate al controllo italiano, un teatro d’operazioni che stava rivelandosi sempre più impegnativo. Le aggiunte più evidenti per realizzare questi mezzi furono quattro ruote ferroviarie, mozzi per poter trasportare altre quattro ruote dotate di pneumatici, contenitori di sabbia per evitare lo slittamento delle ruote, dispositivi scaccia pietre, un faretto in torretta. Maggiori particolari su tutta la famiglia delle autoblinda costruita dalla F.I.A.T.-Ansaldo, nonché delle varianti “ferroviarie” si possono trovare sull’Opera edita nel 2002 dall’Ufficio Storico dello S.M.E., “Gli autoveicoli da combattimento dell’Esercito Italiano” volume secondo (1940-1945) a firma dei due noti storici ed esperti Filippo Cappellano e Nicola Pignato. Fra le altre informazioni, si trovano l’elenco delle targhe delle “ferroviarie”, un prezioso trittico in scala 1/50 di questa versione della AB-40  (per portarlo alla scala 1/35 basta fotocopiarlo al 137%), una immagine frontale di una colonna dei mezzi della Compagnia ferroviaria, con in primo piano l’esemplare targato R.E. 375 B, ovvero proprio di uno dei soggetti del foglio decals del kit Italeri. 


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Questo modello è stato presentato nel corso del 2007 facendo seguito alle precedenti confezioni rispettivamente dedicate alla versione AB-41 e alla AB 43; la scelta della ditta bolognese di riprodurre tutta la famiglia di queste autoblindo non può non dirsi azzeccata in quanto, come già precisato in occasione della presentazione della AB-43 in questo sito, in pratica l’Italeri ha realizzato una base di stampo comune ai tre kits, al quale vengono di volta in volta aggiunti i pezzi necessari per realizzare le diverse varianti di queste autoblindo.


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Nel kit della AB-40 Ferroviaria si trovano quattro alberi di stampa, un piccolo foglio decals, quattro pneumatici in vinile. La stampata più grande contrassegnata dalla lettera C, relativa al corpo dello scafo è quella comune rimasta del tutto invariata (con le griglie d’aerazione del cofano motore ora in numero corretto).


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Le due stampate gemelle, entrambe contrassegnate dalla lettera B,  relative al treno di rotolamento del mezzo sono state “arricchite” con i pezzi riproducenti le ruote ferroviarie, i cerchioni per due delle ruote stradali, i cavi di ritegno di queste ultime quando non

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utilizzate, gli spargi sabbia, i para pietre, le mitragliatrici in torretta, un tratto di binario ferroviario con relative assi di legno, dove ubicare il modello una volta terminato.


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Atra stampata rimasta inalterata rispetto alle due precedenti AB, è quella che riproduce il telaio del mezzo (lett. A) cui però è stata “saldata” la quarta, contraddistinta dalla lett. D


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Questa è quella relativa alla torretta, cui si aggiungono anche le sabbiere. Da un confronto con il trittico della citata opera di Nicola Pignato e Filippo Cappellano, si può constatare che la torretta è riprodotta esattamente in scala, mentre le sabbiere sono un pelino sovrabbondanti.


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Il piccolo foglio decals, oltre all’esemplare italiano con le superfici esterne tutte in giallo sabbia, fornisce quattro croci della Wermacht, per un esemplare utilizzato sempre in Jugoslavia ma nel 1944 e contraddistinto dalla mimetica a chiazze di verde scuro e marrone rossiccio sempre sul giallo sabbia. Da sottolineare che caratteri e dimensioni delle targhe del mezzo italiano sono esattamente riprodotti, mentre la decal che riproduce lo stemma che era presente sui mezzi da combattimento del Regio Esercito fino al luglio 1943, purtroppo non è utilizzabile in quanto lo stesso era in realtà realizzato su una piastra metallica che, dopo essere fissata allo scafo anteriore del mezzo, veniva dipinta con lo stesso colore di fondo.


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Sulla costruzione del modello in generale non c’è molto da dire di nuovo rispetto a quanto da me rilevato in occasione della realizzazione della AB-43 della stessa Italeri e, stante la identità di molte parti dei due kit e del 70% del loro assemblaggio , sono quindi costretto a ripetermi…Anche nel caso della AB 40 Ferroviaria, lo stampo è abbastanza “pulito” ma ci sono sempre i segni degli estrattori all’interno di molti pezzi edall’esterno dello scafo nella zona delle ruote di scorta. A modello ultimato questi segni fortunatamente non si vedono ma se  si vuol montare il modello con gli sportelli dello scafo in posizione aperta (opzione ardua stante la reiterata scarsità degli interni…)  questi segni daranno  fastidio. Il distacco dei pezzi più grossi dagli alberi di stampa non crea grossi problemi mentre è un po’ più delicato quello dei più piccoli e filiformi;  alcuni di questi vanno ripuliti da qualche bavetta. La plastica è di un tipo abbastanza “pastoso” e per incollare i pezzi è sufficiente poca trielina (ottima sostituta della specifica colla liquida per modellismo…) per avere delle unioni abbastanza salde. La costruzione è molto semplice e, seguendo le istruzioni della Italeri, prosegue con una certa celerità, partendo dal telaio inferiore. In questa fase sarebbe molto opportuno evitare di unire al telaio i quattro pezzi circolari contraddistinti dai numeri 18 b e 20 b, in quanto ostacolerebbero la colorazione e successiva sporcatura dei vani ruote. Passando all’unione dei pezzi che compongono lo scafo, va detto che c’è sempre la necessità di usare un filo di stucco fra le due piastre anteriori ed i parafanghi delle ruote, con la relativa difficoltà di lisciarlo successivamente ad essiccazione avvenuta, per il rischio di far saltare qualche bullone limitrofo alla zona dove si sta lavorando.


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L’unica “noia” della costruzione sta nella erronea posizione della piastra di ritegno dei  due tubi spargi sabbia anteriori e nella eccessiva lunghezza degli stessi: a differenza di quanto indicato dalle istruzioni del kit la piastra non va al termine della struttura para sassi ma sullo sperone laterale posto sull’arco della stessa struttura. Per fortuna basterà recidere il tubo spargi sabbia in prossimità del condotto che si innesta nella scatola contenente la sabbia per risolvere il tutto.  


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Le modifiche che ho ritenuto opportuno apportare al kit sono state solo quelle inerenti all’apertura delle cornici dei tre fari del mezzo   riempiendoli tutti poi a colorazione ultimata con il liquido della Toffanol per riprodurre le parti vetrate.


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Alcune aggiunte che ho ritenuto opportuno fare sono state quelle delle riproduzioni dei due “galletti” ubicati sullo scafo e che servivano a tenere fermi i tiranti delle ruote di scorta quando questi non erano utilizzati: li ho recuperati da una lastra di fotoincisioni contenuti nel kit in scala 1/35 della Model Victoria dedicato al F.I.A.T. 626 dove erano in numero superiore alle necessità del kit medesimo.


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Sempre dallo stesso kit ho prelevato la foto incisione che rappresenta lo stemma presente come detto sul frontale dei mezzi del Regio Esercito (anche in questo caso la Model Victoria è stata “generosa”  e nel suo modello ci sono ben due di queste piastre).


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Termina in poco tempo la costruzione del modello, ho steso ad aerografo sullo stesso una mano di colore grigio chiaro a smalto della Testor’s per evidenziare qualche soluzione di continuità fra i pezzi e comunque per dare una migliore base d’appoggio al colore definitivo delle superfici esterne del mezzo. Il giallo sabbia usato dal Regio Esercito sui suoi mezzi è stato da e riprodotto con un colore Humbrol 93, sempre steso ad aerografo e sul quale ho poi applicato un invecchiamento dapprima con passate di grigio chiaro sotto lo scafo e sotto i parafanghi delle ruote, poi con polveri di gessetti di colore nero e marrone stesi senza uniformità con un pennello a setole piatte, in zone limitrofe ai parafanghi (sia all’esterno che all’interno delle stesse) agli sportelli d’entrata dell’equipaggio, delle sabbiere e degli sportelli del vano motore. Ho ritenuto opportuno lumeggiare di più gli spigoli della torretta con lo stesso sabbia Humbrol 93 schiarito con il bianco.


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A questo punto va aggiunta la riproduzione dei comandi flessibili grazie ai quali era possibili comandare dal vano equipaggio le sabbiere. Questi comandi li ho realizzati con un filo sottile di rame verniciato in nero e posizionati, quello anteriore seguendo la foto a pag. 167 della su citata opera di Filippo Cappellano e di Nicola Pignato, dove si vede  con molta chiarezza che lo stesso fuoriesce dallo scafo  in prossimità delle protezioni dei fari anteriori, passa all’esterno delle paline poste sui parafanghi, arrivando così agli attuatori delle sabbiere, passando altresì sul muso dello scafo davanti ai due ganci di traino.


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Più problematico stabilire la effettiva posizione di quello posteriore: non credo ci siano foto di AB 40 ferroviarie viste posteriormente e comunque non ne ho trovate…Solo grazie alle foto di alcune analoghe AB 43 Ferroviarie utilizzate dopo il 1945 dall’Esercito Italiano edite sul terzo volume dell’Opera “Gli autoveicoli da combattimento dell’Esercito Italiano” (1945-1955) sempre a firma di Filippo Cappellano e Nicola Pignato, ho potuto almeno intuire l’andamento di questo comando che credo pure non doveva essere posizionato in modo da non  intralciare il funzionamento della mitragliatrice presente nello  scafo.

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E’ a questo punto che ho applicato le due decals che riproducono le targhe del mezzo: dalla foto dello stesso, quella anteriore appare decisamente pulita, malgrado questa autoblinda sia abbastanza sporca. Sembra come se la medesima a targa fosse stata applicata in un momento successivo all’arrivo in reparto o come se fosso stata tenuta pulita…


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La targa posteriore comunque, non può certo andare sul pezzo in plastica che dovrebbe riprodurla nel kit Italeri…Ho preferito pertanto ricavarmi una base di dimensioni adeguate e i relativi sostegni, da un residuo di una lastra di foto incisioni ed aggiungervi la decal con il fanalino recuperato dal pezzo in plastica.


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Sempre esaminando la foto di questa autoblindo e delle altre poche AB-40 “normali” sembra che sul cielo della torretta ci fosse una zona di colore bianco: in effetti uno dei segni distintivi dei mezzi del R.E. per evitare il cd. “fuoco amico” era un disco bianco (a volte anche una Croce di Savoia) sulla parte superiore dei mezzi, applicato con certezza sui carri e sui semoventi della serie M su scafo M 40 ed M 41, ed anche sulle AB.41. Stante la conformazione generale della parte superiore della torretta della AB.40 con un unico largo sportello ho ritenuto che solo questo fosse stato dipinto in bianco. Altro bianco si può poi vedere sulle “cupolette” che consentivano di elevare il raggio di azione in verticale delle due mitragliatrici .


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Nel kit sono contenute le parti necessarie a realizzare un tratto di ferrovia, una scelta obbligata in quanto il modello montato di un mezzo ferroviario sembrerebbe quanto meno nudo senza  i suoi binari!  Nel kit si trovano quindi dieci traversine in legno e quattro tratti di binari che vanno congiunti a due a due con della piastre bullonate di raccordo. L’unione di tutte queste parti è stata ben studiata con degli alloggiamenti sulla traversine molto idonei. Per colorarle tutte ho proceduto dapprima a verniciare con un marrone scuro acrilico le parti in legno procedendo poi ad un invecchiamento con polveri di gesso di colore nero e marrone fino quasi a fare divenire il marrone un nero. Le parti metalliche invece sono state dipinte in un alluminio sulla zona di contatto con le ruote dei treni, in acciaio brunito nelle restanti.


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Una volta finito l’assemblaggio dei binari e dello scafo della AB 40 , ho proceduto ad unire le ruote, anche queste dipinte con colori  metallici e variamente usurati ed invecchiati, in modo tale da ottenere un aspetto il più armonioso e raccordato possibile della convergenza delle stesse ruote.


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La costruzione si completa quindi con l’unione dei particolari esterni come la marmitta, gli attrezzi da zappatore, i fari, i dispositivi acustici, l’aereo dell’antenna radio e le ruote di scorta. Mi riprometto comunque in futuro di posizionare questo tratto di binari in un piccolo diorama che riproduca anche parte della massicciata ferroviaria, così come di procedere a scambi di componenti fra una confezione e l’altra di questi modelli di autoblindo, per realizzare anche  altre versioni ancora non uscite .


Buon Modellismo Gabriele Luciani