BOFORS 40 MM Anti Aircraft Gun
Kit Italeri Scala 1/35  cat. No. 6458

testo e foto di Gabriele Luciani
 Si ringrazia  la Italeri S.p.a. per il modello   gentilmente fornito   in recensione

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Concepito in Svezia alla fine degli anni 20, il cannoncino Bofors si è rivelato una delle migliori armi contraerei leggere. La sua versione per le forze terrestri, montata su un affusto ruotato, ebbe una larghissima diffusione presso gli eserciti di diversi paesi, poi coinvolti nella seconda guerra mondiale. Questa arma è rimasta  in servizio, sino agli inizi degli anni 80, nelle forze armate di circa quaranta nazioni; anche il Regio Esercito lo valutò (forse un tipo di produzione ungherese) e nel dopoguerra, i complessi trainati Bofors costituirono, con due gruppi su tre batterie di sei pezzi ciascuna, l’armamento dei reggimenti di artiglieria contraerea  delle divisioni di fanteria dell’Esercito Italiano. La produzione di questo pezzo da 40 mm e delle relative munizioni, oltre che in Svezia, venne impiantata in quasi tutte le nazioni europee con modifiche e migliorie che riguardarono per lo più il sistema di trasporto: la variante realizzata in Polonia e poi adottata inizialmente dalla Gran Bretagna, aveva l’affusto con code semplificate rispetto a quelle originali a sezione quadrangolare. L’esercito inglese ebbe poi dei Bofors con le code degli affusti di forma circolare, mentre le forze armate americane ritennero opportuno conservare intatto il tipo svedese. In buona sostanza, si tratta di un soggetto che si presta a svariate utilizzazioni in diversi contesti: infatti questo cannoncino veniva utilizzato anche contro obiettivi terrestri, anche in imboscate contro mezzi corazzati nemici.

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Alla variante utilizzata dalle forze armate statunitensi, del tipo senza protezione per i serventi, l’Italeri dedica dal 2007, un buon modello in scala 1/35, completamente in plastica iniettata, senza aggiunte di parti in resina o foto incise, senza decals ma solo con un chiaro foglio istruzioni, con riportate le foto delle tre stampate.


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Il primo albero di stampa è contraddistinto dalla lettera A ed è relativo in gran parte alle componenti principali del cannone e del suo affusto. La qualità dei pezzi è molto buona e durante il distacco dei pezzi si deve fare attenzione solo a quelli più sottili per evitare che gli stessi possano rompersi. In questa stampata trova posto anche il pezzo che riproduce la canna di ricambio del cannone: questa bocca da fuoco infatti era lunga e sottile ed un tiro molto prolungato poteva portare ad un suo surriscaldamento. Cambiare la canna era una operazione che, se effettuata da personale addestrato, poteva essere effettuata in pochi minuti anche senza il ricorso a particolari attrezzature. Fra i pezzi c’è anche la riproduzione di un caricatore a piastra con quattro colpi: in realtà questi caricatori erano da cinque colpi ( questa arma poteva sparare sino a 120 colpi al minuto e quindi la stessa piastra veniva “consumata” in soli due secondi e mezzo). Il sistema d’armamento era tale  che il personale che utilizzava questo cannoncino non doveva far altro che immettere i caricatori nella apposita slitta sulla culatta del cannone e seguire il bersaglio: l’espulsione del bossolo infatti era automatica e non interessava i serventi del pezzo.

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Le altre due stampate sono ripetute e contraddistinte dalla lettura B: queste completano il modello con la riproduzione dei particolari più piccoli del cannone e con i quattro figurini di altrettanti soldati statunitensi : in pratica sono due coppie di serventi (uno in piedi ed un altro seduto al pezzo) con le stesse posizioni, ed in verità non li trovo molto entusiasmanti… Credo che la plastica non sia il materiale migliore per realizzare dei figurini e quindi, come già fatto in altre occasioni, ho preferito non utilizzarli. Le quattro ruote del complesso di traino hanno il battistrada troppo accentuato anche per dei pneumatici di tipo americano appena usciti dalla fabbrica: vanno quindi carteggiate decisamente e va re-inciso il disegno del battistrada specie se si vuol riprodurre un complesso Bofors in servizio con le forze armate di altri paesi che non siano gli U.S.A.. Questa è la prima operazione da effettuare nel corso dell’assemblaggio di questo kit che ricorda molto la qualità dei kit Italeri prodotti negli anni 70-80 e che fecero molto apprezzare la ditta bolognese dagli appassionati di tutto il mondo. Da notare inoltre che quasi tutte le parti del kit possono essere assemblate fra loro in modo tale da consentire alle stesse, anche a costruzione ultimata, di muoversi: il foglio istruzioni comunque indica le possibilità di assemblare il cannone ed il suo traino alternativamente in posizione di sparo o di rimorchio anche se con pochi accorgimenti le parti si possono lasciare libere di svariare nelle due opzioni.


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Per essere poi più “liberi” durante la colorazione del modello è preferibile posporre l’unione

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 delle ruote al carrello di traino; la seconda fase della costruzione è infatti relativa all’assemblaggio alla “crociera” di base (il pezzo 24 A) dei due assali di traino e dei blocchi delle code laterali dell’affusto. Nella terza fase vanno unite le quattro piastre circolari d’appoggio dell’affusto: anche se il pezzo poteva sparare sulle ruote, questa era una soluzione d’emergenza in quanto la stabilità diminuiva di molto; pertanto, se si vuol riprodurre il Bofors in posizione di sparo, si devono posizionare gli assali  in modo che le rispettive ruote non tocchino la superficie, distaccandosene di pochi millimetri, mentre l’appoggio dell’affusto si deve basare sulle quattro piastre circolari riprodotte dai pezzi 55 b.  I martinetti di queste ultime sono però un po’ corti e vanno sostituiti con alti ricavati da tondini di plastica Evergreen di adeguato spessore .

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Passando alla costruzione del cannone vero e proprio, si rileva che nell’unione dei due pezzi che riproducono la culatta (pezzi 35 A e 36 A) si deve fare un pochino d’attenzione per evitare del tutto l’uso dello stucco, un uso del tutto assente nel resto delle restanti fasi della costruzione di questo modello.  Molto bella la riproduzione del traliccio quadrangolare con la piastra circolare di base del cannone. Non c’è bisogno inoltre di particolari aggiunte anche se i mirini dell’apparato di puntamento hanno i raggi troppo spessi : meglio di così non credo si sarebbe potuto fare se non con  dei pezzi in fotoincisione che avrebbero potuto dare con facilità un tocco di realismo maggiore. In queste condizioni,  l’autocostruzione di questi particolari, sia per la loro forma che per le dimensioni in scala, purtroppo è una impresa veramente impegnativa.

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Il complesso del cannone con i meccanismi di brandeggio e di elevazione, i dispositivi di puntamento, i seggiolini dei serventi e  la piastra di sostegno si  assemblano senza particolari problemi con incastri abbastanza sicuri dei vari pezzi. Come già fatto per le ruote, è meglio non unire alla piastra d’appoggio dei serventi, i pezzi 36 B e 40 B, e lo stesso dicasi per l’insieme del cannone all’affusto, sempre allo scopo di aver maggiore libertà d’azione durante la fase della colorazione e del successivo invecchiamento della stessa, raggiungendo così qualsiasi punto del modello.  Alla fine, non ci si rende quasi conto che la costruzione di questo kit comporta l’utilizzazione di oltre 110 pezzi, esclusi le componenti dei quattro figurini e del loro equipaggiamento. Infatti tutto l’assemblaggio procede senza intoppi, senza l’uso dello stucco se non quello eventuale limitato ad una sola zona (ovvero, come già detto sopra, per far sparire dei segni di giunzione della parte posteriore della culatta del cannone) e l’attenuazione del battistrada dei copertoni delle quattro ruote. Oltre alla possibilità di scegliere fra posizione dell’arma in posizione di sparo e quella in posizione di traino, non ci sono ulteriori opzioni nel kit, se non quella di accostare al pezzo, nell’ambito di un diorama,  la cassa contenente la canna di riserva.

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Anche se  non ho usato lo stucco,   ho preferito dare lo stesso una mano di grigio chiaro a smalto Testors- Model Master per dare una migliore superficie d’appoggio alla tinta scelta per   la   colorazione mimetica. 


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Ho ritenuto che il modello prodotto dall’Italeri possa riprodurre in scala uno dei cannoni in servizio, durante gli anni 50, nell’Esercito Italiano : una foto di questi complessi contraerei, riequipaggiato, con pneumatici diversi da quelli del kit e forse di produzione nazionale,  fu pubblicata a pag. 24 del numero B 5 della mai fin troppo rimpianta rivista Storia Modellismo.


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Per la raffigurare la vernice verde utilizzata in quel periodo, ho utilizzato una tinta a smalto Humbrol n. 75 stesa con l’aerografo; considerando che il modello riproduce un pezzo di artiglieria utilizzato per molto tempo sia  pure in tempo di pace , non ho ritenuto opportuno lanciarlo senza un adeguato invecchiamento, anche per “spezzare”, nel modo più realistico possibile, l’uniforme monotonia della colorazione. Non ci sono infatti particolari da dipingere con vernici di colore diverso se non i microscopici catarifrangenti ed i vetri delle luci posteriori, poste sui mozzi delle ruote. Questi fanali fra l’altro, quando il cannone è in posizione di sparo, sono rivolti in basso e sono quindi del tutto invisibili … Ho quindi “lumeggiato” le zone sottoposte al calpestio dei serventi con passaggi ad aerografo di verde oliva chiaro Humbrol 108, finendo alcuni spigoli dell’affusto  in alluminio. Ho poi passato una mano finale di trasparente opaco acrilico della Testors- Model Master.

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Per  riprodurre le ruote, dopo aver lisciato il battistrada di quelle del kit Italeri, ho inciso le scanalature longitudinali dei pneumatici come visibili dalla citata fotografia di Storia Modellismo. Il colore della gomma è un grigio medio opaco, il battistrada e le zone limitrofe al cerchione sono state lumeggiate con grigio chiaro per riprodurne l’usura.  Una volta completate le ruote, le ho unite al modello ed ho concluso l’invecchiamento con alcune passate di terra di colorificio di colore marrone chiaro nelle zone più basse del cannone, sui cerchioni, sulla piastra dei serventi e le loro pedaliere. Non sembra poi che i nostri pezzi di artiglieria avessero simboli tattici o divisionali a differenza dei loro trattori, un fatto positivo, vista la carenza di valide decals per i mezzi dell’E.I.! In poche ore la costruzione del modello termina, con la gradevole constatazione di aver passato alcuni momenti di piacevole modellismo, anche se un  grande rimpianto è quello di non avere a disposizione per questo cannone,  anche un altro bel modello riproducente un suo traino italiano, magari un autocarro FIAT CM-50 !
Scherzi a parte, la resa finale del modello è molto buona: anche se non ho proceduto a misurazioni con il calibro, mi sembra che le forme e dimensioni di questo cannone siano state ben catturate dal kit Italeri che comunque richiama subito alla mente il cannone da


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40 mm della Bofors non un cannone Flak 41 5 cm. anche se pure la Wermacht e la Luftwaffe, durante la 2° guerra mondiale, ebbero anche loro in servizio il cannone svedese nella variante Flak 28 4 cm !!!
Gabriele Luciani