FLYNG MACHINES         “F.I.A.T. G. 55 / I° serie ” Silurante

Testo e foto di Gabriele Luciani   – socio IPMS Italy

Grazie alla Flyng Machines per il  kit fornit, specialmente ai sigg. Andrea Dell’Acqua e Giorgio Giannelli  

Caratteristiche

Modello in plastica iniettata tipo short run con parti in resina e fotoincisioni;     

Dentro la scatola

48 parti in plastica; 17 in resina;  parti trasparenti in vac-u-form; decals per un  velivolo  

Pollice su

Kit completo; abitacolo abbastanza pieno; chiaro foglio istruzioni

Pollice verso

Decals in gran parte errate; alcune difficoltà nella costruzione;    

Il nostro giudizio

 E’ un grosso passo avanti rispetto ad altri kit preesistenti ma si poteva far un po’ meglio…

A metà del 1944 i responsabili della Aviazione Nazionale Repubblicana della R.S.I. concretizzarono il progetto di estrapolare dal  caccia F.I.A.T. G. 55 “Centauro” una versione silurante, nella speranza (in precedenza propria dello Stato Maggiore della Regia Aeronautica) che  questo  sistema d’arma che si rilevasse più efficace dei grossi trimotori S.I.A.I.  fino ad allora impiegati. Fu quindi scelto  l’esemplare della serie I Matricola Militare 91086, con il timone con il becco di compensazione stretto ed allungato,  prodotto a cavallo dell’armistizio dell’8.9.1943: questo Centauro era stato utilizzato dai reparti dell’A.N.R e  venne modificato con la rimozione dalla fusoliera delle due armi da 12,7 mm, lo sdoppiamento del radiatore ventrale, l’allungamento del ruotino posteriore, il tutto  per consentire il trasporto e l’utilizzazione operativa di un siluro; le superfici superiori inoltre presentavano una livrea mimetica inusuale. Ricevuta la sigla S (chiaramente per “silurante” ), fece alcuni voli di prova nel marzo 1945, sopravvivendo alla guerra: dopo essere stato riverniciato in una livrea completamente alluminata, ricevette le coccarde tricolori per poi essere riportato allo standard usuale degli altri  G.55  . 

Malgrado sia stato un prototipo, il G.55 S è stato già oggetto di una riproduzione in scala: fu infatti il primo progetto  della Supermodel che, nata da una scissione con la Italaerei ne rilevò alcuni stampi fra cui il primo, quello del G.55/I  (nato alla fine del 1968 con  sigla Aliplast). Questo nel 1972 fu modificato con alcune aggiunte per riprodurre il silurante   conservando  però le originarie incongruenze rispetto ad una corretta riduzione in scala.   

Per inciso, sono comparsi sul mercato un kit Polistil, uscito agli inizi degli anni 80, quasi un clone del Supermodel e uno Frog , prodotto nei primi anni 70 e ripreso dopo il fallimento della ditta inglese  nel 1977 dalla Revell ma poco diffuso da questa marca e certo non esente da diverse pecche; erano comunque dedicati solo a esemplari della Serie 1 e sono oramai scarsamente reperibili sul mercato. L’unica valida alternativa per riprodurre velivoli della versione da caccia del G.55 era un buon kit in resina prodotto dalla ditta Mister Kit.   

Analogamente a quanto fatto dalla Supermodel, la firma italiana Flyng Machines, in collaborazione con il gruppo ceco MPM, ha sviluppato il kit del “Silurante”, partendo dal modello in scala 1/72 del G.55/I della Special Hobby, un prodotto che è migliore dei precedenti kit in plastica dedicati al Centauro anche se purtroppo non è esente da alcuni problemi  non tanto nella riproduzione in scala di forme e dimensioni del velivolo reale, quanto in alcune fasi del suo assemblaggio.    

Come molti prodotti del gruppo MPM, anche in questo caso si tratta di uno stampo non di tipo industriale (per intenderci come quelli Hasegawa o Italeri) ma più simile ad uno short run: i vari pezzi in plastica al loro interno non hanno perni di riscontro per l’assemblaggio, richiedono una maggiore accortezza nel distacco dagli alberi di stampa e  una preventiva  pulizia da piccole sbavature specie in corrispondenza dei punti di contatto con gli alberi di stampa. Alcuni residui degli estrattori risultano ostativi all’unione dei pezzi, specie quelli all’interno delle ali che andranno subito limati alla radice. Il kit si completa con parti in resina (alcune microcosmiche...) e altre foto incise.  

Molte componenti sono chiaramente in comune con il G.55/I della Special Hobby: la stampata principale, il tettuccio in plastica stampata sotto vuoto, la strumentazione del cruscotto, i pezzi in resina (nell’S chiaramente manca il grosso radiatore ventrale e sono invece presenti gli attacchi per il siluro).

Anche la lastra delle foto incisioni ha  alcune parti in comune con il caccia così come alcuni dei soggetti del foglio decals.

Completamente diversa una ulteriore stampata in plastica che oltre ad avere il corpo del siluro, ha i due nuovi radiatori sub alari, il ruotino allungato con relativa carenatura ed addirittura una nuova ala inferiore, una soluzione questa studiata evidentemente per consentire una riproduzione ottimale anche dello scasso dei due radiatori sub alari.

Prima di partire con la costruzione, ho fotocopiato, riducendoli alla scala 1/72, i piani in scala 1/48 realizzati dall’ing. Angelo Brioschi e pubblicati sul fascicolo (il n. 10 della serie)  dedicato al G.55 dalla collana Ali d’Italia della Bancarella Aeronautica per dare una rapida occhiata alla esattezza della riproduzione di forme e dimensioni del velivolo reale: poste quindi le componenti esterne del kit sui trittici non ho notato nessuna rilevante difformità. Risultato in parte diverso ponendo le stesse sui piani in scala 1/72 editi sul numero 1/86 del notiziario del C.M.P.R. di Ravenna (sul quale è stato pubblicato un ottimo intervento per correggere i difetti del kit Supermodel ): in effetti c’è qualche  differenza nella zona del timone (quella millimetrica rilevata da Stefano Angelini nel corso del suo analitico articolo intervento sul G.55/I Special Hobby edito sul n. 26 di Air Kit News). Le varie pennellature sono tutte incise anche se in modo molto delicato, tanto che bisogna badare a non rovinarle durante le fasi di stuccatura e relativa abrasione; in generale sembrano seguire quelle dei profili di Ali d’Italia. Ho ritenuto dunque di non apportare alcuna correzione stante il primo riscontro sui trittici di Angelo Brioschi e la scarsa rilevanza a modello finito  delle correzioni eventualmente apportate: ho però accorciato la presa d’aria del motore e corretto il suo posizionamento sulla sinistra del cofano motore. La costruzione è opportuno iniziarla inserendo subito i due pezzi in resina che raffigurano gli scarichi motore, nei rispettivi scassi in fusoliera e ricostruendo quindi le piccole paratie antifiamma degli stessi scarichi, stranamente non riprodotti dal kit: per fare questo ho utilizzato dei residui di lastre foto incise  dallo spessore molto fine (le ho tratte dai kits in resina degli idrocorsa prodotti da Ali Italiane, da me assemblati tempo addietro…ovvero non buttare mai nulla !).

 Ho quindi unito le due semi fusoliere, unione che non ha denotato particolari problemi se non una stuccatura della parte superiore del cofano motore  e  già che c’ero ho usato lo stucco per eliminare le scanalature delle due armi in fusoliera. Ho quindi modificato il becco di compensazione della parte mobile del timone verticale stuccando quella del kit e riproducendo con un cutter affilato il tipo più piccolo ed allungato . Queste due modifiche sono il risultato della comunione dei pezzi con il kit Special Hobby: forse non si poteva pretendere una ulteriore modifica dello stampo ma almeno che questi particolari fossero indicati sulle istruzioni forse si, anche perché gli stessi sono ben visibili, oltre che su foto pubblicate sul citato fascicolo di Ali d’Italia anche su quelle di Camouflage and Markings of the Aeronautica Nazionale Repubblicana.

Andando avanti nella costruzione mi sono occupato della vasca dell’abitacolo  che nel kit è affidata a pezzi in resina che riproducono le due pareti laterali con la relativa strumentazione, il cruscotto (carente in quanto non riproduce la parte inferiore dello stesso), il pavimento con la closche e la paratia posteriore cui è associato il seggiolino; le foto incisioni completano il tutto riproducendo le cinture di ritegno del pilota, le pedaliere. Vista la scala, con una adeguata colorazione (ho ritenuto di utilizzare come colore predominante il classico verde anticorrosione con il cruscotto in nero ) il tutto potrebbe considerarsi sufficiente, ancora meglio se si lascia il tettuccio chiuso. La vasca abitacolo si inserisce con relativa facilità all’interno delle semi fusoliere, un po’ meno per il pezzo in resina che riproduce l’alloggiamento del ruotino posteriore che va un pochino abraso per non creare problemi all’unione delle stesse semi fusoliere. A questo punto si deve passare alle ali dove si incontra il primo problemino nell’assemblaggio del modello, ovvero l’inserimento del pezzo in resina che riproduce gli alloggiamenti del carrello principale all’interno delle ali: una volta appoggiato il vano carrelli sul pezzo riproducente l’ala inferiore, le due semi ali superiori, nel punto limitrofo appunto al vano carrelli non si chiudono, anzi in questa zona rimane uno spazio largo oltre un millimetro fra le due semi ali superiori e l’ala inferiore.  Sinceramente non so dire se è il vano carrelli in resina ad essere troppo spesso o se in quel punto sono le semi ali ad essere carenti per un problema di iniezione della plastica in fase di stampa, ma comunque credo che non si può non intervenire su entrambe queste componenti. Infatti se si lascia il tutto così come è, lo spessore alare sarebbe esagerato e quindi irrealistico: ho quindi lavorato dapprima sul vano carrello diminuendo  progressivamente lo spessore fino a quando, anche una volta appoggiato tale pezzo sull’ala inferiore, il distacco della radice delle due semi ali si è ridotto tanto da poter essere riempito dallo stucco e lo spessore apparire in scala , quando si sono assemblati ed incollati i vari pezzi.

Terminata la suddetta operazione sono passato ad unire ali e fusoliera e qui ho riscontrato il secondo problema della costruzione del kit…La linguetta posteriore dell’ala inferiore che si deve inserire nello scasso della fusoliera è troppo lunga  e non segue affatto la linea della zona inferiore della fusoliera ma anzi ne fuoriesce di parecchio…Per il primo inconveniente basta tagliare un po’ di plastica ma per il secondo purtroppo non ho trovato altra soluzione che forzare e piegare la linguetta fino a farla stare dentro la fusoliera; infine con una generosa stuccatura ho poi pareggiato tutta la zona.    

Purtroppo ho riscontrato questo due identici problemi anche nella costruzione del G.55/I della Special Hobby e credo quindi si tratta di due tare intrinseche di questi modelli. Il resto dell’assemblaggio non crea ulteriori problemi se non qualche minima stuccatura (la carena del ruotino ad esempio) sino a quando non si arriva ad una altra tara  specifica dell’S ovvero il posizionamento del siluro sotto il modello assemblato.

 Il siluro sembra ben fatto ed è costituito da parti in plastica (il corpo) e foto incisioni  (gli stabilizzatori): per eliminare i il segno della giunzione delle due parti in plastica ho dovuto usare un po’ di stucco. Se si utilizzano come da scatola i pezzi contenuti che riproducono i sostegni dell’arma (sono in resina e sembrano un poco grossolani) la coda del modello si poggerà sulla parte finale del siluro impedirà e non sul ruotino di coda…Ho quindi modificato uno dei sostegni in resina eliminando l’altro, ed ho ricostruito con un filo di rame l’altro, seguendo la foto di pag. 45 del fascicolo di Ali d’Italia; a colorazione ultimata ho poi posizionato il siluro in modo il più possibile simile alle foto storiche e allungato sia pure impercettibilmente il ruotino posteriore. Forse non ho riprodotto al 100% la reale inclinazione dell’asse del velivolo a terra ma finire il modello senza il siluro mi sembrava una pessima idea... Una sola aggiunta che ho fatto al modello è stata l’anello esterno posto sotto la fusoliera mentre il tubo di pitot è stato rifatto con un filo di rame; il velivolo poi aveva i travetti alari per il carico esterno che nel kit sono riprodotti con delle belle foto incisioni.

 Abbastanza idonee le carenature dei cannoncini alari da 20 mm (riproducono il primo tipo) anche se per posizionarle con maggiore solidità ho scavato un pochino il bordo d’attacco alare sul punto dove dovevano essere poste. Un’ultima annotazione sul canopy: nel kit è riprodotto in due esemplari stampati in vac-u-form con i frames e i contorni abbastanza delineati tanto che sono riuscito a tagliarne uno in modo ottimale tanto che il parabrezza  è adattato senza problemi alla fusoliera, ed ho liberato il tettuccio senza problemi, avendo deciso di montarlo in posizione aperta.

Sono passato quindi alla colorazione: questa forse è la fase più interessante da un punto di vista storico in quanto appare subito evidente che la colorazione delle superfici superiori di questo G.55 appare difforme dagli schemi degli altri Centauro, comunque diverso dagli altri  schemi usati in fabbrica o quelli realizzati sul campo come gli esemplari riverniciati con le fasce di grigi RLM o a losanghe di più colori : il Silurante ha macchie di forma circolare ed irregolare di colore più chiaro su fondo più scuro. Nell’ultima Opera di Ferdinando D’Amico e Gabriele Valentini, la stupenda Camouflage and Markings of the Aviazione Nazionale Repubblicana” , vengono analizzate le singole foto di velivoli in carico all’aeronautica della R.S.I. ; un paragrafo è dedicato al G. 55S e vengono presentate cinque sue foto di cui due scattate nei primi mesi del dopoguerra quando l’aereo aveva ancora le insegne dell’A.N.R.

Va subito sottolineato che gli Autori nel descrivere la mimetica di questo velivolo  riportano che le superfici superiore del Silurante sono state ridipinte per via delle modifiche apportate al velivolo e suggeriscono due opzioni effettivamente plausibili: uno schema con macchie Grigio Azzurro Chiaro 1 su sfondo Verde Oliva Scuro 2  con superfici inferiori in RLM 76 ed  uno con macchie Nocciola Chiaro 4 su Verde Oliva Scuro 2. Ho scelto   la prima opzione anche se poi a realizzazione ultimata mi è sembrata troppo scura rispetto alle foto e credo che per il prossimo mio kit di G.55 S (ho da fare un bel modello in resina in scala 1/48 dello stesso Silurante) passerò alla seconda…Le foto scattate nel dopoguerra dimostrano che sulle ali le insegne erano i fasci dell’A.N.R. su fondo trasparente: aggiungo che per me le lame dei fasci sulle superfici inferiori erano poste al centro degli stessi fasci mentre le lame dei fasci sulle superfici superiori erano spostate più in alto. Evidentemente nel ridipingere le superfici superiori si usarono delle mascherine di tipo diverso da quelle usate per i fasci di quelle inferiori. Comunque sia quelli riprodotti dal foglio decals del modello comunque non vanno assolutamente bene in quanto i fasci sono stranamente con il fondo bianco…Il guaio è che in commercio non esistono fogli alternativi che riproducono adeguatamente le forme e le dimensioni delle insegne usate dai G.55 dell’A.N.R.  (in scala 1/72 il quadrato dovrebbe essere di 10 mm per lato) tanto che ho dovuto farli fare qui a Lecce con un foglio realizzato a computer e con una stampante laser (per inciso devo dire che ho spedito il file di questo foglio all’amico Luciano Bonari titolare di Ali Tricolori e confido ne faccia presto un buon uso!) . Del foglio decals del kit ho usato solo i tricolori per la coda e gli stencils per le pale dell’elica, mentre  i tricolori in fusoliera   li ho presi da un foglio decals Tauromodel (quelli del kit mi sono sembrati troppo grandi).

E’ un peccato che le decals del kit sono quasi inutilizzabili: il loro film di sostegno è sottile e trasparente, i vari soggetti poi aderiscono quasi senza uso di liquido emollienti…

La configurazione del Silurante che ho riprodotto è quella senza il numero 1 sul copri carrello, la parte mobile del canopy in metallo naturale, e con un siluro che presentava la parte anteriore, una striscia lungo il corpo e gli impennaggi di un colore chiaro che ho ritenuto essere il bianco, con l’arma in metallo naturale . Non ho invecchiato la colorazione in quanto, dopo essere stato ridipinto, non credo che il G.55 S abbia volato molte volte ed in effetti dalle foto post belliche non si notano neanche i fumi di scarico del motore.  Stante le citate incongruenze del foglio decals  e le difficoltà di inserire il siluro, sono stato più volte tentato di finire il modello con la finitura alluminata e le coccarde tricolori, ma l’aver scelto la configurazione mimetica ed armata, sia pure un pò ardua da realizzare è risultata alla fine molto appagante:   il Centauro, anche se “silurante” è sempre stupendo !

Gabriele Luciani