“IMAM RO.57” 
Kit short run della Special Hobby- scala 1/48 cat. no. 48075
testo e foto di Gabriele Luciani

 Si ringrazia  la ditta Corel Srl per il per il kit gentilmente fornito   in recensione

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Nel corso della seconda guerra mondiale l’industria italiana fornì alla Regia Aeronautica un solo valido bimotore da caccia/assalto, il F.I.AT. CR. 25, idoneo alla scorta convogli. Per il resto, ci fu una serie di prototipi (come il Caproni 331, i Savoia Marchetti SM. 89, 91 e 92, il Romeo RO 58), ma solo il famigerato Breda 88, il CANSA FC.20 e l’IMAM Ro.57,   riuscirono ad arrivare alla produzione in serie, tutti però equipaggiati con il motore F.I.A.T. A 74 RC.38, non proprio un campione di potenza. Ma se almeno il prototipo dell’FC.20 venne quasi impiegato in combattimento, il secondo non ebbe mai questa opportunità, pur essendo prodotto in un congruo (sempre relativamente agli standard italiani dell’epoca…) numero di esemplari. Fu comunque uno strano destino quello del bimotore sviluppato nel 1937 dalle Industrie Meccaniche ed Aeronautiche Meridionali con la sigla Ro.57 : quando volò il primo prototipo nel 1939, questo caccia rivelò in buona sostanza delle prestazioni inferiori a quelle del Macchi C.200 (ritenuto all’epoca il migliore fra i velivoli italiani) ma certo superiori a quelle del pesante FIAT G.50 o dell’arcaico biplano FIAT C.R. 42. Forse per aver mantenuto lo stesso armamento (due sole mitragliatrici da 12,7), senza aver palesato particolari doti di autonomia, non venne ritenuto idoneo per una produzione in serie. I due monomotori della azienda torinese, per una serie di motivazioni spesso infondate da un punto di vista tecnico/militare, furono preferiti non solo al Ro.57 ma anche al Reggiane Re.2000 il migliore fra i caccia italiani fino all’apparire del Macchi C.202 a fine 1941. Fu così che il caccia IMAM che agli inizi della partecipazione della Regia Aeronautica alla seconda guerra mondiale poteva forse lottare alla pari quanto meno con antagonisti come l’Hurricane , fu lasciato in un limbo fino a quando, nel corso del 1941, con un’altra decisione  paradossale, i vertici della R.A. ritennero opportuno disporre la produzione in serie del Ro.57 in veste da assaltatore . Ci si ricordò infatti che la IMAM aveva sviluppato la versione "bis" di questo velivolo, con l’adozione di una finestra di puntamento sotto la fusoliera, un attacco ventrale per una bomba da 500 kg,  due attacchi alari per altrettante bombe da 100 o 160 kg e due freni di picchiata sempre sotto le ali…un bell’appesantimento per i due motori che rimanevano però inalterati ! Malgrado il conseguente decadimento delle prestazioni (con  diminuzione dell’autonomia e della velocità di crociera e una precisione nel tiro a tuffo non così esaltante), vennero ordinati ben 200 esemplari di RO.57. Quindi nel 1939 il Ro.57 che come caccia aveva una velocità massima di 516 km/h non fu accettato, venne invece prodotto due anni dopo come “tuffatore” con una velocità massima di 457 km/h, e per di più sarebbe dovuto essere impiegato in un contesto dove i velivoli avversari avevano invece aumentato in misura rilevante le proprie prestazioni !!! Fatto sta che 53 Ro.57 vennero prodotti e 15 di loro vennero distribuiti agli inizi del 1943 al 1° Reparto Sperimentale Ro.57 basato a Ciampino Sud. Il 1.3.1943 il reparto venne rinominato 97° gruppo autonomo trasferendosi nell’aprile a Crotone: in questo periodo i velivoli vengono impiegati per voli addestrativi fino al 13.7.1943 quando l’aeroporto calabrese, su cui sono basati diversi altri velivoli italo-tedeschi giàimpiegati contro le forze alleate in Sicilia, viene pesantemente bombardato da due ondate di un centinaio di B.24. I quattro Ro.57 sopravvissuti del reparto ed altri analoghi bimotori basati ancora a Ciampino ed altri a Capodichino vengono trasferiti a Tarquinia: di questi velivoli, con l’armistizio del settembre 1943 se ne perdono le tracce…Le vicende dei Ro.57 sono esaurientemente descritte sul numero 74 luglio-settembre 2000, della rivista di storia aeronautica Aerofan edita da Giorgio Apostolo (www.apostoloeditore.com) dove oltre a moltissime foto, pure inedite, di questo bimotore troviamo profili in scala e a colori. Anche se non si può dire che il Ro.57 sia stato un protagonista della storia dell’aviazione militare italiana, per quanto strano possa sembrare, le sue forme abbastanza eleganti e la sua configurazione bimotore avevano già attratto in passato le attenzioni di qualche produttore di modelli in scala.  Negli anni 80 "circolavano" due kit in vac-u-form, uno mediocre della KPL e uno discreto della Wing, dedicato alla versione bis, oggetto di un articolo sul Bollettino CPMR n. 3/82 e clonato in resina negli anni 90. La completezza dell’articolo di Aerofan stimolò la Ali Italiane a realizzare due kit in resina (in scala 1/72 e in 1/48) dell’IMAM RO. 57, ma nel corso del 2004, basandosi sulla stessa fonte documentale, anche una firma del gruppo ceco MPM, la Special Hobby, ha ritenuto opportuno dedicare allo stesso finalmente un kit in plastica short run, contrassegnato dal numero di catalogo SH 72082 in due confezioni dedicate rispettivamente al prototipo ed alla versione “bis” , sempre in 1/72 con uno stampo non certo fra i migliori, con una erronea riproduzione delle gambe del carrello principale invero già complicato di suo …

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All’inizio del 2009 sempre la Special Hobby che come tutte le firme del gruppo MPM è ufficialmente importata in Italia dalla ditta Corel di Milano (www.corel-srl.it) ha annunciato fra le sue novità la riproduzione in scala 1/48 dell’IMAM Ro.57 bis con un kit sempre in plastica short run, commercializzato in effetti agli inizi dell’estate. Sinceramente ero un po’ prevenuto nei confronti di questo modello della Special Hobby in quanto pensavo che lo stesso non fosse altro che una mera riproposizione del suo precedente kit in scala 1/72: per fortuna invece si tratta di un prodotto che se pure pare abbastanza simile allo stampo in scala più piccola, lo corregge in più punti e consente alla fine di realizzare una riproduzione in effetti molto più fedele…

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Il modello è composto come al solito nella produzione del gruppo MPM  da un insieme di parti in plastica cui si uniscono pezzi in resina ed in foto incisione. Le parti in plastica devono essere separate con attenzione dagli alberi di stampa in quanto non c’è soluzione di continuità fra le parti del kit ed il relativo telaio di supporto. Stante il tipo di modello come detto in short run, non ci sono perni di riscontro all’interno dei pezzi ma questa assenza non si sente affatto nel corso dell’assemblaggio se non in minima parte e solo per alcuni isolati passaggi.  Passando ad esaminare singolarmente le tre stampate, c’è da dire che quella contrassegnata dalla lettera A è dedicata alle ali, ai piani di coda, all’armamento di caduta, al ruotino posteriore di tipo carenato e alle due ruote del carrello principale. Le tre bombe sono un pochino difficile da utilizzare in quanto divise ciascuna in due pezzi e si devono stuccare per eliminare i segni di giunzione, operazione non semplice per via delle loro costolature. V’è però da dire che c’è solo una foto di un Ro. 57 con tutto l’armamento al completo e sembra probabile che tale configurazione sia stata adottata solo nelle fasi di valutazione del velivolo…Le ruote poi sono di diametro troppo sottile ed è opportune inserire fra i due pezzi che le riproducono un disco di plastica per poterle ingrossare: in pratica questa sarà l’unica vera modifica da poter e dover apportare al modello… Basta infatti prendere come riferimento i piani in scala 1/48 del Ro.57 pubblicati sul numero 74    di Aerofan  per notare che il kit della Special Hobby cattura pienamente forme e dimensioni del velivolo reale con l’eccezione come detto delle ruote che si possono correggere e della cappottina del vano pilota che è troppo lunga e che ben difficilmente si può correggere senza porre in serio pericolo l’incolumità della stessa per via del suo fragile spessore...Meglio lasciar stare il tutto così come è senza correre il rischio di trovarsi fra le mani un  Ro.57 coupé…!

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Già dall’esame delle superfici esterne delle semi ali si nota la qualità delle incisioni che raffigurano le pannellature dell’aereo reale: sono molto fini e non hanno indecisioni nella stampa; si deve stare attenti a non rovinarle durante le fasi di stuccature e carteggiatura relativa. Al contrario gli interni delle parti sono del tutto lisce e non c’è alcuna riproduzione di parti mobili staccate da ali o timoni di coda…

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La seconda stampata è relativa alle semi fusoliere, gondole motore, eliche, carenature copricarelli: per questa valgono le stesse considerazioni già inerenti la prima stampata.

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Come per le ali, sono molto fini le pannellature in fusoliera, realisticamente profonde; non ci sono scassi o perni di riscontro alle radici delle ali e dei timoni di coda ma fortunatamente questo non sarà un problema nel corso dell’assemblaggio di queste componenti del modello.

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L’ultimo telaio in plastica è per lo più inerente a strutture tubolari del velivolo come le gambe di forza dei carrelli: viste le caratteristiche della stampa è necessario porre attenzione al distacco delle varie parti dal telaio ed inoltre molti pezzi dovranno essere puliti da qualche sbavatura, in pochi secondi con un taglia balsa.

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Le parti vetrate sono in plastica iniettata, sono molto limpide, vanno distaccate con cautela dal telaio di stampa e per fortuna non ci saranno quasi problemi nell’unirle alla fusoliera.

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I pezzi in resina sono 62 per la maggior parte relativi ai motori come  cappotte  motori, basamenti e cilindri delle quattro stelle dei due motori: se le prime sono abbastanza precise, i motori sono le stesse componenti che il gruppo MPM mette nei suoi modelli di velivoli italiani a motore radiale e per fortuna al termine della costruzione, una volta racchiuse all’interno della cappotte e grazie anche alla grosse ogive delle eliche, sono ben poco visibili dall’esterno e possono quindi essere utilizzate senza troppi patemi. Non ci sono ritiri sulle parti in resina  che comunque devono essere maneggiate con attenzione proteggendo le vie respiratorie quando si procede al distacco delle materozze di stampa.

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La lastra di fotoincisioni è relativa alle cinghie del seggiolino del pilota e al suo      paracadute, il cruscotto,alette delle bombe, areofreni subalari. Sono sottili quanto basta per non piegarsi appena toccate e non hanno problemi di inserimento con il resto del kit.

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Il foglio decals è della Aviprint e si tratta di un buon prodotto con un film di sostegno ridottissimo e molto trasparente. Secondo le istruzioni si potrebbe con lo stesso riprodurre tre esemplari del velivolo ma uno di quelli suggeriti, ovvero la M.M. 75326 non poteva certo portare nel 1943 le insegne alari a fondo bianco sulle ali e nero sotto le ali…L’errore nasce dalla foto a pagina 135 di Aerofan 74 e da come la stessa è pubblicata che dà l’impressione erronea che i fasci e il cerchio che li contiene che compongono l’insegna di colore nero sembrano in realtà bianchi…Per il resto, il tutto sembra abbastanza corretto e oltre all’esemplare n. 5 (oggetto di un profilo a colori apparso su Aerofan 74 e di una foto del volumetto fotografico C 2 della collana Dimensione Cielo), si possono riprodurre l’esemplare 9 e il 6, esemplare da me scelto in quanto dalle immagini dello stesso si può capire che questo Ro.57 aveva tutte le caratteristiche del bis come i freni alari .


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Come al solito la costruzione inizia dalle componenti dell’abitacolo: questo deve essere assemblato basandosi su un pezzo in plastica di forma rettangolare (il c 1 ) su cui vanno poste tutte le altre parti a partire dal seggiolino che in effetti sembra un po’ troppo simile ad uno di un velivolo tedesco che non a quello di un aereo italiano…Il cruscotto invece è identico a quello del disegno del nomenclatore apparso del Ro.57 e pubblicato a pag. 145 di Aerofan 74 : questo è riprodotto con il sistema cd. a “sandwich” mettendo fra una fotoincisione e un analogo pezzo in plastica un acetato sul quale sono stampati i quadranti degli strumenti.

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Le strutture tubolari dell’interno dell’abitacolo vanno poi unite seguendo pedissequamente le istruzioni ed alla fine non sembrerà necessario procedere ad ulteriore aggiunte tenuto conto delle caratteristiche del pezzo che riproduce le parti vetrati: questo come detto è in un pezzo unico e nella realtà la parte mobile scorreva all’indietro; si dovrebbe quindi aprire lo stesso pezzo per metterlo poi sul dorso della fusoliera ma lo spessore del trasparente non consente tale operazione.

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Poiché la scelta di tenere al chiuso l’abitacolo del pilota è quasi obbligatario al 90% , quanto offerto dalla Special Hobby si può considerare sufficiente a dare una idea di completezza nella riproduzione di questa zona del velivolo. La riproduzione della struttura tubolare si estende poi in avanti fino al punto in cui la stessa si può vedere dalla finestratura anteriore  di puntamento.

 

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Il complesso infine si inserisce senza alcuna difficoltà all’interno delle due semifusoliere dove il colore dominante doveva essere il verde anti corrosione tipico dei velivoli italiani di costruzione metallica.

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Prima di chiudere le semi fusoliere ho ritenuto necessario procedere a due semplici modifiche: la prima è quella di aprire i fori di sollevamento del velivolo presenti in prossimità dei timoni verticali. Questi fori nel kit sono rappresentati da due incisioni.

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I primi 40 Ro.57 bis costruiti avevano poi solo una mitragliatrice da 12,7 mm   (e pensare che il velivolo nel 1939 venne scartato anche perché non offriva molto di più come armamento rispetto ai coevi monoplani…) presente sulla destra del musetto : ho quindi aperto l’alloggiamento della canna di tale mitragliatrice (fra l’altro ben riprodotta dal modello con un bel pezzo in resina) ed ho eliminato l’’incisione che rappresenta l’alloggiamento di un altra arma analoga sulla sinistra. Fatte queste due modifiche alla semi fusoliere del kit, ho unite le stesse due parti senza problemi malgrado la mancanza di spinotti di riscontro al loro interno e senza ostacoli dalle parti in precedenza inserite. In questa fase ho usato pochissimo stucco e solo nella parte inferiore centrale della fusoliera per eliminare del tutto i segni della unione. Ho quindi messo da parte per il momento la fusoliera per dedicarmi alle ali. Dapprima ho assemblato i due motori tralasciando di dettagliarli o modificarli perché come detto gli stessi, una volta inseriti nelle loro cappotte  e grazie anche alle grosse ogive delle eliche, saranno ben poco visibili a costruzione ultimata. Le ali sono rispettivamente scomposte in due pezzi al cui interno vanno inseriti due pezzi in resina raffiguranti una presa d’aria sul bordo d’entrata e due sfiatatoi presenti fra gondola motore e radice alare. Anche in questa fase poco stucco sui bordi alari, mentre i primi problemi si incontrano per l’unione delle gondole dei carrelli alle ali.


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L’unione infatti non è esente dall’uso dello stucco sia pure in quantità non eccessive: in questa fase poi si sente anche la mancanza dei perni di riscontro e bisognerà procedere con diverse prove d’unione a secco per imbroccare il giusto assemblaggio. Bisognerà anche inserire le prime componenti delle gambe di forza del carrello seguendo pedissequamente le istruzioni del kit per evitare di incontrare poi insormontabili problemi d’assetto proprio con il carrello.

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Mentre l’unione dei complessi motore e delle relative gondole alle ali non crea alcun problema rilevante, l’assemblaggio delle ali e dei piani di coda va fatto con molta attenzione e seguendo i piani in scala pubblicati su Aerofan: purtroppo nelle istruzioni non c’è nulla che possa aiutare il modellista ad arguire come era nella realtà il diedro alare del Ro.57.  Inoltre alla base delle radici alari in fusoliera non ci sono riscontri che possano aiutare ed inoltre c’è qualche…indecisione nelle parti delle ali che devono appoggiarsi alla fusoliera.

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Anche in questa fase si deve procedere con diverse prove a secco ed alla fine procedere con  una unione che purtroppo non sarà esente da una adeguata stuccatura che comunque contribuirà ad una maggiore solidità dell’insieme. Un po’ meno complicato invece l’assemblaggio dei piani di coda. In buona sostanza la costruzione può fermarsi qui per procedere alla colorazione del modello: ho infatti omesso l’armamento di lancio ed i relativi attacchi su ali e sotto il ventre della fusoliera per poi dare su tutte le superfici esterne una mano di grigio azzurro chiaro 1 per evidenziare eventuali problemi sulle zone interessate alle stuccature.

LEAD Technologies Inc. V1.01 

La colorazione esterna dei Ro.57 di serie era quella dei velivoli italiani prodotti dopo il 1942 e destinati all’uso in territori non africani, ovvero grigio azzurro chiaro 1 per le superfici inferiori e verde oliva scuro 2 per le superiori, questo ultimo passato in modo non uniforme in specie  sulle ali,  per riprodurre il poco invecchiamento del colore che  è visibile dalle immagini del velivolo reale che come gli altri bimotori del reparto non ebbero proprio il tempo di usurarsi molto...

LEAD Technologies Inc. V1.01 

I distintivi ottici di riconoscimento in fusoliera erano quelli usuali ovvero fascia bianca in fusoliere e croce di Savoia sulla parte mobile del timone di coda: la prima l’ho riprodotta con mascherature mentre la seconda con le decals del kit.

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Sempre dal foglio decals ho preso il numero sei rosso e le restanti insegne di nazionalità come quelle sulle ali che hanno rivelato un ottimo potere adesivo ed un film di sostegno che è letteralmente sparito…

 

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Prima di applicare le decals ho infatti steso su tutte le superfici colorate dal verde e dal grigio una mano di trasparente acrilico lucido della Model Masters (ottimo, si stende ad

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aerografo quasi senza diluizione e non dà alcuna buccia d’arancio!) ed ho usato come emolliente il Mark Softer della Gunzee Sangyo.

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Dalle immagini non si vede molto ma i Ro. 57 sui pannelli limitrofi al musetto avevano l’usuale fascio all’interno di un disco celeste come tutti i velivoli della Regia Aeronautica fino al 25.7.1943. Sulle parti frontali delle pale delle eliche vanno poi inseriti gli stemmi della ditta produttrice delle stesse, ovvero l’Alfa Romeo.  Terminata la fase di inserimento delle decals ho passato una mano di trasparente acrilico opaco della Model Masters per poi passare all’assemblaggio dei carrelli .

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In  questo kit la Special Hobby non ha ripetuto gli sbagli già fatti con il suo precedente analogo kit del Ro.57 in 1/72 ma anche in questa occasione non è stata precisa al 100%...Qui solo se si ha a disposizione la documentazione più volte citata si riesce a capire come inserire al meglio le varie parti delle gambe di forza del carrello, anche perché le istruzioni in su questo punto non sono chiarissime…

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All’interno delle gondole motore erano presenti degli strumenti circolari inerenti il funzionamento degli stessi propulsori: dalle foto non sono visibili ma sono riportati da uno dei disegni del nomenclatore del velivolo e la Special Hobby li ha correttamente riportati sul suo kit. Non credo che gli stessi fossero protetti da una ipotetica lastra di plexiglass che li copriva tutti e quindi mi sono limitato a dipingere il fondo degli stessi con del nero lucido.

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Se si è proceduto correttamente nell’assemblaggio delle semi ali e dei carrelli, alla fine l’aspetto esteriore del velivolo viene agevolmente catturato dal modello…

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Le viste frontali e quelle posteriori in effetti risaltano meglio l’eleganza di questo bimotore…

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La costruzione del modello comunque prosegue  con l’aggiunta delle parti vetrate:

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mentre la cappottina del pilota non crea quasi nessun problema, il pezzo che riproduce la sfinestratura  presente sotto la fusoliera ha bisogno di qualche piccola limatura per adattarsi al meglio allo scasso presente appunto in fusoliera.

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Il “rosso 6” aveva la caratteristica del carrello senza carenatura : il kit fornisce l’opzione di questo tipo di carrello e dell’altro  carenato. La costruzione del modello termina con l’unione dell’asta dell’antenna radio e del relativo “aereo” che ho riprodotto con un filo di nailon e con l’aggiunta delle luci di posizione alari e della canna dell’unica mitragliatrice, questi due ultimi particolare invero ben riprodotti dal kit con piccole parti vetrate le prime ed un pezzo in resina la seconda. 

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In conclusione devo confessare che quando seppi che la Special Hobby aveva dedicato all’IMAM Ro.57 un altro kit e per di più in scala 1/48 rimasi un po’ perplesso pensando alla povera carriera operativa di questo bimotore: una volta assemblato lo stesso modello mi sono dovuto ricredere in quanto questa scala appare la più idonea nel riprodurre il velivolo in questione ed anche perché le linee del Ro. 57 confermano di essere quanto meno veramente eleganti !!!
Gabriele Luciani