Piaggio P. 32 I.F. Asso
kit in resina – LF Models
scala 1/72 - cat. no. 7284
Modello, testo
e foto di Gabriele Luciani
Nella
storia della nostra aviazione militare purtroppo non sono pochi i casi di
velivoli che si sono rivelati dei fallimenti clamorosi, a volte
disgraziatamente causa anche di perdite umane…Uno fra i meno conosciuti è certo
quello del bimotore monoplano Piaggio P.32 velivolo
con il quale la ditta ligure partecipò ad un concorso bandito nel 1934 dalla
Regia Aeronautica. Nel gennaio 1936 volò il prototipo del P. 32 con motori in
linea Isotta Fraschini “Asso”: già durante i collaudi
a Guidonia le caratteristiche di volo di questo
velivolo non si dimostrarono adeguate per via dei motori che avevano entrambi
un regime di rotazione sinistrorso (con conseguenti problemi di
imbardata in decollo) e che si rivelarono essere di potenza
insufficiente (fatto frequente in quel periodo per l’incapacità della industria
nazionale di realizzare un valido gruppo motore). Era quindi un velivolo dal
pilotaggio difficile cosa che non impedì di ordinarne una produzione di 16 esemplari
sempre con motori in linea Isotta Fraschini “Asso” XI:
anche questo era un fatto non infrequente all’epoca (così forse non si
voleva…”scontentare” le tante industrie del settore…), tanto che in molti
reparti della Regia Aeronautica si trovavano diversi velivoli prodotti in
piccole serie. Per ovviare alle
carenze dei motori, si pensò di produrre altri 12 Piaggio P.32 con i radiali
Piaggio P. XI RC 40 di potenza nominalmente superiore ma anche questi si
dimostrarono non all’altezza delle aspettative. Gli esemplari di serie vennero comunque distribuiti al 18° stormo, reparto cui fu
affidato il compito di definirne le effettive qualità operative belliche che si
rivelarono molto scarse sempre a causa della insufficiente potenza dei motori proprio
non consentivano ai P.32 di trasportare un carico bellico… Inoltre gli Isotta Fraschini erano pure poco affidabili, tanto che in caso di
inefficienza di uno di questi motori, l’altro non era assolutamente in grado di
mantenere, sia pure per pochi minuti, in volo il velivolo, caratteristica
questa certamente poco “simpatica”, specie se tale inconveniente capitava
durante il decollo o l’atterraggio…Furono così diversi gli incidenti che
funestarono le operazioni delle squadriglie del 18° st.
tanto da convincere presto i vertici della R.A. non solo a sospendere i voli
del P.32 già nell’aprile del 1938, ma anche a desistere da ulteriori sviluppi
di questo aereo i cui pochi esemplari prodotti furono subito radiati, finendo
come sagome a terra durante le prove di bombardamento aereo al poligono di Furbara…
Da
anni ritengo che il modellismo statico non sia solo la riproduzione in scala
degli aerei meglio riusciti o più famosi, ma anche di quelli misconosciuti come
appunto il Piaggio P.32 che comunque la sua figura nell’ambito di una
collezione di modelli in scala di velivoli italiani. E’ anche per questo che
quando alcuni anni Ladislav Foijtl
produttore tipicamente artigianale di modelli residente nella Repubblica Ceca
con la sua firma LF Models mi chiese di dargli una
mano nel concretizzare il suo progetto di realizzare un kit in scala di questo
sfortunato velivolo accettai di buon grado. I nostri sforzi si sono alla fine
concretizzati due anni fa in due modelli in resina, rispettivamente per la
versione con gli Isotta Fraschini
(con il numero di catalogo 7284 e denominato P 32 I serie) e per la versione
con i Piaggio P XI, che se da una
parte rispettano abbastanza bene le forme e le dimensioni dei veri P.32
dall’altra si caratterizzano per un assemblaggio non molto semplice…Fra i due
tipi ritengo più interessante il kit con l’Isotta Fraschini
in quanto le immagini di P.32 in reparto sono solo relative a questo tipo. La
confezione del modello è quella usuale dei prodotti della LF Models e non è molto resistente: inoltre la cover box è
storicamente errata in quanto affianca al bombardiere un caccia F.I.AT. CR. 1 Asso che era stato radiato molti anni prima
dall’entrata in servizio del P.32… I pezzi del modello sono comunque inseriti
in bustine di cellophane e sono tutti in una resina purtroppo un po’ vetrosa e
con una tendenza a sfarinarsi troppo quando si devono liberare dai residui
della colata di stampa e quando si devono carteggiare per le stuccature :
non è fuor di luogo ricordare anche in questa occasione che le polveri della
resina possono essere nocive se non addirittura molto pericolose se inalate sia
pure inavvertitamente; durante la costruzione di un modello in resina è quindi sempre
opportuno cautelarsi con adeguate protezioni delle vie respiratorie e delle
mani, lavorando in ambienti areati, meglio se all’aperto. Tornando al modello
della LF Models si deve dire che questo è composto da quasi novanta pezzi e da cinque pezzi in acetato
trasparente per la riproduzione della parti vetrate del velivolo (cabina piloti,
gondola puntatore e torrette difensive). Le parti principali del modello sono
le due semifusoliere vuote al loro interno e le due
semi ali: questi pezzi presentano sulle loro superfici esterne delle incisioni inerenti
le pannellature un po’ troppo marcate ed anche dei ritiri della resina, specie
nella zona inferiore e centrale delle semi fusoliere. I due gruppi motori e le
retrostanti gondole del carrello principale sono riprodotte con pezzi separati
dalle ali, rispettivamente con tre pezzi ciascuno.
Le
altre parti del modello sono inerenti tutte le restanti componenti
del velivolo: alcune come le gambe di forza del carrello principale sono un pò deboli e vanno trattate con attenzione; altri come le
ogive delle eliche non si liberano facilmente dai residui dello stampo. Tutte
andranno rifinite prima di procedere al loro assemblaggio.
Nel
kit troviamo anche un cruscotto disegnato su cartoncino (disgraziatamente
questa è una caratteristica costante dei kits della
LF Models…) e un foglio decals
realizzato con una stampante laser, con il necessario in teoria per realizzare
un velivolo della 47° sq., dico in teoria perché i
cerchi bianchi che dovrebbero essere utilizzati come fondo per le insegne di
nazionalità sulle ali sono troppo trasparenti…Ci sono anche dei foglietti che
illustrano i pezzi del modello ed il loro assemblaggio, in modo schematico ma
molto chiaro, e lo schema mimetico con i colori da utilizzare ma che ritengo
erroneo nella definizione delle tonalità e nella loro distribuzione. Prima di
descrivere la costruzione di questo modello, due parole sulla documentazione
sul P.32: questa non è molta ma credo sia abbastanza sufficiente in quanto già
dal 1972 c’era il fascicoletto n. 4 della serie Dimensione Cielo –
Bombardieri con alcune pagine dedicate al bimotore Piaggio; Aerofan
di Giorgio Apostolo, al numero 2/84 dedicò un articolo, realizzato da Enrico Leproni, molto esauriente al P.32 con piani in scala, foto
e spaccati degli interni oltre ad immagini in reparto. Ancora migliore il
recente articolo di Giorgio Di Giorgio sul numero 2/09 del Notiziario di Plastimodellismo
del Club Modellismo Plastico Ravenna, con foto inedite e trittico in scala
1/72, oltre ad altre foto degli interni.
La
costruzione come al solito inizia dalla fusoliera: per
l’interno della stessa ci sono pezzi che riproducono cruscotto, pavimento,
seggiolini, pedaliere,volantini e paratia posteriore della cabina piloti; c’è
poi una paratia che va inserita al centro della fusoliera e che dovrebbe
consentire lo scorrimento dei due anelli delle torrette difensive. Poiché alla
fine della costruzione non si vedrà quasi nulla dall’esterno è inutile dannarsi
a dettagliare più di tanto l’interno della fusoliera, tenuto conto anche del
fatto che quasi ogni passaggio della costruzione richiederà l’uso di stucco, a
volte in modo anche copioso…Si inizia ad usare lo stucco già dall’unione delle
due fusoliere e non solo per eliminare i segni della loro unione ma anche per
dare una maggiore continuità alle superfici.
Anche
per l’unione del pezzo in acetato trasparente che riproduce tetto e parabrezza
della cabina piloti va usato lo stucco non prima di aver adeguatamente protetto
le parti che dovranno rimanere trasparenti; va evidenziato che il tetto della
cabina piloti era un po’ più rialzato rispetto al dorso della fusoliera, fatto
questo da tenere nel debito conto in fase di stuccatura.
Anche
per la gondola del puntatore vanno effettuate le stesse operazioni…
…in
quanto va raccordata anche essa con la fusoliera che nella zona di contatto con
la medesima gondola presenta un fastidioso dislivello.
Se
fino ad ora si è trattato di eliminare segni di giunzione fra le parti e di
dare continuità alle superfici, sotto la fusoliera ed in corrispondenza
dell’apertura per la gondola ventrale si deve procedere alla creazione di una
cornice che presente sotto l’aereo non è stata riprodotta dalla LF Models: l’unico modo per poterlo fare è sempre il ricorso
allo stucco bicomponente Milliput
che è l’unico compatibile con la resina del kit e si riesce a modellare
abbastanza facilmente prima della colpeta essicazione.
Anche
sulle ali non mancano le stuccature: l’unione dei cofani
motore e delle gondole
motore fra loro e con le semi ali richiede
sempre l’uso dello stucco…
Prima
di congiungere le ali alla fusoliera, per conferire una maggiore solidità
all’insieme, ho ritenuto opportuno inserire in ognuna delle
semi ali un tondino di ferro ricavato da una graffetta metallica,
forando le radici alari in fusoliera in corrispondenza della posizione del
perno.
Anche
l’unione delle ali e dei piani di coda orizzontali alla fusoliera non sarà
esente da stuccature e solo quella dei piani di coda verticali non crea molti
problemi…
Per
fortuna almeno non si devono fare ulteriori interventi
per correggere errori dimensionali o aggiungere ulteriori particolari se non
ridurre la lunghezza, quasi per la sua metà, della incisione che dovrebbe
riprodurre sul bordo d’entrata alare la aletta Handley
Page sul dorso delle due semi ali.
Analoga
operazione va fatta sotto le ali per una incisione
limitrofa al bordo alare e che invece era inesistente nella realtà. Una
caratteristica di questo velivolo erano i doppi flaps
che sotto le ali avevano delle mezze “lunette” aerodinamiche che contenevano i
meccanismi preposti al loro funzionamento: nel kit queste lunette sono
surdimensionate e vanno perciò rimpicciolite in altezza e lunghezza. Per
fortuna, quando questi bombardieri erano a terra, le parti mobili di ali e
timoni di coda rimanevano ferme senza abbassarsi verso terra: in caso contrario
sarebbe stata una vera iattura dover modificare il kit che appunto è tutto
fisso. Un vantaggio di tutte le stuccature e successive abrasioni effettuate
durante la costruzione è anche quello di poter ridurre la profondità delle
incisioni e di creare una migliore superficie d’appoggio per le vernici che si
dovranno utilizzare per la riproduzione della mimetica del P.32.
Se
la fase dell’assemblaggio è stata abbastanza complicata e constellata
da operazioni noiose e ripetitive, quella della colorazione invece è
relativamente più semplice. Infatti la mimetica delle
superfici superiori di questi bimotori è ancora quella a grandi bande di colori
(la mimetica a macchie sarà infatti introdotta nell’estate del 1937) come
giustamente suggerito dalla LF Models; non ritengo di
concordare con la ditta ceca però della definizione delle tonalità e
dell’andamento delle varie bande di colore. Per le superfici inferiori non c’è
però alcun problema: vanno in grigio mimetico ovvero F.S.
36231 traducibile in scala con l’Humbrol 140.
Tre
sono i colori per le superfici tutti comunque della serie mimetica, ovvero un
giallo, un verde ed un marrone: seguendo quanto scritto su Regia Aeronautica
Caccia & Assalto 1940-1941 della serie Colori & Insegne edita dalla
Bancarella Aeronautica ho ritenuto che il giallo mimetico fosse il n. 2 cioè il
F.S. 33481 – Humbrol
91 – che la Piaggio utilizzava appunto con questi schemi a bande.
Sempre
adeguandomi a quanto riferito sul testo appena citato, il verde mimetico è il 2, F.S. 34092 – Humbrol 149
mentre il terzo colore è il bruno mimetico , F.S.
30219 –Humbrol 118 . Per l’andamento delle
bande ho esaminato le foto pubblicate sul n. 2/09 del Notiziario di Plastimodellismo
del Club Modellismo Plastico Ravenna. Stesi i colori della mimetica, ho poi effettuato un passaggio di trasparente lucido acrilico Model Master
per l’applicazione delle decals. Alcune delle decals del kit possono essere utilizzate: non quelle che
riproducono le insegne di nazionalità sulle ali perché il disco bianco che
dovrebbe essere utilizzato per riprodurre il fondo non è
affatto coprente ed ho preferito usare quelle del kit Italeri del Caproni Ca.313-314
Per
i tricolori in coda si possono utilizzare quelli del kit se prima si è steso
sulla superficie dei timoni dove dovranno essere posti un fondo bianco. Il
fascetto sul muso del velivolo ed i codici in fusoliera sono quelli del
modello ma vanno rifilati dal loro film di sostegno.
Anche
per le insegne subalari si possono utilizzare quelle
fornite dalla LF Models. Terminata la posa delle decals, ho dato su tutte le superfici del modello
assemblato una patina di invecchiamento con il bruno van
dyck ad olio steso con il white
spirit.
Altra
particolarità del P.32 erano gli scarichi motore che
terminavano sopra le ali: con leggeri passaggi di nero steso ad aerografo ho
simulato i fumi . Una passata di trasparente opaco acrilico sempre Model Master ha “sigillato” il tutto. A questo punto ho
aggiunto le torrette della fusoliera poste in posizione semi-annegata,
posizione usuale quando il velivolo era a terra.
La
torretta anteriore almeno nei primi voli era oscurata: ho quindi passato su
tutte le superfici della stessa il colore giallo mimetico. Le gambe di forza
dei carrelli principali e i cerchioni delle ruote erano in metallo naturale.
Una particolarità di molti velivoli
italiani fino al 1942 era la parte frontale delle eliche che erano in celeste
chiaro (non in alluminio) mentre la parte posteriore era in nero. Gli scarichi
vanno in metallo brunito.
Termina
la costruzione del modello la realizzazione con il Synthaglass
della Toffanol dei vetri dei quattro finestrini
circolari e di quello rettangolare presenti in fusoliera. Una volta finito
l’assemblaggio ci si rende conto che le dimensioni del Piaggio P.32 anche in
1/72 non sono così ridotte così come le sue forme compatte lascerebbero
presumere. Questo, insieme al suo aspetto caratteristico grazie anche alla
mimetica a bande, potrebbero alla fine far passare in secondo piano l’aver
utilizzato per la sua realizzazione tanto stucco, carta
abrasiva e..olio di gomito !!!
Si
ringrazia la LF Models per il kit gentilmente fornito
in recensione
Gabriele
Luciani