NARDI FN .305 a Galatina nel Novembre 1945
 kit in resina LF Models scala 1/48 cat.no. 4806
Testo e foto di Gabriele LUCIANI
Grazie all’amico Ladislav Foitl per il kit gentilmente fornito in recensione


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Il Nardi F.N. 305,costruito in oltre 500 esemplari dalla fine degli anni 30, fu impiegato come addestratore e velivolo da collegamento da parte della Regia Aeronautica e dalle aviazioni tedesca,cilena,francese,rumena ed ungherese. Il Nardi MM.51762, prodotto dalla Piaggio fra il giugno 1940 e il marzo 1941, fu uno dei velivoli che dopo l’armistizio del settembre 1943 si trasferirono nelle due sedi aeroportuali allora esistenti nel Salento e ancora a disposizione della Regia Aeronautica, ovvero Galatina e Leverano. La prima, nata come striscia d’atterraggio nel 1932, era divenuta Regio Aeroporto fra il 1936 ed il 1938, con strutture fisse e pista d’atterraggio in cemento. Anche Leverano fu realizzata come striscia d’atterraggio nel 1941, ma ancora nel 1943 le sue strutture erano provvisorie con una pista in mera terra battuta. Sulla seconda, la presenza del Nardi F.N. 305 MM.51762 è documentata con certezza almeno dal 6.6.1945 (vedi Coccarde Tricolori a firma di Gregory Alegy e Baldassarre Catalanotto): questo aereo proveniva dalla Sq. Autonoma Comando Unità Aerea ed era stato assegnato alla 2° sq. della Scuola di Pilotaggio che aveva appunto sede a Leverano. A questo stesso reparto, dal 3.12.1943, era stato altresì assegnato quale istruttore il Sergente Pilota Antonio Marinone, un “cacciatore” della Regia Aeronautica, in servizio dapprima a Rodi e poi in Italia, fra l’altro con “all’attivo” un Beaufighter inglese abbattuto durante il 1942 , pilotando un FIAT G.50 . Nell’ottobre del 1945, personale ed aerei della Scuola vennero trasferiti a Galatina ma il Serg. Marinone notò subito che, dopo pochi voli, il cemento della pista aveva consumato il cucchiaio metallico del pattino posto in coda del Nardi. Per ovviare al problema, suggerì  di sostituendo lo stesso pattino con un ruotino proveniente da un altro monomotore: tale idea


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(didascalia foto: il seg. Pil. Antonio Marinone nel 1941 a Rodi)


fu ritenuta idonea dai due ufficiali tecnici della Scuola, i tenenti  Onza e Bellisario, anche perché così si innalzava la coda del velivolo il cui pilota, in questa configurazione e considerando il suo impiego come trainer, avrebbe avuto una maggiore visibilità durante l’atterraggio. Il Nardi così ricondizionato in modo artigianale (gli originali tiranti del pattino rimasero invariati), fu “oggetto” di una foto che alcuni anni fa fu pubblicata su un libro di Achille Vigna edito da Tuttostoria e dalla quale si può evincere che, durante l’impiego a Galatina, la sua colorazione esterna era in verde oliva scuro per le superfici superiori e grigio azzurro chiaro per quelle inferiori, con le sei canoniche coccarde tricolore. Dopo la guerra, questo Nardi FN.305 ed altri suoi simili, furono ceduti agli Aero Club italiani: nel 1954 l’esemplare M.M. 51762 finì in quello di Mantova, venendo reimmatricolato I-MIGI e conservando sempre il ruotino installato a Galatina. Nel 1962 fu acquistato, insieme ad un FN 305 di produzione post-bellica (dotati in fabbrica di ruotino in coda) e immatricolato I-DASM , dai signori De Gasperi, vendendo esposti nella loro stazione di servizio a Gardolo (Trento). Dopo qualche anno, la M.M. 51762/I-MIGI fu ceduta ad un altro collezionista ma purtroppo a causa dei danni riportati nel trasporto alla nuova sede, venne demolito… Una foto di questo velivolo, nel periodo dell’uso da parte dell’aeroclub di Mantova, è pubblicata sullo special edito dal Gruppo Amici Velivoli Storici sul restauro da parte di questo sodalizio dell’ FN.305 I-DASM recuperato alla fine degli anni 80 ed oggi esposto a Vigna di Valle. La foto dell’I-MIGI evidenzia la configurazione del ruotino di coda differente rispetto agli esemplari post-bellici e la uguaglianza della stessa componente rispetto alla foto edita sul libro di Achille Vigna: un particolare che serve ad identificare con una certa sicurezza l’I-MIGI come il velivolo modificato nel 1945 su suggerimento di Antonio Marinone. Quest’ultimo, dopo essere stato un istruttore presso l’Accademia Aeronautica, ritornò a Galatina alla Scuola di Volo, congedandosi infine come Maresciallo e ponendo la sua residenza a Lecce, dove divenne socio della locale sezione dell’Associazione Arma Aeronautica. Antonio Marinone viene spesso invitato a diverse conferenze come prezioso e lucido testimone delle vicende armistiziali  nel Salento: e’ in una di queste occasioni che, nel 2001, ho avuto modo di conoscerlo per poi andarlo a trovare più volte a casa sua ed apprendere così di come egli aveva trasformato il piccolo monoplano ed altri particolari sullo stesso, come la sua colorazione esterna. Nello stesso periodo, una ditta artigianale della Repubblica Ceca, la LF Models,  realizzava in scala 1/48 di un modello in resina dell’F.N. 305 che ho deciso di utilizzare per riprodurre il Nardi FN 305 MM.51762 nella sua configurazione…“salentina”!  .


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La ditta ceca ha nel suo catalogo (consultabile al suo sito www.lfmodels.cz) diversi modelli in resina riproducenti velivoli italiani degli anni 30-40, sia in scala 1/72 che in 1/48. Alcuni sono veramente dei kit di buona qualità ed a volte unici (come l’aerobomba AR, il Ca.331, l’SM 86, l’AP.1, l’AC-3, il recente Piaggio P.32 tutti in 1/72),  altri sono veramente mediocri (come il G.56 e l’S.207 in 1/48). Il Nardi FN.305 della LF Models in 1/48 potrebbe essere un modello interessante se non avesse il brutto handicap di trovare la concorrenza dell’analogo kit in plastica della MPM che certo gli toglie una gran fetta di potenziali acquirenti…Se non altro il modello della LF Models ha il pregio di avere una cappottina un po’ più spessa di quella corrispondente del kit MPM: sono entrambe in acetato trasparente formato a caldo ma quella della MPM è così sottile che si fa fatica ad incollarlo al resto della fusoliera…Il kit della LF Models riproduce perfettamente in scala 1/48 le forme e dimensioni, nonché le poche pannellature del Nardi reale ma purtroppo presenta, come molti altri kit di questa ditta, una fastidiosa caratteristica: la riproduzione dei cruscotti dei piloti affidata ad un disegno su carta da ritagliare…Una soluzione del tutto inadeguata e che costringe ad una auto costruzione:per fortuna che la documentazione su questo addestratore italiano, è più che adeguata. Oltre al citato special edito dal Gruppo Amici Velivoli Storici, c’è la  monografia n. 6 della serie mini –Ali d’Italia ed il volumetto 10 della collana Dimensione Cielo).


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Il kit della LF Models è abbastanza semplice e facile da assemblare: 25 pezzi di ottima resina, una cappottina in acetato, un buon foglio decals per almeno due esemplari in servizio nella Regia Aeronautica (le insegne alari purtroppo sono surdimensionate rispetto a quelle reali). Vi è anche un piccolo filo di ferro ed un elementare ma chiaro foglio istruzioni. La costruzione inizia eliminando dalle parti i residui della colata di stampa e ricordo di proteggersi sempre le vie respiratorie e le mani quando si lavorano   parti in resina: molto spesso infatti si genera della polvere che certo non è del tutto salutare…Inoltre l’assemblaggio delle stesse prevede l’uso di collante ciano-acrilico: vanno seguite sempre con scrupolo le istruzioni del fabbricante di questo tipo di collante.
Si passa quindi agli interni del velivolo per i quali la LF Models fornisce oltre al pavimento del vano abitacolo ed alla paratia posteriore dello stesso, due seggiolini due pedaliere e le due closche. I seggiolini si devono dettagliare con la riproduzione delle cinghie di ritegno dei piloti mentre alle pareti laterali vanno aggiunte le strutture tubolari interne. Il problema principale degli interni rimane però realizzare i due cruscotti: usando i due disegni su carta forniti dal kit, si possono ritagliare almeno due piani di plasticard per ogni cruscotto, utilizzando un piano come base su cui appoggiare il secondo piano, traforato in corrispondenza degli “orologi” della strumentazione. E’ chiaro che l’opera di  dettaglio si può spingere  oltre se si decide di finire il modello con le cappottine in posizione aperta…


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Il resto della costruzione prosegue quindi quasi senza intoppi e con poco stucco per eliminare i segni della giunzione delle varie parti fra loro. Vanno però rifatti i tiranti della gambe del carrello principale (che avevano la caratteristica delle forcelle in colore rosso), aggiunto il tubo di Pitot  alla semi ala sinistra e i montanti dei timoni orizzontali, forati i tubi di scarico del motore sotto il relativo cofano.   

  
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La caratteristica dell’FN. 305 MM.51762 in servizio a Galatina era il ruotino in coda che ho riprodotto con un pezzo rinvenuto dalla mia “banca dei pezzi”, il più possibile simile a quello in uso sui coevi velivoli italiani da caccia. Ho poi rifatto con spure filato i tiranti del ruotino che erano come detto all’inizio quelli dell’originario pattino di coda in acciaio (i tiranti del ruotino degli esemplari prodotti nel dopo guerra avevano una struttura molto più complessa).
La colorazione delle parti esterne del velivolo è stata riprodotta con vernici a smalto Humbrol: 91 per il verde oliva scuro 2 superiore e 141 per il grigio  azzurro chiaro 1 inferiore. Esaminando la citata foto del libro di Achille Vigna, si notano alcuni segni di usura della colorazione su tre circoscritte parti della fusoliera destra del velivolo: una corrisponde alla rotaia delle parti mobili del tettuccio, una è visibile alla base del timone direzionale mentre l’ultima sulla radice alare.


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Le sole insegne presenti sul velivolo erano le insegne di nazionalità: si possono trovare di dimensioni adeguate ad esempio prelevandole dall’apposito foglio della ditta romana Sky Model; la loro applicazione termina la costruzione del modello della LF Models.  Concludo riportando un aneddoto personale e relativo a questo kit: nel luglio del 2006, con Silvio Pietropaolo ed altri amici organizzammo una esposizione modelistica nell’ambito dei diversi eventi  con i quali il comune di Leverano  ricorda  la  striscia di atterraggio presente del suo territorio durante la 2°g.m. Insieme ad altre riproduzioni di aerei che operarono da Leverano, avevo esposto anche quella del Nardi FN. 305 305 MM.51762 perché sapevo che questa manifestazione sarebbe stata visitata anche da Antonio Marinone invitato come ospite d’onore:  in questo frangente, come modellista e come “studioso” di storia aeronautica italiana, per me fu molto bello vedere la sua commozione quando vedendo il mio modello egli riconobbe subito il “suo” Nardi e ricevere i complimenti dello stesso maresciallo per l’esattezza della riproduzione in scala del medesimo velivolo…


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Gabriele LUCIANI