M-60 A-1 Scuola Truppe Corazzate -E.I. Lecce anni 80 da kit Italeri 1/35

m.60 a 1 Anche il grosso carro statunitense M-60 A 1 è stato per anni ospite del Salento : apportando alcune aggiunte al kit Italeri (ex stampo E.S.C.I.) in scala 1/35 è possibile riprodurre uno di questi esemplari in carico negli anni 80 alla allora Scuola Truppe Corazzate dell'Esercito Italiano nella sua sedi per Specializzati a Lecce

Testo, modello e foto di Gabriele Luciani

 M60 A 1

Verso la fine degli anni 50, la necessità di sostituire nei reparti corazzati dell'Esercito Italiano il carro M 47 stava divenendo sempre più urgente, per via della crescente obsolescenza del medesimo blindato: i paesi del Patto di Varsavia infatti si stavano dotando di ingenti quantitativi di carri armati di produzione sovietica che avrebbero tranquillamente surclassato in caso di conflitto lo stesso M.47. Terminata la fase dei generosi aiuti anglo-americani del secondo dopo guerra, la dirigenza politico-miltare italiana avrebbe dovuto procedere all'acquisto di un nuovo blindato ma ora con fondi tratti dal bilancio statale e fu quindi ritenuto opportuno procedere ad una oculata valutazione di quanto di meglio offriva l'industria bellica occidentale, anche con varie visite a fabbriche ed esposizioni internazionali. Se le intenzioni iniziali erano più che legittime, i risultati però alla fine non lo furono... Nei primi anni 60 la scelta sul nuovo carro da battaglia per l'E.I. si restrinse a quattro tipi, ovvero il francese AMX 30, l'inglese Chieftain (che furono entrambi scartati, il primo per avere un armamento principale non standard con quello NATO, il secondo per le sue dimensioni e il suo peso eccessivi ), lo statunitense M 60 e il tedesco Krauss Maffei Leopard con cui furono condotte alcune sperimentazioni nel 1964. Dai vari test emerse che, per le esigenze italiane, il Leopard era il compromesso migliore, ma inopinatamente nel marzo del 1965 venne scelto l'M-60 A 1. I retroscena di questa vicenda potrebbero essere quelli, che purtroppo hanno sempre caratterizzato in Italia l'adozione dei nuovi sistemi d'arma...forse alla base di tale decisione pesarono le compensazioni industriali offerte dalla Chrysler (dopo i primi 100 esemplari prodotti negli U.S.A. l'azienda statale OTO Melara ne avrebbe dovuto produrre altri 900), la più semplice manutenzione e modalità d'impiego rispetto al Leopard (l'E.I. all'epoca era una forza armata composta da personale di leva), fattori che prevalsero su altre considerazioni negative come la mole e l'altezza del carro statunitense che non lo avrebbero facilitato in quello che sarebbe potuto essere il suo teatro di impiego principale ovvero il Friuli (la famosa soglia di Gorizia...) . Non si tenne però nel dovuto conto un elemento per nulla secondario ovvero il trasporto dell'M.60 A 1 sui pianali delle Ferrovie dello Stato, trasporto per il quale si doveva smontare da ogni blindato i cingoli e la ruota motrice (lavoro certo non semplice...), oltre al periscopio in torretta altrimenti il carro era fuori sagoma rispetto al pianale con le ovvie pericolose conseguenze durante il tragitto !!! Altri problemi che emersero furono la scarsa mobilità, la constatazione che i pattini in gomma dei cingoli (rimasti sempre del tipo 97E2 Early) non potevano essere sostituiti se non cambiando tutto il cingolo nel suo complesso e che il complesso delle sospensioni non era molto robusto...

M60 A 1

L'ordinazione degli M.60 A 1 venne così interrotta il 1.1.1966 ed alla fine, dopo l'arrivo di 100 M 60 A 1 forniti dalla Chrysler, solo altri 200 carri vennero prodotti in Italia: nell'arco di tempo che va dal 1965 al 1970 l'Esercito Italiano ricevette così 300 M60A1 che andarono ad equipaggiare la divisione corazzata Centauro e una compagnia dell'Ariete, oltre le scuole. Dopo nuove sperimentazioni nel 1969 in Sardegna, alla fine fu scelto il Leopard 1A1 che entrò in servizio nei reparti italiani finalmente nel 1970 ma il problema della sostituzione di tutti gli M47 non fu del tutto risolto per via delle croniche ristrettezze di bilancio, e si arrivò così all'assurda situazione per l'E.I. di avere in linea, contemporaneamente, tre tipi diversi di carri armati da battaglia !!! L'M.60 A 1 si avviò così all'impiego tipico dell'epoca e ai maltrattamenti dei militari di leva, con le rituali esercitazioni in Sardegna e i vari spostamenti da un reparto ad un altro (la Centauro infatti cedette ben presto i sui M60 all'Ariete) e la vita operativa del mezzo corazzato statunitense sarebbe trascorsa senza fatti di rilievo sino al dicembre 1992 quando dieci di questi carri furono schierati in Somalia sino al marzo 1994 prendendo parte all'operazione IBIS (nel corso dei combattimenti al tristemente famoso 'Check point Pasta', il 2.7.1993 un M 60 italiano venne danneggiato da un razzo RPG al torrettino del capocarro). Terminata questa missione, in base al trattato C.F.E. del 17.7.1992 fu decisa la radiazione degli M60 che con circolare n. 819 del 16.5.1996 dello S.M.E. vennero radiati dal servizio e quindi demoliti ad eccezione di almeno quattro esemplari uno dei quali è oggi conservato presso il comando della Scuola di Cavalleria a Lecce.

m.60

Negli anni 80 l'istituto di formazione salentino era una sede dipendente dalla Scuola Truppe Corazzate di Caserta e presso il suo poligono di Torre Veneri sullo splendido litorale adriatico, erano utilizzati i vari tipi di corazzati in servizio all'epoca nell'E.I. a quei tempi una grossa e statica struttura basata, come truppa,  al 90% sui militari in servizio di leva. In occasione della ricorrenza dell'anniversario della Vittoria nella grande guerra, le strutture militari site a Lecce erano aperte al pubblico che così poteva accostarsi ai mezzi esposti, in pratica un campionario di quelli in servizio. Era una rara e ghiotta occasione anche per fotografare con calma gli esemplari di M.113, Leopard 1A1 e 1A2, M.60 , i vari mezzi ruotati, sempre stando attenti a non incappare nel solito imbecille in divisa di turno che qualche volta rovinava stupidamente la festa per proteggere non si sa quale segreto di Pulcinella, incaponendosi a vietare ai cittadini presenti (e quindi ai contribuenti legittimi proprietari dei corazzati esposti) di effettuare riprese fotografiche...Oltre a questo fastidioso "particolare" c'erano anche le limitazioni tecniche del rullino fotografico che non consentiva più di una quarantina di scatti...In questi momenti, pensando ad una successiva riproduzione in scala,  l'attenzione era rivolta a quegli elementi che caratterizzavano il carro come le targhe e lo stanag che l'esemplare inalberava: ebbi così modo di fotografare nel tempo due diversi esemplari di M.60 A1 come l'E.I. 112892  e l'E.I. 115274 (le immagini di questo secondo carro,  con stanag M607 su campi rosso-blu-arancio, sono quelle qui pubblicate).

M.60

Venti anni dopo riusci a far realizzare da un produttore artigianale di decals un foglio per diversi mezzi in servizio dagli anni 80 al 2000 a Lecce fra cui anche il carro E.I. 115274 che ho riprodotto partendo da un kit Italeri in scala 1/35, cat. no. 6397 che altro non è che il reinscatolamento di uno stampo E.S.C.I. , riproposto inalterato ma con decals cambiate, per tre esemplari fra cui uno italiano. La E.S.C.I. nel 1988 è  un marchio sotto il controllo della statunitense ERTL che decide di ampliare la gamma della produzione in 1/35 della ditta italiana con una serie di kit dedicati a carri moderni: nel 1990 compare l'M.60 il cui stampo è confezionato in tre distinte confezioni (cat. no. 5031 per A1, 5040 per A3 TTS e 5042 per la versione israeliana Blazer con corazzature reattive). Come gran parte degli stampi E.S.C.I., anche questo dell'M.60 è stato ripreso da Italeri dal 2002 (versione A 1,cat. no. 6397) e tenuto in catalogo sino al 2007  Il kit è composto da quattro stampate più la parte bassa dello scafo come pezzo a parte: purtroppo i cingoli, fra l'altro riprodotti non in vinile ma in plastica ed in parte maglia per maglia (quelli che vanno inseriti sulle ruote motrici e di rinvio), non sono idonei per un esemplare italiano...

CINGOLI M 60

Gli M 60A 1 dell'E.I. avevano infatti i cingoli con maglie di acciaio rivestite in gomma tipo 97E2 Early mentre nel kit si trova il cingolo T142 con piastre ottagonali in gomma sostituibili singolarmente...E' indispensabile quindi procedere alla sostituzione dei cingoli del kit con quelli prodotti dalla AFV Club come set afther market, ovvero quello con il numero di catalogo AF35005, un'ottima realizzazione, con i pezzi che si adattano senza problemi allo stampo dell'M.60 e che possono essere assemblati senza colla ed aggiunti anche a costruzione ultimata al resto del carro; gli stessi cingoli della AFV Club, una volta dipinti ed invecchiati saranno un ottimo elemento per il realismo finale del modello.

m.60

La costruzione del kit non è molto impegnativa malgrado l'elevato numero di parti grandi e piccole che lo compongono e  basta seguire le istruzioni del kit ; le due parti dello scafo si assemblano senza stucco, non così le due parti della torretta, in particolare nella zona  anteriore dei due pezzi, per eliminare segni di giunzione e/o di discontinuità. Anche l'unione dei due pezzi in cui è suddiviso il cannone andrà fatta con un minimo di accortezza, usando magari il collante cianoacrilico anche al posto dello stucco. Nel cesto posteriore della torretta nella realtà c'era un retino a maglie fitte per meglio contenere degli oggetti all'intenro dello stesso cesto: il retino va realizzato ritagliando un quadrato di tulle già inserito nel kit e seguendo le due sagome presenti sul foglio istruzioni. L'incollaggio di questo telle al canestro non è poi però molto agevole...In generale, durante la costruzione, non ci sono ulteriori annotazioni da rilevare e l'assemblaggio procede abbastanza spedito: questo stampo è in buona sostanza una buona base di partenza anche per un più spinto dettaglio. Ad esempio, l'esemplare da me riprodotto non portava i cavi di traino in torretta e quindi ho dovuto realizzare con filo di rame sottile i ganci per gli stessi cavi (tre per lato) . Oltre ai cingoli c'erano però, si devono riprodurre altri elementi tipici degli M.60 italiani...

m.60 a 1

Si tratta prima di tutto della fanaleria posteriore: per poter circolare anche sulle strade rispettanto il vigente codice, sui due parafanghi degli M 60 furono aggiunti un catarifrangente ed un ulteriore fanalino-luce dello stop su ogni lato del carro, particolari che non sono presenti nel kit e che possono essere ricostruiti autarchicamente...

m. 60

I catarifrangenti si possono realizzare con una modica quantità di stucco che una  volta posizionata sul parafango ed asciugatasi, può esser modellata per raggiungere la forma circolare del particolare reale...

m.60

I due fanali invece possono essere ricavati dalla personale "banca dei pezzi" oppure anche loro autocostruiti con stucco e un residuo di lastrina foto incisa per la loro copertura superiore.

M. 60

Nel corso del suo impiego con l'E.I.  l'unica modifica rilevante   apportata ai 300 M. 60 (a partire dal 1968) fu l'aggiunta dul lato sinistro della torretta di un dispositivo lanciafumogeni con otto candelotti: questi si possono ricavare ad esempio da un kit di Centauro della Trumpeter di una versione della blindo italiana che non monta questo tipo di artifizi in torretta, mentre la mensola che li regge va ricavata con piccoli pezzi di plastica adeguatamente sagomati e stuccati ; per capirne le forme basta vedere il corposo (come al solito...) walkround sull'M.60 A 1 pubblicato su questo sito al link ( walkround M. 60 A 1  ) .

m.60

Terminata la costruzione, si passa alla colorazione che è la canonica livrea in verde oliva scuro dell'E.I. , un colore che difficilmente si può determinare con esattezza, in quanto è molto probabile che la tonalità dello stesso sui vari mezzi è variata nel corso degli anni per diversi fattori  (provenienza del mezzo, usura, periodo di impiego...)...Come base comunque ho utilizzato (tutti i passaggi sono stati fatti ad aerograo) un Humbrol 66 steso in modo irregolare su una precedente mano di grigio chiaro che non ho coperto del tutto in alcune zone; in alcuni punti ho passato delle mani velate di Humbrol 66 schiarite con del bianco. Posizionate le decals che riproducevano stanags, bandierine, disco ponte e targhe, ho usato i Tamiya Weathering Master set su diverse parti del carro in particolare le zone più basse dello scafo; ho evitato comunque di riprodurre scrostature della vernice che difficilmente si notavano sui carri dell'E.I. , in particolare su quelli in uso ad istituti di formazione come la Scuola di Lecce. Più impegnativo l'invecchiamento dei cingoli e delle ruote del treno di rotolamento: basandomi sulle foto del mezzo reale ho dato sui cingoli una prima mano di grigio chiaro, mentre sulle parti in gomma e sui pattini esterni dei cingoli e delle ruote ho usato il colore UA904 Rubber Track del combo set Lifecolor studiato appunto per i cingoli dei carri. Per invecchiare le stesse parti ho passato una velatura di grigio chiaro e il pigmento PG.105 sempre del set Lifecolori.

m.60

Su tutto il modello infine ho passato una mano di un trasparente opaco acrilico della Kcolors, un prodotto che mi ha veramente entusiasmato per la sua finezza e soprattuto per il fatto di essere veramente opaco, cosa che non ho riscontrata in passato utilizzando analoghi trasparenti di altre marche...L'unione del treno di rotolamento e del complesso dei cingoli al resto dello scafo (non li monto mai in precedenza per essere più libero durante la fase di colorazione e di invecchiamento) ha definitivamente completato la costruzione di questo modello, costantando, una volta finito, come mi ha fatto passare qualche ora di tranquillo e divertente modellismo !!!

m.60

 Gabriele Luciani

 

Stampa