Centauro primo lotto di produzione con corazze Romor – Rgt. “Lancieri di Firenze” (9°) Esercito Italiano, Balad - Somalia – Missione UNOSOM “IBIS” agosto –dicembre 1993, da kit Trumpeter scala 1/35 cat. no. 01563
Ventinove anni fa, in Somalia, la blindo Centauro ebbe il battesimo del fuoco nel corso della missione IBIS; in questa occasione vennero utilizzati anche esemplari dotati di corazze addizionali Romor. Con alcune modifiche al recente kit Trumpeter si può riprodurre uno di questi mezzi, all'epoca in carico al Reggimento "Lancieri di Firenze" (9°).
Modello, testo e foto di Gabriele Luciani
"...chi sceglie la vita militare deve mettere in conto anche il rischio...Quanto è avvenuto dispiace e addolora ma non possiamo pretendere la botte piena e la moglie ubriaca. Per difendere la patria servono anche i giovani in divisa, e chi parte per una missione militare deve mettere in conto anche una fucilata da parte del nemico" : Carabiniere Giovanni Sapone padre del Brigadiere Paracadutista Donatello Sapone del 1° rgt. par. Carbinieri "Tuscania" ferito il 2.7.1993 a Mogadiscio .
Nel 1993 l'O.N.U., praticamente sulla spinta degli U.S.A. e per assicurare cibo ed ordine ad una popolazione stremata, decise un intervento di peace keeping in Somalia, paese in preda al caos a seguito di una tremenda guerra civile. La missione denominata Restore hope iniziava il 9.12.1992 quasi come una esercitazione spettacolare (per non dire di peggio...) delle forze statunitensi che trovarono addirittura un affollamento di giornalisti e di cameramen ad attenderle sulla spiagge di Mogadiscio ! L'intervento ONU durò quasi due anni e a questo partecipò dal 15.12.1992 al 6.4.1944 anche l'Italia, con un contingente militare che per numero di uomini e mezzi impegnati fu inferiore solo a quello statunitense. Purtroppo però gli esiti di tale missione furono disastrosi, prima di tutto per via di una erronea valutazione complessiva del momento politico-militare in Somalia da parte dell'O.N.U. e degli U.S.A.: ben presto la distribuzione di aiuti umanitari si riverò un compito secondario rispetto al tentativo di disarmo delle varie milizie che invece più volte, spesso facendosi scudo della popolazione civile, attaccarono i caschi blu. Tutti i contingenti militari dispiegati pagarono così un alto prezzo in vite umane, con centinaia se non migliaia di altri morti fra i miliziani ed i civili somali. Già il 3.1.1993 fu la volta del contingente italiano, con un primo attacco contro due AR-76 del San Marco, ma fu il mattino del 2.7.1993, a Mogadiscio, che, nel corso del centoventesimo rastrellamento effettuato dai militari italiani dall'inizio del loro impegno in Somalia, si ebbe il combattimento più grave e cruento per gli stessi militari italiani. Nel corso di tale scontro, oltre ad un alto ma imprecisato numero di miliziani somali uccisi, persero la vita, in ordine di successione di tempo , il parà della cp. "Diavoli Neri" del 183° Rgt. "Nembo" ed originario di Minervino di Lecce, Pasquale Baccaro, ferito mortalmente a bordo di un V.C.C. 1 colpito da un anticarro RPG, il serg.magg. incursore Stefano Paolicchi del 9 ° Rgt. d'assalto "Col Moschin" ed il S.ten.cpl.cav. dei Lancieri di Montebello (8°) , Andrea Millevoi, nato a Roma e capo blindo di una Centauro; nello stesso frangente diversi altri militari vennero feriti anche in modo grave. Alla Memoria dei tre caschi blu italiani deceduti, venne concessa la Medaglia d'Oro al Valore Militare e l'analisi dello svolgimento del combattimento, fece sì che dopo Ibis, nel lungo termine, le nostre FF.AA. si orientassero sempre più decisamente verso il reclutamento di personale professionista che sarà poi l'unico ad essere impiegato nelle missioni all'estero e che prima di effettuare queste missioni si valutassero ed approfondissero meglio le reali situazioni dei paesi dove si sarebbe dovuto intervenire.
Nell'immediato invece, si ritenne opportuno, oltre a migliorare la catena di comando sul luogo, di adottare ulteriori protezioni per i mezzi presenti in Somalia e per quelli che erano in partenza dall'Italia: fra questi mezzi, al loro secondo impiego fuori del territorio nazionale, c'erano anche le nuovissime Centauro la cui distribuzione ai reparti di Cavalleria dell'E.I. era iniziata nei primi mesi del 1992. Le prime blindo a giungere in Somalia il 24/12/1992 furono quattro esemplari in carico al rgt. Cavalleggeri Guide (19°): successivamente il numero di esemplari lievitò, tanto che ne vennero usati contemporaneamente venti e tutti i reparti di cavalleria vennero inviati a rotazione. La blindo Centauro però, già sul poligono dell'E.I. di Lombardore e sul Cellina Meduna, aveva denunziato alcune gravi pecche della propria mobilità su terreno fangoso (in pratica ci furono casi in cui il mezzo si impantanava e non si liberava autonomamente...); inoltre l'uso dell'armamento principale in alcune condizioni di elevazione del pezzo e di marcia della blindo era
problematico : in Somalia, fin da subito, emersero poi ulteriori difetti quali la debolezza dei fianchi dei pneumatici Michelin XS da sabbia con cui erano allora equipaggiate le blindo , con frequenti rotture degli stessi dovute a rovi e pietre, un mediocre sistema di condizionamento del vano equipaggi, la mancanza di una radio RH4-178 sul mezzo comando per effettuare i collegamenti a più lunga distanza. Molto più grave, fu però riscontrare la necessità di rafforzare la resistenza di alcuni punti dello scafo nei confronti del fuoco avversario tanto da dover ricorrere all'acquisizione di kit di corazzature addizionali per rafforzare la protezione degli equipaggi. Vennero così acquistati 24 kits di corazzature aggiuntive passive della OTO Melara e 20 kits di moduli reattivi ROMOR prodotti dalla inglese Royal Ordnance. Questo ultimo tipo di corazzatura suppletiva fu applicata ad esemplari del primo lotto di produzione, alcuni con lo scarico motore del primo tipo (in servizio in Somalia con i Lancieri di Montebello (8°) e con i Lancieri di Firenze (9°) rispettivamente secondo e terzo reggimento in ordine di tempo a partecipare ad Ibis) altri con lo scarico motore più recente e con una ulteriore piastra posta a protezione del conducente (in servizio con il 3° pl. del 4° Sq.ne dei Lancieri di Novara (5°) arrivato a Mogadiscio l'8.1.1994); tutti avevano delle ulteriori piastre a protezione delle ruote del 3° e 4° asse e della zona posteriore del mezzo.
Il Rgt. Lancieri di Firenze (9°), con sede a Grosseto ed inquadrato nella Brigata Motorizzata "Friuli" , fu fra i primi reparti di Cavalleria a ricevere le Centauro : già nel luglio del 1992 cinque blindo di uno squadrone del reggimento parteciparono alla esercitazione Farfadet 92 tenutasi nel sud della Francia, rivestendo in tale occasione anche un ruolo che avrebbero poi svolto frequentemente in Somalia, ovvero la scorta ravvicinata a convogli in movimento su strada nell'ambito di missione di peace keeping. Il Reggimento all'epoca faceva parte della Forza di Intervento Rapido, creata nel 1985, ma sia questa sua caratteristica, sia il fatto di essere stato il primo reparto ad operare al di fuori del territorio nazionale con le Centauro ,anche se per una esercitazione, non furono ritenuti elementi sufficienti nel 1995 a mantenere in vita questo Reggimento che in pratica cambiò nome o meglio venne "assorbito" dal Rgt. "Savoia Cavalleria" (3°) che proprio nel 1995 si trasferì da Merano a Grosseto.
Quando ebbi modo di apprendere che fra le novità 2012 della ditta cinese Trumpeter, c'era una ulteriore riedizione dello stampo in scala 1/35 dedicato alla blindo italiana, ovvero la confezione "Centauro (First Batch) w/Romor con il numero di catalogo 1563, ho ritenuto di procurarmi lo stesso modello per riprodurre proprio uno dei mezzi di Firenze in Somalia, avendo inizialmente come fonte iconografica una foto di uno di questi esemplari, aggiornato con le corrazzature supplementari e in azione durante IBIS, pubblicata sulla monografia Tankmaster Special no. 2 dedicata alla Centauro . Il nuovo kit, cat. no. 01563, è basato sulle stampate della confezione cat.no. 00386 inerente la blindo del secondo lotto di produzione e già descritto nella sezione old site di Modellismo Salento (recensione kit Trumpeter Centauro 2° serie ). Le differenze fra i due modelli sono costituite dall'aggiunta nel modello più recente di due nuove stampate (lettere K 1 e K 2) dedicate alla riproduzione della corazzatura Romor e delle grandi piastre issate nel posteriore del mezzo, oltre che per il foglio decals. Questo è inerente all'esemplare targato E.I. 18446 in servizio nel 1993 con il Rgt. "Lancieri di Novara" (5°), impiegato dall'8.1.1994 in Somalia: questa Centauro si può riprodurre senza modifiche costruendo come da scatola il kit Trumpeter con un assemblaggio quasi del tutto analogo a quello descritto su Modellismo Salento (al link blindo Genova in Kosovo ) per la costruzione di un'altra confezione Trumpeter dedicata alla Centauro. Per la torretta infatti non andranno utilizzate le piastre inserite per lo più nella stampata B ma quelle inserite nelle nuove stampate.
Per una blindo di Firenze le cose sono alquanto diverse...La prima operazione da fare è l'eliminazione della riproduzione della piastra posta proprio davanti agli iposcopi del pilota: per farlo è meglio usare una fresa messa su un mini trapano e poi rifinire con carta abrasiva. Durante queste operazioni sarà quasi impossibile non toccare parte della riproduzione dell'anti sdrucciolo posta sulle zone limitrofe alla piastra: per ripristinarlo ho usato un prodotto della Maimeri (Malta Effetto) reperibile presso i negozi per belle arti .
Andrà poi riprodotta la linea del pannello della grossa griglia presente sul tetto dello scafo: la foto appena sopra evidenzia gli interventi da fare e le differenze con uno scafo come da scatola.
Altra modifica riguarda la configurazione dello scarico motore che nei kits Trumpeter delle Centauro riproduce la versione più aggiornata dello stesso.
Nei primissimi esemplari prodotti (e comunque in quelli in dotazione a Firenze in Somalia) lo scarico aveva forma e dimensioni diverse. Si deve quindi modificare il pezzo C. 28 (che andrà un pò accorciato e ridotto di spessore) ed eliminare del tutto il pezzo C. 54 del kit. Io basandomi su foto su riviste dell'epoca e su foto personali, ho rifatto lo scarico con pezzi di plasticard che poi ho unito e stuccato, con un risultato finale abbastanza soddisfacente in quanto a realismo sia per questa modifica che per l'altra...
Il resto della costruzione ed anche la colorazione segue quanto descritto al link già citato (centauro genova ) con la differenza che in questo caso bisogna aumentare la dose di sporco vista la maggiore operatività del mezzo e il teatro di impiego: dalle altre foto che ho trovato successivamente su facebook dove è attivo il gruppo di ex appartenti ai Lancieri di Firenze (9°) , ho notato che abbastanza polvere e/o sabbia di colore rossastro si depositava sulle Centauro del reggimento in Somalia.
Ho quindi usato maggiori dosi di terra di colorificio e di gessetti da disegno, oltre ai set di invecchiamento della Tamiya e Tensocrom Lifecolor, prediligendo le tonalità più chiare (come sabbia e terra),
"martorizzando" in particolare le ruote (anche in questo caso ho usato l'ottimo set di ruote in resina della Model Victoria) che alla fine avevano ben poco della prima mano di grigio scuro che avevo steso sulle stesse ad inizio lavori...
Con il metodo del colore a tempera nero diluito nel fiele di bue e poi tolto con uno straccio imbevuto d'acqua ho invecchiato ulteriormente alcuni particolari esterni dello scafo come scarico, griglia d'aerazione del motore e del cannone... Solo in pochi punti delle piastre suppletive e sui sostegni interni delle stesse il colore verde non si vedeva più ed ho passato un mix di grigio chiaro misto ad alluminio su queste zone .
Non riccorro quasi mai a metodi particolarmente impegnativi per riprodurre usura e sporco ma credo che alla fine con materiali poco costosi e semplici tecniche i risultati non siano malvagi, anzi...
All'epoca i mezzi dell'Esercito Italiano anche se in servizio all'estero mantenevano gli stanags (da notare che esaminando le immagini dei mezzi italiani in Somalia, a differenza di quanto accade oggi in Libano, sembrerebbe che oltre al personale la turnazione coinvolgeva anche i mezzi) oltre a targhe e tricolore: la riproduzione di tali particolari oggi è impegnativa non esistendo in commercio fogli decals appositi... Dal kit Trumpeter si potrebbero ricavare il disco ponte, i tricolori, mentre lo stanag di Firenze e la targa anteriore erano reperibili su un foglio decals prodotto anni fa da una firma artigianale che oggi non sembra più essere in attività...
Dalle foto viste sul gruppo facebook degli ex appartenenti ai Lancieri di Firenze (9°) ho constatato che quando alle blindo dello stesso reparto furono applicate le piastre posteriori, sulle stesse venne appiccicato il solo tricolore (è il caso di dire così visto che in realtà era un adesivo...) ma non lo stanag (anche questo un adesivo) e la targa (che veniva dipinta con appositi stencils)...
Oltre ai simboli araldici, gli unici altri particolari che spezzano l'uniformità della colorazione (oltre naturalmente all'invecchiamento ed all'usura della stessa) sono il maniglione posto sulla fiancata sinistra per l'attivazione dell'estintore e due anelli sul visore in torretta, tutti di colore rosso.
Ulteriori aggiunte al modello sono state le ripoduzioni con filo di rame di adeguato spessore delle antenne radio in torretta.
Ho completato così un altro modello per la mia collezione di riproduzioni di mezzi dell'Arma di Cavalleria italiana, con il pensiero questa volta rivolto agli italiani caduti (14 militari, una crocerrosina, due civili) ed a quelli feriti, ormai venti anni fa, nel tentativo, purtroppo non riuscito, di ridare speranza alla popolazione somala .
Gabriele Luciani