Automitragliatrice Bianchi mod. 1915 - da kit WIP3D Scala 1/35 – cat.no.35024

Bianchi Nel 1915 la Società Anonima Edoardo Bianchi, realizzò un secondo prototipo di una sua automitragliatrice che, se pur rimasta allo stato sperimentale, con le sue forme influenzerà i progettisti della Lancia 1ZM. A questo misconosciuto mezzo, la WIP 3D dedicata uno dei suoi kit in scala 1/35, stampati in resina e in 3d

Modello , testo e foto di Gabriele Luciani 

Come  per l’aeroplano, il Regio Esercito  fu fra le prime forze armate ad usare in un conflitto delle "auto mitragliatrici",  inviando nel 1912 e sempre in Libia due autocarri leggeri FIAT, cui in precedenza furono apposte delle corazzature presso l’Arsenale di Artiglieria di Torino. Quasi in contemporanea a questo iniziale esperimento, furono realizzati su iniziativa della ditte Isotta Fraschini e  Società Anonima "Edoardo Bianchi", dei prototipi analoghi ai mezzi FIAT  che vennero poi donati al R.E. : quello della Isotta Fraschini ( "tipo RM") rimase un caso isolato, mentre la Bianchi realizzò tre auto mitragliatrici la prima delle quali, nel dicembre del 1914, fu assegnata insieme a quella della Isotta Fraschini alle Fortezze del basso Tagliamento. La  Bianchi proponeva la sua macchina come una batteria mobile da usarsi contro palloni dirigibili, addirittura contro gli aeroplani, evidenziando la velocità (50 km/h) che la stessa poteva raggiungere. Sempre su iniziativa della stessa ditta, veniva realizzato un secondo prototipo con un cofano motore di forma scatolare, ruote anteriori coperte da apposite corazze,  una torretta diversa e un traliccio tagliafili. Di questa automitragliatrice se ne conosce solo una foto e non ne è certo il suo impegno da parte del Regio Esercito : ciò malgrado  la ditta artigianale WIP3D ne ha realizzato un interessante kit in  scala 1/35, stampato in resina. Ritengo che sia stato scelto la versione 1915 della Bianchi e non quella successiva e denominata "Pallanza" (ovvero il terzo esemplare realizzato nel 1916 ed effettivamente in carico al R.E.)  in quanto questa aveva il posto guida e quello del capo macchina senza coperture così come la postazione dove era ubicata la mitragliatrice centrale : malgrado quanto riportato dalla confezione del kit quindi, l'esemplare raffigurato dal prodotto della WIP3D è l'esemplare della Bianchi realizzato nel 1915;  vista la effettiva configurazione della Pallanza  e la scarsità di documentazione, non sarebbe stato comunque affatto semplice realizzarla in stampa 3d ed in scala rispetto al modello del 1915 che invece era tutto coperto e che comunque un suo fascino lo mantiene sempre, quanto meno come testimone dell'epoca delle sperimentazioni attuate nell'ambito delle ff.aa. italiane durante la prima guerra mondiale e negli anni immediatamente precedenti allo stesso conflitto.

Bianchi

Il kit è comunque molto semplice da realizzare ma  al solito ribadisco l'avvetenza che quando si lavora con modelli realizzati in materiali particolari come in questo caso, vanno usati sempre un paio di guanti di lattice ed una mascherina sul viso, per la protezione rispettivamente della pelle e delle vie respiratorie; si deve sempre operare in ambienti ben ventilati quando si usano carte abrasive per lisciare le parti ed inoltre vanno seguite scrupolosamente le indicazioni fornite dai produttori di colla ciano acrilica che si dovrà usare nella costruzione di questo tipo di prodotti. Prima di procedere all'assemblaggio si devono liberare le varie parti dai canalini di stampa 3d: con attenzione usando una tronchesina e rifilando poi punti di contatto con un buon coltellino da modellismo (il classico X-Acto che da decenni è l'attrezzo principe di ogni modellista) si eliminano progressivamente e in tempi relativamente ridotti. Un poco più impegnativa è l'eliminazione dalle superfici esterne dei pezzi dei rilievi della stampa 3d che pur essendo quasi impalpabili al tatto, se si osservano gli stessi pezzi da vicino, si notano e vengono messi in maggiore evidenza fin dal primo passaggio di vernice. In questo caso si deve procedere con carte abrasive e olio di gomito, stando attenti a non rovinare la bullonatura esterna: è un lavoro tedioso ma in buona sostanza abbordabile e d'altronde quante carteggiature si fanno anche con tanti dei "normali" kits in plastica ad iniezione ? Certo è che alla fine la differenza si vede e nonj si tratta in fin dei conti di una operazione proibitivas, anzi, così facendo si dà anche una migliore base per l'appoggio delle vernici da usare sul modello finito. Il kit è dunque costituito  da un grosso pezzo che da solo raffigura l'intero corpo della Bianchi cui vanno aggiunte altre parti che raffigurano la torretta, l'armamento, il faro anteriore, la manovella d'avviamento a strappo del motore, il copri feritoia anteriore,  il grosso traliccio esterno usato per tranciare  il filo spinato (da maneggiare con un minimo d'attenzione per evitare di romperlo...), il telaio inferiore e le ruote; per queste va evidenziato che le due anteriori sono un corpo unico con le relative carenature ma questo non è un problema per il realismo di tale sotto insieme.

Bianchi

Tolte le citate operazioni di lisciatura dei pezzi con la carta abrasiva, l'assemblaggio dei vari pezzi più piccoli a quello più grande non evidenzia problemi insormontabili, basta porre come detto un poco di attenzione sempre al grosso traliccio taglia filo spinato ed dare un occhio all'esatto posizionamento finale delle ruote per non fare assumere al modello finito posture irrealistiche. Ho iniziato quindi la fase della colorazione dando la solita mano di grigio chiaro Testor's a smalto sempre al fine di evidenziare eventuali (ma non trovati in questo caso) ritiri della resina e più che altro per vedere se le superfici erano del tutto lisce. Effettuati questi controlli ho dato in alcuni punti della Bianchi del nero opaco per cercare di ottenere un maggiore effetto tridimensionale a colorazione ultimata.

Bianchi

Anche se non è certo un impiego operativo di questa Bianchi, non credo che l'aspetto esterna della stessa auto mitragliatrice sia rimasto a lungo immacolato,e comunque non era certo una vettura destinata a scopi civili e realizzata in una carrozzeria...Per questo quando ho passato la vernice che avrebbe dovuto riprodurre quella usata per gli esterni, ho ritenuto opportuno non coprire uniformemente il modello lasciando trasparire in modo velato le zone già in nero ed alcune parti del grigio chiaro.

Autoblindo Bianchi

Seguendo le indicazioni di Andrea ed Antonio Talillo, due noti ed apprezzati ricercatori del Gruppo Modellistico Trentino, per i quali gli esterni dei mezzi del Regio Esercito nel 1915 avevano una colorazione uniforme in grigio, ho riprodotto questa tinta dando sul modello l'Humbrol 27 . Come ulteriore invecchiamento poi, a vernice asciutta ho passato, su alcuni punti e con un pennello piatto, della terra di colorificio di colore nero. I pneumatici delle ruote dei mezzi in questo periodo a differenza di quelli moderni avevano un aspetto molto chiaro,sembrano addirittura bianchi e nel modello ho quindi riprodotto tali particolari con un grigio molto chiaro che poi ho sporcato pesantemente.

Autoblindo Bianchi

Dall'unica immagine conosciuta della Bianchi mod. 1915 non si vedono contrassegni nè si conoscono dalla documetazione oggi esistente sulla stessa auto blinda i numere di una eventuale targa e pertanto non ho apposto al modello finito nessuno di questi segni di riconoscimento. Ho quindi concluso in breve l'assemblaggio di questo kit.

Autoblindo Bianchi

I primordi della meccanizzazione delle FF.AA. italiane sono purtroppo sempre più lontanti nel tempo ed è quindi meritoria l'opera di ditte come la WIP3D che se ne ricordano: il modellismo storico infatti non è solo ricostruire in scala i soliti Sherman o Tiger ma anche (e forse soprattutto...) occuparsi pure di tanti soggetti che un posto sia pure piccolo lo occupano nella storia degli armamenti moderni.

Autoblindo Bianchi

Gabriele Luciani  

 

 

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