MB 326 E armato della Scuola Volo Basico Iniziale Aviogetti - A.M. 1979 da kit Italeri 1/48
L’Aer. Macchi MB 326 è stato uno dei maggiori successi dell’industria aeronautica italiana del secondo dopo guerra, realizzato in 762 esemplari, per lo più biposto e di diverse serie di varie versioni da addestramento e/o da assalto, alcuni dei quali costruiti in coproduzione con industrie sudafricane, australiane e brasiliane.
Testo,foto e modello di Gabriele Luciani
Il 326 è stato venduto ad una decina di utilizzatori di tutto il mondo dal 1961 fino alla seconda metà degli anni 70 ed occupa altresì un posto di rilevanza anche nella storia della A.M. in quanto ben 131 MB 326 furono acquistati da questa forza armata che con il medesimo 326 formò generazioni di piloti militari italiani. Preceduto da due prototipi valutati dal Reparto Sperimentale Volo , il primo lotto di 35 esemplari fu consegnato nel gennaio 1962 alla scuola di Galatina che in tale occasione venne ridesignata Scuola Volo Basico Iniziale Aviogetti: gli MB 326 dell’istituto di formazione salentino per oltre venti anni hanno solcato i cieli leccesi e solo nella seconda metà degli anni 80 incominciarono a cedere il passo all’MB.339 (in pratica un derivato del 326 K). Gli esemplari superstiti (le perdite furono pochissime) migrarono dalla scuola alle squadriglie di collegamento dei vari stormi dell’A.M. rimanendo in servizio per molti anni ancora. L’A.M. oltre agli addestratori di serie disarmati e tre D ex Alitalia, non ha avuto solo i prototipi dell’MB.326 e quelli del monoposto MB 326 K, ma a partire dal 1974 (fonti: le due Monografie dedicate al 326 rispettivamente dalla serie Ali d’Italia e dalla serie Monografie Aeronautiche Italiane), anche sei MB 326 E di nuova costruzione: sono velivoli quasi del tutto uguali agli altri MB 326 dell’A.M. ma con l’ala della versione GB, dotata di sei attacchi per altrettanti carichi esterni; altri 6 MB 326 furono portati allo standard dell’E , consentendo così di utilizzare il velivolo in campagne di istruzione di tiro e/o sgancio di armamento di caduta. Va precisato che la monografia edita nel 1976 da Intergest a firma di Antonio Falzoni e Silvio Lora-Lamia sul 326 riferisce che la consegna all’A.M. dei 326 E parte dal 1968…Comunque, oltre alla eventuale presenza di carichi esterni una caratteristica della versione E è la configurazione del timone verticale dotato di trim (posto a metà dell’altezza della superficie mobile del timone). Molti anni fa, sul numero di settembre del 1979 del periodico JP-4 Aeronautica venne pubblicata una foto di un MB 326 E della S.V.B.I.A. : il velivolo con numero individuale 64 era ripreso in decollo ed aveva sotto le ali agli attacchi più vicini alla fusoliera due contenitori per mitragliatrici da 12,7 mm AN/M3, i serbatoi di tipo maggiorato alle estremità alari, oltre al timone verticale con il trim e senza l’arco di sostegno per la tendina, all’interno del tettuccio, per il volo strumentale . Avendo già realizzato in scala 1/48 un 326 “normale” in carico alla Scuola Centrale Istruttori di Grottaglie ( a sua volta con serbatoi di tipo iniziale alle estremità alari, aletta sul timone verticale e con l’arco di sostegno per la tendina, all’interno del tettuccio) modello che campeggia nel logo di Modellismo Salento , l’immagine della citata rivista è stata la molla iniziale per una riproduzione in scala 1/48 di un altro 326 che a dispetto del “solito” colore arancione uniforme su tutte le superfici esterne del velivolo, fosse diverso non solo per il numero individuale e per l’araldica del reparto di appartenenza, ma anche per alcune evidenti caratteristiche tecniche esterne.
Realizzare in scala un 326 è oggi abbastanza facile, sia in 1/72 (ci sono i kits Supermodel usciti nel 1995 per il biposto che per il K; nel 2011 Italeri che ha acquisito tutti gli stampi della Supermodel ha riproposto solo il biposto) che in 1/48 (c’è il modello prodotto dal 1981 dalla defunta E.S.C.I., alcuni anni fa riproposto anche esso da Italeri) con dei prodotti abbastanza abbordabili e con diversi sets afther market. In passato invece la situazione era ben altra e la riproduzione di un soggetto così importante, per molti anni è stato un vero miraggio per gli italianofili…Alla fine degli anni 60 l’unico modello esistente era quello della italiana Artiplast in 1/50, kit molto semplice (figlio dell’epoca in cui vide la luce…) e non riproposto dalla cecoslovacca SMER che nel 1982 alla morte del titolare della ditta veneziana, Giorgio Benvegnù, ne acquistò gli stampi. A metà degli anni 70 circolò un kit in plastica ad iniezione ed in scala 1/75, rarissimo da trovare e forse prodotto dalla Delta (la stessa misteriosa ditta che nei primi anni settanta aveva realizzato quattro kits rispettivamente dell'S.55X, del MC.72, del Campini Caproni e del C.205): io ne ho uno ma lo conservo come una reliquia…Sempre dalla provincia di Varese, dalla Cunarmodel dei F.lli Gualdoni (due noti ed apprezzati disegnatori aeronautici) nel 1977 le prime riproduzioni in scala 1/72 ovvero quattro diversi kits in plastica stampata a bassa pressione per altrettante versioni del 326, compreso anche il K. I giornali specializzati dell’epoca ne diedero notizia ma non furono molti i modellisti che riuscirono ad acquistarne in quanto la produzione era tecnicamente molto difficile e gli ordini molto numerosi…Come il kit del 339 sempre in 1/72 e della Cunarmodel, questi modelli divennero ben presto oggetto di bieche speculazioni (oggi ne “girano” ancora su e-bay) fino al 1989 quando la ditta inglese Aeroclub realizzò un kit in 1/72 del 326 con fusoliera in vac-u-form ed ali in plastica short-run, con diversi elementi in metallo bianco, seguito poi nel 1991 da un kit anche lui con la fusoliera in short run; pochi anni dopo anche la vicentina PD Model produceva un modello in resina sempre in 1/72: tutti questi kit grazie al già citato Supermodel oggi forse interessano solo i collezionisti di rarità modellistiche! In scala 1/48 invece, già dal 1981 la riproduzione del 326 è stato un vero piacere ! Il kit della Ente Scambi Coloniali Internazionali (ovvero E.S.C.I.) infatti è uno dei migliori stampi della ditta milanese: insieme ad esempio ai kits in 1/72 degli F.104, degli A 4 e dell’F.100, dei kits in 1/48 dei Mirage F 1 e 2000, il 326 in 1/48 è nato nel biennio in cui la E.S.C.I., oltre a presentare all'annuale Salone del Giocattolo decine di novità per volta, si rivolgeva ai migliori stampisti dell’epoca per realizzare i suoi prodotti. Forse fu un impegno troppo gravoso , fatto sta che già nel 1983 la qualità cominciava a ritornare ad essere quella mediocre degli esordi della metà degli anni 70 e le novità erano sempre di meno: intorno al 1992 si ebbe il tracollo della E.S.C.I. con alcuni modelli ristampati dalla americana ERTL per pochi anni ancora fino alla chiusura del marchio italiano. Il 326 è stato proposto dapprima nella versione monoposto K seguita nel 1982 da una confezione dedicata all’addestratore; lo stampo è stato poi riconfezionato con diverse decals dalla E.S.C.I., anche con quelle riproducenti la livrea dei 4 MB 326 D dell’Alitalia. Alcuni anni fa, la Italeri che sembra aver recuperato molti stampi della E.S.C.I. ha riproposto inalterato solo il 326 biposto con un nuovo foglio decals, rimasto per diverso tempo in catalogo. Questo kit rimane oggi la sola alternativa per realizzare il 326 in scala 1/48: nel 1995 la PD Model del compianto Maurizio Zen, realizzò in serie limitata un kit in resina sia del 326 biposto che del K, modelli che dopo l’acquisizione della produzione da parte della Historica Production non sono stati più prodotti; la loro qualità era di poco superiore a quelli della E.S.C.I., e sinceramente non ne vale la pena di dannarsi l’anima per reperirli (qualche kit della PD Model ancora si trova su e-bay a prezzi non adeguati alla loro effettiva qualità)…
Non dimenticherò mai l’ottima accoglienza che sui vari periodici specializzati ebbe il kit della E.S.C.I. quando uscì sul mercato : quando Enzo Maio, noto disegnatore aeronautico e collaboratore della stessa E.S.C.I. (all’epoca erano sue le copertine delle scatole e delle istruzioni dei kits della medesima ditta) nonché delle riviste Aerei ed Aerei Modellismo, presentò, sul numero di marzo 1982 del primo periodico appena citato, il 326 K non poté fare a meno di riportare una frase di Pierluigi Moncalvo, in quegli anni coordinatore regionale dell’I.P.M.S. Italy per il Piemonte, ovvero “anche se è qualcuno dice che ha la fusoliera più lunga di un centimetro, io me lo faccio lo stesso”!!! L’entusiasmo dell’architetto Maio era dovuto anche al fatto che fu proprio lui a proporre molti anni prima alla E.S.C.I. di realizzare il 326 in scala 1/48 e sotto questa luce va vista la sua ottimale presentazione del kit su Aerei…
Infatti il modello pur essendo quasi del tutto preciso come riduzione in scala di forme e dimensioni del velivolo reale, non era esente del tutto da pecche…L’abitacolo infatti era riprodotto con una “vasca” sulla quale andavano apposte delle decals per riprodurre la strumentazione dei pannelli laterali, lo stesso per i cruscotti dei piloti; la parte peggiore però erano i seggiolini del tutto irrealistici…La recente ristampa Italeri come detto non ha portato modifiche allo stampo tanto che poco tempo fa, alcune firme di prodotti afther market hanno proposto dei sets di miglioria e dettaglio anche per il kit E.S.C.I./Italeri ma la sostituzione integrale della vasca dell’abitacolo è abbastanza costosa…
Per questo mio modello ho ritenuto di optare per una soluzione a metà sostituendo i due seggiolini con quelli molto belli in resina della Small Word realizzati da Mondo Ridotto di Pisa del compianto Mario Bartoli e purtroppo oggi difficilmente reperibili. Questi seggiolini vanno solo opportunamente colorati (struttura in nero, cuscini in marrone chiaro, cinghie in nero ed in blu) ed hanno bisogno solo dell’aggiunta delle maniglie di espulsione. Sempre per l’abitacolo ho aggiunto alcuni particolari auto costruiti al tettuccio quali le maniglie e l’attuatore del sistema di apertura. La struttura interna del canopy è in nero opaco mentre l'abitacolo è in grigio chiaro con pannelli strumentazione in nero.
La chiusura delle due semi fusoliere del modello non chiede stucco ma agli stessi pezzi va fatta una importante correzione: la comunanza di parti con il kit del 326 K ha portato alla erronea presenza all’esterno della fusoliera delle riproduzioni dei grandi panelli di ispezione del motore in prossimità del bordo d’uscita alare, sui due lati della fusoliera, che in realtà non c’era nelle prime serie dotate di motore Viper 11 e nella versione E.
Queste incisioni inerenti questi pannelli vanno quindi eliminate magari con poca colla ciano acrilica e prolungata invece la linea di pannellatura che si interrompeva proprio con i pannelli di ispezione del motore: è meglio avere la citata monografia di Ali Italiane ed utilizzare come riferimento i disegni in scala pubblicati nella medesima monografia e realizzati dall'Ing. Angelo Brioschi. Più complicata invece la giunzione del pezzo riproducente la copertura del vano anteriore superiore del musetto alla fusoliera: le scatole dell’avionica presenti all’interno del medesimo musetto non sono poi così entusiasmanti e comunque è meglio sfruttare questo spazio per appesantire la parte anteriore del modello per farlo stare sulle tre gambe del carrello. Su questo c’è da dire che le ruote presentano il battistrada ma anche dei segni degli estrattori dello stampo…
Le ali, anche esse comuni al kit del K, hanno sotto delle pannellature che per un biposto sono più idonee alla riproduzione delle varianti armate del 326, fortunatamente per l’E vanno bene: volendo raffigurare il 64 armato ho aperto le strisce di plastica che coprono i buchi dei piloni alari più limitrofi alla fusoliera per i due contenitori AN/M3 per le armi da 12,7 mm. Questi, non essendoci carichi alari nella confezione del biposto, li ho reperiti dal kit del 326 K della E.S.C.I. mentre i due serbatoi alari di dimensioni più grandi presenti alle estremità alari li ho presi da un kit dell’MB. 339 P.A.N. della FREMS: per entrambi i modelli da cui ho prelevato i pezzi citati non ci saranno problemi in quanto il 326 k può essere realizzato anche con altri armamenti presenti nella stampate del kit, mentre il 339 PAN può essere finito nella usuale configurazione da esibizione del 313° G.A.A.. Entrambi i contenitori per essere posizionati sulle ali richiedono un pochino di stucco; l’unione delle ali e dei piani di coda alla fusoliera invece richiede, specie per le prime una quantità superiore di stucco.
Una modifica da fare è quella della realizzazione del trim sul timone verticale: basta un pezzettino di plastica ben stuccato ed in pratica così la costruzione del modello finisce in poco tempo
La fase di colorazione è un po’ più impegnativa di quel che potrebbe sembrare…E’ vero che su tutte le superfici esterne dei 326 dell’A.M.I. in fabbrica era steso un colore uniforme arancione lucido N. 21 (F.S. 12243) ma i velivoli a Galatina erano spesso parcheggiati all’aperto ed in estate il sole salentino picchia terribilmente cui si aggiungeva l’usura operativa…Inoltre fa foto del “mio” 326 era stata realizzata dopo diversi anni di impiego; più volte ho visto i 326 della scuola ma di colore lucido non me ne ricordo affatto…
Ho quindi ritenuto opportuno stendere la solita mano di grigio chiaro a smalto (Model Master 1728) su tutto il modello e di passare ad un pre shading con nero e grigio scuro. Senza avventurami in miscele di colori modellistici, ho quindi passato un arancio Humbrol a smalto ed opaco, ovvero il n. 82, steso in modo non uniforme ma in maniera tale da combinarsi con il pre shading, sempre al fine di "spezzare" il colore delle superfici esterne, specie di tutte quelle superiori dove il colore si usurava maggiormente.
A questo punto sono passato a riprodurre le zone in grigio chiaro che negli ultimi periodi di utilizzazione avevano i 326 della SVBIA, ovvero musetto,bordi d’entrata delle semiali e dei timoni di profondità,delle prese d’aria e la sezione anteriore dei serbatoi alle estremità alari; gli stessi serbatoi all’interno sono in nero così come il pannello antiriflesso e la parte interna della parte superiore delle alette antiscorrimento sulle ali. Realizzare queste zone purtroppo comporta un notevole dispendio di nastro Tamiya…
Ulteriori punti di colore diverso sono la zona intorno allo scarico motore che va finita in alluminio ed i due contenitori delle armi subalari che vanno in verde oliva opaco.
Sono passato quindi alla posa delle decals, non prima di aver steso una mano di trasparente lucido acrilico della Model Master su tutto il modello (eccetto naturalmente i contenitori delle armi e le zone in nero); le insegne di nazionalità e di reparto, i codici e la MM, nonché le scritte di servizio, sono tratte tutte da fogli Tauromodel, di qualità di gran lunga superiori a quelle originali della confezione originale E.S.C.I. , migliori anche di quelle contenute nella riedizione Italeri. Terminata la lunga fase di posa delle decals (specie degli stencils…), ho dato il via all’invecchiamento della colorazione esterna con passaggi dry brushing di un mix di colori grigio e nero ad olio, diluito nel withe spirit, passaggi di maggiore intensità in prossimità delle linee di pannellature; ho poi ritenuto opportuno di effettuare la
stessa cosa con del bianco sempre ad olio sul cerchio esterno rosso delle coccarde tricolori delle superfici superiori delle ali: anche queste infatti erano maggiormente sottoposte all’usura del caldo e ritengo di aver dato così al mio modello un piccolo ma interessante tocco di realismo… Ho utilizzato anche alcuni dei nuovi Tensocrom della Lifecolor che hanno dato pure loro un valido contributo all'opera di invecchiamento ! Non ricordo di aver mai visto un 326 con ulteriori segni di invecchiamento come parti con vernici scrostate tanto da far trasparire il primer di fondo ed ho quindi “sigillato” il modello con un passaggio di un mix di trasparenti acrilici lucido e opaco sempre della Model Master: è vero che l’arancio era un colore lucido ma questo lucido rimaneva tale per poco tempo…
Ho quindi terminato la costruzione aggiungendo la riproduzione di un antenna a lama di colore bianco sotto l'abitacolo, lasciando aperto il vano aerofreno ventrale, e con un ulteriore “gadget” ovvero la bella scaletta in resina della Mass Model distribuita da MBL Modellismo, (http://www.modellismosalento.it/index.php/Accessori-e-Decals/masmodel-scaletta-per-mb-326-scala-148-resina-art-48006.html ) accessorio che insieme ai serbatoi alari più grandi ed ai due contenitori delle armi subalari caratterizzano non poco questo modello, anche per via della sua colorazione in giallo cromo, ulteriore punto di "rottura" dell'uniforme arancione del velivolo…