Fiat G 91 R da kit Meng scala 1/72

Sergio Orrù ci permette di scoprire la nuova ditta cinese Meng con un soggetto assai caro ai modellisti Italiani. Il Fiat G 91 Gina

Modello, testo e foto di Sergio Orrù

Il Fiat G.91, poi Aeritalia G-91, spesso soprannominato "Gina" dai suoi piloti, era un cacciabombardiere-ricognitore monomotore a getto ed ala a freccia progettato dall'ing. Giuseppe Gabrielli e prodotto dall'azienda italiana Fiat Aviazione (divenuta Aeritalia in un secondo tempo) dalla metà degli anni cinquanta. Fu il vincitore del concorso della NATO del 1953 per la produzione di un nuovo aereo leggero da supporto tattico.


Utilizzato principalmente dalla tedesca Luftwaffe e dall'Aeronautica Militare, in Italia è noto anche per essere stato a lungo il velivolo della pattuglia acrobatica nazionale Frecce Tricolori fino alla sua sostituzione con l'Aermacchi MB-339PAN. La Força Aérea Portuguesa impiegò il G.91 dal 1966 al 1973 nelle operazioni antiguerriglia nella Guinea Portoghese e in Mozambico. Restò in produzione per 19 anni. Ne furono costruiti 756 esemplari, inclusi i prototipi e i modelli di pre-produzione. La bibliografia sul medesimo soggetto è molto vasta ma fra le più recenti e complete pubblicazioni va segnalato lo Speciale n. 5 della serie Coccarde Tricolori ( Coccarde Tricolori - Speciale 5 - G.91R/PAN/T/Y ) .
Descrizione tecnica
Il G.91 è un monoplano ad ala bassa, con configurazione a freccia con un angolo di 37°; la fusoliera, con struttura a semiguscio in lega leggera, alloggia il motore nel tronco posteriore, subito davanti al quale sono disposti i serbatoi del carburante e gli alloggiamenti del carrello d'atterraggio.


Nella sezione di prua è disposto l'abitacolo, sotto al quale è posizionata la presa d'aria dinamica per il motore; la postazione di pilotaggio era equipaggiata con un seggiolino eiettabile Martin Baker Mk.3 che successivamente fu portato alla configurazione 0 quota e 0 velocità, grazie ad un pacco di razzi disposti inferiormente che lo portavano ad una quota tale da poter far aprire il paracadute e far ritornare a terra il pilota senza danno con velivolo fermo a terra.
Le mitragliatrici (o, secondo le versioni, i cannoni) sono disposte a fianco della presa d'aria, sotto la cabina ed all'estrema prua sono alloggiate le macchine fotografiche e le apparecchiature di controllo delle stesse. I piani di coda oltre agli impennaggi sono composti anche da una pinna ventrale di dimensioni ridotte.
Il carrello è di tipo triciclo anteriore: la gamba anteriore, nel ritrarsi all'indietro, compie una rotazione di 90° e la ruota è alloggiata di piatto sotto la presa d'aria; le gambe posteriori trovano spazio nelle semiali, con le ruote che, ritraendosi verso l'interno, vengono alloggiate in fusoliera.


A seconda delle versioni, alle semiali sono agganciati due o quattro piloni cui è possibile applicare serbatoi di carburante o carichi bellici (in genere bombe non guidate o lanciarazzi).
Durante tutta la propria vita operativa il G.91 venne motorizzato con il turbogetto Bristol Siddeley Orpheus (lo stesso motore che equipaggiava il Folland Gnat).
Il prototipo era equipaggiato con un turboreattore derivato da quello utilizzato per un missile terra-terra. Per questo motivo aveva una durata operativa di sole 300 ore (TBO) al termine delle quali doveva essere sottoposto a revisione generale. Dotato di un eccellente rapporto peso/spinta, aveva un complesso sistema di regolazione del carburante composto di parti variamente dislocate sul motore. Caratteristico il sistema di avviamento che avveniva ad opera di una piccola turbina azionata dai gas prodotti dalla combustione di una carica di cordite.
La versione rappresentata in questo modello è la R/1. Qui di seguito in particolare:
G.91R/1: prima versione di serie; venne prodotta in 23 esemplari, armati con 4 mitragliatrici Browning M3 da 12,7 mm e due piloni subalari per un carico nominale di 900 chili, ma effettivo di appena 450. Destinati all'Aeronautica Militare Italiana;
G.91R/1A: lotto di 25 velivoli destinato, anche in questo caso all'A.M.; dotati della strumentazione prevista sulla versione R/3;
G.91R/1B: nuovo lotto destinato all'A.M.; dotati di strumentazione ulteriormente aggiornata ed aerofreni migliorati;
Il modello

Ho voluto costruire un velivolo del 103 Gruppo, secondo Stormo, basato a Treviso nel 1983.
Il kit è il pressochè nuovo modello della ditta Cinese Meng, nella scala 1:72. La plastica è ottima, di un bel grigio medio, con fini incisioni ed ottimi incastri. Le istruzioni sono ben fatte, in un ottimo libricino con coperta a colori. All'interno della confezione troviamo una sorpresa carina: il distintivo delle frecce tricolori in plastica con il retro in velcro.
Diciamo subito che il kit ha pregi e difetti. Ai pregi, di cui sopra, si contrappongono alcuni difettucci come lo scarso seggiolino, i carrelli troppo semplificati, il cockpit un po spartano e gli alettoni e timoni fissi. Quindi, mano al taglierino per chi volesse movimentare un pò l'aereo...
Il seggiolino l'ho subito sostituito con uno in resina della Pavla. Mi sono procurato anche delle fotoincisioni Eduard dedicate, per il cruscotto ed altri piccoli particolari.
Anche il bel tettuccio è stato mascherato con le utilissime mask sempre della Eduard. ( Magari se facessero anche le mascherine per i frames interni, non sarebbe male..)
La costruzione è avanzata in modo spedito, senza grandi intoppi, anche se l'uso dello stucco (o del cianoacrilato), in alcune zone, è indispensabile. Per la cronaca, con rod Evergreen e tondini in plasticard ottenuti con il punch & die ed alcuni scarti di altri kits, ho cercato di migliorare i carrelli ed alcune piccole zone del cockpit.
Dopo avere carteggiato, lavato con spazzolino da denti e sapone, primerizzato con spray Tamiya grigio.....ho dovuto ripetere tutta la sequenza, come da copione!
La colorazione è la classica mimetica Nato in uso in quegli anni. Per le superfici inferiori ho utilizzato l'alluminium Alclad 2, mentre per le superiori ho ottenuto delle miscele con acrilici Tamiya e Gunze basandomi su numerose foto. Per ottenere una sfumatura in scala tra i due colori della mimetica, ho usato dei salsicciotti ottenuti con l'ottimo Patafix. ( il risultato non sembra male :)).
Dopodichè, dopo i soliti ed immancabili ritocchini a pennello ed aerografo,  sono passato al trasparente lucido Tamiya per la posa delle decals. Nella confezione Meng si possono rappresentare tre esemplari di cui uno tedesco, uno americano ed il terzo delle frecce tricolori. Io mi sono avvalso di un paio di fogli Tauromodels, da cui ho scelto il velivolo da rappresentare. ( non vi dico la pazienza per comporre i num. di matricola...)
Dopo una nuova spruzzata di trasparente lucido, sono passato al lavaggio ad olio e con i prodotti AK Interactiv ( che ho usato soprattutto per il lavaggio del seggiolino, del cockpit e per i carrelli).
Infine una leggera sporcatura sempre ad olio e con i pigmenti Tamiya ed una bella passata di opaco Modelmaster. ( lo so, dovevo insistere sul nero antiriflesso sul muso...scusate, lo correggerò!)
Ah, dimenticavo di dirvi che il tettuccio, prima di essere collocato, è stato immerso nella Future, che lo ha lucidato a dovere.
La basetta è la solita cornicetta mini con la base in legno che è stata incollata sopra per risaltare il modello. La solita incisione obliqua per rappresentare i lastroni, un preshading in nero e poi un grigio chiaro. Ho voluto aggiungere la striscia gialla di direzione, cercando di scrostarla in alcuni punti.


Buon Modellismo ed alla prossima!
Sergio Orrù

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