Aermacchi C.200 rosso 3 della 93 sq. 8° Gr. Ct. Aut. Regia Aeronautica Gerbini ottobre 1943 da kit Italeri 1/48

C.200 Le vicende dei "Saetta" dell'8° Gr. Ct.Aut. della Regia Aeronautica nell'ottobre del 1943 sono emblematiche delle traversie che dovettero affrontare i militari che seguirono i Savoia dopo l'armistizio dell'8.9.1943 .Con il kit Italeri in 1/48 , ecco la riproduzione di un Aermacchi C.200 di questo reparto, un velivolo che inalberava contemporaneamente varie insegne di nazionalità ,  a testimonianza  di un  drammatico e lungo periodo di transizione...

Modello, foto e testo di Gabriele Luciani 

Durante quello che è stato il momento più tragico della recente storia italiana un reparto da caccia della Regia Aeronautica fu protagonista suo malgrado di eventi che possono essere annoverati come iconici dello stesso periodo...Sono arcinote le trattative che portaronono all'armistizio dell'8.9.1943 fra Italia e Anglo-Americani, così come il pressapochismo e la ridicola ingenuità con cui le stesse trattative furono condotte dagli incaricati dei Savoia , convinti questi ultimi di potersi comportare ancora a metà del XX° secolo come i loro avi che spesso in passato mutavano alleanze, per non parlare di quanto fatto dal  Regno di Italia nel 1914...Ugualmente conosciute sono le circostanze della proclamazione dell'armistizio , ma è radicato nel sentire comune la convinzione, anche per una non idonea  divulgazione storiografica , che l'8.9.1943 sia stato come uno preciso e determinato sparti acque fra un "prima" ed un "dopo". In realtà lo stesso evento della proclamazione dell'armistizio è uno dei fatti, certo quello più eclatante,  di un caleidoscopio di tanti avvenimenti connessi fra loro, in quei primi giorni del settembre del 1943 ma anche nelle settimane successive e che videro protagonisti milioni di italiani, militari e civili , in Italia e all'estero, anche negli USA, in Cina e in Giappone, uomini e donne inseriti loro malgrado in un "gioco" di cui ancora oggi non si conoscono bene i contorni. A grandi linee , sul primo documento di resa fra  il Regno d'Italia e gli anglo -americani, le condizioni prevedevano la consegna agli Alleati delle flotti navale ed aerea, che dovevano comunque essere sottratte all’eventuale aggregazione con le forze armate tedesche. Comunque fu solo dopo la proclamazione dell'armistizio e  precisamente alle 19.15 dell'8.9.1943 che finalmente vennero emanate dal Sottocapo di Stato Maggiore dell'Aeronautica  delle disposizioni indirizzate ai reparti della Regia Aeronautica  per  la sospensione delle ostilità contro gli anglo-americani! Il giorno dopo vi furono delle situazioni diverse per le formazioni aeree italiane come ad esempio i reparti da caccia e assalto dislocati nelle basi sarde e salentine  ancora non raggiunte degli anglo-americani ma sgombrate dai tedeschi in ritirata (da Galatina i tedeschi furono cacciati grazie al deciso intervento del c.te dell'aeroporto, il ten.col. Antonio Amantea, leccese ed asso della prima guerra mondiale), reparti che rimasero coesi intorno ai loro comandanti e decisero di seguire il cambio di alleanza deciso dai Savoia, costituendo il nucleo portante della Regia Aeronautica nei mesi a seguire. Invece la maggior parte dei reparti di base al nord ed al centro Italia nochè quei pochi ancora all'estero, rimasti senza ordini precisi si sbandarano ed i loro  velivoli  furono preda dei tedeschi .

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In buona sostanza, l'unica formazione da caccia di base nel centro nord che in modo organico rimase compatta fu l'8° gruppo aut. (92,93 e 94 sq.) che con i suoi 22 Aermacchi C.200 ,  alla proclamazione dell'armistizio si trovava sulla base di Littoria dove era stato spostato, proprio l'8.9.1943,  in previsione di un suo impiego contro la testa di sbarco nemica a Salerno mentre quattro C.200 della 92 sq. erano stati spostati il 21.8.1943 a Grottaglie per contribuire alla difesa aerea delle navi italiane di base a Taranto. L'8° gr., dopo un impegnativo ciclo di operazioni in Africa Settentrionale, nei primi mesi del 1943 era ritornato in Italia e venne riequipaggiato sempre con dei C.200,  di vecchia produzione dismessi da altri reparti della Regia Aeronautica ma aggiornati in sede di revisione generale in ditta , esemplari caratterizzati da un asta dell'antenna radio molto spessa. Fu solo per una fortunata coincidenza (ovvero il casuale ascolto alla radio della dichiarazione dell'armistizio...) che sette C.200 armati di bombe alari della 92 sq. proprio pochi istanti prima del loro decollo, alle ore 17.30 dell'8.9.1943, furono bloccati dal c.te del gruppo, Maggiore Bacich !!! Il giorno dopo giunse l'ordine di spostarsi a Guidonia per evitare l'accerchiamento tedesco ed in serata un ulteriore spostamento a Castiglion del Lago, sempre per evitare di esserre raggiunti dai tedeschi: inizia così l'odissea dell'8° gr. che su ordine della 3° sq. Aerea di Roma , l'11.9.1943  si trasferisce in Sardegna a Decimomannu , dove i caccia giunsero accompagnati dagli specialisti del reparto portati da tre velivoli da trasporto dello stesso reparto. Sull'aeroposto sardo arrivavano anche gli S.79 di tre gruppi aerosiluranti basati in precedenza a Siena. Il 13.9.1943 ulteriore ordine di spostamento diramato dal Comando Aeronautica della Sardegna in ottemperenza delle su citate clausole armistiziali: sia i caccia che i trimotori dovevano trasferirsi in Sicilia, da tempo sotto controllo anglo-americano, a Castelvetrano l'8° gr.,  a Sciacca gli aerosiluranti.

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Arrivato in Sicilia, il reparto italiano, dopo un interrogatorio del proprio personale da parte dei servizi di intelligence degli ex-nemici,venne posto sotto il controllo del comando USA di Sciacca, e il 16.9.1943 ricevette l'ordine di spostarsi su un aeroporto in terra battuta realizzato in prossimità di Agrigento durante lo sbarco dagli americani. Dopo tre giorni di permanenza in Sicilia, il comando americano ordinò all’8° gr. ct. e al 132 gr. AS. ancora di spostarsi ma questa volta sull’aeroporto di Korbe in Tunisia per procedere alla consegna dei loro velivoli. Il 21.9.1943 i velivoli italiani, scortati da quattro P.38 dell’U.S.A.A.C. (a riprova della persistente diffidenza degli anglo-americani …) e con il personale della R.A. trasportato su D.C. 3 statunitensi, arrivavano a Korbe dove ad attenderli trovarono dei cine-operatori che ripresero le ultime fasi del volo e il successivo atterraggio: in effetti come ebbe modo di evidenziare anni dopo  il c.te della 92 sq. ten. Giuseppe Pesce  "l’evento era abbastanza importante sia perché si trattava dei due soli reparti organici della Regia Aeronautica ad ottemperare al disposto delle clausole armistiziali "(cfr. pag. 75 de “L’8° gruppo caccia in due conflitti mondiali”, a firma di Giuseppe Pesce Modena: STEM Mucchi, 1974) . Le  riprese effettuate in questa occasione finirono in alcuni filmati di propaganda ancora oggi reperibili su siti specializzati o su you tube dove si può ascoltare il tipico commento "all'ammericana" ma al di là delle frasi esaltanti ,  il personale italiano venne disarmato e a tutti gli effetti considerato come prigioniero di guerra, tenuto sotto stretta sorveglianza e sottoposto a lunghi interrogatori (circostanza visibile anche nei medesimi filmati di propaganda).

c.200 volantino

Sullo stesso sedime gli statunitensi scattarono pure una famosa foto  che venne usata per realizzare un volantino di propaganda successivamente lanciato sul nord Italia: in questa immagine si vede il S.Tenente pil. Renato Gherardi che descrive a dei soldati americani il proprio paracadute davanti ad un C.200 MM. 5830 di produzione Breda, revisionato ai primi del 1943, della 94 squadriglia codice individuale rosso 11  del capitano Orfeo Cecchet comandante la stessa squadriglia.

C.200 Volantino

Sempre nella stessa foto ed anche nelle immagini dei film di propaganda si nota che sui velivoli italiani erano stati obliterati i fasci dalle varie insegne - come da direttiva dallo S.M. della Regia Aeronautica (telegramma n°01234 del 28/7/1943); le insegne alari erano quindi costituite dalla “semplice fascia circolare nera già esistente” (seguito del telegramma n°01234 del 28/7/1943) - mentre il fascio policromo era stato cancellato. Rimaneva in fusoliera la fascia bianca che dalla fine del 1940 era il distintivo ottico di identificazione per i velivoli dell'Asse operativi in Mediterraneo , e in coda la croce di Savoia (che sul C.200 94-11 aveva i bracci corti come per tutti i velivoli C.200 e C.202 di produzione Breda); su nessuno dei velivoli della Regia Aeronautica arrivati a Korba ci sono le coccarde tricolori che verranno adottate con foglio d'ordine del 18.91943 comunicato all'AMGOT  il 21.9.1943 su richiesta degli anglo-americani. Quasi tutti i velivoli italiani hanno lo schema continentale ovvero mimetica uniforme in Verde Oliva Scuro 2 (F.S. 34086) per le superifici superiori e Grigio Azzurro Chiaro 1 (F.S. 36307) per quelle inferiori. Per fortuna, dopo qualche giorno,  gli statunitensi rinunciarono a prendere in consegna i vetusti C.200 e a voler internare il personale italiano, autorizzando invece il 1.10.1943, il rientro in Italia dell'8° gr. ct. che si sarebbe così ricongiunto agli altri reparti della Regia Aeronautica, ricollocandosi sulla striscia di atterraggio di Leverano .

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Una tappa del volo fra la Tunisia e il Salento, fu uno scalo in Sicilia a Gerbini: è in questa occasione che di nuovo alcuni dei caccia dell'8° gr. vengono fotografati: una immagine scattata in questa occasione  è anche essa molto nota in quanto più volte pubblicata,  ritrae il C.200 MM 4557 , anche questo un vecchio esemplare (fra i primi costruiti...)  ricondizionato nel 1943, in carico alla 93 sq (numero individuale rosso 3) e pilotato dal M.llo Bruno Batazzi . La foto è molto interessante perchè fa vedere che sulla fusoliera di questo caccia c'era una grossa coccarda tricolore ,  dipinta forse a fine settembre 1943 quando il velivolo era ancora in Tunisia, ma attesta anche che il 1.10.1943 sullo stesso c'è ancora la croce di Savoia in coda mentre la fascia bianca in fusoliera è stata olbiterata con vernice verde scura. Se già la presenza nello stesso momento in fusoliiera di simboli vecchi e nuovi basterebbe di per se stessa ad invogliare un appassionato a riprodurre in scala questo velivolo, da poco tempo sì è aggiunto un ulteriore e stimolante elemento...

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Da due altre immagini dello C.200 del M.llo Batazzi, scattate sembre a Gerbini e recentemente pubblicate sul web , si nota che sul dorso delle ali del 93-3 ci sono ancora i cerchi neri che erano le insegne alari previste dalle disposizioni del 27.7.1943...

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...mentre sotto le ali ci sono già le coccarde tricolori: la commistione di tutti questi distintivi di riconoscimento, dovuta probabilmente per evitare problemi di riconoscimento da parte della contraerea anglo-americana dislocata lungo il tragitto dall'Africa all'Italia,  certo è iconica del periodo e delle traversie vissute dagli Uomini e dai velivoli dell'8 gr.ct., nonchè del lungo periodo di transizione di una nazione fra una allenza ad una cobelligeranza, periodo durato certo non solo un giorno ma settimane...Per tutti questi motivi raffigurare in scala  questo velivolo in tale configurazione così particolare è un "qualcosa" che va ben oltre il modellismo e, senza sconfinare in una bolsa retorica, è anche un piccolo tributo a quegli italiani che rimasero in uniforme dopo l'armistizio dell'8.9.1943...Come al solito ho scelto la scala 1/48 che ritengo come la più adatta per un caccia di dimensioni contenute come il C.200 che è stato preso in considerazione da diverse ditte anche se con risultati a volte non molto lusinghieri …

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Alla fine degli anni sessanta la Revell propose in 1/72 un disastroso kit del quale si salvava unicamente parte della fusoliera con le ali del tutto errate (per riuscire ad utiizzare questo kit, dopo alcuni anni riproposto dalla Matchbox, si dovevano fare delle estese modifiche usando le ali con estese modifiche del C.205 della Supermodel o meglio ancora del Delta in 1/72 , vedi il n. 4/1985 del Notiziario di Plastimodellismo del C.M.P.R.) …Solo la comparsa di un buon kit in resina della milanese R.C.R. a metà anni novanta seguito da una analoga riproduzione in plastica short run sempre della R.C.R. ha esaudito le esigenze degli appassionati italianofili che si dedicano alla 1/72 . Oltre questo kit artigianale, c’è quello della Hobby Boss con cappottina lunga della prime serie nella serie Easy, molto semplificato quindi, con le ali della stessa lunghezza (in realtà la semi ala sinistra era più lunga della semi ala destra), ed una serie di modelli in plastica short run ed inerenti le varie versioni del C.200 prodotte dalla dita ceca AML , caratterizzati da un assemblaggio non felicissimo. Altri stampi short run usciti nel 2010 sono quelli del dal gruppo ceco MPM che ha proposto con la Special Hobby un kit con cappottina lunga della prime serie e il C. 200 delle serie successive con l'italiana Flying Machines  forse il migliore di tutti questi stampi. Nelle scale più grandi , in 1/32 oltre ad un costoso kit in resina della Craftworks uscito a meta degli anni novanta, c’era il buon modello realizzato sempre in plastica short run  della MPM per conto della Pacific Coast Models nel 2005: da tempo purtroppo sono entrambi fuori produzione. Nella scala 1/48 ci sono invece diverse opzioni anche di alto livello: già dagli anni sessanta è presente un kit sia pure in scala 1/50 realizzato dalla veneziana Artiplast ripreso nel 1982 dalla ceca SMER, un modello che nell’ambito della produzione della ditta italiana era fra i migliori anche se scarsamente dettagliato. Per decenni il kit Artiplast è stata l’unica possibilità per realizzare un Saetta in una scala più grande della 1/72 fino all’uscita nei primi anni novanta di un buon prodotto in resina della Astrokit, una firma del negozio genovese Astromodel, coniugato in più versioni compresa quella con cappottina lunga della prime serie. A metà anni novanta un validissimo artigiano fiorentino, Rocco Crosa , ha prodotto con il marchio Italian Classic degli ottimi kits sempre in resina inerenti le varie versioni del Saetta esclusa la prima serie ma compresa però quella con le ali del C.202 che alcuni C.200 avevano ricevuto nel corso di grosse revisioni. Nel 1996 un kit in plastica short run , ovvero quello della Classic Airframes che, per i suoi gravi difetti in fusoliera, sembrava un deja vù mixato fra il Revell in 1/72 e l’Artiplast in 1/50 come molti dei primi kits dedicati a velivoli italiani della seconda guerra mondiale sempre della Classic Airframes che ad un iniziale esame sembravano tutti delle repliche migliorate della Artiplast…Nel 2002 è la volta della Pacific Coast Models , ditta californiana che all'epoca collaborava con il gruppo cerco MPM  ad offrire un altro kit in short run ma di gran lunga migliore di quello della Classi Airframes ed oggi però non più prodotto nella originaria versione, in quanto la MPM lo ha riproposto  con la cappottina lunga trasparente dei primi esemplari prodotti del Saetta.

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Finalmente nel 2010, Italeri produce il primo kit in plastica ad iniezione  del C.200 in scala 1/48 (numero di catalogo 2676)  ,  poi reinscatolato con un diverso foglio decals nel 2011 anche da Tamiya; lo stesso  stampo è stato modificato  per riprodurre gli esemplari della prime serie (no. cat. 2711). Al momento i due kits della Italeri non sono in produzione:nel 2017 è stata annunciata dalla ditta felsinea una riproposizione del suo stampo (no. cat. 2767)  inerente esemplari della XXI serie prodotta dalla Breda che però ad oggi non è stata realizzata, mentre nel 2021 è stata altresì annunciata con il numero di catalogo 2815  la riedizione del C.200, e forse questa volta potrebbe esserci il ritorno in produzione di questo stampo che per tutta una serie di ragioni è il kit che in pratica è da utiizzarsi per un modello in scala 1/48 del Saetta delle serie successive a quelle con la cappotta lunga in considerazione del fatto che gli altri nella stessa scala o sono da molto più tempo fuori commercio (Astrokit, Italian Classic, Classic Airframes, MPM) e quindi praticamente irreperibili o inerenti esemplari della 1° e 2° serie (Special Hobby). Si tratta comunque di una buona base di partenza costituito da due telai con settantasette pezzi più un telaietto per le parti trasparenti, una lastra di foto incisioni e un foglio decals per quattro esemplari della Regia Aeronautica in servizio fra l’ottobre del 1940 e l’estate del 1942, il tutto accompagnato da un foglio istruzioni ottimo per quanto riguarda le fasi dell’assemblaggio, meno invece per la raffigurazione degli schemi mimetici dei tre esemplari con le colorazioni antecedenti all’adozione della “Tavola 10” e per i quali è opportuno avere sotto mano le monografie dedicate al C.200 dalla serie Ali d’Italia della Bancarella Aeronautica. Da notare che il retro della confezione riporta le foto delle stampate e del foglio decal, elementi che sarebbe sempre comunque doveroso evidenziare da parte delle ditte produttrici di modellismo…La plastica del kit è buona, non ci sono sbavature, solo qualche piccolo pezzo filiforme andrà rifinito; le pannellature sono incise in modo troppo deciso, un pochino meno sarebbe stato meglio, mentre alcune bullonature sulle ali sono esagerate e andrebbero quindi eliminate. Intelligente la scelta si riprodurre in modo separato la tipica cappotta motore del Saetta , anche con alcune bugne realizzate come pezzi a parte. Per quanto riguarda il riscontro della fedeltà della riproduzione delle forme e dimensioni del velivolo reale si può procedere posando le parti del kit sui piani in scala 1/48 realizzati dal compianto Angelo Brioschi per le citate monografie della serie Ali d'Italia: si può notare che in generale le forme e le dimensioni del velivolo reale sono state ben catturate dal medesimo kit Italeri, in particolare per quel che riguarda le ali, mentre la fusoliera è “magra” nella parte posteriore bassa.Una incongruenza è aver realizzato la sezione interna dei flap in modo fisso inficiando così la possibilità di lasciare aperta la restante parte degli stessi così come proposto dalle istruzioni…

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Quanto offerto dal kit è tale da poter evitare l’uso di ulteriori set di dettaglio: ad esempio per l’abitacolo del pilota, vi è una vasca “all’Hasegawa”, completa anche dell’imbracatura del pilota presente nella lastra delle fotoincisioni che offre fra l’altro anche la riproduzione del cruscotto che è completata dalle decals che raffigurano i vari strumenti.

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Anche se l’abitacolo è aperto, comunque ben poco si vedrà dall’esterno e quanto dato dalla Italeri è di per sé sufficiente…In questa zona il colore dominante è il Verde Anticorrosione (F.S. 34227, Humbrol 120) . Nel corso della costruzione si nota la difficoltà di staccare dai telai i pezzi più delicati come le parti 16A e 21A per la possibilità di rompere le propaggini filiformi degli stessi. Poco da dire sul resto dell’assemblaggio in quanto è molto semplice con stuccature necessarie solo in corrispondenza della giunzione fra le semi ali superiori e la radice delle stesse alla fusoliera, dove poi andranno aggiunte le riproduzioni delle otto piastre di rinforzo presenti nella stessa zona e sotto le ali , in quanto anche in questo kit sono raffigurate solo da delle incisioni che possono servire da “guida” per la raffigurazione proprio di queste piastre. Un po’ di attenzione poi va messa nella costruzione della cappottatura del motore;

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il C.200 rosso 3 della 93 sq. si caratterizzava all’esterno per la presenza dell’asta dell’antenna radio, dal parabrezza che era accompagnato solo da due alette trasparenti e da un radiatore supplementare per l’olio posto sotto la presa d’aria del carburatore : si possono tutti riprodurre autarchicamente la prima con del profilato in plastica le seconde con plastica trasparente sottile e il terzo con un pezzetto di plastica sagomato a colpi di limetta.

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La costruzione termina in breve quasi quanto la colorazione del modello: infatti lo schema mimetico del velivolo è quello definito “metropolitano” ovvero superfici inferiori in Grigio Azzurro Chiaro 1 (F.S. 36307 Humbrol 141) e superiori in Verde Oliva Scuro 2 ( F.S. 34052 Humbrol 91) e che veniva applicato in sede di revisione a questi vecchi C.200 dipinto sulla loro precedente mimetica che traspare in alcuni punti della parte superiore della fusoliera e delle ali del rosso 3 della 93 sq. .

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Dopo aver passato un grigio chiaro su tutto il modello ho dato quindi del nero opaco sulle incisioni delle pannellature per la pre ombreggiatura e del marrone chiaro su alcuni punti di ala e sull’anteriore della fusoliera che non ho poi coperto del tutto con l’Humbrol 91 che comunque ho steso sempre in modo non uniforme per riprodurre subito e senza filtri o filtraggi vari, quell’aspetto un po’ invecchiato del velivolo reale che si nota dalle sue foto.

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Mi sono poi dedicato alla raffigurazione delle varie modifiche delle insegne di nazionalità e dei distintivi di identificazione ottica che ha come detto sopra ha progressivamente “subito” questo velivolo: le prime sono state le insegne del dorso alare che erano ancora i cerchi neri adottati come insegna di nazionalità dopo il 27.7.1943.

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Ho utilizzato quindi le maschere della Orlee per le insegne alari della R.A. a cui ho coperto i tre fasci interni con del nastro da carrozziere: queste mascherine adesive della ditta italo-elvetica sono una soluzione molto valida per raffigurare le insegne della R.A. se non si vogliono usare le decals, ancora di più per questi cerchi.

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Fatto questo ho realizzato l’obliterazione della fascia bianca centrale che dalle foto del velivolo sembra essere fatta in una tonalità diversa dal Verde Oliva Scuro 2, ed usando così un verde di poco più chiaro anche per la riproduzione delle cancellazioni dei fasci alari e di quello in fusoliera. Dopo la stesura di una mano di lucido acrilico Model Master ho tratto dal foglio Tauromodel 48-538 i numeri di squadriglia ed individuale, la MM, la croce caudale, le scritte di servizio sul timone nonché le coccarde tricolori scegliendo quelle uguali per dimensioni in scala 1/48 alle insegne di nazionalità presenti in fusoliera e sotto le ali. Per inciso ho usato un foglio Tauromodel della “vecchia” produzione, quella cioè caratterizzata da una qualità ottima …

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Sigillato tutto con una mano di cera acrilica Future, ho dato una ulteriore patina di invecchiamento con il metodo della tempera nera stesa con il fiele di bue e rimossa quasi del tutto dopo venti minuti con una pezzuola bagnata di acqua. Altro passaggio finale è quella di una mano di trasparente opaco della Kcolors ; con del colore bronzo ho riprodotto il caratteristico anello anteriore della cappotta motore, aggiungendo quindi l’elica e il filo dell’antenna radio “chiudendo” così il modello.

Gabriele Luciani

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Un confronto fra la foto del velivolo...c.200e il modello

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