Union Pacific Big Boy scala 1/87 (H0) da kit Revell

La più grande e più potente locomativa mai costruita, come i dinosauri, l'estrema evoluzione della specie dopo di che più nessuna a vapore. La Big Boy ha solcato le interminabili strade ferrate americane. La scopriamo in un modello statico in scala H0 dal kit Revell.

Modello, testo e foto di Federico Zotti.

Salve a tutti!
 E' con grande orgoglio che sono qui a scrivervi un articolo su quella che è una delle mie macchine preferite...
Un capolavoro di ingegneria meccanica della metà del '900, la potentissima "Big Boy".
 Per chi non sapesse di che parlo, questa è una locomotiva a vapore della Union Pacific, costruita tra il 1941 e il 1944, rimasta in servizio fino al 1961.
Per il resto delle informazioni, rimando alla pagina di Wikipedia a riguardo. Accolgo la richiesta fattami precedentemente da Silvio per la seguente descrizione sul lavoro svolto su questo kit Revell (art. 02165) in scala 1:87, o H0 che dir si voglia. 


Inizio ora a descrivervi quelle che sono state le fasi del cammino che mi ha portato a creare questo modello, ma parto con una premessa:
Personalmente, non ho mai amato i kit Revell, perchè mi hanno sempre dato problemi con le colle e le vernici adottate, e ammetto che questo è il primo lavoro che eseguo con successo su stampi di questa marca.


Aprendo la scatola, ho analizzato bene le istruzioni (un po' caotiche) e anche le stampate (anche queste caotiche con pezzi di locomotiva e tender sparsi qua e la) e qui mi son subito accorto di un mancorrente (obrobrioso) stampato sulla caldaia che assolutamente doveva sparire!
 Si, doveva sparire, ma come rimpiazzarlo?
 Intanto che studiavo una soluzione, ho aprofittato e ho lasciato tutte gli sprue con i pezzi ancorati un paio di ore a bagno, in una soluzione di acqua e detersivo per piatti.
 Nel frattempo, non avendo nulla da fare, ho fatto un salto al negozio di fiducia, che mi ha risolto il dubbio su come rifare le 2 ringhiere che dovevo asportare.
 Il titolare, mi ha mostrato dei gancetti della Amati, che  anche se un po' fuori scala, potevano assolvere ampiamente al loro lavoro di sostegni della suddetta ringhiera, ricostruita con un filo di acciaio armonico da 0.2mm.


Una volta rimossi gli sprue dall' acqua e asciugati, ho subito asportato, con tronchesino e cutter, la ringhiera stampata, e una volta eliminate le bave, ho proceduto, armato di un trittico della locomotiva, con l' apertura di alcune feritoie, per inserire i vari occhielli della Amati.
 Inseriti tutti, e controllato l'allineamento, ho creato la ringhiera vera e propria piegando il filo d'acciaio e inserendolo dentro a tutti i nuovi supporti.

Ho ripetuto lo stesso procedimento anche sull' altro lato.


Il primo passo era fatto, da li ho assemblato l'interno della cabina (molto scarno, che ho lasciato tale in quanto non molto visibile) alcune condotte sotto di essa e il coperchio della caldaia in fronte, aggiungendo tutti i dettagli del frontale.
 Contemporaneamente ho chiuso anche il tender, senza grosse modifiche, eccetto la sostituzione di due ringhiere in cima ad esso, poste sul retro, in cima alle scale di servizio.
 Finiti questi due elementi son partito con il montaggio delle ruote e delle bielle, lavoro parecchio noioso e ripetitivo, alle volte difficile, vista la non chiarezza delle istruzioni, però allegerito data la buona precisone dei pezzi (alcuni montati anche solo ad incastro!)


Finite le due sezioni della locomotiva e il tender, son partito con la verniciatura, con una tecnica modellisticamente Non Ortodossa che però mi ha risolto parecchi problemi (e, cosa importantissima, non ha rovinato per nulla il risultato finale!) 
Ho iniziato, su tutti i pezzi, con una mano di primer in bomboletta della Talken (quello grigio, che si trova in tutte le ferramenta, che fa anche da stucco) che mi ha dato una leggerissima ruvidità, che risulta a mio avviso perfetta per riprodurre una vernice ben logorata dal tempo.
 Ad asciugatura completata, ho spruzzato un nero satinato, sempre in bomboletta, della Talken, che ha dato il colore di base della locomotiva, e mi son accorto che non è nero come molti colori da modellismo, e la cosa ha giocato come vedrete a mio favore, per fare delle sfumature "tono su tono" durante la fase di wheatering.


Sulla locomotiva ho mascherato il frontale, e ho provveduto a dipingere l' argento con un paio di mani, date ad aerografo, di "Steel 1/2 " della Model Master.
 Dello stesso colore, ho dipinto anche la zona bassa della caldaia, subito dopo la cabina della locomotiva. 
Asciugato anche questo, ho provveduto a lucidare il tutto, e prepararmi per la posa delle poche decal. La versione scelta è la n°4006, attualmente conservata presso il Museum Of Transportation di St. Louis nel Missouri.


Una volta messe sia su locomotiva che tender, e ri-lucidato il tutto, ho accoppiato i vari carrelli e imbiellaggi con la locomotiva, e mi son preparato all' invecchiamento, ovvero al bello di quest' opera!


Per prima cosa, ho desaturato leggermente, con un nero opaco (Lifecolor LC02) diluito, le decal.
 Da li, ho avuto occasione di sperimentare le polveri della MIG;
 Armato di fotografie, ho applicato sulle rivettature e negli interstizzi un po' di Light Rust (A.MIG 3006) con un pennellino, spargendola un po' e tirandone via l'eccesso con un pennello piatto duro così da sfumarne una parte.
 Ho passato così tutta la locomotiva e il tender, insistendo particolarmente nella zona dei carrelli e delle sale.
 Sono passato dunque al fedele aerografo, e con una miscela di grigi (sempre Lifecolor) ho sporcato tramite lievi velature, la zona superiore della caldaia e del tender, sfumando dal grigo fino al nero nella zona più centrale della fascia a simulare la fuliggine sparsa dal camino.
 La parte bassa, invece, è stata velata leggermente con il giallo sabbia (Lifecolor) a simulare la polvere e dalla sabbia alzata dalle ruote (vista l' ambientazione tipicamente desertica in cui operava la locomotiva).


Vedendo però i contrasti troppo vivi, ho di nuovo velato l' intera locomotiva con il nero diluito, per alleggerire e amalgamare il tutto.
 Ho terminato il lavoro aggiungendo qualche colata di calcare, sperimentando un' idea che avevo in testa...
Le colate son dunque ottenute tracciando una "linea guida" con del diluente della Lifecolor e applicando in cima ad essa (con traccia ancora umida) un bianco molto diluito, il quale, da solo tenderà a spargersi nella zona umida.
 Per terminare definitivamente il tutto, e dare il tipico look usurato che volevo, ho ricoperto il modello con 2 mani di trasparente opaco Lifecolor.


Che dire... un bel lavoro, quasi interamente da scatola, però parecchio divertente, intrigante, per uno che si cimenta, come me, per la prima volta su una locomotiva.
 Oltretutto, questa esperienza mi ha permesso di imparare parecchio sulle tecniche di invecchiamento, sperimentando anche nuove idee.

 A voi, grazie mille e buon modellismo da Federico Zotti.

 

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