Shahak recon n. 798, “Bat squadron” , H.H.A, 1970, da kit Italeri con conversione AML, scala 1/48

 shahak Uno Shahak con il naso Tarmil...Ovvero gli occhi di Israele ad inizio anni 70

Testo e foto di Gabriele Luciani 

 

 

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La conoscenza delle condizioni dei propri avversari e la ricerca di informazioni sugli stessi, sono attività vitali nelle situazioni di tensione fra gli stati o peggio ancora durante i conflitti fra gli stessi: uno fra i mezzi tecnologicamente più sofisticato per tali compiti, per anni è stata la ricognizione aerea, condotta in profondità sul territorio nemico quasi sempre da un isolato velivolo che contava sulle proprie capacità tecniche per portare a termine la missione...La ricognizione aerea è stata infatti affidata di volta in volta ad aerei capaci di raggiungere quote sempre più alte (come ad esempio gli Junkers Ju-86P della Lufthwaffe o gli U-2 della CIA) oppure a delle versioni particolari di velivoli da caccia, quasi sempre disarmati, equipaggiati con apparti ottici di ripresa cine o fotografica, confidando nelle doti di velocità di punta degli stessi caccia ( i migliori rappresentanti di questa categoria sono certo il MiG.25R e l'SR-71); sono invece meno frequenti i casi di velivoli espressamente concepiti esclusivamente come ricognitori...Anche la Regia Aeronautica durante la 2° g.m. si affidò spesso alle versioni fotografiche dei suoi Macchi 200,202 e 205 mentre l'A.M.I. dopo un iniziale uso di Spitfire IX convertiti sul campo, per le missioni spia sulla Jugoslavia, alla fine degli anni 40, si affidò ben presto ai P.38 fotografici arrivando così a costituire un apposito reparto, il 3° stormo (poi 3° aerobrigata) , dove concentrò successivamente tutti la dotazione dei suoi velivoli da ricognizione, fino al recente scioglimento dello stesso reparto. Anche ora che i i satelliti spia non sono più appannaggio delle sole super potenze mondiali, la ricognizione condotta dagli aeroplani non è affatto scomparsa anche se spesso viene affidata a velivoli "normali" dotati di appositi pod esterni e, nelle varie aeronautiche militari, sono sempre meno i reparti con il solo compito della ricognizione.

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Per uno Stato come Israele, tutte le considerazioni appena svolte, trovano una validità vitale, pur non avendo avuto la Heil ha'Avir inizialmente un reparto con lo speficico ed unico compito della ricognizione aerea come la 3 A/B dell'A.M.I. ma acquisendo nel tempo varianti da ricognizione dei suoi velivoli. I primi furono i bimotori De Havilland Mosquito PR.16 nel 1951, seguiti nel 1954 dai bireattori Gloster Meteor T.7 e nel 1957 dai S.A. Vautour II BR idonei questi ultimi ad arrivare sui cieli dell'Iraq e delle zone più lontane dell'Egitto. Nel 1962 l'H.H.A acquistò il Dassault Mirage III CJ capace di arrivare a velocità due volte quella del suono, soprannominato poi Shahak : già in Francia si pensava allo sviluppo di una apposita versione recon del Mirage ma prima ancora di arrivare a questa variante, nella fornitura di 72 bisonici francesi ad Israele erano compresi anche due velivoli appositamente modificati con apparati da ricognizione sul muso. Ancora a metà anni 80, si riteneva che questi due Mirage ricognitori fossero addirittura dei III R ma molti dubbi ed errori sull'apparato difensivo con la Stella di David,dalla fine degli anni 90 sono venuti meno grazie all'allentamento della per anni rigidissima censura israeliana (questa sì che aveva ragion d'essere non quella da segreto di Pulcinella delle FF.AA. italiane e più in generale quella italiota i cui funzionari in divisa arrivano ad impedire a liberi cittadini italiani di fotografare vecchi velivoli dell'A.M.I. dismessi e posti come monumenti su pubbliche piazze !!!).

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Si è venuto così a sapere che i primi due Shahak ricognitori in realtà, erano i velivoli con il codice di linea 98 e 99, arrivati alla base di Tel Nof il 10.3.1964 ed assegnati al 119° Tayset "Bat Squadron", in pratica due "normali" Mirage III C con un radome anteriore modificato in Francia dalla SECAM nell'ottobre del 1962, nella parte inferiore, in un modo quasi impercettibile se visto da lontano, e denominato "Tarmil"; sulla parte inferiore posteriore del cono anteriore del radar originale "Cyrano" del Mirage IIIC infatti, fu ricavata un vano con una singola finestra di vetro di 26 cm x 26 ed all'interno il nuovo naso portava una telecamera Zeiss RMK-15/23 .

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Inoltre erano stati installati sotto il muso due condotti tubolari identici a quelli dei Mirage III B J (avevano una doppia funzione come stabilizzatori e come carenature di condutture elettriche per l'apparato di ripresa) e sotto la parte terminale della fusoliera, coperto da una vistosa carenatura un ulteriore serbatoio di carburante, lo stesso che sarà poi adottato sulle successive versioni del Mirage, per aumentare il raggio d'azione del velivolo. Almeno cinque Shahak di altri reparti, durante gli anni 60 furono poi modificati in Israele con ben sei diversi tipi di "nasi", alcuni dei quali alteravano notevolmente il profilo del velivolo e che vennero cambiati poi in successione su uno stesso aereo. Negli anni 80 questi identici apparati vennero installati sui Kfir C.2 quando oramai era già in servizio il poderoso McDonnel Douglas RF-4 che sostituì proprio nel 119° Tayset "Bat Squadron" i due Shahak 98 e 99, nel frattempo ricodificati dapprima in (7)98 e (7)98, poi con il cambio del motore originario con l'ATAR 9C, applicato sempre nei primi anni 70 a tutti gli Shahak ancora in serivzio con la H.H.A., in (4)98 e (4)99. La diffusione delle notizie inerenti questi apparati ha avuto non solo l'effetto di far conoscere meglio la storia dell'aeronautica israeliana ma anche quella di stimolare un produttore ceco, la AML, a proporre quattro set di conversione in resina, in scala 1/48, per altrettanti diversi apparati, fra cui anche quello sviluppato in Francia. Questi set, completi anche di un ottimo foglio decals, sono pensati per il kit Eduard del Mirage III C, ma si possono ben adattare non solo all'analogo Hobby Boss ma anche al kit Italeri, riedizione di uno stampo della E.S.C.I. prodotto nel 1980 ed oggi riproposto nell'ambito della serie di confezioni dedicate ai velivoli degli assi dell'aviazione.

cover box


Alla fine degli anni 70 la E.S.C.I. si stava imponendo sul mercato come la regina della scala 1/48 , con una offerta di kits sempre più estesa ma molto spesso contraddistinta da diversi livelli qualitativi ed anche da alcune ingenuità...Inoltre, cosa che da sempre hanno fatto anche tutti i produttori di modellismo , si cercava di massimizzare i profitti con il minimo sforzo, tentando di realizzare stampi dai quali estrapolare quante più versioni possibili di uno stesso velivolo. Si pensò quindi di poter fare questo anche con la famiglia dei Mirage con l'ala a delta, sfruttando alcune parti comuni (ali, carelli, carichi bellici) e modificando in parte gli stampi lì dove non si poteva farne a meno come per le differenti fusoliere che nelle versione III E e 5, erano più lunghe rispetto alla III C, con alcune delle parti più piccole poi, sembrano prese dal più vecchio stampo del Kfir, uscito nel 1978! Ora questa situazione è molto redditizia per chi produce i modelli ma per chi li monta raramente è positiva in quanto spesso non vengono riportate tutte le effettive differenze fra la versione di un velivolo ed un'altra.

telaio a kit esci italeri

Nei vari kits della E.S.CI. della famiglia dei Mirage con l'ala a delta, oggi tutti ripresi quasi del tutto inalterati da Italeri, la scomposizione delle parti nei telai era identica: il primo albero conteneva le due semifusoliere, le componenti delle grandi prese d'aria laterali del motore, le ruote del carrello (da notare che la gamba del carrello anteriore del Mirage III C è differente da quella delle versioni successive), i copri vani sempre del carrello, le componenti del vano abitacolo con i vari pannelli e cruscotto lisci, in quanto la riproduzione della strumentazione è sempre affidata a delle decals, una soluzione che trenta anni fa era graditissima ma oggi è desueta...

kit italeri


Il secondo telaio è inerente la caratteristica e bella ala a delta dei Mirage III e 5, le gambe di forza dei carrelli, le prese d'aria per il motore più piccole presenti in fusoliera, gli attuatori dei flaps.

pannellature

I vani dei carrelli principali sono poco profondi e come per la fusoliera, tutte le pannellature , ad eccezione di poche sulle ali, sono in rilievo denunciando in pieno quindi l'età dello stampo ...

kit esci


Terzo telaio per il cono anteriore e i carichi alari per lo più di origine francese ovvero due tipi di serbatoi subalari (quello supersonico RP18R da 500 litri proposto stranamente senza le tre alette posteriori e il tipo RP62 da 1300 litri) un missile Matra R 530 IR, due bombe M117 da 750 libbre, due missili AIM9B Sidewinder.

kit esci

Ci sono inoltre il particolare scarico a valve del motore Atar 9B e relativo cono della fusoliera, il dielettrico lungo alla base anteriore della deriva, ovvero tre elementi tipici dei Mirage III C . Nelle altre confezioni dei Mirage a delta ci sono altri particolari come i diversi scarico motore e cono fusoliera delle versioni successive ed una quarta stampata con i serbatoi da 1700 litri e due missili Matra AS 37.

kit italeri


Anche le parti trasparenti sono uguali in tutte le confezioni: un bagno della future li renderà belli limpidi. In geneale il kit Italeri ex E.S.C.I. , tolto il problema del serbatoio sotto il velivolo, è abbastanza preciso nel riprodurre forme e dimensioni del velivolo, quindi non c'è necessità di apporvi correzioni.

decals italeri


Il foglio decals è l'unica aggiunta fatta dall'Italeri, ma si tratta di un'ottima aggiunta, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo ... Realizzato dalla Zanchetti, il foglio ha dei soggetti con colori saturi e ben definiti, un film di sostegno limitato e molto trasparente; ottima l'adesività con l'uso dei liquidi emollienti. Sono proposti sei diversi velivoli che secondo le istruzioni dovrebbero riferirsi ad altrettanti assi dell'aviazione israeliana ma in realtà nella stessa H.H.A. le vittorie riportate sulle fiancate dei velivoli non sono da attribuirsi al pilota che raramente ha un velivolo personale ma proprio a quel velivolo...Per dirla meglio se il velivolo codice di linea 56 del 101 sq. ha cinque coccarde di velivoli arabi sotto il suo parabrezza questo vuol dire che con quel velivolo sono state ottenute altrettante vittorie ma non necessariamente da uno stesso pilota...Ad esempio con il velivolo n. 159 del 101 sq. sono state ottenute 11 vittorie ma lo stesso velivolo oltre che dal capitano Yoram Agmon (cui le istruzioni Italeri assegnano aereo e vittorie) il 6.10.1973 era pilotato da Ethan Karmi che abbattè un missile aria-terra Kelt lanciato da un Tu-16 egiziano...comunque i sei Shahak proposti dal foglio decals sono:
1) n. 56 del 101° sq. in metallo naturale, giugno 1967, 5 vittorie
2) n. (2)59 del 101° sq. in metallo naturale, in tale configurazione ancora nel 1970 e destinato a raggiungere 13 vittorie, le decals lo propongono ancora con 10;
3) n.(7)45 del 117° sq. con la particolarità di avere conseguito due vittorie su altrettanti velivoli iracheni ed una su un velivolo libanese; ha un fregio rosso che corre per tutta la lunghezza dei lati della fusoliera: questo velivolo è stato usato quasi come un velivolo di "rappresentanza" (fu usato ad esempio come sfondo per foto ad Yitzhak Rabin,  capo di Stato maggiore dell'esercito israeliano nel 1967) , tenuto in metallo naturale e lucidatissimo sulla base di Ramat David...
4) n. (7)78 del 119° sq. con mimetica desertica a tre toni introdotta nel 1970, con sei vittorie
5) n. 82 del 101° sq. con mimetica desertica a tre toni sempre con sei vittorie , le istruzioni riferiscono che l'aereo è in servizio così nel 1969 ma come appena sopra precisato la mimetica desertica fu introdotta nel 1970...
6) N. (1)59 del 101° sq. con mimetica desertica a tre toni con dodici vittorie; le istruzioni evidenziano che l'aereo è in servizio nel 1975 ma a quell'epoca agli Shahak avevano modificato il motore originario con l'Atar 9 C i cui petali dello scarico erano del tutto differenti ed inoltre era stato modificato anche il tronco di coda della fusoliera.
Sulle decals c'è da aggiungere che il blu delle Stelle di Davide è un po' troppo chiaro mentre i grandi triangoli di identificazione (usati dal 14.10.1973 per distinguere gli Shahak ed i Nesher dai Mirage 5 libici , poi rimossi alla fine del  1978 con l'adozione della mimetica in grigio sui Kfir e su tre degli Shahak ancora in servizio ) è meglio rifarseli da soli con vernici e mascherine anche per via della presenza sotto le ali delle lunette aerodinamiche degli attuatori degli alettoni ...

kits esci


La differenza con gli altri stampi dei Mirage a delta della E.S.CI. in pratica si riduce solo alla diversa lunghezza della fusoliera : la si nota nei kits mettendo a confronto i pezzi in questione con quella della versione III C che è più corta di quelle delle versioni successive e del Nesher.

carenatura


E' un particolare che si nota poco a prima vista anche sui velivoli veri e correttamente l'E.S.C.I. all'epoca lo ha riportato, omettendo però di apportare una ulteriore modifica alle semi fusoliere , ovvero di eliminare la voluminosa carenatura del serbatoio di carburante fissato sotto il velivolo poco prima del tronco di coda, presente solo sui Mirage III E ed V e sui Nescher... Gli Shahak, con l'eccezione di qualche esemplare fotografico, ebbero infatti sempre una pinna ventrale in coda, molti la mantennero anche quando furono sostituiti i motori Atar 9 B-3 con gli Atar C-3 ad inizio anni 70: è in un caso come questo che si evidenzia come detto sopra che le politiche delle ditte di sfruttare al massimo gli stampi, non sempre si rivela ottimale per i modellisti, in quanto eliminare la carenatura comporterà anche un congruo lavorio di "tappatura" sui pezzi riproducenti ali e fusoliera del buco che si produrrà con una conseguente estesa stuccatura...
Ho ritenuto pertanto di usare il kit così come è per fare uno dei primi due esemplari fotografici che furono consegnati alla H.H.A., nella originale configurazione con il naso Tarmil, usando una delle conversioni prodotte dalla AML, la 48 017.

amla

Si tratta di un buon prodotto con 8 pezzi in resina così suddivisi: il muso Tarmil diviso longitudinalmente in due parti con quella bassa che ha lo scasso per l'apparato di ripresa anche esso riprodotto, i due condotti sotto l'abitacolo uguali a quelli del Mirage III B, il serbatoio sotto il velivolo, quest'ultimo perché appunto la conversione è prevista per il kit Eduard che riproduce correttamente il Mirage III CJ; ci sono anche un telaio in fotoincisione, un ottimo foglio decals comune a tutte le quattro conversioni con i codici di linea dei vari Shahak fotografici, le insegne di reparto e di nazionalità, con colori corretti, il tutto accompagnato da un chiarissimo foglio istruzioni per la conversione e con la descrizione dell'aspetto esteriore dei due velivoli (dapprima in metallo naturale con codici 98 e 99, poi con lo schema mimetico desertico con codici (7)98 e (7)98) ), descrivendo a colori le tinte mimetiche. Le istruzioni AML evidenziano che i condotti sotto l'abitacolo e la carenatura del serbatoio ventrale sarebbero stati installati solo dopo la modifica del motore con l'Atar 9C-3, in realtà le foto del velivolo 98, ancora in finitura in metallo naturale testimoniano che questi particolari c'erano già fin dalla consegna dalla fabbrica e che poi quando il motore fu modificato anche a questi, velivoli venne aggiunto un ulteriore e piccolo contenitore esterno, filiforme e di colore nero fra i due condotti e quasi sotto l'abitacolo. Comunque sia, con il kit Italeri/E.S.CI., i pezzi riproducenti la carenatura del serbatoio ventrale non va usata perché il modello come detto ha già questo particolare...

amla più kit


La conversione non è molto difficile perché il naso della AML si adatta anche al kit Italeri con un po' di stucco e un minimo di carteggiatura, chiaramente dopo aver prima unito fra di loro le due valve che riproducono il cono dell'apparato Tarmil.

stuccature

Nelle zone di unione dei pezzi riproducenti le due grosse prese d'aria laterali in fusoliera del motore alla stessa fusoliera, delle parti superiori delle ali a quella inferiore, della stessa ala alla fusoliera, si dovrà usare stucco e le conseguenti carteggiature anticiperanno il lavoro di rifacimento della pannellatura.

incisioni

Di carta abrasiva si farà un buon uso per eliminare le pannellature in rilievo e per reinciderle: per fortuna la plastica è abbastanza pastosa ed in poche ore di lavoro con un taglierino X-Acto, seguendo le tracce lasciate dopo la loro carteggia dalla pannellatura in rilievo, le si possono rifare incise, rifinendo poi tutto di nuovo carta abrasiva e olio di gomito ; alla fine l'aspetto del modello sarà migliorato e di molto...andranno poi rifatte le luci circolari sulle ali.Un'atra doverosa miglioria è la sostituzione della mediocre riproduzione del seggilono Martin Baker MB 4 con quello in resina della PJ Production 481212 che oggettivamente è molto più particolareggiato e che ,una volta dipinto e ricevuta l'aggiunta della riproduzione delle maniglie d'espulsione con del filo di rame ridipinto in giallo e nere, inserito nell'abitacolo lo "riempie" in modo ottimale.  

carrello

Va corretta anche la gamba di forza del carrello anteriore non usando il pezzo che riproduce i due faretti e riempendo con stucco lo scasso previsto per questi faretti. Se si lascia aperto il canopy, non si può non aggiungere i tre specchietti retrovisori che si possono ricavare da appositi set di fotoincinsioni o anche autocostruendoli con pezzettini di plasticard adeguatamente ritagliato.  

mimetica

Terminata la costruzione, dopo aver ripulito le superifici del modello con un apposito liquido della Polly's, ho passato una mano di grigio chiaro per evidenziare problemi di assemblaggio e stuccature, oltre a dare un migliore superficie d'appoggio per i colori che avrebbero riprodotto la mimetica desertica, avendo scelto di raffigurare l'esemplare (7)98 nel 1970, ancora in carico al Bat Squadron.

shahak

Dopo aver applicato il pre shading con del nero opaco passato lungo le varie pannellature, per lo schema mimetico ho colori smalti tutti stesi ad aerografo, in modo irregolare e senza coprire del tutto il pre shading per ottenere fin da subito un effetto di invecchiamento. I colori usati sono stati i seguenti:
Superfici inferiori : erano in F.S. 35622 tradotto in scala con l'Humbrol 122
Superfici superiori: fondo in giallo F.S. 33531 = Testor's 1706 ; bande di colore verde F.S. 34227 = Testor's 1716 e di colore marrone F.S. 30219 = Testor's 1742

colorazione shahak

Le bande dello schema mimetico non erano sfumate ma anzi da un esame attendo delle immagini dei vari velivoli israeliani sembrano avere dei contorni abbastanza netti fra loro. In alcune zone come gli interni di alcune della pannellature più grandi, ho ripassato i vari colori, specie il giallo sabbia, con l'aggiunta di bianco.

mimetica

Ho così completato questa prima fase della colorazione con la riproduzione del radome esterno del radar in nero, mentre i conetti delle due grandi prese d'aria del motore e le loro pareti in terne sono in bianco opaco, il prolungamento anteriore della deriva e la sommità della stessa, sono in grigio chiaro con bordi in nero (riprodotti con le decals del kit). In alcune zone poi ho passato ad aerografo del nero molto diluito sempre per dare l'idea dell'usura operativa del velivolo.

shahak

Una mano dell'ottimo trasparente acrilico lucido Testor's ha preparato la superficie per le decals che sono state prese, comprese le scritte di servizio in lingua ebraica, dal foglio Italeri, mentre insegne di nazionalità, codici di linea ed insegne di reparto dal foglio decals AML: tutti i vari soggetti hanno aderito perfettamente alle superfici del modello anche grazie all'aiuto del liquido emolliente per decals, prodotto dalla  Gunzee Sangyo.

shahak

Posate le decals ho passato una mano di cera acrilica Future per poi passare alla fase finale dell'invecchiamento delle superfici esterne con colori a tempera, neri e marrone scuro, stesi su tutte le superifici del modello dopo averli diluiti con il fiele di bue e tolti una ventina di minuti dopo con una straccetto imbevuto d'acqua. Con questo semplice, economico ed efficace metodo, vengono in risalto anche le pannellature incise tanto che alla fine non sembra che la base di partenza era un kit con le stesse pannellature tutte in rilievo !

carichi alari 1

Passata una mano di trasparente opaco acrilio Testor's, ho "sigillato" il modello per passare all'aggiunta dei carichi alari. Ho scelto una combinazione disarmata ma "pesante" con due grossi serbatoi RP30 da 1700 litri ai piloni alari ed uno più piccolo a quello centrale: in tale configurazione questo Shahak con naso Tarmil molto probabilmente raggiungeva il massimo raggio d'azione; una foto del velivolo con questa combinazione di carichi è stata comunque pubblicata nel foglio istruzioni delle decals prodotte da Isradecals, il numero IAF-33 dedicato appunto ai Mirage della H.H.A. .

carichi alari

I due serbatoi più grandi si possono recuperare dal kit Italeri del Mirage III E cat. no. 26741 mentre quello centrale l'ho autocostruito partendo da uno di quelli del kit ovvero il tipo RP62 da 1300 litri che ho "ingrossato" dopo averli sezionati in senso longitudinale e dopo aver inserito quindi una sezione di plasticard.

naso shahak

Ultimissima aggiunta il vetro del vano fotocamere del naso che ho riprodotto con una goccia di liquido Syntaglass della Toffanol.

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Come nella realtà, anche il modello dello Shahak da ricognizione con l'apparato Tarmil, una volta terminata la costruzione non sembra molto differente, specie se lo si vede dall'alto, dai suoi fratelli in servizio con la H.H.A. ...

shahak recon

Le cose chiaramente cambiano se il punto di osservazione si abbassa ai lati...Come già detto nel corso della carriera operativa, ai due Shahak con naso Tarmil venne applicato poi un ulteriore apparato elettronico fra vetro della fotocamera e vano carrello anteriore, dall'esterno si notava un ulteriore e piccolo contenitore esterno, filiforme e di colore nero fra i due condotti . Anche questi velivoli ebbero la modifica del motore con l'Atar  9 C-3 .

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Finita la costruzione, si può constatare che anche con questo kit un pò vecchiotto, si riesce, sia pure con un pò di impegno , a realizzare una più che degna riproduzione di un misconosciuto ma molto interessante velivolo.

Gabriele Luciani









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