Semovente FIAT Ansaldo da 75/18 su scafo M 41 seconda serie - Scuola di Cavalleria E.I. - Lecce

 m 41 A corredo dell'articolo sul modello in scala 1/35, un walkround di un semovente da 75/18 su scafo M. 41 seconda serie  conservato A Lecce presso la caserma Zappalà della Scuola di Cavalleria dell'E.I.

Foto e testo di Gabriele Luciani

Si ringrazia il c.do della Scuola di Cavalleria dell'E.I. per la collaborazione

Un semovente da 75/18 su scafo M-41 seconda serie  è ancora oggi conservato a Lecce presso le strutture della Scuola di Cavalleria dell'Esercito Italiano il cui Comando ha espressamente autorizzato le riprese fotografiche e la pubblicazione di questo walkround: dopo essere stato tenuto per decenni a Caserta nel cortile della Scuola di Carrismo, questo semovente almeno da trenta anni è usato ora come monumento presso la Caserma "Zappalà" . Si tratta di uno degli ultimi semoventi su scafo M 41 prodotti  che come molti altri dei semoventi da 75/18 conservati in Italia attualmente (come quello della  associazione CRCS Onlus di Santa Margherita del Gruagno (UD) presso la Caserma Sante Patussi di Tricesimo (UD) semovente M 41 Udine  o come un altro che nel 1989 era tenuto a Civitavecchia ( M 41 Civitavecchia) , hanno  queste caratteristiche esterne :  parafanghi lunghi (ma non del tutto simili a quelli della prima serie dell’M 13/40, in quanto presevano ai bordi una modanatura di rinforzo)  le costolature a forma di coppie di X poste per lungo sui due parafanghi (due anteriormente e due in corrispondenza della marmitta), due staffe di sostegno dei due parafanghi (una davanti ed una dietro), una  leva cacciafango dietro le ruote motrici anteriori, le griglie dei due radiatori che erano disposte trasversalmente rispetto alla lunghezza del carro. Le marmitte che nei carri su scafi M13 avevano delle costolature esterne che spesso alcuni esemplari di carri e di semoventi su scafo M41 non le presentavano; sui semoventi poi , all'esterno delle pareti del vano equipaggio venivavano installati dei porta taniche. Tutti questi particolari a volte non si trovano contemporaneamente insieme sugli esemplari prodotti della seconda serie su scafo M 14  ma erano però progressivamente tutti presenti negli ultimi esemplari prodotti sia di carri M41/41 sia di  quei semoventi da 75/18 che vennero realizzati appunto con gli ultimi scafi della serie M41. Come detto molti dei semoventi da 75/18 conservati in Italia attualmente, hanno  queste caratteristiche esterne anche se alcuni però non hanno i parafanghi con le staffe di rinforzo ma hanno tutti le griglie dei radiatori trasversali e la leva cacciafango; sono convinto che quasi tutti questi semoventi erano stati  assegnati nel maggio del 1943 al DLXI Gruppo Semoventi del Regio Esercito di stanza in Sardegna. Infatti il DLXI Gruppo Semoventi insieme al DLX gruppo (che però passò subito ai semoventi da 105/25 su scafo M43) fuultimo reparto del R.E. che venne riarmato con i semoventi da 75/18 su scafo M 41: questo tipo di mezzo fu costruito sino all'autunno del 1942 e  gli ultimi 18 di questi semoventi prodotti furono appunto assegnati alle tre batterie  del DLXI Gruppo Semoventi inquadrato nella Divisione f. "Friuli" (cfr. pagg. 331-337 de "Gli autoveicoli da combattimento dell'esercito italiano vol 2: 1940-1945" di Nicola Pignato e Filippo Cappellano, Roma : Stato maggiore dell'esercito. Ufficio storico, 2002 ). Dopo l'armistizio dell'8.9.1943 le formazioni del Regio Esercito rimaste fedeli ai Savoia, cacciarono i tedeschi sia dalla Sardegna che dalla Corsica; i mezzi del DLXI Gruppo Semoventi divenuto poi V° gruppo semoventi da 75/18, nel marzo 1944 erano ancora a Sanluri, rimasti alle dipendenze del 32° Rgt. Carristi e, dopo lo scioglimento di questa unità nell'agosto 1944, furono conservati dalla direzione del 13° Parco automobilistico presso i baraccamenti di Giuspini (cfr. pag.303 -305 de "...come il diamante: I carristi italiani 1934-45" di Sergio Corbatti e Marco Nava, Bruxelles: Laran Editiones, 2008)  . Gli altri gruppi di semoventi che ebbero in dotazione il semovente da 75/18 su scafo M 40 e poi quelli su scafo M41 persero invece nel tempo tutti i loro mezzi per lo più nelle operazioni in Africa settentrionale e in Tunisia; inoltre  nel 1943 era iniziata la distribuzione ai reparti del R.E. di stanza in Italia dei semoventi su scafo M42 ed M43. Per tutte queste circostanze tecniche e storiche, è da ritenere che dopo la guerra, gli stessi semoventi da 75/18 su scafo M 41 di ultima produzione poi rimasti in Sardegna dal 1944 e qualche analogo isolato superstite rinvenuto nell'Italia peninsulare,  sono stati recuperati dal Regio Esercito (divenuto Esercito Italiano il 18.6.1946), rimanendo in servizio sino ad oltre la metà degli anni 50, venendo pure fotografati in più occasioni...Questi semoventi infatti, ed altri mezzi di produzione italiana (anche quelli usati dalle FF.AA. della R.S.I. e dai tedeschi sopravvisuti al conflitto e rinvenuti in centri di raccolta spesso realizzati dopo la resa delle forze dell'Asse in Italia), venivano faticosamente rimessi in sesto per lo più presso l'Arsenale d'Artiglieria di Torino. Il recupero di questi mezzi, oramai divenuti obsoleti alla fine degli anni 40, si spiega in parte con le enormi difficoltà economiche dell'Italia dei  primi anni del secondo dopoguerra, per motivi sindacali e sociali (gli operai della Ansaldo  si rifiutarono di riattivare la produzione di mezzi bellici) e soprattuto per le ragioni politiche connesse alle clausole del trattato di pace con gli Allleati che chiaramente consideravano l'Italia come una nazione sconfitta, le cui forze armate dovevano essere pesantemente ridimensionate... I governanti italiani erano però costretti a dover ricostruire quanto prima possibile le FF.AA. nazionali cercando di bancamenarsi con quello che si poteva recuperare anche dai famosi campi ARAR , non solo per non lasciare scoperto il settore della difesa ma fin da subito per le drammatiche esigenze di mantenimento dell'ordine pubblico che le sole forze dell'ordine più volte sembravano sul punto di non ottenere...Assegnati ad alcuni reparti minori di comandi militari per la difesa territoriale, i residuati bellici italiani, ridipinti all'esterno per lo più in grigio verde o in verde scuro,  vennero usati, anche presso reggimenti di fanteria e squadroni autonomi di Cavalleria, e  non solo per scopi addestrativi ma anche in funzione di deterrente conto i tanti tumulti di piazza (come ad esempio a Milano a novembre del 1947)   Questi mezzi vennero progressivamene sostituiti da mezzi più moderni (con l'entrata nella N.A.T.O. dell'Italia), finendo alcuni per essere usati come monumenti (come i carri che, dopo essere stati per anni a Caserta , sono oggi a Lecce) altri come fortini interrati presso il confine con la Jugoslavia , alcuni dei quali sono stati addirittura rimossi solo nel luglio 2009.

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Veniamo ora al semovente da 75/18 su scafo M 41, ultimi esemplari prodotti, presente a Lecce ed al relativo walkround fotografico che funge anche da supporto al mio articolo inerente la riproduzione di un mezzo dell'E.I. ( M.41 Div. Aosta E.I. )  che è del tutto analogo all'esemplare salentino se non per la base dell'antenna che invece è la R.19 usata nel dopo guerra. Questa mia foto è stata scatta qualche anno fa, quando le condizioni del semovente non erano ancora quelle attuali, in quanto l'azione degli agenti atmosferici ed il passare del tempo lascia segni sempre maggiori di degrado ...Naturalmene lo scudetto apposto sulle pareti è un anacronismo ed al mezzo mancano i fari posti sui lati anteriori del vano equipaggio...

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L'armamento principale, l'obice da 75 mm, una buona bocca da fuoco con gittata massima di 3 km e una velocità iniziale di 475 metri al secondo, con proiettili capaci di perforare 70 mm con impatto a 60° o addirittura 120 mm di corazzatura a 90°...

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Le griglie trasversali dei radiatori, la caratteristica più evidente degli ultimi  scafi prodotti del tipo  M 41 e la testa collettrice dei radiatori con due alette laterali che le facevano assumere la forma cd. “a fungo” (prodotta in questa configurazione dalla terza serie degli scafi tipo M 40 in poi) ;

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l'alloggiamento del martinetto che veniva usato per sollevare il mezzo in caso di sostituzione dei cingoli; dalla seconda serie degli scafi tipo M 40 in poi, il martinetto era collocato qui  al posto della coppia di sinistra dei rulli di riserva.

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Le staffe di sostegno dei parafanghi sono state indrodotte anche loro sugli ultimi  scafi prodotti del tipo  M 41 e poi conservate nei successivi scafi tipo M 42: nelle immagini dapprima quella posteriore del lato sinistro,  vista nel punto di contatto con il medesimo parafango...

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e la stessa staffa nel punto di contatto con lo scafo del semovente.

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In  queste immagini invece le staffe anteriori di sostegno dei parafanghi: quella di sinistra...

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e quella di destra .

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Torniamo un attimo al parafango anteriore sinistro: manca la copertura dello sportellino di ispezione dei cingoli che invece è presente su quello destro ma da notare anche la configurazione del parafango che nei carri e nei semoventi su scafo M 41 seconda serie era più angolato rispetto ai precedenti su scafo M 40.

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Il parafango lungo degli scafi M 41 aveva inoltre una caratteristica bordartura laterale di rinforzo qui visibile sulla parte posteriore di  quello sinistro.

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Verso il termine della produzione degli scafi M41 vennero introdotte sempre sui parafanghi delle costolature a forma di coppie di X poste per lungo sui due parafanghi (due anteriormente e due in corrispondenza della marmitta),  : queste sono quelle anteriori del parafango sinistro.

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In queste foto invece quelle ubicate sotto la marmita (lato sinistro) Spesso , nel corso dei restauri su questi cimeli, anche in quello svolto presso la OTO Melara nel tardo 2008 su un semovente da 75/18 identico a questo leccese, quindi uno scafo M 41 seconda serie ultimi prodotti  oggi conservato all'Ufficio Storico dello S.M.

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dell'E.I. (purtroppo usato per raffigurare un semovente da 75/18 su scafo M 41 del R.E. in Tunisia nel 1943 , semovente che in realtà  era su uno scafo  M 41 prima serie con griglie dei radiotori longitudinali e senza leva cacciafango...), i parafangi che per via della corrosione del tempo sono irrecuperabili, vengono sostituiti con altri in lamierino senza riprodurre però le costolature e la giusta angolazione della parte anteriore ma anzi quella degli M 40...

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Anche sull'esemplare leccese purtroppo la ruggine sta portando avanti i suoi deleteri effetti..

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Ancora una caratteristica dei carri e dei semoventi su scafo M 41 seconda serie, la "leva cacciafango" posta dietro le ruote motrici anteriore, in questo caso quella di sinistra

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 Anche queste furono poi mantenute si successivi mezzi con scafo M 42. 

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In questa foto una vista ravvicinata del centro della ruota motrice, con la scritta riportante la ragione commerciale della ditta prodruttice la Ansaldo -Fossati.

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Nell'immagine la ruota posteriore destra e relativo tendicingolo.

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Il semovente fa parte di un gruppo di mezzi storici appartenuti alle ff.aa. italiane dagli anni 30 in poi e che oggi è esposto nel cortile della Caserma Zappalà di Lecce, purtroppo necessita di un accurato lavoro di recupero, un restauro che magari lo porti a raffiugurare lo stesso esemplare dell'E.I. che ho riprodotto in scala (M 41 Div. Aosta E.I. ).

Gabriele Luciani 

 

 


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