Carro Armato L 6/40 ..."Albanese"

locandina Da Argirocastro delle foto a dir poco sensazionali in quanto relative ad un rarissimo carro italiano L6/40 presente da oltre 70 anni in terra albanese !!! ...un altro "dinosauro" ritrovato...

Foto di Donato Martucci – Testo di Gabriele Luciani

 

 

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Il carro armato FIAT L6/40 è certo uno dei mezzi italiani prodotto negli anni 40 meno conosciuti perfino da chi ha indossato l'uniforme come cavaliere o bersagliere. La scarsa professionalità di molte analisi tecnico-storico sugli armamenti italiani della seconda guerra mondiale, condotta per molti anni anche da soggetti istituzionali in modo scarsamente scientifico, ha fatto sì che solo mezzi come il CV.33/35 (anche denominato L3) e l'M.13/40, fossero un po' più noti ma sempre in modo distorto...Il primo viene presentato quasi come l'unico mezzo in servizio ed il secondo come il "carro di El Alamein" al posto invece dell'M.14/41 vero protagonista della medesima battaglia...Ad esempio l'M 14/41 presente alla Scuola di Cavalleria di Lecce è addirittura confuso con l'M.13/40 di cui invece in Italia non ci sono più esemplare oggi conservato...

Tornando al carro leggero L 6, va detto che questo mezzo prodotto dal marzo del 1940, ebbe la sfortuna come il CV.33, di essere impiegato per lo più per compiti superiori alle sue capacità, trovando invece un più proficuo impiego solo come mezzo contro la guerriglia partigiana nei territori occupati dall'Asse nei Balcani ed in Italia da parte dell'Esercito Nazionale Repubblicano. I circa 460 esemplari prodotti sino all'8.9.1943 non furono neanche tutti distribuiti ai reparti del Regio Esercito i cui vertici si erano ben presto resi conto dai riscontri operativi che le scarse capacità dell'industria bellica italiana sarebbero state sfruttate meglio nella produzione di altri mezzi e di derivati dell'L6/40 come il semovente da 47/32 (prodotti 320 sino al settembre 1943, dopo altri vennero prodotti per i tedeschi con qualche piccola variante), i 60 carri comando compagnia semovente, il porta munizioni di supporto alle batterie si semoventi da 90/53 su scafo M 41 (30 esemplari in tutto) ; di questo se ne resero conto i tedeschi che ne utilizzarono diversi esemplari nel 1944.

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Il carro L 6 divenne comunque il mezzo principale della meccanizzazione dei reparti di Cavalleria e dei Bersaglieri del Regio Esercito, venendo distribuito anche a reparti carristi e venendo impiegato pure nel 1942 Africa Settentrionale ed in Russa, successivamente nel 1943 in Sicilia, poi nella difesa di Roma, in Corsica . I reparti dell'arma di Cavalleria utilizzarono anche il semovente da 47/32 ma il loro prevalente impiego sui fronti russo e balcanico è quasi del tutto dimenticato e ci si ricorda solo del dispiegamento in Libia del III Gruppo dei Lancieri di Novara (5°) dall'aprile 1942 e fino alla terza battaglia di El-Alamein (dove non c'erano solo la Folgore e l'Ariete...), del 15° RECo.dei Cavalleggeri di Lodi (15°) che ebbe anche i semoventi arrendendosi solo il 13.5.1943 in Tunisia. In Russia oltre agli L 6 del LXVII Btg. Bersaglieri Motocorazzato (sul fronte dal luglio 1942) furono presenti i semoventi 47/32 su scafo L 6 del XIII° Gruppo dei Cavalleggeri di Alessandria (14°) , mezzi che vennero tutti travolti dall'offensiva russa del dicembre 1942. Gli L 6 di Piemonte Reale (2°) furono usati per l'occupazione della Francia di Vichy a fine 1942. Contro l'esercito partigiano jugoslavo ci fu il maggiore impiego dei reparti corazzati dell'arma di Cavalleria con L 6 e semoventi 47/32 su scafo L 6 in uno dei fronti più impegnativi per il Regio Esercito che fu la prima entità italiana a subire le barbare atrocità degli slavi che culminarono con le pulizie etniche nell'italianissima Istria del settembre 1943 e del maggio –giugno 1945...Dal 1942, sempre vennero così impiegati molti squadroni di cavalleria in Jugoslavia e in Albania, certamente quelli appartenenti ai Rgt. Alessandria (14°) a Tirana e Monferrato (13°) a Berat , ma sembra che squadroni di altri reggimenti di Cavalleria siano stati dispiegati nei Balcani come un reparto di semoventi inviato in Grecia.

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Dopo l'armistizio, alcuni reparti combatterono contro i tedeschi, invece altri rimasero al loro fianco, restando operativi nei Balcani sino alla fine della guerra così come in Italia i reparti corazzati dell'Esercito Nazionale Repubblicano. Alcuni carri con equipaggio italiano furono inquadrati nell'esercito di liberazione jugoslavo e forse anche con i partigiani albanesi. Fino al 1952 tre L 6, sia pure con un armamento in torretta ridotto ad una mitragliatrice da 8mm vennero usati dalla Polizia di Stato, ma poi nessun esemplare è stato conservato in Italia ad eccezione di uno scafo usato come monumento ai carristi (sic!) in una caserma di Vercelli poi completato con una torretta riprodotta in lamiera ; dopo essere stato tenuto per anni in un'altra caserma a Legnano nel 2004 era a Solbiate Olona.

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Nei primi anni settanta Bruno Benvenuti, uno dei più grandi e competenti esperti sui corazzati italiani, dedicò al carro L 6 , nell'ambito della collana Fronte Terra, un primo libro che ancora oggi è un'ottima fonte documentale sullo stesso sia pure nella sola versione carro dello stesso. Successivamente Andrea ed Antonio Talillo, due validi modellisti, pubblicarono un articolo sul carro L 6 sul numero 2/94 del Notiziario CMPR dando anche per la prima volta la notizia che un carro L 6 del LXVII Btg. Bersaglieri Motocorazzato catturato nel 1942 era ed è conservato ancora oggi nel museo russo di Kubinka. I fratelli Talillo pubblicarono delle foto di questo carro definendolo un "dinosauro" ritrovato . Nei primi anni 2000 giunse la notizia che un altro L 6 era in Albania, al museo delle armi di Argirocastro, notizia poi riportata su un ottimo articolo redatto sul carro L 6 apparso sul numero 3/04 del Notiziario Modellistico del Gruppo Modellistico Trentino di Studio Ricerca Storico e nel 2007 sul pregevolissimo libro sul carro L 6 e suoi derivati edito sempre dal G.M.T. e a firma oltre che dei fratelli Talillo e di un altro valido autore, Daniele Guglielmi, anche lui proveniente dalle file dei modellisti. E' da questa ultima pubblicazione che ho tratto la maggior parte delle notizie storiche sul carro oltre allo spunto di far fare un ...safari fotografico sullo stesso...

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Infatti, oltre a pochissime foto apparse in internet ben poco o niente  si era visto su questo altro "dinosauro"...fino ad oggi...! Quando l'amico Donato Martucci, professore di Unisalento e noto esperto della cultura albanese, con diverse ed apprezzate monografie da lui scritte sullo stessa tema, mi ha detto ad inizio di questo settembre che nel corso di un suo viaggio di studi in Albania sarebbe passato da Argirocastro ho "commissionato" al mio amico professore un walkround fotografico di questo esemplare del carro L 6 conservato al museo delle armi della stessa citta skipetara. La "missione" ha avuto ottimi frutti e non solo per l'L 6 (vedasi il mio articolo sul T.33 anche lui "albanese" ) ! Passando quindi all'esame delle immagini gentilmente fornite dal Prof. Martucci, si nota che il carro, forse perché sempre conservato al coperto, dopo oltre 70 anni in Albania, è ancora in discrete condizioni; non ci sono riscontri a quale reparto italiano è appartenuto e la colorazione delle superfici esterne forse è quella originale sia pure colpita dagli effetti del tempo e purtroppo dei soliti vandali che popolano tutto il mondo con la loro stupidità...

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Fuori il carro è abbastanza completo : mancano le casette poste sui parafanghi, la marmitta, i fanali anteriori e quello posteriore, oltre al martinetto di sollevamento e il porta antenna radio.

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L'interno del vano equipaggio è vuoto e lo sportello di ingresso al medesimo vano, al suo interno è di colore bianco come il resto degli interni .

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Un gancio anteriore è divelto e naturalmente non c'è traccia del distintivo metallico di categoria del veicolo per i corazzati del Regio Esercito (era una ruota dentata con il fascio littorio, la stella a cinque punte e la sigla R.E. ...non c'è sui carri superstiti in Italia figuriamoci su quelli all'estero!!! Era infatti uno dei "souvenir di guerra" più ricercati...)

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Targhe anteriori e posteriori non sono presenti: la prima comunque (applicata dal 1941 in poi sui corazzati del R.E.) era solo dipinta sulla piastra inferiore anteriore mentre quella posteriore era in lamiera.

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Non sono almeno ora in condizioni di poter dire se il motore c'è o meno al suo posto, magari sarà oggetto in futuro di un secondo e più approfondito esame fotografico ...

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Dettaglio della feritoria per il pilota: l'equipaggio era composto da due militari con il capocarro in torretta.

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La torretta era simile a quella della blindo AB 41 ed era armata da una mitragliera da 20 mm oltre che di una mitragliatrice coassiale da 8 mm; il rivestimento della 8 mm del carro di Argirocastro, presenta diverse e profonde spaccature, unico segno evidente di danneggiamento serio del carro.

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Un elemento "spurio" è il terminale applicato alla mitragliera da 20 mm mai usato su questo carro. Al di là di quanto manca all'esterno, questo L 6 potrebbe essere recuperato e sarebbe auspicabile che ad un suo miglioramento si ponesse mano anche se visti i mediocri risultati ottenuti quando l'E.I. ha "restaurato" i suoi mezzi storici (come le obrobriose colorazioni spurie affibbiate all'unico P.40 completo esistente ed ai vari L 3) è meglio che non ci sia un intervento italiano...

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Anche in questo caso comunque, qualsiasi appassionato di storia militare ed anche gli appartenenti all'arma di Cavalleria in servizio e non, oggi però di certo non possono non esser grati al Prof. Donato Martucci per aver fotografato il secondo esemplare completo esistente al mondo di un carro che tanta importanza ha avuto nella storia dei reparti dell'arma di Cavalleria.

Gabriele Luciani

 

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