Silver Wings - Reggiane 2000 intercettore / Heia / J-20 scala1/32 cat. no. 32-020

Reggiane 2000Dalla Polonia un kit in resina e nella scala 1/32 dell’innovativo caccia italiano Reggiane 2000

Testo e foto di Gabriele Luciani

Poteva essere il più moderno caccia della Regia Aeronautica nel primo anno della seconda guerra ed invece tutta una serie di circostanze negative, relegò il caccia Reggiane 2000 ad un ruolo del tutto marginale nella storia della aviazione militare italiana. Le vicende di questo velivolo e quelle delle Officine Meccaniche Italiane “Reggiane” controllate dal gruppo Caproni sono state ampiamente e ben descritte da Sergio Govi nella splendida serie di volumi pubblicati a partire dal 1982 dalla Giorgio Apostolo Editore di Milano. Rimaneva ancora il dubbio se il Reggiane 2000 fosse stato o meno un diretto discendente del caccia statunitense Seversky P.35 ma sembra oramai, alla luce delle più recenti opere ( Marco Gueli “ Aerei Reggiane –Parte I”, Roma: Pioda Imaging 2018; Paolo Riatti e Antonio Riatti “Il caccia Re2000 L’innovazione aeronautica alle OMI Reggiane, Reggio: Ed. Bertani & C. 2017) che in buona sostanza , questa derivazione c’era ed era anche abbastanza consistente. La tecnologia aeronautica italiana negli anni trenta si stava progressivamente arretrando rispetto a quella di molti altri paesi e nel tentativo di porre rimedio alla situazione, la proprietà del gruppo Caproni cercò un accordo di collaborazione con la industria statunitense Seversky, nel modo il più discreto possibile, stante la dichiarata autarchia del regime fascista... I contorni di questa vicenda non sono ancora del tutto chiariti sino in fondo, forse i piani costruttivi del P.35 arrivarono in Italia nel febbraio 1938 e proprio su questi si basò una sostanziale riprogettazione del medesimo velivolo della Seversky, concretizzatasi appunto nel Reggiane 2000 costruito presso le officine di Reggio Emilia. Le stesse “Reggiane” costituivano la punta di diamante in campo tecnologico e costruttivo del Gruppo Caproni, in quanto ben attrezzate per la produzione di moderni velivoli in metallo. Comunque sia, il Reggiane 2000 da un punto di vista operativo era sotto diversi aspetti superiore ai coevi caccia prodotti in Italia, era sicuramente un velivolo concettualmente moderno e realizzato tutto in metallo, pure di produzione più semplice, ma a suo sfavore giocò un coacervo di ostacoli come appunto la sua già da allora evidente “parentela” con un prodotto estero e la non ottimale affidabilità del motore inizialmente installato, il Piaggio P.XI . A discapito del Reggiane 2000 intervennero anche altri fattori come lo scarso “peso politico” del produttore, la miopia dei responsabili della R.A., il fatto che il prototipo venne realizzato quando la costruzione dell’arcaico FIAT CR.42, del mediocre FIAT G.50 e del discreto Aermacchi C.200 erano già avviate...Il Reggiane 2000 trovò però l’interesse aeronautiche militari estere, con certezza documentale quelle di Finlandia, Spagna, Svizzera,Jugoslavia, un interesse che non si trasformò in ordini di acquisto, mentre quello del Regno Unito stava per divenire una realtà…Nell’aprile del 1940 una commissione inglese inviata appositamente in Italia, si accingeva ad acquisire ben 300 Reggiane 2000, con un contratto la cui firma sfumò proprio all’ultimissimo momento, dopo una telefonata fatta personalmente da Benito Mussolini al Conte Caproni per bloccare il tutto ! Ancora nel maggio 1940 ci fu un tentativo di vendita alla RAF del Reggiane 2000 attraverso il Portogallo ma la dichiarazione di guerra del 10.6.1940 naturalmente fece sfumare tutto: forse questo (insieme ai ventilati e consistenti ordinativi di altri velivoli italiani da parte del Regno Unito ) fu solo un estremo tentativo inglese di tener fuori dal conflitto il Regno d’Italia ma il fatto che sia stato scelto per questo proprio il Reggiane 2000 parrebbe deporre in favore della validità del medesimo aereo.

Gli ordinativi che si concretizzarono furono quelli della Svezia con sessanta velivoli e della Ungheria con settanta velivoli e la licenza di costruzione, tutti nella configurazione a pannelli trasparenti della carenatura posteriore del posto di pilotaggio.. Nel paese nordico i caccia italiani ribattezzati J-20 furono molto apprezzati, anche perché montavano il motore Piaggio P.XI Bis, meglio affidabile del precedente propulsore, venendo proficuamente utilizzati dal maggio del 1941 e per tutta la durata della seconda guerra mondiale per tutelare, con le buone o con le cattive, la neutralità degli spazi aerei svedesi dagli sconfinamenti dei velivoli tedeschi, accompagnando a terra i bombardieri statunitensi colpiti dalla contraerea tedesca o che spesso e volentieri venivano portati dai loro equipaggi in Svezia per esservi lì internati; solo alla fine del 1945 i Reggiane 2000 svedesi cessarono di essere usati come caccia intercettori venendo progressivamente radiati: uno di loro, la MM 2340 (n. 20 della commissione svedese, consegnato il 21.8.1942 e radiato il 20.7.1945) è ancora oggi ben conservato al Museo di Malmo. In Ungheria ai caccia già prodotti in Italia, dotati anche loro del Piaggio PXI Bis, forniti nel corso del 1940 e denominati ufficialmente Heja (“rapace) I, nel 1942 furono affiancati quasi duecento di produzione magiara (Heja II) con motore differente (si passò al Gnome Rhone K14 e quindi ad una diversa configurazione della cappotta motore) e con una corazzatura per il posto di pilotaggio che rendeva però molto meno maneggevole gli esemplari prodotti in Ungheria. L’aggiunta di ulteriori corazzature fu fatta anche agli Heja I senza consultare la casa costruttrice e causando seri problemi anche in questo caso per la maneggevolezza del velivolo ma anche cedimenti del ruotino di coda.: furono questi iniziative locali a creare delle gravi difficoltà nell’uso operativo sul fronte russo (durante il 1942 e poi nel 1944) ed anche incidenti mortali. Dopo la guerra si sono perse le notizie sui superstiti Heja che sembra siano stati usati ancora come addestratori per tutti gli anni 50.I vertici della Regia Aeronautica, dopo i tentennamenti del 1939 e del 1940 sul dotarsi o meno del Reggiane 2000, nei primi mesi del 1941 decisero di interessarsi nuovamente del medesimo velivolo, pure perché lo stesso era conosciuto nei reparti da caccia, con alcuni dei responsabili di tali reparti che ne chiedevano espressamente l’adozione considerandolo certo più moderno del materiale allora in dotazione (come il “caccia di transizione” FIAT CR.42…). Ci fu anche per il disegno di inviare direttamente in volo in A.O.I. dei caccia, senza farli traportare dagli S.82 come avvenne per i FIAT CR.42 durante il conflitto : l’unico velivolo che poteva farlo autonomamente era appunto il Reggiane 2000 che già dotato di un buon raggio d’azione, con l’aggiunta di due ulteriori serbatoio interni da 170 litri dietro il posto pilota (versione Grande Autonomia, con pannelli in lamiera e sgusci laterali della carenatura posteriore del posto di pilotaggio, motore Piaggio PXI Bis) raggiungeva a 430 km/h ben 1860 Km di autonomia…Dalla commessa ungherese vennero prelevati cinque velivoli (denominati “intercettori” o Normale) che insieme al prototipo del Reggiane 2000 costituirono nell’aprile del 1941 una “Sezione Sperimentale”; questi velivoli vennero ancora dotati del Piaggio PXI RC 40 . Il reparto, aggregato alla 74° Sq., fu basato inizialmente a Comiso, trasformandosi nell’agosto dello stesso anno nella 377° sq. e trasferendosi a Trapani-Milo e successivamente in diverse altre basi siciliane, operando anche da Panteleria . Ai velivoli inizialmente in dotazione si aggiunsero progressivamente., anche per ripianare le perdite (la dotazione media mensile del reparto dei Reggiane 2000 efficienti era intorno ai sei esemplari) , i dodici Reggiane 2000 G.A che vennero realizzati e che per la caduta dell’A.O.I., non si fece in tempo ad inviare nella stessa colonia. Anche i sei Reggiane 2000 intercettori vennero trasformati in G.A.; tutti vennero impegnati per lo più in scorte a convogli nautici, ma anche in qualche spezzonamento contro Malta, e il 24.6.1942 venne abbattuto da un Reggiane 2000 un Bristol Blenhein inglese. Nel settembre 1942 i superstiti sei Reggiane 2000 vennero reinviati in ditta per essere revisionati e passati al 1° Nucleo Addestramento Intercettori di Treviso nel gennaio 1943. Pure la Regia Marina agli inizi del 1941 si interessò al Reggiane 2000 per la sostituzione dei suoi biplani idrovolanti da ricognizione I.M.A.M. Ro.43 che venivano impiegati catapultati dalle corazzate e dagli incrociatori italiani. Nell’estate del 1941, dopo la perdita avvenuta il 12.5.1941 del prototipo della versione Catapultabile (M.M.471), un Reggiane 2000 (MM.8281) prelevato dalla commessa svedese e ridipinto in celeste chiaro sulle superfici superiori, con alcune modifiche per essere catapultato, fu usato sulla corazzata Vittorio Veneto per le prove di lancio, prove che si prolungarono poi sulla R.N. Miraglia sino alla primavera del 1942…Alla fine vennero realizzati altri otto Reggiane 2000 Catapultabili nella versione G.A. e con nove velivoli venne costituita nel maggio 1942 la 1 ° Sq. di Riserva Aerea delle Forze Navali da Battaglia di base inizialmente a Grottaglie ; alcuni Catapultabili vennero imbarcati sulle corazzate italiane ed uno di loro (la MM. 8287) sopravvisse all’armistizio e venne poi utilizzato fino al 1948 dopo essere stato trasformato in biposto; la fusoliera di questo esemplare è sopravvissuta sino ai giorni nostri.

 

Malgrado i pochi esemplari usati dalla Regia Aeronautica e dalla Regia Marina, il Reggiane 2000 è certo uno dei velivoli più noti fra quelli realizzati in Italia negli anni 30-40, forse per via della sua controversa storia o anche forse per il gran numero di esemplari usati in Svezia ed in Ungheria…Nel modellismo è stato oggetto delle attenzioni di diversi produttori anche stranieri, certo attratti, dalla presunta possibilità di utilizzare parti comuni per realizzare anche i modelli del Reggiane.2001 e del Reggiane 2002 (in effetti carrelli e piani di coda di questi tre tipi erano abbastanza simili pa per il resto le differenze sono consistenti…) e dal fatto di inserire nelle confezioni dei kits del Reggiane 2000 le decals delle aviazioni svedese e magiara (e conseguentemente di vendere dei kits anche in questi due paesi…). Nella scala 1/32 non vi era ancora alcuna riproduzione fino a due anni fa quando una ditta polacca, la Silver Wings ( sito Silver Wings ) , che aveva già nel suo catalogo il FIAT CR.32 ed il FIAT CR.42 sempre in 1/32 ha offerto un kit in resina inerente la versione G.A del RE.2000. Da poco la stessa Silver Wings ha proposto una confezione per il tipo Intercettore e conseguentemente per l’omologo svedese ed ungherese che ho avuto quindi l’occasione di esaminare . I modelli in scala 1/32 sono particolarmente impegnativi non solo per la loro costruzione e per il fatto che il rapporto di riduzione in scala obbliga ad un dettaglio maggiore, ma anche per via del fatto che una volta terminati occupano molto spazio; hanno però chiaramente il vantaggio di dare una rappresentazione ancora più tangibile di quanto riproducono e , se esposti in una mostra aperta al pubblico, di attirare maggiormente l’attenzione su di loro e non solo da parte dei non “addetti ai lavori”…

Reggiane 2000

Tornando al kit della Silver Wings è da evidenziare subito l’ottima qualità della resina impiegata per realizzare i vari pezzi del kit: in quello da me esaminato non ci sono ritiri, e le parti più grosse impiegate per riprodurre ali e fusoliera sembrano essere fatte addirittura in plastica, avendo anche degli spinotti di riscontro. Facendo un raffronto sui piani di Angelo Brioschi pubblicati sul vol. 6 di Ali e Colori “Caccia Reggiane” (Torino: La Bancarella aeronautica; 2005) portati dalla 1/48 alla 1/32, si nota che se il kit viene montato come da scatola, la sua apertura alare risulta più corta di due millimetri abbondanti , la fusoliera invece perde oltre 4 mm fra la zona retrostante alla carenatura del posto di pilotaggio e il bordo d’entrata del timone verticale, un difetto la cui eliminazione potrebbe essere preso in considerazione in quanto a costruzione ultimata la differenza si potrebbe vedere. Tutto a posto per il resto del velivolo: ai circa 150 pezzi in resina del kit si accompagnano un buon foglio di istruzioni, molto chiaro , con anche i piani a colori dei velivoli che si possono riprodotte con le decals del kit, due set di foto incisioni e un film per la riproduzione degli strumenti del cruscotto del pilota.

Reggiane 2000

Con due grossi pezzi sono raffigurate le due semifusoliere del Reggiane 2002, cappotta motore compresa; non hanno residui della colata di resina e sarebbero già pronti per essere assemblati se non fosse non solo per il citato difetto in lunghezza ma anche per il fatto che le superfici esterne non riportano la fitta e caratteristica rivettatura del velivolo reale, invero molto visibile anche dalle foto storiche…E’ un particolare che anche per via dell’elevato rapporto di riduzione in scala andava tenuto in considerazione anche da parte della Silver Wings e che comunque non andrà certo omesso in fase di costruzione del kit ricorrendo gioco forza ai su menzionati piani in scala di Angelo Brioschi.

Reggiane 2000

Al loro interno le semi fusoliere sono cave e sono destinate ad accogliere tutta una serie di particolari dell’abitacolo del pilota nonché quanto occorrente per il ruotino posteriore retrattile. L’apertura dell’abitacolo è tale che quanto offerto dalla Silver Wings è più che sufficiente per offrire alla vista dall’esterno, una volta assemblata la fusoliera, anche se si lascia il tettuccio in posizione aperta, grazie al dettaglio abbastanza particolareggiato di questa zona.

Reggiane 2000

Le semi ali per evidenti motivi di stampa hanno la zona dei carrelli che è stampata con un pezzo a parte, la cui unione al resto dell’ala comporta però l’uso di un po’ di stucco per eliminare i segni di giunzione di queste parti. I pezzi presentano dei residui di colata che vanno eliminati segandoli con un archetto da traforo: rammento sempre che la lavorazione in questo modo dei pezzi in resina così le eventuali carteggiature degli stessi , produce sempre della polvere di resina che può essere dannosa se inalata o ingerita, potrebbe anche essere irritante per la pelle; vanno quindi appositamente protette con mascherine le vie respiratorie e con guanti le mani, lavorando sempre in ambienti ben ventilati.

Reggiane 2000

Anche per le semi ali si ripropone come per le semi-fusoliere il discorso della mancanza della rivettatura esterna; naturalmente per l’unione delle semi ali alla fusoliera si dovrà porre attenzione all’esatto diedro alare: alla radice delle semi ali ci sono due spinotti di riscontro ma sarebbe meglio, anche per dare maggiore solidità al tutto aggiungerne degli altri ricavandoli da dei tondini di ferro.

Reggiane 2000

Alle otto parti più grosse si accompagnano una miriade di pezzi più piccoli che andranno progressivamente liberati dai residui di colata; esaminandoli in dettaglio si nota ad esempio che le alettature dei cilindri del motore andrebbero rimarcate di più. Le due stelle del motore sono costituite non solo dai quattordici cilindri ma

Re.2000

anche dalle aste e dai tubi di scappamento per ognuno di loro…Non sarà divertente assemblarle ma alla fine certo il colpo d’occhio sarà notevole pure con l’aggiunta di qualche filo di rame per riprodurre i cavi sul motore …

Reggian 2000

Le ruote non hanno la riproduzione dell’effetto peso del velivolo a terra ma i cerchioni del reggiane 2000 sono ben raffigurati.

Reggiane 2000

Le parti fisse dei timoni di coda come in un kit in plastica ad iniezione anche degli spinotti di riscontro per meglio unirli alla fusoliera invece le parti mobili hanno degli scassi che andranno coperti con dei pezzi tratti dalla lastra di foto incisioni allegata al kit, soluzione adottata dalla Silver Wings credo per consentire di montarli in posizione dissestata…Per alcuni dei pezzi più piccoli si dovrà avere maggiore cautela per il distacco dai residui della colata della resina.

Reggiane 2000

Per la riproduzione del tettuccio, parabrezza e carenatura posteriore dell’abitacolo, ci sono dei pezzi in plastica in verità non proprio trasparentissima…Nella confezione c’è anche il pezzo che riproduce la carenatura del Reggiane 2000 G.A.; attenzione alla configurazione della parte centrale della carenatura trasparente: tutti gli esemplari svedesi si distinguevano da quelli italiani (del tipo “intercettore”) per la presenza di un montante supplementare presente nel primo pannello vetrato posteriore al pilota; tale montante era presente anche su alcuni degli esemplari ungheresi; anche lo specchietto esterno montato sulla parte superiore del parabrezza era tipico solo dei J20 svedesi, particolare questo non ben evidenziato dalle istruzioni del kit.

Reggiane 2000

Comunque vista la delicatezza di queste parti e la circostanza che non ci sono nel kit parti di ricambio, si deve usare una massima cautela per liberarle dai residui di stampa.

Reggiane 2000

Le due lastre di foto incisioni completano il kit con la riproduzione per lo più di particolari “minori” del velivolo (come ad esempio i comandi a leva del motore, i binari di scorrimento del tettucio,i ganci sotto le ali per l’ancoraggio dal terreno del velivolo in parcheggio, le cinghie del seggiolino del pilota…) ; personalmente no amo molto le foto incisioni ma in questo caso, vista la scala, i pezzi non sono così microscopici e si possono maneggiare un pochino più facilmente…

Reggiane 2000

Le decals offerte dal kit sono di buona fattura e sono inerenti a tre velivoli, tutti con la mimetica di fabbrica delle Reggiane usata per i velivoli intercettori della R.A. nonché per quelli esportati, ovvero macchie Marrone Mimetico 2 (corrispondente al F.S. 30109, riproducibile in scala con l’Humbrol 180) e Verde Mimetico 2 (F.S. 34092, Humbrol 149) su fondo Giallo Mimetico 2 (F.S. 33481, Humbrol 81). Per le superfici inferiori ci dovrebbe essere il Grigio Mimetico (F.S. 36231, Humbrol 141) ma non si può escludere, anche alla base dei più recenti studi, l’uso di un colore alluminio che con il deterioramento dovuto all’uso diveniva opaco e grigiastro…Le istruzioni della Silver Wings, oltre a non dire nulla sulla colorazione degli interni del velivolo (che erano in Verde anticorrosione F.S. 34227 quando nuovo, F.S.34449 quando molto usurato, rispettivamente Humbrol 120 e 23) non indicano le corrispondenze di queste tinte pur offrendo come detto dei profili a colori dei tre velivoli proposti, fra l’altro gli stessi di altrettanti profili di Angelo Brioschi . I velivoli sono i seguenti:

-       Re.2000 intercettore della Sezione Sperimentale della 74° sq., 23° gr.aut. c.t. della R.A., basato a Comiso nel maggio 1941; le istruzioni e le decals Silver Wings sono corrette; il velivolo aveva il cofano motore e l’ogiva dell’elica in giallo cromo (F.S. 33655, Humbrol 69) e fascia bianca in fusoliera;

-       Héja V421 (NC.287) velivolo personale del tenente Istvàn Horty, 1/1 Dongò Vadaszszazad (Squadriglia Vespa) 1 Vadàsz Ostzt°ly (Gruppo Caccia) Aviazione Ungherese , giugno 1942; è lo stesso velivolo della cover box del kit Silver Wings; le insegne sono quelle adottate dall’aviazione magiara dall’aprile 1942 sui velivoli operanti sul fronte russo in sostituzione delle precedenti e tradizionali di forma triangolare per evitare casi di fuoco amico con gli altri velivoli dell’Asse operanti sullo stesso fronte; non sono presenti come decals i vistosi tricolori ungheresi presenti sui timoni di coda dei velivoli che quindi andranno riprodotti con mascherature così come le insegne tattiche di settore in fusoliera e sotto le ali   che erano in giallo RLM 27; l’insegna di reparto ha il fondo giallo mentre Angelo Brioschi in due dei suoi profili di Angelo Brioschi pubblicati sul vol. 6 di Ali e Colori “Caccia Reggiane” la aveva raffigurata in celeste chiaro…

Re.2000

 

-       J20 n. 2355 (NC.400) della 3.a Divisionen,Flygflottilj F10, Aviazione Svedesa, di base a Malmò nel settembre 1944; questo velivolo era caratterizzato oltre che dalle grosse insegne di nazionalità e dai grandi numeri bianchi tipici di tutti i J-20 sino al dicembre 1944, dalla parte frontale del cofano motore dipinta di bianco e da una banda bianca dello stesso colore in fusoliera, adottate per una esercitazione; l’insegna di reparto è riprodotta con gli stessi colori usati da Angelo Brioschi per il suo profilo di questo aereo.

In conclusione un kit che i più accaniti modellisti italianofili potrebbero tenere in considerazione e non solo per la sua esclusività, pur presentando alcune ombre (la fusoliera corta e la mancanza delle rivettature) che rendono certo un po’ più impegnativa la sua costruzione ma che al tempo stesso sono una sfida interessante, tanto che l’ho già messo in cantiere con l’unico dubbio dell’esemplare di Reggiane 2000 della R.A. da dover riprodurre, la tentazione di realizzare con questo kit della Silver Wings, un altro velivolo basato nel Salento durante la 2° g.m. è infatti molto forte…

Gabriele Luciani

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