IMAM Ro. 58 scala 1/72 - SEM Model cat. No. 72013

Ro.58  Un elegante bimotore da caccia concepito in Italia durante la seconda guerra mondiale e rimasto allo stato da prototipo, fino ad ora mai riprodotto in scala, in un ottimo kit in resina in scala 1/72 della siciliana SEM Model

Testo e foto di Gabriele Luciani

Nel corso degli anni 40, la Regia Aeronautica non ebbe mai in linea un valido caccia bimotore da utilizzare come caccia bombardiere, scorta a lungo raggio, intercettatore notturno, tutti ruoli per i quali si cercò di utilizzare, via via e  rispettivamente, il fallimentare Breda 88, il discreto IMAM Ro.57 (che però dopo una lunga fase di gestazione fu dirottato all’assalto addirittura nel 1943…), i velivoli tedeschi Dornier Do.217 J-1 e J-2 ed il Messerschmitt 110C (esemplari forniti con il contagocce e già molto sfruttati in precedenza dalla Lufthwaffe) . Solo il FIAT CR. 25 ebbe un buon successo come velivolo di scorta a lungo raggio, venendo però prodotto in pochi esemplari di serie come anche il mediocre CANSA FC-20, mentre altri promettenti velivoli come il Ca.331, l’IMAM Ro.58, il SIAI SM.89, i bicoda SIAI SM.91 ed SM.92 rimasero allo stato di prototipo, sia per le progressive indecisioni dei vertici della R.A., sia per le asfittiche capacità delle ditte aeronautiche italiane dell’epoca che non furono mai in grado di realizzare un valido motore di produzione nazionale…Solo quando ci fu la disponibilità dei propulsori Daimler Benz alcune officine artigianali aeronautiche italiane (definirle industrie sarebbe troppo…) furono in grado di proporre velivoli in grado di confrontarsi con il nemico come appunto l’IMAM Ro.58 (un caccia biposto come il Me.110 ovvero con pilota e mitragliere posteriore disposti in tandem) e i bicoda SIAI SM.91 ed SM.92 ma la gestazione di questi velivoli durò diversi mesi e quando finalmente i vari prototipi furono realizzati, la situazione era oramai compromessa: ad esempio l’IMAM Ro.58, fu realizzato nel maggio 1942 addirittura con due DB-601 originali già usati…Partendo dalla base di Capodichino, il primo volo del prototipo del Ro.58, con ai comandi il collaudatore Adriano Mantelli, stava infatti quasi per concludersi in malo modo per via della piantata di uno dei motori subito dopo il decollo, con il pilota che comunque riuscì ad atterrare immediatamente e senza danni per il velivolo…Il secondo volo, durò un po’ di più, ma stava andando tutto male per via della infelice posizione dei radiatori dei motori: gli impianti di raffreddamento dei propulsori erano infatti posti sul bordo alare ma risultavano in ombra aerodinamica e i due DB-601 adavano ben presto in sofferenza…Adriano Mantelli ritornò presto a Capodichino ma atterrò con difficoltà insieme a molti altri velivoli, ovvero con i superstiti di un aeroconvoglio di Junkers Ju-52 al rientro dalla Sicilia e dopo essere stati pesantemente attaccati da caccia nemici…I tecnici dell’IMAM risolsero il problema ponendo i radiatori sotto i propulsori e nel contempo la fusoliera del prototipo del Ro.58 venne modificata e le due derive verticali vennero ingrandite.

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Malgrado altri problemi di sviluppo, il velivolo si rivelò molto veloce e manovriero, doti ulteriormente riscontrate anche durante la permanenza del prototipo (che nel frattempo ha ricevuto la M.M. 431) presso il Centro Sperimentale della Regia Aeronautica a Guidonia dove in una occasione fortuita, il colladautore Adriano Mantelli riesce a ottenere e vincere un confronto diretto, sia in manovrabilità che in velocità con un più potente Messerscmitt Me.410 presente anche esso sul medesimo aeroporto. Purtroppo le varie modifiche e le prove su questo elegantissimo bimotore italiano si protrassero sino al 1943, anno in cui, anche per via del sempre più ristretto numero di piloti militari italiani esperti presenti nei reparti, non è più proprio possibile arrivare in breve a formare reparti con personale in grado di poter pilotare in azioni belliche un bimotore da caccia… La sorte negativa del Ro.58 viene quindi già decisa dai vertici della R.A. ma è con l’armistizio con gli alleati che tutto precipita, tanto che del velivolo della IMAM, dopo il settembre 1943 se ne perdono le tracce…Dello stesso rimangono le foto pubblicate sul fascicolo 3 e sul volumetto fotografico D3 della serie Dimensione Cielo (Roma: Edizioni Bizzarri, 1972 per il primo , 1978 per il secondo) che ne testimoniano ancora oggi le linee armoniose.

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All’IMAM Ro.58 non sono stati dedicati finora modelli in scala: ci ha pensato finalmente la ditta siciliana SEM Model, una firma artigianale che dimostra come anche nella produzione di kits il meridione d’Italia è capace di raggiungere elevati livelli di qualità…Già distintasi in precedenza per una serie di pregevoli kits e conversioni in resina , per lo più in scala 1/72 (  sito internet SEM MODEL ) e comunque sempre inerenti velivoli italiani quasi sempre degli anni trenta-quaranta, la SEM Model ora propone un ottimo kit completo di questo bel prototipo di caccia bimotore, nella configurazione successiva alle modifiche ai radiatori e  alle derive. Aprendo la scatola, l’entusiasmo iniziale per il fatto che un altro velivolo italiano è stato finalmente  riprodotto in scala, aumenta esaminando il contenuto…Prima di tutto va evidenziato che oltre al kit, nella confezione dello stesso si trova una bustina con un paio di guanti di lattice ed una mascherina per le vie respiratorie, accompagnate da un foglietto di avvertimento (in italiano ed inglese) sulla tossicità della resina poliuretanica con cui è realizzato il kit e l'avvertimento di usare i dispositivi di protezione forniti durante l'assemblaggio; questa è una delle peculiari caratteristiche della SEM Model che infatti li inserisce in tutti i suoi prodotti…Dopo tanti anni che uso kits in resina, questa è la prima volta che mi accade di trovare questi dispositivi di protezione all’interno di un kit realizzato con tale materiale, fino ad ora al massimo avevo trovato solo qualche avvertimento…Comunque, quando si lavorano e si assemblano pezzi realizzati con la resina, il mio consiglio è quello di usare SEMPRE adeguate protezioni per la cute e le vie respiratorie ed anche di lavorare in ambienti ben ventilati. Tornando al kit vero e proprio, si nota che tutte le parti del kit, comprese anche le decals, sono contenuti in bustine, suddivisi per macro insiemi, ovvero le due semi fusoliere, le ali, una bustina per tutte le parti minori (ali, ruote, timoni di profondità ecc.) , un’altra suddivisa in due per i tettucci in acetato termoformati sotto vuoto che sono separati dalle gambe di forza dei carrelli e da un cruscotto, realizzati in ottone.

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A corredo del kit c’è un foglio istruzioni ed anche questo è all’altezza del resto del kit: la prima pagina ad esempio è dedicata alla descrizione delle parti con una fotografia complessiva di tutte le componenti del kit con l’indicazione di ognuna di loro; ci sono poi una descrizione storica del Ro.58, una tabella con le corrispondenze dei colori della R.A..

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Sempre con foto sono descritte alcune fase dell’assemblaggio: in pratica anche il modellista meno smaliziato non può avere certo problemi nella costruzione di questo kit, anche se in resina..

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Esaminando in dettaglio le singole parti, salta subito all’occhio il fatto che i residui delle colate di stampa sono abbastanza limitate per un kit artigianale in resina. Le due semi fusoliere riproducono il corpo del Ro.58 sino alla radice del tronco di coda; all’esterno dei pezzi ci sono delle incisioni che riproducono le pannellature: sono adeguate per il rapporto in scala ma un passaggio con un cutter affilato per rimarcarle un po’ di più, non sarebbe superfluo.

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L’interno delle semi fusoliere è vuoto per consentire l’inserimento della riproduzione delle componenti interne del velivolo. Sui due pezzi in questione, almeno nella confezione che ho avuto modo di esaminare, ci sono alcun residui di colata della stampa: quelle più esterne si eliminano usando ad esempio un archetto da traforo per orefice, mentre per quelle sul bordo interno dei pezzi si deve ricorrere a lime ed olio di gomito…

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Le due semiali : sono quasi pronte per essere montate, non appena tolte dalla scatola…Anche questi pezzi hanno fini incisioni, più marcate quelle che sono inerenti le superfici mobili delle stesse ali.

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Sulle stesse sono già innestate le gondole motori e quelle dei carrelli; i vani carrelli sono aperti ed hanno già gli orifizi per l’innesto delle gambe di forza dei carrelli.

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Altri trentasei pezzi in resina riproducono le parti “minori” del velivolo come eliche ed ogive, il complesso delle derive, le ruote, i radiatori, le prese d’aria e gli scarichi dei motori, gli sportelli dei vani carrelli, il tronco di coda e le derive verticali, il complesso del ruotino posteriore, i due seggiolini con quello del pilota che ha già riprodotte le cinghie di ritegno, il pavimento dell’abitacolo che ha anche le paratie verticali che separano i vani interni, closche e mitragliera posteriore.

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Il distacco dei pezzi dai residui della colata di stampa è molto semplice in generale, solo per le ogive delle eliche e le ruote si dovrà riusare l’archetto da traforo per orefice,non prima di aver notato il dettaglio dei cerchioni delle stesse ruote, riprodotte giustamente con l’effetto peso !

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Finite la presentazione delle parti in resina, fra l’altro tutte senza alcun ritiro del materiale, si passa alle altre in metallo: le gambe di forza dei carrelli sono in lega metallica ma bisogna auto costruire con il tondino fornito nella confezione le strutture ad ipsilon di retrazione del carrello, questo è il passaggio in pratica più impegnativo della costruzione…Si tratta comunque della più esatta riproduzione in scala di un carrello di bimotore della IMAM (i kit del Ro.57 sono infatti molto carenti in questo dettaglio) .

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Incredibile il dettaglio del cruscotto del pilota, prodotto in foto incisione dalla polacca Yahu Models: basti vedere la riproduzione anche delle tacche della strumentazione che in scala 1/72 non è certo per nulla frequente, vedere la foto dello stesso…

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Con un pannello strumenti di questo livello, sembra quasi doveroso finire il modello del Ro.58 con il tettuccio aperto : la SEM Model fornisce due tettucci stampati a caldo sotto vuoto sia per il vano pilota che per quello del mitragliere; i contorni dei tettucci sono ben definiti e ritagliarli non dovrebbe essere molto difficile ma è meglio farlo con cautela, specie se si vuol lasciare aperto il vano pilota.

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Le decals, naturalmente inerenti il solo prototipo costruito, sono stampate su un foglio unico trasparente, riproducono le insegne di nazionalità di ali e fusoliera, oltre ai loghi della Alfa Romeo per le pale delle eliche, numeri di Matricola Militare e stemma di casa Savoia per le croci caudali che come la fascia bianca in fusoliera vanno riprodotte con mascherature. Fin qui la descrizione delle parti del kit: l’impressione su questo prodotto della SEM MODEL ( il cui sito internet è al link http://semmodel.altervista.org/kit_completi.html ) è veramente ottima e quanto prima passerò alla costruzione del kit, che promette veramente bene, tenuto conto che anche assemblando a secco le parti, si vede subito che in poco tempo si può assemblare questo IMAM Ro.58 …

Gabriele Luciani

 

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