C.M.P. Ford 15 A - Regio Esercito - Libia - 1942 da kit Mirror scala 1/35 cat. no. 35107

ford 15 a Dal Canada in Libia per cadere in mani italiane...Un autocarro Ford  (Canadian Military Pattern) 15 A con le insegne del Regio Esercito , riprodotto con il buon kit della Mirror,in scala 1/35

Testo, modello e foto di Gabriele Luciani 

Ford 15 a

Alla fine degli anni 30 l’industria automobilistica canadese, pur non potendosi paragonare a quella statunitense, aveva raggiunto dei ragguardevoli livelli di produzione tanto che fu commissionata alla stessa, da parte degli eserciti canadesi ed inglesi, la realizzazione di tutta una serie di autocarri leggeri per uso militare. Vennero costruiti addirittura 400.000 di questi veicoli, usati non solo dalle forze armate del Commonwealth durante la seconda guerra mondiale ma anche dopo il conflitto da molti altri paesi. Gli autocarri canadesi, per lo più mezzi a due assi e spesso con trazione integrale, sfruttavano la standardizzazione e le capacità tecnologiche di industrie come la Ford e la Chevrolet che avevano aperto nel paese al nord degli USA loro filiali; gli stessi si rivelarono degli ottimi mezzi di trasporto per la fanteria e sui loro chassis vennero realizzate anche delle autoblindo leggere. Ben presto vennero utilizzati in rilevanti quantità anche sul fronte libico-egiziano dove molti di loro caddero anche in mani italiane.Uno dei tanti luoghi comuni che affliggono la storia della partecipazione italiana alla 2° g.m. è quello che nel teatro nord-africano, l'impegno si sia circoscritto alle battaglie contro le forze del Commonwealth lungo le zone del litorale mediterraneo ed il confine libico-egiziano...La lotta invece ebbe modo di estendersi anche alle più lontane e desertiche regioni meridonali della Libia, con operazioni affidate a veloci colonne meccanizzate di mezzi ruotati, spesso eterogenei e dotati anche di armi di grosso calibro, costitutite da appositi reparti del  Regio Esercito ed anche della Milizia Artiglieria Marina. Già negli della riconquista della Cirenaica e della Tripolitania, le forze armate italiane avevano fatto ricorso a mezzi ruotati da combattimento; nel 1941 si ritenne opportuno, sia per contrastare le incursioni inglesi che per la difesa antiaerea delle autocolonne di rifornimento, di ripetere tali esperienze.

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Dapprima si utilizzarono con ottimi risultati operativi mezzi di produzione nazionale che vennero armati di cannoni presso le officine meccaniche della FIAT di Tripoli, successivamente vennero commissionati all'Ansaldo in italia, 30 autocannoni da 90/53. Sempre nel 1941 le officine del villaggio Giovanni Berta a El Gubba, gestite dal 12° Autoraggruppamento, armarono sia autocarri italiani ma anche diversi autocarri Ford di produzione canadese e  tutti di preda bellica, sul cui cassone vennero installati volta per volta,  vari tipi di armamenti, fra cui in diversi casi delle mitragliere Breda da 20/65, modificate con un affusto simile a quello del cannoncino da 37/54. La dotazione di questi e di altri autocarri canadesi non fu quindi un fatto estemporaneo ma configurò un fatto organico, tanto che i mezzi ricevettero mimetica, insegne di nazionalità e di reparto italiane.

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La storia di questi camion prodotti in Canada è dunque tale da giustificarne ampiamente la loro riproduzione in scala, anche delle versioni più particolari: basti pensare a quante opportunità può dare usare un loro modello da solo o affiancato ad un altro mezzo corazzato, in un diorama di un qualsiasi teatro operativo dalla seconda guerra mondiale in poi…Le ditte modellistiche più importanti spesso non prendono in considerazione altri soggetti che non siano carri armati, lasciando così un buon spazio di manovra a marchi meno anziani e blasonati ma che intendono aggredire intelligentemente il mercato…Alcuni anni fa in Irlanda è stata fondata la Mirror, piccola casa che realizza gli stampi in Cina per produrre kits in scala 1/35 per lo più di mezzi ruotati, tutti caratterizzati da un elevato numero di pezzi, realizzati in plastica sì iniettata ma abbastanza vetrosa, una condizione che rende la loro separazione dai diversi telai di stampa tale da richiedere una delicatezza maggiore rispetto a quella usuale, in particolare per quelli più piccoli e filiformi, e che costringe, per unirli, all’uso di un collante più…adesivo come quello cianoacrilico. Per massimizzare al meglio gli investimenti, il marchio irlandese ha scelto delle “famiglie” di mezzi ruotati: si è cercato cioè di usare quanto più è possibile parti comuni in modo tale da estrapolare il maggior numero possibile di versioni dello stesso soggetto e con diverse confezioni. Lo stesso iter è stato fatto per il CMP Ford F 15, coniugato in diverse varianti e propondendo come novità 2015 anche una ulteriore scatola dedicata specificatamente alla versione A “rigenerata” dal 12° Autoraggruppamento, armata con una mitragliera Breda da 20 mm , confezione posta in catalogo al n. 35107 e denominata "CMP F 15 Ford Truck italian service".

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Questo kit della Mirror, pur conservando le stesse caratteristiche dei precedenti, ha però un foglio istruzioni molto più chiaro pur non avendo dei disegni dei vari telai dello stesso kit: questa lacuna, cui si può un pò sopperire con  le foto delle stampate dello stesso pubblicate nell'ambito del sito della ditta irlandese al link http://www.mirror-models.com/135-CMP-F15-Ford-Truck--Italian-Service.html , è un po’ fastidiosa perché sono veramente molti i pezzi che pur contenuti in questo kit, comuni alle altre cofenzioni Mirror dei CMP Ford 15 A della Mirror, non sono da utilizzare (addirittura c’è l’occorrente per due mitragliatrici Breda) distribuiti in una dozzina di telai piccoli e grandi; è necessario quindi prima di procedere alla costruzione un buon studio del kit una volta tolto dalla confezione e delle sue varie fasi di assemblaggio che per il resto prosegue senza particolari intoppi . Da notare che la Mirror sul foglio istruzioni del kit indica anche un sito web dove si trovano delle rare foto di alcuni CMP Ford 15 A con insegne italiane che insieme ad un articolo sugli autocannoni italiani in Libia, apparso su Storia Militare del gennaio 1996, sono indispensabili per l’assemblaggio del modello e la sua colorazione.

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Come detto il distacco dei pezzi dal telaio va fatto con cautela e le parti più piccole vanno rifinite con alcuni leggeri passaggi di carta abrasiva. Il kit offre la possibilità di riprodurre il motore che come fornito dalla Mirror potrebbe essere usato come base per un ulteriore dettaglio se si intende lasciare aperto il cofano. Alcune delle parti in ottone foto inciso sono inerenti ai porta taniche che erano portati sotto il cassone e vanno piegate ed incollate con attenzione. Altre parti fotoincise sono relative alla strumentazione del mezzo e alle grelle metalliche traforate che erano indispensabili nel deserto per liberare i mezzi ruotati dagli insabbiamenti.

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Malgrado l'abbondanza dei pezzi, il kit non fornisce parti riproducenti taniche o altri oggetti che potevano essere portati nel vano di carico (ad esempio cassette porta munizioni, altre armi individuali): andrebbero quindi trovate in altri kit ed aggiunte al modello Mirror anche per dare al cassone dello stesso camion un aspetto meno spoglio. Le ruote sono in vinile e il loro battistrada va rifinito con carta abrasiva per dar loro subito una prima fase di invecchiamento che sarà poi completata in seguito con la colorazione. In generale la costruzione non richiede uso di stucco e si completa in poco tempo, senza unire però quelle parti (come ruote e la mitragliera da 20 mm) che potrebbero dar fastidio durante la colorazione; esaminando le immagini di questi mezzi e pensando a come sono giunti in servizio nei reparti italiani, è da ritenere come circostanza certa che gli stessi siano stati riverniciati con colori e schemi mimetici analoghi a quelli degli altri autocarri e blindati in servizio in Africa con il Regio Esercito. Lo schema è quello di un colore chiaro di fondo sul quale sono state dipinte macchie fitte e sfumate di un colore più scuro, che ho interpretato il primo con un Humbrol 93 ed il secondo con l’Humbrol 149 simile a quello dei carri M 13/40 seconda e terza serie .

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Sul camion non ho visto targhe ma ho notato invece altri simboli di nazionalità e di reparto: ho pertanto riprodotto  le croci bianche poste rispettivamente una sul cofano superiore (era un segno di identificazione in favore degli aerei dell’Asse ) ed su alcune taniche (contrassegno che  distingueva i contenitori usati per la sola acqua potabile) con mascherature. Sul parafango anteriore destro c’era un simbolo di reparto, di forma triangolare con una sagoma di un animale in campo bianco: anche in questo caso l’ho riprodotta con mascherature e con una decals che raffigura un…quadrupede presa da un kit di un velivolo inglese in scala 1/72…

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Dalle foto sui mezzi non si vedono grandi scrostature sulla vernice della carrozzeria ma pensando al loro teatro operativo è indubbio che sabbia e polvere erano presenti e pertanto dato doverse mani leggere di grigio chiaro passate con aerografo sulle parti più basse del modello e con maggiore insistenza sulle ruote; qualche segno di usura l’ho ritenuto opportuno di riportarle sulle parti più esposte del cassone e nelle zone di calpestio. Ho quindi completato la costruzione aggiungedo al corpo del modello tutte le parti temporaneamente omesse, aggiungendo altresì anche alcuni oggetti che potevano essere trasportati nel cassone. Alla fine le considerazioni che si possono fare su questo kit della Mirror sono più che positive anche per il suo aspetto finale che è un po’ particolare, quasi da piccolo…pick up !!! Certo che questi autocannoni erano dei veri e propri antesignani dei veicoli analoghi usati da formazioni paramilitari in Libano dagli anni 70 ed in Somalia  nel 1992...

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Per ulteriori informazioni sulla produzione della Mirror, oltre al sito internet della stessa ditta  al link http://www.mirror-models.com/ci si può rivolgere ai due distributori italiani del marchio irlandese, ovvero Model Discount e Modellismo48, in particolare ringrazio proprio questo ultimo per il kit del C.M.P. Ford 15 A, gentilmente fornito in recensione.

Gabriele Luciani

 

 

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