S.79 - Bombardiere - Italeri cat. no 1290 scala 1/72
Uno dei migliori modelli realizzati dalla Italeri è quello in scala 1/72 dedicato al trimotore SIAI S. 79, velivolo militare italiano fra i più conosciuti. Realizzato in oltre 1200 esemplari fra il 1937 e il 1943, fu impiegato principalmente dalla Regia Aeronautica come bombardiere nel corso della guerra civile spagnola e durante le prime fasi della seconda guerra mondiale su quasi tutti i fronti che videro l'intervento italiano.
Testo e foto di Gabriele Luciani
Eppure questo monoplano non era destinato ad utilizzazioni belliche...
Il prototipo del Siai S. 79 (primo volo 8.10.1934) infatti era quello di un velivolo concepito per il trasporto veloce di un numero limitato di passeggeri e posta (oggi lo si sarebbe definito come un aereo "executive"): forse furono le sue brillanti caratteristiche, riscontrate nei primi voli di prova e nel corso di due collegamenti con la Somalia, ad entusiasmare un pò troppo i vertici della Regia Aeronautica che ritennero di ordinare alla casa costruttrice la realizzazione di una versione militare dell'S.79 destinata al bombardamento veloce ed a medio raggio. Certo è che la trasformazione non fu proprio felicissima: l'aspetto esteriore del velivolo fu modificato con una gobba posta sopra la cabina piloti al fine di poter installare una mitragliatrice in caccia e verso il dietro una postazione mitragliera dorsale difensiva; per il puntatore venne poi ricavata una gondola molto distante dalla cabina piloti con ovvi problemi di comunicazione fra questi e il puntatore medesimo. Inoltre la stiva bombe venne piazzata al centro della fusoliera, spostata alla destra dell'asse del velivolo, con gli ordigni che venivano issati all'interno dell'aereo grazie ad un traliccio su cui durante le operazioni a terra era montata una carrucola: le bombe poi erano caricate in posizione verticale e con l'ogiva rivolta verso l'alto...questo particolare modo di trasportare le bombe faceva sì che quando queste venivano sganciate, una volta uscite dalla rispettiva botola, compivano una bella piroetta prima di di dirigersi verso l'obiettivo: si può immaginare con quale effetto sulla precisione del lancio ! Inoltre il carico bellico che si poteva trasportare non era molto elevato anche se comunque impediva all'S.79 di volare oltre i 5.500 metri di quota...Durante l'impiego in Spagna, l'S.79, oltre a ricevere il nickname "Sparviero", diede comunque dei buoni risultati operativi che però non vennero valutati correttamente. Questo bombardiere non affrontò dei caccia avversari realmente efficaci nei suoi confronti (i caccia repubblicani erano o troppo lenti o troppo instabili, comunque spesso erano condotti da piloti non all'altezza). Nacque invece la erronea convinzione che questo trimotore, così come altri coevi velivoli italiani, poteva affrontare ad armi pari anche i più moderni caccia inglesi e francesi come Hurricane, Spifire e D.520: fortunatamente alle intrinseche pecche del velivolo (era pur sempre un aereo nato civile adattato ad un uso militare) sopperivano alcune buone doti come l'affidabilità e la robustezza ma anche il buon addestramento e l'abnegazione del personale della Regia Aeronautica , almeno durante i primi anni della seconda guerra mondiale. Il fronte francese, il teatro del mediterraneo, i fronti africani (in Africa Orientale Italiana l'S.79 era il velivolo italiano più moderno) e il settore dei Balcani furono quelli dove il trimotore della SIAI fu impiegato, in centinaia di esemplari e da diversi Stormi della R.A., come bombardiere fino al 1941, ruolo che progressivamente lasciò quasi in esclusiva al C.R.D.A. Cant. Z 1007 bis.
Per il modellista che si interessa alla storia dell'aviazione militare italiana è impossibile non occuparsi prima o poi della riproduzione in scala dell'S. 79. Nel 1963 la veneziana Artiplast fu la prima a proporre un modello in scala 1/50 dello Sparviero seguita nel 1967 dall'inglese Airfix con un kit in scala 1/72: questi due modelli, pieni di difetti, rimasero per oltre 25 anni gli unici sul mercato costringendo generazioni di appassionati a dannarsi per correggerli e farli apparire delle decenti riproduzioni dei veri S. 79... Dopo la comparsa nel corso degli anni 90 di vari sets di correzione in resina, nel 2000 alcuni kits completi sempre in resina, veramente pregevoli ma dal costo relativamente elevato, finalmente nel 2002 la prima degna riproduzione del trimotore SIAI in scala 1/48, un modello short run da parte della Classic Aiframes, seguita poi dalla Trumpeter con un modello in plastica iniettata: questi due kits non sono esenti da difetti ma rispetto all'Artiplast sono un enorme passo in avanti. Nel 2003 apparve l'ottimo kit Italeri in scala 1/72 dell'S.79 nella versione silurante (cat. no. 1225) che mandò definitivamente in pensione il modello Airfix e tutti i sets di miglioria allo stesso dedicato. Italeri ha poi sfruttato lo stampo per altre due diverse confezioni dedicate rispettivamente alla prima serie di produzione (con la gobba con due rigonfiamenti laterali e senza finestrini) e all'ultima prodotta ovvero la "bis" impiegata dall'Aviazione Nazionale Repubblicana : mentre queste due sono attualmente fuori catalogo, lo stampo della versione silurante è stato riproposto nel 2010 con un nuovo numero di catalogo, il 1290, rimanendo sempre una fantastica base di partenza, anche per realizzare uno Sparviero di uno dei reparti da bombardamento della Regia Aeronautica. Per constatare come il kit riproduca al meglio forme e dimensioni del velivolo reale, basta porre le varie parti sui disegni in scala 1/72 di Angelo Brioschi editi sulla monografia n. 28 della serie Ali d'Italia .
La ristampa del kit non ha portato allo stesso nessuna variazione se non purtroppo nel foglio decals che ha una notevole incongurenza...Le stampate sono sempre due (rispettivamente una per le parti principali della fusoliera, timoni di coda , gruppi motore, l'altra per le ali e i carrelli) cui si aggiunge quella dei trasparenti. Il foglio decals della confezione contrassegnata dal numero di catalogo 1290 ripropone tre dei siluranti della confezione precedente (ovvero uno Sparviero della 281 sq., uno della 278 sq. ed uno della 279 sq.) aggiungendone due altri (un altro sempre della 278 sq. ma con in fusoliera lo stemma di reparto, i famosi quattro gatti sul siluro, ed uno della 283 sq.), modificando però anche le insegne di nazionalità per le superfici alari: mentre nel foglio decals della precedente confezione con il numero di catalogo 1225, la ditta bolognese forniva giustamente quattro insegne di nazionalità per le ali con sfondo bianco e altrettante con fondo trasparente, nella attuale confezione n. 1290 sono fornite solo due del tipo con sfondo bianco e due di quello con sfondo trasparente. I velivoli della Regia Areonautica non hanno mai volato con la combinazione di insegne suggerita dal foglio decals del kit n.1290 (ovvero contemporanea presenza sullo stesso velivolo di insegne alari con due fondi diversi) ma avevano sempre insegne alari dello stesso tipo sia sopra che sotto le ali...Tolto questo problema, costruito anche da scatola, il kit Italeri è una buona riproduzione del velivolo reale, specie se si opta per un assemblaggio che preveda la chiusura delle varie aperture in fusoliera, anche per realizzare un esemplare da bombardamento. Saranno comunque indispensabili poche correzioni per tutte le versioni, alcune peraltro facilmente attuabili e qualche aggiunta in più se si vuole invece lasciare aperta la stiva bombe e/ o il portellone d'accesso in fusoliera...
Le due fusoliere al loro interno presentano la riproduzione della struttura tubolare delle pareti verticali mentre altri pezzi del modello riproducono il pavimento, le paratie verticali, i seggiolini piloti, il pannello della strumentazione.
Volendo lasciare aperti vano bombe e portello d'accesso ho usato pezzi dal set in resina della ditta ceca Pavla cat. no. C72040 dedicato proprio al kit Italeri, set che ha una buona sinergia con il modello italiano e che fra l'altro ha fra le sue componenti il traliccio per lo stivaggio delle bombe: rispetto all'analogo pezzo del kit Italeri, il pezzo della Pavla presenta un maggiore realismo e consente di lasciare in posizione aperto il pezzo del modello che riproduce la copertura del vano bombe (che inoltre ha pure del dettaglio al suo interno).
Per il colore ho ritenuto di dare a tutte le superfici interessate una mano di "verde anticorrosione" (F.S. 34558 oppure 34272) debitamente invecchiato con colori ad olio: c'erano anche esemplari con la cabina piloti in grigio ed il resto in verde anticorrosione oppure tutto in grigio. L'assemblaggio della fusoliera procede abbastanza speditamente: bisogna solo prestare attenzione all'inserimento del pezzo trasparente che da solo riproduce tutta la vetratura anteriore della cabina piloti e che purtroppo anche nella riedizione del kit presenta sempre dei montanti un pò spessi, problema peraltro che ripropone anche la parte in acetato traparente del set Pavla che dovrebbe sostituire il pezzo in questione...I pezzi che riproducono le finestre della gobba seguono bene la curvatura della stessa gobba ed analogamente c'è poco da dire sul traparente che riproduce la sfinestratura della gondola del puntatore: se l'assemblaggio delle semifusoliere è stato ben effettuato questo trapsarente si inserisce senza difficoltà. Le altre parti vetrate ho preferito eliminarle per poi usare a colorazione ultimate il liquido Toffanol per riprodurre i vetri più piccoli della fusoliera . I due pezzi riproducenti i "tegolini" della gobba (pezzi 27 A e 28 A) ed il pavimento non richiedono che un uso limitatissimo di stucco e poche passate di carta abrasiva per essere inseriti in fusoliera.
L'esterno della fusoliera necessita di alcuni interventi: si dovrà attenuare di molto le costolature della tela della zona centrale e posteriore delle semi fusoliere (sono comunque troppo accentuate ed erano molto visibili quando l'aereo era in volo) con delle ripetute passate di carta abrasiva. Anche le cornici dei finestrini inferiori vanno ridotte: su alcuni velivoli queste cornici erano poi dipinte di bianco, come nel caso dell'esemplare scelto da me. Fatto questo si possono "chiudere" le due semifusoliere senza troppi patemi d'animo (la plastica del kit è tale che usando il collante cianoacrilico si può limitare al massimo l'uso dello stucco) per passare alle ali.
Un intervento da fare sui pezzi riproducenti le ali è aprire i pannellini dei radiatori dell'olio dei motori che nel kit sono incisi (sono due poco sopra il bordo alare sinistro ed uno su quello destro). I vani carrello si inseriscono senza difficoltà e si può posticipare l'inserimento delle gambe di forza dello stesso carrello al termine della colorazione del modello . Il diedro alare dell'S.79 era molto particolare ma i tre pezzi del kit (uno riproduce da solo tutta la velatura inferiore, gli altri due le semi ali superiori) per fortuna lo catturano pienamente: con il kit Airfix dell'S.79 invece era un dramma la riproduzione di questo diedro...E' preferible non seguire le istruzioni del kit Italeri che consigliano di unire dapprima il pezzo unico alare alla fusoliera e poi gli altri due pezzi delle ali ma assemblare separatamente l'ala per poi unirla complessivamente alla fusoliera facendo attenzione a non perdere la correttezza della riproduzione del diedro alare. Nelle zone di contatto fra ala e fusoliera qualche delimitata stuccatura sarà necessaria per un ottimale raccordo fra le parti.
Prima di unire ali e fusoliera, volendo riprodurre un esemplare da bombardamento ho aperto i cinque cerchi presenti nel pavimento del vano bombe ed ho utilizzato anche i pezzi del set Pavla che riproducono i cilindri verticali dove erano contenute le bombe.
Si passa all'unione dei piani fissi di coda non senza aver effettuato su questi pezzi la stessa operazione di attenuazione dell'effetto tela fatta in precedenza sulla fusoliera.
I pezzi che completano anteriormente le gondole dei carrelli e che poi dovranno servire come base dei motori e relativi cofani non si adattano bene alle ali e vanno raccordati con la carta abrasiva. I tre cofani motori dell'S.79 non erano uguali ma avevano alcune caratteristiche peculiari: quello centrale era più lungo rispetto agli altri due ed era più largo alla base mentre quelli laterali erano più chiusi alla base. Questa differenza non è stata riprodotta da nessun kit in commercio, neanche da quelli in 1/48 ed è stata catturata solo da alcuni sets in resina prodotti anni fa in Italia; neppure il recente set della Quickboost risolve il problema. Per fortuna in scala 1/72 si può rimediare facilmente limando di un millimetro i due cofani laterali e rastremendoli gli stessi alla base con carta abrasiva, stando anche attenti al fatto che mentre il motore centrale era in asse con la fusoliera, quelli laterali erano spostati leggermente verso l'alto. Per questi particolari è sempre meglio rifarsi ai piani in scala di Angelo Brioschi presenti sulla monografia N.28 di Ali d'Italia. L'esemplare da me scelto non aveva gli scarichi del tipo fornito dal kit (a pettine) ma quelli del tipo lineare: si possono autocostruire o prevelare dal set Pavla U72-46 dedicato ad alcuni particolari esterni dell'S.79 . Accettabile la riproduzione della "stella" dei motori come fatta dai pezzi del kit; nel caso si possono utilizzare quelli presenti del set Pavla appena citato.
La costruzione si può sospendere a questo punto senza aggiungere carrelli ed eliche per passare alla colorazione del modello, non prima di aver dato una mano di grigio chiaro a smalto come fondo su tutte le superfici. per evidenziare eventuali problemi si segni di stuccature. L'esemplare da me scelto è la MM. 22326, il "rosso 6" della 193 sq. B.T. del 30° St. caratterizzato dal fatto di avere in fusoliera una delle più pittoresche insegne della Regia Aeronautica, ovvero il terribile "uomo elettrico" con tutti gli attributi virili in evidenza...La foto di riferimento è stata pubblicata diverse volte e da molti anni, recentemente è stata riedita a pag. 80 dell'ottima monografia del Gruppo Modellistico Trentino "Araldica della Regia Aeronautica" Volume Primo, dove vengono esaminate da parte di due noti esperti (Giovanni Massimello e Pierluigi Moncalvo) e nel dettaglio alcune delle insegne di reparto della nostra aviazione e i velivoli che le portavano fra cui appunto l'S.79 che ho voluto riprodurre con il kit Italeri. La mimetica è quella classica dell'epoca della SIAI.
Sotto le ali e il ventre del velivolo si deve stendere il Grigio Mimetico 1 (F.S. 36307 Humbrol 141) mentre sopra la mimetica è costituita da un fondo di Giallo Mimetico 3 ( F.S. 33434 Humbrol 69) con macchie di medie dimensioni molto sfumate ed irregolari di Verde mimetico 53192 (F.S. 34227 Humbrol 120) e Marrone Mimetico 53193 (F.S. 30140 Humbrol 186). Le ogive delle eliche e la parte anteriore della loro pale è in celeste chiaro (dietro sono nere). Gli anelli frontali dei motori sono in alluminio mentre i convogliatori di scarico in metallo bruciato. Fascia bianca in fusoliera (dipinta con masherine) ed insegne di nazionalità alari con fondo bianco, prelevate dal foglio decals del kit e posizionate dopo che su tutte le superfici del modello ho steso una mano dell'ottimo trasparente lucido acrilico della Model Master.
Dalle foto sul libro del GMT si evince che sulle due pareti della fusoliera è presente l'insegna di reparto dipinta su un cerchio di colore blu scuro; la stessa insegna ha sui due lati la medsima impostazione degli arti e sotto la scritta Ardisco Colpisco Meninfischio che è documentata solo su questo velivolo (gli altri della 193° avevano solo l'uomo elettrico senza sfondo e scritta) ed è in un carattere un pò particolare. Questa insegna ed i codici di reparto si trovano sul foglio decals della Tauromodel n. 72- 513 che è stato riedito negli anni: per il 193-6 si deve quindi usare il foglio che ha tutte e due le insegne dell'uomo elettrico con il fondo con il braccio sinistro rivolto verso l'alto. Altri particolari sono una toppa rettangolare sotto l'insegna di sinistra, una analoga sempre a sinsitra sotto il numero individuale conla scritta "chi mi tocco ci lasciò le penne" , si possono rinvenire nell'edizione corretta del foglio Tauromodel n. 72-513.
Dalle foto ho notato che il fascio sulle pareti laterali della cappotta motore centrale, aveva la circonferenza di colore bianco. Una volta posizionate tutte le decals e passato una ulteriore mano di trasparente lucido acrilico (sempre l'ottimo Model Master) , ho ritenuto che una leggera patina di invecchiamento si doveva dare su tutte le superfici: la foto del velivolo lo ritrae qualche mese dopo l'entrata in guerra dell'Italia e quindi non era molto usurato; comunque il rivestimento era in tela con poche pannellature. Ho quindi usato i colori ad olio nero e marrone scuro passati su tutte le superfici in modo tale da evidenziare le poche pannellature (peraltro ben incise nel kit) e amalgamare ancora di più fra loro le macchie della mimetica.
Anche le insegne alari sono state un pò invecchiate sia pure con del marrone chiaro e l'effetto finale anche di questi particolari è stato molto appagante...Una passata finale di trasparente acrilico opaco sempre Model Master ha definitivamente "sigillato" la fase della colorazione. Ho concluso quindi la costruzione del kit Italeri assemblando tutti quei particolari omessi per una maggiore facilità della fase di colorazione e aggiungendo i vari fili delle antenne radio in fusoliera e sulle ali. Finito tutto mi sono reso conto di aver costruito un modello che veramente dà l'idea del velivolo che riproduce, una sensazione raramente provata in passato con altri modelli...
La bontà del kit Italeri dell'S.79 in scala 1/72 invoglia a costruirne più di uno, anche contemporaneamente, riproducendo così le diverse versioni di un aereo che, malgrado i suoi limiti, è stato uno dei principali protagonisti della storia dell'aeronautica militarte italiane. Si può così concretizzare un progetto che credo molti altri appassionati di Regia Aeronautica avrebbero voluto fare ma difficile da realizzare in precedenza con il modello Airfix (era già arduo realizzarne uno corretto figuriamoci molti altri...). Quanto prima quindi su Modellismo Salento sarà il turno dell'S.79 in versione silurante a farsi vedere...
Si ringrazia la Italeri S.p.a. per il modello gentilmente fornito in recensione.