"Red 67" Flanker Aggressor F 16 C Block 32F da kit Italeri scala 1/48

Vi raccontiamo una storia collegata ad un modello che non voleva essere terminato, La storia del mio primo F 16 in scala 1/48 che col passare degli anni si è trasformato in RED 67. Un modello che come sempre è stato per me un banco di prova su cosa si può tirare fuori da un kit che in molti neanche monterebbero.

Modello, Testo e Foto di Silvio Pietropaolo

Quando nel 2015 Christian Bertolini della Kcolors mi volle con se al Bologna Models and Games di quell'anno ci accordammo per fare nei due giorni della fiera una dimostrazione di pitturazione di un aeroplano anche per presentare la gamma dei primi codici federal standard prodotti dalla Kcolors su mia indicazione. Reduce dalla precedente realizzazione dell'A 7D Sluff, pensai di provare a fare nei due giorni della fiera una mimetica aggressor con alcuni dei codici colori che la Kcolors aveva preparato. In base alla disponibilità dei kits e dei fogli che avevo in quel periodo decisi che potevo provare a montare in tutta fretta l'F 16C dell'Italeri e provare a dipingerlo in fiera con uno degli schemi indicati sul foglio TwoBobs 48-001.

Il kit Italeri #840 non è certo il miglior kit per farci un F 16, non lo è ora surclassato da Kinetic e Tamiya ma non lo era neanche allora già ampiamente sorpassato da Academy ed Hasegawa. Peraltro la scatola che ho usato io era anche piuttosto datata e con una età di circa 35 anni.

D'altro canto anche il foglio decals della TwoBobs (notare il prezzo in lire) pur essendo l'unico ed il top al monento della sua uscita circa 20 anni fa, come primo foglio prodotto dalla nota ed affidabile ditta di decals aveva alcune ingenuità di gioventù ed alla luce delle realizzazioni succesive alcuni dei fregi tra cui la matricola o lo stemma del TAC risultano essere un pochino piccoli o grandi rispetto al dovuto. Ma questi sono kit e decals e con questi noi faremo il nostro modello, tanto se piacerà o no non dipenderà certo dal millimetro in più o in meno sulle decals o dal dettaglio in più o in meno aggiunto o non. Rendere un modello credibile non dipende certo da un dettaglio che il 98% di chi lo guarda non è in grado neanche di percepire, ma dalla sensazione che esso trasmette. I modelli "perfetti" li lasciamo a chi passa il tempo a trovare il pelo nell'uovo nei modelli degli altri, noi facciamo modelli per puro divertimento e che offrono una sensazione pur non essendo perfetti. Non sarebbe il primo modello "sbagliato" (secondo qualcuno) che piace. Ma per vedere se il modello piace dobbiamo prima costruirlo. Per cui torniamo indietro di cinque anni e continuiamo a raccontare questa storia. Mancavano pochi giorni alla partenza per Bologna per cui mi metto a montare il modello. Come già detto il kit Italeri è sostanzialmente un A con presa d'aria e scarico per motore P&W F 100 aggiornato con alcuni pezzi tipo scarico per GE F 110, bocca cannone e carenature del parafreno, per cui al max se ne puo ricavare un A, ADF o C block 32 ma non certo  block 30 con motore GE F 110. Purtroppo il kit ha i suoi limiti anche se le forme sono fondamentalmente corrette ed il modello ha un buon dettaglio di superfice inciso. L'abitacolo è al minimo ma il minimo lo ha ed il seggiolino non è male oltre che fondamentalmente corretto, da dettagliare con le cinture di sicurezza, come sempre fatte in casa. 

Ritornando al montaggio, il kit italeri necessita di alcuni interventi obbligatori al fine di realizzare un F 16 credibile, più alcuni altri per rendere il nostro F 16 un tantino più attuale. Cominciamo con quelli obbligatori. Il kit Italeri ci fornisce un F 16 flat cioè con piani di coda solidali alla fusoliera ed ali piatte senza flaps o slats abbassabili,

gli scarichi non sono granchè per altro quello dell'F 100 viene fornito con i flabelli in posizione chiusa (nero a dx), configurazione che si ha in volo ma mai in parcheggio (grigio e bianco a sx). Lo scarico dell'F 110 non è male ma ha l'anello distanziale di fissaggio con il dettaglio errato.

Nel mio caso necessitando di uno scarico F 100 in posizione di parcheggio con i petali aperti, ho utilizzato lo scarico rimasto dal un kit dell'F 16D Hasegawa che ho in fase di montaggio e che si adatta perfettamente al condotto del postbruciatore del kit Italeri.

Per dare un pò di movimento al velivolo ho tagliato i flaps per posizionarli abassati ed ho separato i piani orizzontali di coda dalla fusoliera in modo da poterli posizionare nella classica posizione che prendono in parcheggio con la parte posteriore rivolta verso il basso. Inutile dire che i Taileron, non avendo perno di rotazione, lo stesso va autocostruito con un plastirod da 2mm di diametro e nelle parti laterali della fusolera di coda vanno relizzati i due fori per la rotazione dei piani.

Fatti i tagli sulle parti aerodinamiche dobbiamo ora risolvere il problema più grave dell'F 16 Italeri e cioè un fastidioso disallineamento di circa 3,2 millimetri tra le pannellature incise sulla spina del dorso della fusoliera e le pannellature circostanti. Quando feci questa operazione non ero al corrente che il maestro del modellismo italiano Cesare Pigliapoco l'aveva già messa in atto su un suo F 16 ADF in maniera leggermente diversa ma poco cambiava nella sostanza dato che il risultato finale prevede che tutta la spina superiore venga spostata in avanti di circa mm 3,2 con necessaria eliminazione dello stesso spessore nella parte anteriore della spina subito dietro l'abitacolo.

Inutile dire che la fessura che si crea nella parte posteriore del dorso della fusoliera andrà chiusa con del plasticard, con una piccola stuccatura sui due tagli.

Anche la spina su cui batte il lunotto va ridotta al fine di fare rientrare anche in posizione chiusa lunotto e canopy. Quest'operazione che sembra complessa vi assicuro che è risolvibile in un paio d'ore di lavoro inclusa stuccatura e lisciatura, naturalmente è bene avere un buon taglierino, un incisore o ancora meglio le lame dentate fotoincise in acciaio armonico, si rovano anche economiche e cinesi della U-STAR. A questo punto montato il radome e la deriva abbiamo la cellula completa a cui aggiungiamo la presa d'aria che richiederà qualche aggiustatura e piccole stuccature. Prima di chiudere le fusoliere, si piomba il modello con un piombo da equilibratura da 20g. da montare sotto la vasca abitacolo e poi si chiude il tutto.

Gli interventi con lo stucco si limitano a correzione del dorso, laterali presa d'aria e parte posteriore dove sono stati tagliati piani di coda e flaps. In fondo poco per un kit che forse ha più di 35 anni.

Provato il tettuccio si provvede alla mascheratura delle due parti, pitturazione del nero nella zona esterna visibile dell'abitacolo e incollaggio con la colla Vinavil della sezione del lunotto che rimarrà fissa, mentre la parte del canopy rimane poggiata a secco e tenuta in posizione con un pò di UHU Patafix in modo da essere per ora usata come mascheratura e poi montata in posizione aperta a modello finito.

A questo punto do il primer nero Kcolors su tutto il modello dato che 5 anni fa decisi che su questo modello avrei provato, così come indicata da Christian Bertolini, la tecnica del Black Basing molto in auge tra gli aerografisti custom. Questa tecnica permette di mantenere le ombre sul modello senza necessità di dipingererle prima (preshading) e si basa sulla qualità dei colori che sono comunque in grado di assicurare buona coprenza anche su basi scure. in questo modo il modello avrà comunque più profondita. Oggi tale tecnica è piuttosto diffusa anche tra i modellisti tra cui il nostro Marco Rondinelli ne è valido esponente, ma all'epoca sembrava impossbile che colori chiari come bianco o giallo fossero in grado di coprire il nero mantenendo la loro correttezza cromatica.

A questo punto dopo circa 10 giorni di lavoro il modello è pronto per andare a Bologna dove ospite della Kcolors provvederemo con la stesura della mimetica. si carica tutto nella Volvo si passa da Napoli a prelevare Christian e compagni e si parte alla volta di Bologna models and games 2015.

I due giorni della Kermesse di Bologna sono stati densi di incontri qui io e Christian siamo con Giorgio Pala noto modellista Sardo. Christian aveva organizzato un'intera area dove si dimostravano i suoi colori dipingendo di tutto, Dalle blindo ferroviarie in scala N in ottone fotoinciso di Giacomo Casola,

alle auto e moto di Gennaro Zappa, al mondo dei Gundam portato dai ragazzi capitanati da Alfredo Mei dove si dipingevano robottoni di tutti i tipi.

A me Christian diede incarico di presentare i colori militari federal standard facendo la demo per la pitturazione di una mimetica ad aerografo a mano libera e senza ausilio di mascheratura. Ma quelle giornate soprattutto mi permisero di passare bellissime ore con il compianto Federico Toselli che sta sulla sinistra nella foto sopra.

Federico mi ha tenuto compagnia mi ha raccontato del suo splendido modellismo, ho potuto ammirare il suo splendido G 91T che ci onoriamo di ospitare sul nostro sito. Un amico che ci ha lasciato troppo presto e che non dimenticherò mai (sopra in foto con Papà Claudio, con Giuseppe di Giacomo ed con il nostro Alex Simonelli.

Con Paolo Ugliola, Fabio Consolandi e Fabio Zampino abbiamo parlato di colori e modelli ed ho fatto vedere il mio modo di stendere i colori sul modello.

Ho iniziato in quel frangente la colorazione che per il velivolo da me individuato, Red 67. La mimetica era la Flanker primo tipo a macchie di Medium Gray 36270, Blue 35109 e Light blue 35450 più radome stranamente nero come per il veri Flanker. Gli schemi erano indicati dal foglio decals Two Bobs 48-001 stampato dalla ditta americana intorno agli anni 2000 all'inizio della sua produzione, all'epoca era l'unico foglio in commercio che riproduceva degli F 16 aggressors e dopo venti anni finalmente è stato usato pur se con qualche concessione alle incertezze di quel periodo. In quel di Bologna tra amici ed un compressore di fortuna poco efficiente riuscii a dare due colori il grigio ed il celeste e non su tutto il velivolo, ma ho potuto far vedere come era possibile dipingere a mano libera con un aerografo economico e con colori non diluiti una mimetica che avesse una sfumatura accettabile come riduzione in scala.

Tornati a casa mi ritrovai con questo F 16 mezzo dipinto e montato in tutta fretta per cui decisi di curarlo maggiormente ed aggiungere dei piccoli dettagli che prima nella fretta non avevo autocostruito e soprattutto aggiornare alcuni dettagli tra cui uno di quelli importanti sono le rotaie alari che devono essere sostituite con quelle predisposte all'utilizzo con Aim 120 Amraam ed Aim 9X. Per le rotaie ho provveduto ad asportare quelle del kit e mi sono procurato un set da uno scarto di kit Kinetic o Tamiya.

Il taglio è stato fatto col trapanino con disco da taglio dentato in acciaio armonico, poi ho provveduto ad inserire uno spessore centrale e provare le rotaie LAU 129 che sono il modello nuovo.

Altra cosa da aggiungere sono gli avvisatori RWR sul bordo d'attacco delle estremità alari che sono state ricavate da un plastirod a sezione circolare da 1,5 mm e qualche colpetto di lima.

Preso dalla foga degli aggiornamenti ho voluto provare ad aggiungere le piastre di irrigidimento che ormai tutti gli F 16 di quei block portano, le più diffuse sono quelle alla radice sella deriva e sul fissaggio dell'extradosso dell'ala.

Avendo due sets detail up Tamiya e volendoli conervare per l'utilizzo con i kit tamiya che monterò in futuro, mi sono fotocopiato la lastrina totincisa per provare a replicare alcune di queste piastre sul plasticard da 0,15 mm. (volendo si può anche usare un lamierino sottile).

Realizzare questo dettaglio non era vitale per questo modello dato che non vi è certezza che al momento dell'uso della mimetica Flanker il velivolo le portasse già ma le ha sicuramente portate, almeno quelle alla radice della deriva, dal 2004 in poi. Comunque dovendo fare altri F 16 C o D da kit Italeri, Kinetic, Hasegawa, Academy e Tamiya e calcolando che nessun kit riproduce tali dettaglio ho voluto provare ad autocostruirmi questi componenti per vedere come venivano installate sul modello per cui le feci nel 2015 e le lasciai sul modello. Fatto sta che il mio modello rimase fermo in attesa di essere completato da fine 2015 a fine 2019 qundo lo ripresi in mano per completarlo. A dicembre scorso nel completare questo F 16C Red 67 cominciai a visonare molte foto anche perchè la mimetica non era stata completata e gli schemi Twobobs cozzavano contro l'evdenza delle foto trovate di questo velivolo. Così scoprii che ad avere le decals di questi RED 67 ne avrei potiti fare almeno 7 diversi date le tante colorazioni cambiate. Ne facciamo un veloce excursus partendo dal fatto che anche il Red 67 era nato in abito grigio da pinguino come tutti gli F16.

Poi intorno al 1998 divenne un Fulcrum entrando nel reparto aggressor della base di Nellis

Poi divenne Flanker si presume tra il 2001 ed il 2003 in due varianti: La Flanker 1 con indicazione WA AF 87-267 (che poi è quella da me riprodotta)

E la seconda, la Flanker 2 con indicazione WA 414 CTS Red Flag e subendo la ripitturazione della deriva, rinfrescamento generale e cambiamento dell'andamento delle macchie.

E' da verificare se abbia mai portato la Flanker 3 con gli stessi colori ma a posizione invertita come divenuta standard in tempi più recenti.

Poi portò la mimetica a due toni in sabbia e marrone e sicurmente in questa foto del 2004 aveva i rinforzi alla base della deriva.

Abbiamo anche una succesiva (o precedente) variante a due toni di celeste e blu e qualche macchia di grigio.

Ma abbiamo anche un quasi sicuramente ancor più precedente Europe One Lizard forse addirittura prima di divenire accressor.

Prossibile che ci sia anche una versione splintered ed un'altra tipo PAK 50 ma sicuramente ci sta anche in versione Waves

Non ci crederete ma il velivolo è sempre lo stesso e su quest'ultima foto richiamo l'attenzione, dato che ha sicuramente le placche alla base della deriva, ma sopratutto, non ha i sensori rwr ai lati della presa d'aria ed ha un'ala totalmente sostituita come evidente dal fatto che non è dipinta con la mimetica Waves. Va da se che in una situazione del genere, dire se il velivolo avesse o non avesse le placche di rinforzo nel periodo in cui portò la colorazione Flanker sinceramente a me interessa relativamente e lo lascio appurare a chi si preoccupa di studiare i modelli degli altri per capire come screditarli una volta terminati. Io faccio modellini per puro divertimento ed il mio fine è spiegare come montare in maniera credibile un kit normale per tirarne fuori un modello piacevole e magari lasciare qualcuno meravigliato per essere riuscito a farlo. E' probabile che il velivolo all'epoca non avesse i rinforzi ma non è una regola io ho provato a farli, so che potrò ripeterli nei mie prossimi modelli e qui li ho lasciati. Tanto se alla fine il mio modello piacerà all'osservatore o meno non sarà certo per le placche di rinforzo o per i dissipatori cubitali o per la matricola piu piccola di un mm. Va detto che comunque, data la probabilità che io mi sia autocostruito dei particolari che sul velivolo reale potrebbero non essere presenti è bene, se si riesce, verificare l'effettiva presenza di tale dettaglio.

Una cosa che feci al ritorno da Bologna fu la colorazione dello scarico. Come già detto lo scarico itlaleri del motore F 100 riproduce la versione ad ugelli chiusi così come raffigurato nella boxart dell'ultimo reboxing rilasciato. Va da se che un velivolo in parcheggio non tiene lo scarico in quella configurazione per cui ho deciso di installare uno scarico mutuato da un kit hasegawa della versione A, A plus o C. il pezzo adatta perfettamente sul condotto interno Italeri e monta bene sulla parte posteriore di fusoliera, a patto di dare qualche colpetto di lima il fittaggio è perfetto!

Per cui ho dato un primer per metallici nero lucido Kcolors XW 100 Black ed ho poi dato il Cromo 61 su tutto il pezzo.

Successivamente con del candy black Kcolors ed una mascheratura mobile ho riprodotto le aree di sfregamento tra i petali e con del Candy turchese Kcolors ho azzurrato l'anello di tenuta dell'ugello.  

Il risultato è molto valido ed il modello cambia completamente aspetto con questo nuovo scarico.

Arriviamo così alla riapertura delle danze a fine 2019 quando proprio dalla camo e dallo scarico si riprendono i lavori.

Controllate della giunzioni che col tempo si erano assestate, lisciato qualcos'altro e nel frattempo iniziato un altro F 16 Italeri da fare special ADF, riprendo la colorazione ripristinando le aree incompiute partendo dal colore più chiaro, il light blue 35450 che ho dato con la solita tecnica prima all'interno dei pannelli e poi a velare per amalgamare le ombre sulle pannellature.

Finito col celeste e col grigio arriviamo finalmente a dare il blu 35109 e partiamo proprio dallo scarico dove va colorato la cofanatura distanziale. Come sempre procedo a mano libera con la mia Fengda 0,2 e senza mascherare, con i colori Kcolors si può.

Montato a secco al suo posto si continua con le chiazze in fusoliera dove il blu completa questa splendida livrea.

Terminata la prima stesura dei colori ho ripassato con gli stessi colori schiariti con un 10% di bianco ed il 50% di Color Blender e due gocce di Reducer a mano libera all'interno dei pannelli con questo filtro schiarente ottenendo la tipica stonalizzazione spesso presente su questi velivoli cotti sotto al sole del Nevada.

Finito di dipingere le aree ho subito sigillato la mimetica con una mano di trasparente lucido dove, avendo finito l'XW 100 Kcolors, ho trovato come valido sostituto l'AK Gauzy.

A questo punto ho provveduto al montaggio delle nuove rotaie d'estremita alare facendo con molta attenzione e col trapanino a mano dei fori nelle estremità delle ali.

Inseriti due tondini di filo metallico e la piastra distanziale ho forato pure le rotaie e le ho inserite in sede.

In questo modo abbiamo potuto effettuare un montaggio pulito e dipingere le parti tranquillamente separate. La rotaia va dipinta in 36270 dato che mantengono la colorazione standard.

Il pilone ventrale è l'unico che utilizzeremo dato le foto in circolazione di questo velivolo lo danno sempre con un sidewindere dummy su un pilone d'estremità alare, un pod ACMI su quello opposto mentre il pilone ventrale è occupato dallo specifico pod Aggressor AN/ALQ 188.

Guardando le foto mi sono subito reso conto che montando il pilone ventrale secondo gli incastri previsti avremmo avuto il carico troppo in avanti per cui ho deciso di montare il pilone al contrario realizzando un terzo foro piu arretrato e poi creando lo specifico scasso per agganciare il pod alla posizione esatta.

Il pod è una copia di quello del kit tamiya realizzata in resina da un amico.

Il pod ACMI arriva da uno dei tanti kit cinesi che ci forniscono ricambi a profusione dato che in genere forniscono doppia copia di tutto e di queste apparecchiature se ne monta una alla volta su ogni singolo aereo. Anche la scaletta in questi velivoli è dipinta con la stessa mimetica del velivolo ed è inclusa nel kit.

I carrelli sono convincenti e possono essere migliorati aggiungendo l'attuatore dello steering su quello anteriore, l'attuatore di ripiegamento e qualche tubicino da colorare in blu.

Il montaggio è complesso e bisogna prestare attenzione alle geometrie, ma il risultato finale è di grande effetto seppur un pochino più spoglio dei kits attuali.

 Analizzando le foto ho rivisto la mimetica dell'ala di dx aggiungendo l'area in 35450, una mano di Gauzy ha preparato il modello al lavaggio che è stato effettuato con l'Italeri Wash Grey all'acqua.

Prodotto sicuro e di gande facilità d'uso si rimuove facilmente con uno scottex inumidito d'acqua.

Una volta asciutto puo essere facilmente rimosso rimanendo negli interstizi. Il tono di grigio si presta bene per tutte e tre le tinte della camo.

Finito il lavaggio ho mascherato e dipinto i bordi d'attacco alari, deriva e piani di coda, dipinte con il dark ghost gray 36320

poi ho sigillato tutto con una mano di Gauzy siamo pronti per la posa delle decals. Sotto l'aspetto della aderenza le decals Twobobs, pur essendo il primo foglio prodotto da questa ditta è di grande resa anche dopo quasi 20 anni di vetustà pur se conservato correttamente nelle sua confezione. Si attaccano perfettamente e reagiscono benissimo con i liquidi microscale.

Purtroppo pur se apparentemente ben dimensionate viste sul foglio, una volta posate sul velivolo le decals della deriva hanno la matricola insolitamente piccola, (circa un mm per lato) forse anche il WA, ed il simbolo del TAC piuttosto grande. Inutile dire che all'epoca quelle erano le uniche decals disponibili, ma in caso si voglia ora realizzare il RED 67 ci sono disponibili decals di altre marche che permettono di avere delle dimensioni più accurate ad esempio il foglio Afterburner 48-008. Ancora una mano di lucido e poi trasparente opaco Kcolors XW 1 supermatt. Insuperabile! Per una finitura perfetta.

Ho trattato il canopy con il Yellow Clear Tamiya poi lucidato con i polish 3 e 4 della Kcolors, buon effetto ma non mi piaceva quel tono giallino del clear Tamiya per altro poco realistico in questo velivolo.

Decido per cui di carteggiare tutto.

  Rilucido questa volta usando tutti e quattro i compuound Kcolors, poi realizzo con l'anima del filo telefonico e due maniglie interne al tettuccio e siamo pronti a montare il canopy

A questo punto dopo qualche lucina e rifinitura il nostro F 16 C Aggressor è terminato e possiamo fare le foto di rito in varie luci tra dentro casa e fuori casa per cercare di far vedere al meglio i colori di questo aggressor che col telefonino è un problema riuscire a rendere al meglio.

Questa è la foto con i colori piu corretti ma questi colori cambiano a seconda della luce.

Il Viper è sempre molto bello vestito da Aggressor e ne farò tanti altri.

Il modello ha una bella resa malgrado il kit di partenza decisamente basico ma noi abbiamo sempre dimostrato che anche da un kit scarno si riescono a tirar fuori bei modelli piacevoli per chi li fa e che piacciono a chi li osserva.

A questo punto però qualche foto con il Modern Hangar photo set di Noy's Miniatures è d'obbligo.

La resa di questi cartoncini stampati è sempre stupefacente ed anche in luce ambiente vicino ad una finestra offrono uno sfondo assai realistico.

  a noi questo modello è piaciuto molto e ci ha confermato il fatto che non esiste il kit immontabile o scadente.

Quello che questo kit ci insegna è che se dedichiamo tempo e passione ai nostri kit scadenti, se siamo modellisti, ne possiamo tirare fuori un buon modello.

Forse avrà una piastra in più o una matricola striminzita ma abbiamo montato un F 16 Italeri e vuoi mettere la siddisfazione quando tanti modellisti in giro per il mondo ti chiedono se è un Tamiya o un Kinetic? E tu risondi no è un Italeri degli anni novanta

Questo Modello è dedicato all'Amico Federico Toselli, che lo vide nascere, ma non lo ha potuto vedere finito. Spero che da lassù lo possa osservare, convinto che sicuramente gli sarebbe piaciuto.

Buon Modellismo

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